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Autore: maavors    16/07/2012    4 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
 
Un giorno ti renderai conto
 che le coppie non s’incontrano
 per caso: una coscienza sovrumana
 le unisce secondo disegni prestabiliti.
Alejandro Jodorowsky
 
 
Si organizzarono con la Territoriale per la ricerca dell’automobile e mentre loro cercavano per le vie di Roma, i tre rimasero al RIS. Bart e Milo continuarono ad indagare nella vita della vittima, e mentre Mia stava per andare ad aiutarli una ragazza la bloccò all’entrata “Scusami, sai dove posso trovare il tenente Dossena? Sono Eleonora” Eleonora. Eleonora. Eleonora. Quel nome le rimbombò nelle orecchie, nel cervello. 
“Bart puoi venire un momento?” si affacciò nella stanza dove stava lavorando insieme all’altro collega. Dossena uscì con uno dei suoi sorrisi, che sembrava regalasse solo a lei. Il suo sorriso però andò via subito quando vide la persona dietro di lei “Okay Mia, qui ci penso io. Tu vai ad aiutare Emiliano” lei annuì ed entrò nella stanza. Loro invece si spostarono nella stanzetta adiacente, anche quella con i muri in vetro, Mia non poté concentrarsi molto nel lavoro e rimase a fissarli.
Lui la prese per un braccio, e le urlò qualcosa contro, ovviamente Mia non seppe cosa, non si sentiva niente. Anche lei gli rispose urlando, gli diede una spinta e fece per aprire la porta, ma lui riuscì a bloccarla in tempo e iniziarono a parlare senza urlarsi contro. Eleonora si mise le mani tra i capelli e le scese una lacrima. Meccanicamente si guardò le mani e poi prese l'anello, lo poggiò su un tavolo ed uscì dalla stanza. Quella volta Bart rimase a guardarla e non la fermò. Si sedette su una poltrona e si prese la testa tra le mani. Inspirò ed espirò. Dopo pochi secondi si alzò, prese l'anello, se lo ficcò in tasca e tornò dai suoi colleghi “Trovato qualcosa di interessante?” chiese a nessuno in particolare mentre entrava, consapevole di aver appena dato spettacolo. “Ora, se Emiliano ha trovato qualcosa non lo so, perché io stavo guardando te” avrebbe tanto voluto rispondere Mia, ma al suo posto le uscì un “no” seccò.
 
“Dolores era piuttosto in là con la gravidanza, probabilmente la seguiva un ginecologo. È un azzardo, ma potremmo cercarla negli ospedali” senza pensarci troppo Mia provò a teorizzare qualcosa e dare un senso a quella giornata che fino a quel momento non aveva dato grandi risultati. “Buona idea!” questa volta ad appoggiarla fu Emiliano, Bart era fisicamente nella stanza, ma con la testa era da tutt’altra parte. “Vado a chiedere l’autorizzazione al magistrato” disse Cecchi mentre usciva dalla stanza, lasciando soli Dossena e Mia. Un breve momento di imbarazzo si impadronì della mente della ragazza, che cercava – invano – di far uscire qualsiasi cosa dalla bocca.
“Mi accompagni di là?” fu Bart, come al solito, a parlare per primo. Non le diede nemmeno il tempo di pensare o tanto meno di rispondere, perché l’afferrò per un braccio e la trascinò in una stanzetta, adiacente a quella degl’interrogatori. Quella era, notò Mia, una delle poche stanze ad avere dei veri muri e nessun vetro. Bart si chiuse la porta alle spalle e automaticamente iniziò a scivolare con la schiena addosso al muro. Mia restò a fissarlo per un momento e poi senza fare domande decise di imitare la sua posizione e si sedette accanto a lui. Aveva la testa tra le ginocchia e con le mani si scuoteva i capelli corti. Inspirava ed espirava lentamente, come se stesse cercando di calmarsi.
Come preso da un momento d’ira iniziò a sputare parole e solo dopo un paio di secondi Mia riuscì a collegarle e a seguire il discorso. “La prima volta che la vidi, a casa Ravelli, capii che c’era qualcosa in lei di diverso, di diverso dalle tante altre” stava dicendo “quattro mesi fa le chiesi di sposarmi. Ma a che cazzo stavo pensando Mia? Che coglione che sono. Adesso ho fatto un casino, ovviamente. Ho mandato tutto a puttane. Tutto. E poi sei arrivata tu! Te l’ho detto cazzo!” disse alzandosi di scatto dando un pugno allo schienale di una sedia. Mia rimase seduta a terra “Io non c’entro niente” la sua voce era calma, pacata, a differenza di quella di Bart “il casino te lo sei fatto da solo. Sono arrivata solo ieri, come posso averti sconvolto la vita?” continuò alzandosi “Sono solo una scusa e non voglio che mi metti in mezzo a questa situazione. E sì, sei un coglione” finì mentre si voltava per andarsene – dalla stanza, dalla situazione, da lui, da se stessa – ma lui riuscì a fermarla.
La bloccò contro la porta, Mia cercò di spingerlo via – senza nemmeno sforzarsi troppo – ma lui le prese le mani per fermarla. I loro volti erano incredibilmente vicini, Mia poteva vedergli brillare gli occhi verdi e inconsciamente si morse il labbro inferiore. “Io devo…  devo prima capire delle cose” disse allentando la presa sulle sue mani e fissando le sue labbra. Si fissarono intensamente per un paio di secondi, poi come se tutti i suoi dubbi non fossero mai esistiti, come se tutti i nodi si fossero sciolti, come se fosse la cosa più ovvia del mondo le prese il viso tra le mani e la baciò.
Mia non poté fare altro che ricambiare il bacio, non si sentiva assolutamente obbligata a farlo, ma sapeva che avrebbe mentito solo a se stessa se non l’avesse fatto.
Era un bacio che sapeva di caffè, di quello dei distributori, quello che fa schifo ma comunque lo prendi, per abitudine. Era un bacio normale, poteva essere il primo, o il terzo o il centesimo. Era uno di quei baci che si danno la mattina, per salutarsi. Era un “Ciao caro, ci vediamo più tardi” – bacio, “Buona giornata amore” – bacio, “Ti chiamo più tardi” – bacio.
Il primo ad allontanarsi fu lei, che quasi con un filo di imbarazzo disse “Emiliano ci starà cercando” con lui i minuti sembravano ore, e non sapeva quanto tempo fosse passato da quando Cecchi li aveva lasciati soli. Bart annuì e si strofinò la faccia un paio di volte, come per cancellare quello che aveva appena fatto, pensò Mia.
 
Tornarono nell’ufficio di Emiliano, che sembrava non essersi nemmeno accorto della loro assenza. Appena li vide iniziò a sputare parole “Mia c’hai avuto ‘na botta de culo enorme! La vittima era registrata in una struttura ospedaliera con, indovinate quale nome?” chiese retoricamente, non aspettandosi una riposta, che ovviamente non arrivò. Arrivò invece un’occhiata di Dossena che lo sollecitava a continuare. “Con il cognome del compagno! Italo Motta, anni 30, residente in via Cassia” sul suo volto apparve un sorrisetto compiaciuto. “Andiamo a prenderlo” disse Bart.
Si stavano preparando per l’arresto quando Lucia si avvicinò e prese Mia in disparte. “Lascia andare i ragazzi, mi servi per una cosa”.
 
Entrarono nell’ufficio del capitano e la Brancato invitò Mia a sedersi. “Che succede?” chiese Lucia, che evidentemente aveva visto la ragazza uscire dalla stanza con Bart.
Mia si prese la testa tra le mani. “Ci siamo baciati. Due minuti fa. Non dovrei parlartene. Sei il mio capo. Ma non so cosa stia succedendo” disse scandendo le frasi. “È un casino” Lucia sorrise e si avvicinò “Tranquilla, che tanto tutto poi si sistema, eventualmente” Mia annuì e ricambiò il sorriso.
“Volevo chiederti” disse la Brancato cambiando radicalmente argomento. “Hai impegni per domani mattina?”
“Sarei in servizio”
“Oltre a quello? Ti ho cambiato il turno con Orlando”
Mia scosse la testa. “Allora vieni con me. Ho fissato un appuntamento per provare dei vestiti. Ho pensato, se non lo faccio ora poi va a finire che non lo faccio più” Mia sorrise entusiasta.
“Ho dei sviluppi sul caso” disse Ghirelli entrando nell’ufficio senza nemmeno bussare. “Oh, ciao Mia” il sottotenente ricambiò il saluto e uscì dalla stanza.
 
Nonostante le parole della Brancato, Mia lo sapeva che niente si sarebbe sistemato e ovviamente non se ne stava tranquilla pensando di essere la causa della rottura di un imminente matrimonio. Se n’era accorta Eleonora prima? Se n’era accorta che era lei la causa della fine della sua storia con Bart? Era lei la causa?
Le frullarono per la testa milioni di domande, senza nessuna risposta. L’unico che aveva risposte non faceva altro che fare domande e al sol pensiero a Mia scoppiava la testa.
 

 
aggiornato e corretto 16/01/2016
  
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