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Autore: TheClia    16/07/2012    1 recensioni
Una voce, una voce irruppe nei miei pensieri sopiti da tempo ormai indecifrabile nella mia mente. Conoscevo quella voce, sapevo a chi apparteneva come sapevo che non era reale. L'avevo sognata così tante volte da torturarmi la mente. La voce calda e rassicurante che aveva cullato le mie notti. La voce della donna che mi aveva insegnato il significato della vita. La voce di una madre. Nuovamente la stavo immaginando, nuovamente mi chiamava alla vita ed alla realtà
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Dove sei, bambina mia?"
 
Una voce, una voce irruppe nei miei pensieri sopiti da tempo ormai indecifrabile nella mia mente. Conoscevo quella voce, sapevo a chi apparteneva come sapevo che non era reale. L'avevo sognata così tante volte da torturarmi la mente. La voce calda e rassicurante che aveva cullato le mie notti. La voce della donna che mi aveva insegnato il significato della vita. La voce di una madre. Nuovamente la stavo immaginando, nuovamente mi chiamava alla vita ed alla realtà.
Ma io non ero morta, io dormivo. Avevo dormito per anni in quel posto buio e freddo. Dov'ero? Se non ero morta non era né all'inferno né al paradiso. Quel posto sembrava il nulla. Giacevo stesa da ormai così tanto tempo che non mi ricordavo neanche più di avere un corpo, degli arti.
 
"Perché non torni da me, bambina mia?"
 
Di nuovo quella voce colma di tristezza. Quella voce che portava con se attimi di angoscia che mi opprimevano il petto. I miei occhi erano chiusi, se ancora avevo degli occhi. Non vedevo altro che buio, il buio era stato il mio compagno fidato in quegli ultini anni. Perché era finita così? Cos'era successo prima che il buio inghiotisse la mia anima ed il mio corpo.
 
"Sei caduta, bambina ma."
 
-Cosa vuol dire che sono caduta?-
 
La mia bocca cercava di muoversi ma non ci riusciva. L'unica cosa che riuscivo a fare era pensare, quel pensiero prese pian piano forma nella mia mente e raggiunse la voce morbida che cullava il mio corpo atrofizzato e freddo. L'eco della voce dolce che abbandonava il mio corpo era come una tortura. Lo faceva fremere senza che me ne accorgessi torturando la mia mente ormai in condizioni precarie.
Il buio l'aveva logorata con i suoi silenzi, torturata con le sue attese fino a renderla capace di vedere cose inesistenti, le allucinazioni.
 
"Sei caduta in un sonno profondo, bambina mia. Dopo aver combattuto come una fiera guerriera per le persone che amava."
 
Avrei voluto scuotermi da quel torpore. Avrei voluto gridare, muovermi, correre, saltare, sentirmi viva. Avvrei voluto poter dire di avere un corpo, di sentirlo. Ma non vi era nulla, galeggiavo nel nulla più assoluto. Se mai avessi avuto un corpo, ormai quello non mi apparteneva più. Non lo sentivo.
Vi era solo la consapevolezza della mia mente. Di quelle quattro pareti graffiate e torturate. Erano quasi ridotte a brandelli da tanto che erano state dilaniate. 
La mia mente ormai non era più la stessa. Nonostante galleggiassi in quell'oceano nero lo sentito distintamente. Quel sottofondo, un sottofondo di bisbigli nella testa. No, non erano le voci delle anime ne ero sicura. Era qualcos'altro. Qualcosa che furente mordeva e graffiava. Qualcosa che era in grado di farmi vedere delle cose, avere delle visioni. Che fossi diventata pazza? Bhe questo ancora non potevo saperlo, prima di tutto dovevo svegliarmi.
 
-Voglio svegliarmi. Voglio tornare.-
 
A quelle mie parole così piene di convinzione una forte presenza prese ad opprimermi il petto. Lo sentivo perforarmi la carne come se fossi tornata a possedere un corpo fatto di pelle ed ossa. Un dolore lancinante mi squarciava quasi in due. Urlai, anche se non fui sicura se la voce uscì dalla mia inesistente bocca. E poi, dopo vari minuti di dolore, dove solo il dolore più intenso regnava nella mia mente, la luce. Una luce mi apparva davanti agli occhi, occhi che avevo ritrovato ed avevo finalmente aperto. Una mano bianca e candida protesa verso di me. Un viso angeli che mi sorrideva nostalgico.
 
[E' tutto finito Adrienne. Ora puoi tornare a vivere. Torna da tua madre e tuo padre.]
 
Con quelle parole la figura angelica ed eterea mi strappò fuori dall'abisso nero. Con tutte le sue forze mi tirò verso di sè annullando la morsa che quel petrolio nero aveva attecchito sul mo corpo. I miei occhi furono inondati di luce bianca ed abbaggliante tanto che fui costretta a serrarli con forza e feci la stessa cosa con pugni e labbra.
 
[Và e vivi.]
 
L'ultimo sussurrò della voce prima di lasciarmi in un fascio di luce. Quando la luce si attenuò e potei tornare nuovamente a vedere mi trovai in un giardino. Un giardino che conoscevo alla perfezione. Un giardino dove ero cresciuta. Mi osservai attorno con occhi nuovi, con occhi che non avevano visto altro che buio per tempi interminabili. Il mio corpo nudo tremava sotto lo sferzare del vento. Con un fruscio di piume un paio d'ali morbide ed azzurrine sbucarono dalla mia schiena avvolgendo il mio corpo pallino e nudo mentre una cortina di capelli rosa mi copriva il viso. Mi osservai attorno con gli occhioni azzurro color zaffiro mentre un brusio di sottofondo parlottava nella mia testa. Tutto l'oceano nero che mi aveva inghiottito era sparito, tutto tranne quei sussurri. Alzando il viso osservai il piccolo e delicato gazebo ove mi diressi camminando scalza sull'erba.
 
-Mamma, papà sono a casa-
 
Un lieve sussurro mentre la chioma rossa che avevo tanto amato sbucava da dietro l'angolo mostrando due occhi sorpresi ma contenti.

 
  
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