È
la mia natura
“Notte signori” un vecchio cantastorie di quelli
che si incontravano per le contrade dei paesi
medievali che per un piatto di minestra e il calore di una sera ti regalava una
perla di saggezza o un sogno magnifico. Di persone così se ne potevano
incontrare ancora solo nel Mondo Magico.
“Madame” sussurrò il cantastorie, la voce era di
una donna, ma il cappuccio di lana scura era abbassato sul viso così la bella
donna che stava dall’altro lato del bancone non potè
vedere cosa nascondeva.
“Ditemi” chiese quindi
circospetta
“Per un pasto e il calore di una notte, regalerò a
voi e al vostro locale una storia, permettete?” disse e nella voce di donna si
riconobbe una giovinezza perduta che non sarebbe mai più tornata
“Certo” la locandiera annuì felice mostrando i
segni di una maturità che stentavano a calare su i suoi tratti.
“GENTE!” e la sala cadde nel silenzio “QUESTA
SIGNORA VUOLA NARRARCI UNA STORIA” tutti i commensali si zittirono, i
cantastorie erano rari ed erano le uniche persone che lavoravano prima e poi
richiedevano il pagamento dopo.
Infatti il
cantastorie si mise al centro della sala e con voce strascicata cominciò a
narrare.
“Questa che vi sto per
narrare è una storia nella storia. Una storia che nella sua estrema semplicità
è una storia che potrebbe capitare ad ognuno di voi, ma che se siete cari al
buon cielo e avete timor di lui, spero, per amor vostro, vi sia
risparmiato”anche un basso chiacchiericcio di fondo
era cessato così il cantastorie riprese quasi ignaro di essere circondato da
altri. I suoi occhi si erano fatti opachi quasi ciechi.
“Questa storia narra di una giovane e un giovane. Narra della loro attrazione proibita, fatale. Parla
di una rana e di uno scorpione.” Tutti sussrrarono fra
loro, le due storie erano state presentate.
“Ha origine in un tempo passato, ancora poco remoto
per far dimenticare alle persone volti e nomi così ne userò
di altri…o forse no.”
“Nella vicina scuola di Hogwarts,
quella che tutti voi conoscete, vi dimoravano due giovani. Che indicherò come
il giovane e la giovane” alla negazione dei nomi molti cominciarono a
sussurrare e a dimenarsi “Non guardatemi così,” li
chetò la cantastorie ” lo so che molti di voi hanno desiderio di sentire dei
nomi, ma le storie, quelle reali non ne hanno bisogno, pensate a chi volete voi
anche a voi stessi, è meglio immaginare e distorcere una cosa che averla già
pronta su di un piatto!” zittito il
dissenso continuò la sua narrazione con garbo
“Come stavo dicendo. Questi due giovani di diversa
estrazione sociale, di diverso sangue, di diversa casa, se ne stavano lì uno
contro l’altro a farsi la guerra…Ma lasciate che vi
narri lentamente e con minuzia di particolari, con due nomi che io ammiro
grandemente perché da fanciulla sentì tanto parlare di quello strano scandalo
che li colpì. Hermione sarà la giovane e anch’essa
alla stirpe dei Grifoni apparterrà. Draco il secondo
sarà, per
sangue puro, furbizia e superbia nel fosso delle Serpi verde argento
strisciante sarà. Accanto a loro un mondo in trasformazione si muoverà. Odio,
Vita, Amore e Morte conoscerai, ma poi qualcosa di
superiore a loro strapperai. Simile alla storia della rana e dello scorpione
assomiglierà!” con occhi sognanti, tutta la sala si perse nella fantasia comune
che la cantastorie con maestria sapeva attivare,
intrecciare e poi far morire una volta divenuta sterile.
Il giardino di Hogwarts
appariva incolto e scuro alla luce di un’alba acerba come quella. Eppure quella bellezza eburnea e trascurata appariva
stupenda a due ragazzi che stavano nascosti l’uno all’altra, per evitarsi lo
spiacere di un saluto che sarebbe stato più un insulto che altro.
Un ragazzo dai crini biondi sedeva sul tappeto di erba umida, mentre la ragazza se ne stava arrampicata su
di un ramo. Ma proprio quando l’alba era ormai piena,
successe l’irreparabile!
Il ramo su cui la ragazza sedeva, cedette.
“Mezzosangue, che sorpresa! Sempre a ficcare il
naso come i tuoi amichetti” la voce del giovane piegata
ad un gelo freddo guardò di sottecchi la ragazza che si era alzata e si stava
spolverando il jeans
“ Megalomane anche di mattina presto Malfrett, peccato che non abbia tempo da perdere con te!”
disse la giovane
“Altrimenti che avresti fatto?” la maliziosa
proposta di quelle labbra seduttrici la colpì in pieno
“Nulla che ti farebbe sorridere come stai facendo
Malfrett”
“Mmm…non credo proprio.
Mio padre mi ha detto che quelle come te, i sangue
sporco, sono delle gatte abituate a fare le fusa a noi purosangue. Sai cos’è
sono attratte dalla pulizia” la ragazza si avvicinò al giovane e gli sedette accanto
“Mmm..credo
che tuo padre sia un bugiardo” il biondo la fissò pericoloso, quello sguardo
stava a significare ‘Attenta! Non ti
spingere oltre!’ ma chi avesse conosciuto la giovane, come il biondo non la
conosceva avrebbe saputo che uno sguardo del genere la
istigava solo alla curiosità!
“Detto da una sanguesporco
come te è un complimento”
“Oh! Malfrett due sono le
cose. O tuo padre è un bugiardo o…” volutamente lasciò la frase a metà
“Oppure?” chiese senza fretta appena la voce della
giovane si spense
“Oppure tu non sei un purosangue!” la ragazza lo
guardò con occhi furbi e il giovane desiderò strapparglieli quegli occhi di ambra
“Non ci sono dubbi ne
sulla prima ne sulla seconda. No” disse coinciso
“Allora ci sarebbe una terza ipotesi” fece una pausa
ad effetto, ma l’attenzione del giovane sembrava di nuovo
rivolta all’alba
“Io non sono una Mezzosangue”
“È da scartare!” disse piatto
“Allora si ritorna alla prima ipotesi Malfrett. Tuo padre è un bugiardo.”
Disse tranquilla
“E perché?”
“Io non provo alcuna attrazione
verso di te. Mi pare logico”
“Non è logico Mezzosangue. Sei tu strana e sono io
che non ho nessuna voglia di sedurti”
“Ma davvero? Diciamo che non ci riesci Malfrett!”
“Diciamo che non devi
sfidarmi Mezzosangue!” rispose quasi in un ringhio
“Ora che mi ero trovato un posto tranquillo qui a Hogwarts, eccolo pieno di luride Sangue
sporco!” il sorriso della ragazza si gelò, si alzò di botto
“Non preoccuparti, la lurida sanguesporco
non disturberà!” il ragazzo si voltò di botto
“Bene, allora qualcosa di buono ce
l’hai.”la percorse con lo sguardo fermandosi un po’ troppo spesso
“ Cosa guardi Mafrett, non è che sono i Purosangue come te che vengono
attratte da quelle come me!”
“Ma cosa pensi Grenger! Io parlavo del cervello! Almeno hai capito che
devi togliere le tende!”
“Mmm…Spero che tu un
giorno cambierai atteggiamento Malfrett” il ragazzo
rimase di spalle apparentemente impassibile, ma in
verità sentiva tutto
“Spero che un giorno non sarai più il figlio di tuo
padre, spero che tu capisca che tutti noi non siamo venuti al mondo per
servirti, che la vita non va uno schifo solo a te ma che siamo tutti compagni
in questo quelli col sangue buono o meno. Spero che tu un giorno capisca che essere furbi, crudeli e penosi come lo sei tu e
come lo è tuo padre non porta a nulla di positivo. E
sai perché spero tutto questo?”
Non ebbe risposta, ma sapeva che lui la stava
ascoltando lo si poteva capire dal fiato sostenuto.
“Perché quel giorno io ti guarderò. Voglio guardarti negli
occhi. In questi occhi tanto belli eppure tanto inutili che
ti porti dietro. Inutili perché non sanno dare calore ma perché sanno dare solo freddo, peggio perché vogliono dare solo
freddo! Guarderò nei tuoi occhi e vedrò la contrizione, il dispiacere e allora
godrò Malfoy. Godrò come non ho mai goduto in vita mia. E sempre uno spettacolo vedere un
Padreterno come te
che si rende conto di essere solo una goccia in un oceano.”
“Tu parli di nulla Mezzosangue”
“No. Io parlo di cose che tu non saprai vedere mai.
Se non allora. Il giorno in cui io
riderò di te. E tu non potrai impedirmelo!”
Tacque la cantastorie interrompendo fantasia e
parole. Tutti si risvegliarono nella locanda, la ragazza si era accasciata,
molti sperarono che non stesse male, perché volevano conoscere il continuo di
quella storia… e furono avverati.
La cantastorie si riscosse da quell’attimo.
E le sue parole dense ricominciarono a scorrere nelle
menti di ognuno di loro.
“I due giovani da quel giorno non si videro più.
Quel luogo incantato era precluso ad entrambi dalla loro stessa ferrea volontà.
L’anno passò e ne giunse un finale di morte e di
sangue. L’anno in cui il Preside di Hogwarts fu
ucciso da un professore, che fu aiutato dal ragazzo, il protagonista di questa
storia.” Molti sussultavano fra loro, i più canuti
coloro che ricordavano bene quel giorno, in cui il Signore
Oscuro era trionfato quasi del tutto sul mondo magico.
“L’anno che attendeva in punta di piedi si annunciava il più duro di tutti per il Mondo
Magico.” Molti rabbrividivano ora con gli occhi chiusi, molti cominciarono a
nascondere il viso che si stava bagnando di lacrime, le immagini che fluivano
in loro dovevano essere immagini dal dolore profondo, eppure nessuno di loro
interruppe il contatto, tutti erano presi da quei ricordi. I ricordi dell’inizio
di tutto.
L’inizio della fine.
“La ragazza, passato quell’anno
tornò nella sua scuola per ammucchiare le idee, per capire a chi domandare per
trovare risposte alle sue domande, che chiedevano imperiose delle risposte che
nessuno dei suoi amici le aveva mai saputo dare.
Così raminga nella sua stessa scuola si trovò ad
imboccare la strada che portava a quel giardino chiuso nella sua memoria. Non
si sarebbe mai aspettata di compiere il più grande dei suoi errori” molti
avevano corrugato la fronte sentendo quest’ultima
anticipazione, era triste pensare che un solo gesto rappresenterà
la svolta della tua vita.
Passi affettati di chi non ha
tempo per fermarsi a riflettere, per chi ha perso quel tempo e ora lo vuole
riacciuffare. Si bloccò solo dinanzi a quel meraviglioso, disordinato e crudele
spettacolo della natura che nasceva nuovamente dopo aver ammazzato la luna.
Era lì che guardava quello spettacolo di rinascita
con le mani che strusciavano leggere sulle braccia infreddolite
quando lo sentì…
Da quando era cominciato quell’anno
riusciva facilmente a cogliere ogni minimo fremito intorno a lei…soprattutto
passi che non facevano nulla per essere armonizzata. Si voltò lenta e con la
bacchetta pronta.
“Grenger, come al solito ci incontriamo in questo luogo. Temo stia
divenendo un abitudine”
“È il solito disgustoso fastidio anche per me Malfoy” silenzio. Si fissarono in silenzio, ognuno con gli
artigli sfoderati, ognuno pronto a banchettare sulla pelle
scoperto dell’altro.
“Sempre molto femminile devo ammettere”
“Non perdo tempo ad essere femminile con i Mangiamorte”
“Già, perché io sono solo un Mangiamorte”
il ragazzo si era avvicinato cauto nello stesso punto dove c’era anche la ragzza che si spostò con circospezione guardandolo, ma il
giovane non la guardava, fissava la rinascita con viso
truce e occhi splendenti.
“Cosa c’è Malfoy? Il tuo padrone ti ha cacciato? Non gli piacciono
gli incompetenti come te?” il ragazzo non si voltò neppure continuò
testardamente a guardare l’alba
“Non gli piacciono gli obbiettori di coscienza (so
bene che nella realtà gli obbiettori di coscienza sono colore che si rifiutano
di fare il servizio miliare ma nella mia storia non
significa questo N.d.A)”
“Obbiettore di coscienza?”
“Coloro che non vogliono uccidere e che si
rifiutano di seguire la strada che i genitori purosangue e ottusi vogliono che
loro seguano. Questo è un obbiettore di coscienza”
La ragazza lo guardò stralunata
“Malfoy hai detto le
parole che ti ho sentito dire?” il ragazzo alzò uno sguardo triste su di lei
“Grenger credo che sia
arrivato il giorno che tu hai sempre aspettato. Credo di aver compreso di essere solo una qualsiasi goccia nel calice della vita”
stupore
“Ora potrai godere come non hai mai goduto no?” chiese mesto
“Malfoy tu…tu ricordi
quello che io ti dissi?”
“Io ricordo ogni cosa. Sempre. Forse questo fa
parte della mia maledizione” disse il giovane, la ragazza gli si sedette accanto
“Perché sei qui?” il
ragazzo la fissò
“Grenger non sei
cambiata. Risoluta e coincisa. Subito al sodo” sorrise la ragazza
“Spero sia un complimento”
Il ragazzo annuì.
“Cosa vuoi allora?”
“Ho bisogno del tuo aiuto”
La cantastorie con voce dolce e carezzevole
alimentava le immagini dei due giovani e insieme con parole di
antico sapore narrava l’antica storia dello scorpione e della sventurata
rana.
“Lo
scorpione doveva attraversare il fiume; così non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana:
-
Per
favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda-“
”Tu vuoi il mio aiuto?” chiese
stranita
“Per favore, fammi entrare nell’Ordine della
Fenice, i Mangiamorte mi troveranno senza il tuo
aiuto!”
“Non posso farti entrare nell’Ordine della Fenice,
nessuno mai ti accetterà…tu sei il f…” ma la giovane
si bloccò guardando il ragazzo che aveva stirato le labbra in un sorriso tirato
di chi ha appena ricevuto un offesa ma che non lo vuol dar a vedere.
“La rana
rispose:
-
Fossi
matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!!!
–“
“Certo Grenger io sono
figlio di mio padre, che nient’a parlarne è il braccio destro di Voldemort…Dio come sono stanco di doverlo ripetere e di
doverlo mostrare sempre!” la ragazza lo fissò alzarsi la manica sinistra e
rivelare il suo marchio che era trapassato da una grossa ferita verde
“Cosa ti è successo Malfoy!” disse la ragazza combattuta fra la voglia di
afferrare e quella di fuggire per il ribrezzo.
“Mi stupisci Grenger! Tu
che conosci ogni cosa, non conosci il marchio di infamia?”
“Guarda che so solo le cose legali. I marchi Neri
non li ho mai studiati!” eppure il ragazzo poteva
vedere nel suo sguardo della nuda curiosità, si tirò su la manica e si avvicinò
impercettibilmente alla giovane
“I marchio di infamia
viene inflitto solo a quei Mangiamorte che sono
destinati ad una fine peggiore della morte, quando Voldemort
posa sulla tua pelle il marchio di infamia, chiunque dei suoi seguaci, dei suoi
alleati,dei mostri che lo stimano ti condurranno da loro. E
tu, desidererai essere morto!”
La ragazza tremò leggermente a quella rivelazione.
“Io…non posso rischiare…e se poi tu…”
“Lascio a te la decisione sul mio futuro, ma ti
prego, fa in fretta, appena il sole sarà alto quanto basta
io dovrò fuggire da qui… troppo pericoloso sia per me che per te” le sue dita
gelide le carezzarono una guancia e la ragazza invece di sentire il gelo
invaderla sentì un tepore all’altezza della bocca dello stomaco.
Poteva forse rischiare che Malfoy
le potesse mentire?
Se lei gli avesse
mostrato il luogo dove si trovava l’Ordine e lui si rivelava una spia, lei
avrebbe pagato caro il suo suggerimento.
Eppure quella ferita, marchio di infamia
che pesava come una spada di Damocle,
Quel comportamento mesto di chi si è arreso agli
eventi.
Quell’assenza
di insulti, quella carezza quella nuova preoccupazione
che leggeva in quegli occhi.
Tutto quello poteva rivelarsi solo una finzione?
“-
Per quale motivo dovrei farlo
Incalzò
lo scorpione
- Se ti pungo tu muori e io annego!-
La rana stette un attimo a pensare, e
convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso
e insieme entrarono in acqua.”
Simili risuonarono le parole della giovane
“E sia Malfoy,
farò in modo di macchinare per farti entrare nell’Ordine della Fenice. Anche se non l’ho mai fatto. Mi fiderò di te”
Il ragazzo annuì
“E tu rimani in vita” lo fissò negli occhi
argentati “O io
sarò morta!”
La cantastorie si interruppe
e mandò nelle menti dei suoi ascoltatori delle immagini mute.
La ragazza parlò a nome
del ragazzo all’interno dell’Ordine della Fenice.
Prese le sue difese.
Lo fece entrare.
Tutti lo fissavano astiosi, tranne lei che lo guidava
lontano da loro.
Dai loro sguardi che non sapevano che non provavano
quello che la ragazza provava per lui.
Alla fine la giovane si accorse di amare quel
ragazzo…
Che orrido sbaglio!!!
“A
metà del tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e
capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano
per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.
-"Perché sono uno scorpione…" - rispose lui
“è la mia natura!”.
I Mangiamorte erano
entrati nell’Ordine, erano entrati senza far danni al
di fuori ma uccidendo tutti al suo interno. Nelle sue viscere. L’unica che non
avevano ucciso era lei. La ragazza.
Come monito.
La giovane fissò il ragazzo negli occhi.
“Perché?” gli occhi
tornarono opachi
“Non potevo fare altro Hermione, è nella mia natura essere cattivo. Non so
fare nulla di meglio…”
La cantastorie concluse la
sua storia. Tutti piangevano ora senza nascondere il volto fra le braccia,
troppo distrutti e annientati per poterlo fare.
Madama Rosmerta si avvicinò
alla donna e l’afferrò con gentilezza
“Vi prego di dormire in una delle mie stanze”
La contastorie annuì e si allontanò dai suoi commensali
Quando Madame Rosmerta le
mostrò la camera e gliela aprì la vide pulirsi una
lacrime che fuggevole le era gocciolata dagli occhi.
“Voi…tu…Tu sei quella ragazza
vero?
“No. Hermione Grenger è morta…Tanto tempo fa”
Eppure quando la porta si chiuse. E la cantastorie si tolse il cappuccio.
Chi avesse conosciuto Hermione
Grenger avrebbe detto che la
sua copia ventenne dormisse in una stanza sopra i “Tre Manici di Scopa”.
THE
END