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Autore: Malik31011    16/07/2012    3 recensioni
Questo č il racconto di ciņ che accadde il 3 ottobre allo Shu di Milano.
E' accaduto davvero, ho deciso di 'condividerlo' con altre persone.
Spero che vi piaccia :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' corto, veramente corto.
L'avevo scritto tanto tempo fa (il 4 ottobre) e l'avevo postato su una pagina. 
Oggi mi è tornato in mente, l'ho ricercato e ho deciso di postarlo. 
Non so perché l'ho scritto, probabilmente avevo bisogno di mettere per iscritto quelle emozioni, giusto per non farle volare via. 
Spero che vi piaccia. :)









3 ottobre 2011.



Partimmo alle quattro di mattina da una cittadina sul mare in Abruzzo. Io e la mia migliore amica, Jenny, insieme al mio adorabile papà che non ha esitato un momento ad accettare di accompagnarmi a Milano in auto. Avevo dormito due ore a malapena, ero troppo emozionata per dormire. Arrivammo alla periferia di Milano verso le dieci circa, parcheggiamo e prendemmo la metro per arrivare in centro.
Eravamo diretti allo Shu, elegante locale milanese. Con la cartina in mano, praticamente correvo per arrivarci. Giriamo l'angolo e ci troviamo davanti ad una marea di gente. Solo a vedere quell'enorme folla, iniziai a piangere, mi voltai verso la mia amica e dissi "Ma io voglio incontrarli!". 
Comunque non eravamo intenzionate ad abbatterci. Andammo molto velocemente a metterci in fila. Più mi rendevo conto di quanta gente fosse presente, più piangevo. Erano lacrime incontrollabili, che scivolavano sul mio viso, fredde. Alla nostra sinistra c'era un gruppetto di ragazze che chiacchieravano a proposito della gente presente e dei scarsi posti disponibili. Non riuscii a controllarmi, mi voltai ed esclamai "Noi abbiamo fatto seicento chilometri, per niente in poche parole!" e cominciai a piangere ancora di più. Avevo voglia di mettermi per terra, prendermi la testa fra le mani e restare lì. Invece quelle ragazze mi guardarono e mi consolarono, ripetendomi che ce l'avremmo fatta, li avremmo incontrati. 
Io mi ripresi, confortata da quelle parole.
Passarono ore ed ore, sotto il sole, in piedi. Avevo dormito poco, mi facevano male le gambe ed i piedi, ma poi pensavo ai quei cinque angeli che di lì a poco avrei incontrato, così il dolore spariva e lasciava soltanto spazio a tutto l'amore che provavo per loro, a tutta la gioia e l'energia che le loro fantastiche voci mi trasmettevano.
Arrivammo finalmente all'entrata per prendere i bracciali che ci avrebbero garantito l'accesso. Quando giunse il nostro turno, ci lanciammo dentro. Solo che mentre entravo, mi si piazzò un braccio davanti che mi impedì di passare. Un enorme bodyguard al mio fianco mi aveva impedito di entrare. Lo guardai attentamente e sentii il nervosismo che cresceva sempre di più. Lo guardai negli occhi e gridai "IO DEVO ENTRARE!" e cominciai a piangere. Lui mi guardò e disse "Oka
y, dai" tutto dolce (lol, le mie lacrime funzionano), quando vidi un altro braccio che si metteva difronte a me. Era l'altro bodyguard, che dice "No, lei non va da nessuna parte". Lo mandai a quel paese, ma l'altro bodyguard era un gran figone e mi fece passare. 
Entrai correndo. 
Vidi un addetto sventolare un bracciale rosso per aria e io corsi verso di lui. Mi guardò, mi diede il bracciale e disse "Legalo ben stretto!" con un sorriso sulle labbra. Le mie amiche erano dentro ad aspettarmi. Senza nemmeno rendermene conto, ero in una piena crisi di pianto. Uscimmo fuori e urlammo "Abbiamo il bracciale!" e ci abbracciammo. Restai contro il muro a piangere e vidi una ragazza venire verso di me. Mi prese e mi abbracciò dicendomi "Posso abbracciarti, vero? Sei così tenera!" e io ricambiai l'abbraccio, ridendo e piangendo al tempo stesso. Mi sentivo a casa. Ero in mezzo a persone che mi capivano, mi sostenevano, mi consolavano e gioivano con me. Per me quella era casa mia.
Andammo a mettere qualcosa tra i denti al bar lì affianco e le altre si sedettero, io no. Scolai una bottiglietta d'acqua e mandai giù un kinder bueno. Non avevo nemmeno fame.
Poco dopo tornammo a fare la fila. Ogni tanto partivano dei cori di WMYB, tra una risata, un flash di una macchinetta che immortalava quel giorno che per centinaia di persone probabilmente rappresentava il giorno più bello della propria vita. Si entrava a gruppi, di nuovo. Stavolta mi misi un po' davanti per non rischiare di rimanere di nuovo fuori.
Quando toccò a noi sentii l'emozione crescere dentro di me. Il cuore mi batteva all'impazzata. Stringevo nella mano il foglietto con la loro foto stampata su cui avrebbero posato le loro mani e le loro penne per farmi l'autografo. 
Nell'attesa, sbirciai dentro dalla vetrata. Vidi una testa riccia agitarsi per aria e dico "Ma quello non è Harry?". Una decina di persone si lanciarono verso di me per sbirciare. Ma perchè non sto zitta?
Entrammo. Respirai l'atmosfera che si viveva lì dentro, con Na Na Na che mi entrava direttamente nell'anima, faceva parte di me. 
Intravidi Niall. 
La mia amica iniziò a chiamarlo, lui alzò la testa e iniziò a guardare verso di noi. Scattai una foto e iniziai a piangere per l'emozione non appena posai lo sguardo su Zayn. Era perfetto, bello come il sole, in quella camicia a quadri, che gli stava a pennello. Stringeva la penna in mano, firmava e salutava le fan. Scattai una foto e guardai al suo fianco. 
Liam. 
Le luci facevano brillare i suoi capelli dorati, e lo vedevo urlare "Ciaooo!" alle persone che gli passavano davanti, per poi scoppiare a ridere con Niall, e ascoltare qualcosa che gli stava dicendo, con una faccia molto concentrata!
Intravidi Louis e Harry, ma la gente mi impediva di guardarli bene. 
Arrivò il mio turno. 
Diedi il foglietto ad un enorme bodyguard, che lo passò a Niall e gli disse qualcosa in inglese, molto velocemente, per cui non capii. Non aveva importanza. Andai avanti, sentendomi osservata. Guardai Niall e gli rivolsi il sorriso più decente che potesse riuscirmi. Scattai qualche foto, e vidi che Liam mi stava fissando con un sorriso meraviglioso stampato sulle labbra. Mi fermai di fronte a lui e a Zayn, con gli occhi spalancati, tentando di sorridere. Liam mi guardò e mi disse "Hey! Sei bella!" e Zayn aggiunse "Bellissima!" in quel loro modo meraviglioso di tentare di spiccicare due parole in italiano. Li guardai attentamente, incapace di dire qualcosa, tranne per qualche "Oddio" ripetuto. Rimasi a fissare Zayn più del dovuto. 
Ero follemente innamorata di lui. Lui prima aggrottò le sopracciglia, poi mi guardò dritto negli occhi, scosse la testa e fece una breve, piacevole, perfetta risatina, cacciando fuori la lingua. Purtroppo dovetti andare avanti. Passai davanti a Louis, che non mi calcolò minimamente, perciò andai da Harry. Firmò il mio autografo, scosse quei meravigliosi ricci, alzò la testa, mi porse il foglietto, fissandomi con quei suoi occhioni azzurri che mi fecero sciogliere, sfoderò quel meraviglioso sorriso e mi disse "Grazie" in un italiano perfetto. Restai lì, incantata da quello sguardo ipnotico, pronunciai un altro "O-oddio", quando sentii una mano dietro di me prendermi e strapparmi da quel sogno, spingermi per le scale per farmi uscire fuori.
Maledetto bodyguard. 
Passai davanti ad un gruppo di poliziotti che mi guardavano piuttosto sconvolti (e al tempo stesso divertiti) ed aspettai le mie amiche. Scoppiai a piangere per l'emozione, la gioia, la soddisfazione, la consapevolezza di aver incontrato e respirato l'aria dei tuoi idoli, quei cinque ragazzi dalle voci meravigliose che per un momento nella loro vita ti hanno rivolto l'attenzione, ti hanno "notata" in qualche modo, per un attimo hanno saputo della tua esistenza, sanno che tu sei sempre pronta a sostenerli perchè ti reputi una Directioner. 

Salutammo le altre, era ora di andare, purtroppo. Non saremmo rimaste per le domande, per incontrarli dopo, per scattare una foto insieme, abbracciarli.
Durante tutto il ritorno, non feci altro che supplicare mio padre di riportarmi allo Shu. Ripetevo "ti prego, papà, riportami lì, voglio vederli ancora", ma lui diceva che non avrei avuto l'occasione di farmi la foto, c'era troppa gente ed era tardi. 
Piansi e mi addormentai in auto, mentre ripartivamo. Mi svegliai poco più tardi. Alzai lo sguardo e pensai che fosse stato solo un sogno, però intorno al mio braccio era stretto quel meraviglioso bracciale rosso e l'autografo era lì vicino.. e poi c'erano quelle foto nella macchinetta. 
Era tutto accaduto realmente, niente di immaginario.
Il giorno più bello della mia vita, in assoluto.


GRAZIE, ONE DIRECTION. ♥




Okay, piango. (di nuovo)
Spero che vi sia piaciuto. :)
   
 
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