Occhi di ieri
“E ricorderai la paura che ho sperato provassi provandola io, che tutto
veloce nasca e veloce finisca.”
Harry viene fuori dal bagno mentre ancora sta strofinandosi l’occhio destro,
che non vuole saperne di smetterla di bruciare. Probabilmente è in condizioni
pessime, chiunque se ne renderebbe conto, ma nello stesso momento in cui si
chiude la porta alle spalle, Louis gli passa davanti, dà un’occhiata al suo
volto sfigurato dal pianto, poi gli regala un sorriso accennato e continua per
la sua strada.
Harry non vuole farci caso e si passa il palmo della mano sul naso screpolato,
poi tiene premuto il tasto rosso sul cellulare ancora acceso sulla schermata
principale di twitter, e si dice che davvero vorrebbe
non pensarci, ma il mondo del web sta inglobando anche lui. Lo sta convincendo.
Lui, che dovrebbe essere l’unico davvero scettico, l’unico a sapere come stanno
davvero le cose.
E si sta lasciando convincere. Guarda Louis parlare entusiasta di quella torta,
del video messaggio di Rihanna, dei tweet d’affetto che la sua ragazza sta ricevendo da tutto
il mondo, e inizia a credere che Louis stia facendo sul serio. Che si stia
lasciando prendere dall’euforia, che si stia affezionando per davvero ad Eleanor, che non gli stia iniziando a piacere l’idea di
poterla chiamare “fidanzata”.
E ad Harry viene solo da vomitare. Perché l’ha sempre temuta, questa merda, e
adesso gli piove addosso senza farsi scrupoli.
E’ da un po’ che lui e Louis non stanno più insieme –non sa neanche da quanto,
perché ha paura che tenendo il conto dei giorni la voragine gli sembri ancora
più invalicabile-, ma ancora non riesce a farsi una ragione dell’apparente
buonumore di Louis quando è in compagnia di lei.
Avevano provato più volte a lasciarsi per il bene di entrambi –come soleva
mettere sempre in evidenza Louis- ma mai c’erano
riusciti, poi una sera l’avevano fatto di botto, chiudendo quella storia con
del sesso. In realtà, Harry aveva permesso che si separassero solo perché Louis
gli aveva riempito le orecchie di promesse, promesse che tornano come un’eco
lontano ogni volta che Harry mette piedi in una nuova stanza d’albergo, ormai
separata da un po’ da quella dell’altro. Un’eco che gli ricorda che non era una
storia chiusa, anzi, era aperta spalancata, e forse dovrebbe porre le speranze
nel ricordo di quella notte ancora così vivida nei suoi occhi.
« Allora? »
Harry sente lo sguardo di Louis solcargli la pelle, lasciare marchi dolorosi
lungo il collo, le spalle, le braccia, le mani. Poi giù sui fianchi, le cosce,
i polpacci, le caviglie, il dorso dei piedi. Ma gli occhi non riesce ad
ucciderli, perché Harry non lo sta guardando, preferisce tenere lo sguardo
nascosto, puntato tra il guanciale e le lenzuola, annebbiato e liquido, perché
già le lacrime gli si sono accumulate tra le palpebre.
« Abbiamo deciso così? » chiede ancora Louis, gli occhi che ripercorrono il
corpo di Harry a ritroso fino a fermarsi sulla macchia più scura giusto dietro
l’orecchio adesso colorato di rosso acceso.
« Hai deciso così. » ci tiene a
precisare Harry, lentamente, più del solito, come avesse una paura tremenda di finire di parlare, perché
equivarrebbe alla separazione, e Harry sa di non essere ancora pronto. Non lo è
mai. Ricorda come non fosse pronto appena prima di salire sul palco di x-factor, o nel momento in cui Louis l’aveva baciato per la
prima volta e lui era scappato pulendosi la bocca con la manica, o quando erano
lì lì per fare l’amore, anche in questo caso per la
prima volta, e Harry era scoppiato all’improvviso a piangere, e Louis aveva
sorriso dicendo che lo aveva capito e che non avrebbe fatto nulla per
costringerlo. Harry s’era lasciato abbracciare, ed era stato lui ad iniziare
coi preliminari quella stessa notte, per poi andare fino in fondo, senza più
versare una lacrima. E quella sera Harry era euforico, come quando ti accorgi
che sta iniziando qualcosa di meraviglioso e sei ansioso di viverlo, col tuo
solito trasporto tipico dei bambini. Ma aveva pensato fin troppo all’inizio e
non aveva preso in considerazione la possibilità che potesse finire.
« Andiamo, ne abbiamo parlato tanto. » dice Louis, e nello stesso momento
allunga un dito sul ginocchio di Harry, che a quel tocco rabbrividisce e scosta
la gamba d’istinto. Perché è come se Louis avesse detto che non vuole più
toccarlo, ma ha provato a farlo, e non sta bene, è un controsenso, no, non ce
l’ha proprio un senso.
« Pensi che questo risolverebbe le cose? » chiede Harry, e forse ha già fatto
una domanda simile poco fa, ma vuole temporeggiare, desidera che il giorno non
venga più, che il tempo si arresti, o che la porta si blocchi e li lasci in
questa camera d’albergo ancora per un po’.
« Le semplificherebbe. » risponde Louis con tono duro inizialmente, e più
morbido alla fine, ‘che proprio non sa rimanere impassibile alle lacrime che
brillano agli angoli degli occhi del suo ragazzo. « Non saremo più costretti a
mentire. Pensaci. » aggiunge, e quando fa strisciare il palmo della mano sul
braccio tiepido di Harry, quello non si scosta, e gli rivolge uno sguardo
stanco, senza comunque guardarlo direttamente negli occhi. Potrebbe finire per
piangere come una ragazzina se dovesse incrociare nuovamente quei due spilli
blu e luminosi.
« Non mi consola. » dice Harry scuotendo la testa e sorridendo ironicamente,
col viso che torna a rivolgersi alla tenda tirata.
« Staremo meglio. Avevamo così paura di essere scoperti che ci nascondevamo
anche da Liam e gli altri. Che sanno di noi ancor
prima di me e te. » dice Louis, ed è buffo che ne stia parlando al passato,
come se si fosse già tolto il problema, la spina sul fianco.
« Sono io il problema? » chiede all’improvviso Harry, con quell’immagine della
spina sul fianco che gli si materializza dolorosa in testa.
« Lo sai che non è così. E’ solo che questa cosa del Larry Stylinson,
o come lo vogliono chiamare, sta davvero diventando un problema. Nonostante i
miei sforzi per far sembrare la relazione mia e di Eleanor
autentica, la gente continua a credere che tra me e te ci sia qualcosa e non so
più cosa fare. »
« Lasciarglielo credere…? »
Louis scuote la testa e Harry se ne accorge dal riflesso sulla poltrona lucida
che ha davanti, lì accanto al letto. Poi, inaspettatamente, Harry scoppia a
ridere e affonda il viso nelle mani aperte, la voce particolarmente acuta, le
spalle scosse da sussulti violenti, le gambe che si uniscono formando una sorta
di triangolo, Louis che gli fa segno di abbassare il volume della voce e gli
tocca la spalla confuso.
« Mi stai davvero lasciando? » chiede Harry tra le risate dal suono molto
simile a quello di un pianto a dirotto. « E davvero questa è l’ultima volta che
facciamo sesso? Stai scherzando? » e continua a ridere quasi istericamente, con
i suoni che escono raschiati dalla gola e finiscono per durare più a lungo e si
trasformano in un lamento, mentre i singhiozzi iniziano a farsi sentire.
Louis non lo sopporta. Non sopporta il piagnucolare di Harry, i lamenti da
bestia ferita che lasciano la sua gola, le spalle che tremano, gli occhi rossi
e gonfi cerchiati dalla stanchezza. Gli preme una mano sulla nuca e gli si fa
vicino, facendo aderire il proprio stomaco alla sua schiena scossa dai
sussulti.
« Ancora una volta. » gli mormora non lontano da un orecchio, poi lo tira giù
dalla spalla senza troppa difficoltà – è così vulnerabile – e lascia che la sua
nuca affondi nel cuscino, mentre le mani restano arpionate alla faccia, le
unghie quasi conficcate nella fronte. «
Facciamolo ancora una volta. »
E Louis non capisce che non è il sesso che mancherà a Harry.
« Ci stanno uccidendo… » mormora Harry sotto le mani,
e Louis gliele afferra delicatamente per poi rimuoverle dal suo volto e
scoprire gli occhi verdi bagnati e rossastri, le labbra gonfie di pianto.
« Cosa? » chiede quello, le mani di Harry ancora intrappolate nelle proprie.
Non è sicuro di aver capito il mugugnare del più piccolo, ma i lati della bocca
gli si piegano all’ingiù quando avverte le dita strette tra le sue mani tremare
convulsamente.
« Finiremo per diventare dei burattini nelle loro mani. Lo siamo già. » si
lamenta Harry guardando in su per evitare in tutti i modi di incrociare gli
occhi di Louis.
« Smettila di dire sciocchezze. » dice questo per smorzare la tensione pesante
che s’è venuta a creare nella camera da letto. Prova a sorridere, a toccare la
guancia rossa di Harry, o il petto, per farlo smettere di alzarsi e abbassarsi
a quel modo.
« Louis. » dice Harry con la voce incrinata, perché le sue non sono sciocchezze,
e Louis ne è cosciente, ma non vuole vedere, preferisce chiudere gli occhi e
aggirare l’ostacolo alla bell’e meglio.
Harry adesso ha deciso di puntare gli occhi nelle iridi scure di Louis, che
sembra ponderare mentre lascia vagare lo sguardo sulle labbra di Harry. Gli si
piega addosso e gli strappa un bacio sofferto, un bacio più simile a un morso,
e in quel momento Harry gli avvolge il braccio attorno al collo e lo spinge
verso di sé, perché ancora non vuole lasciarlo andare, non ce la fa, non è
pronto.
« Dimmi che non mi lascerai mai per davvero. » mormora tra un bacio e l’altro,
senza mai allentare la pressione sul collo di Louis.
«…Mai. » si arrende l’altro, la voce toccata
dall’emozione, la bocca piena dei baci contagiosi del più piccolo.
« E che tornerai a prendermi. » aggiunse quello, le gambe che s’avvolgono con
naturalezza attorno al busto di Louis.
« Te lo prometto. »
« E che non ti dimenticherai che esisto. »
« Come puoi anche solo pensare che lo farei? » chiede retoricamente Louis
spingendosi sulla pelle già tesa dell’altro e lasciando scivolare naso e labbra
sul suo collo leggermente sudato.
« E che mi ami. »
Louis gli mette una mano sulla fronte e gli solleva i capelli per poi baciarlo
sul naso. Nello stesso momento porta una mano a stuzzicare la sua erezione
neonata, mentre Styles stringe un attimo gli occhi e butta fuori
l’aria dalla bocca, aggrottando le sopracciglia in un’espressione sofferente.
« Ti dirò di più. » dice Louis mentre muove la mano con esperienza e strappa un
mugolìo alle labbra di Harry.
« Quando tornerò a prenderti, ti porterò in braccio sul primo volo diretto a
New York. » con queste parole scende nuovamente a posare baci sul collo del più
piccolo, scosso da brividi sulle spalle e sulle braccia. « Andremo a comprare
una coppia di anelli, quelli che ti piacciono di più, e chiamiamo Zayn, Niall, Liam
e Josh a farci da testimoni. » sale a leccarlo sul
mento e poi scivola nella sua bocca, baciandolo a lungo e con trasporto. «
Telefoniamo alle nostre mamme e diciamo loro che abbiamo deciso di sposarci. »
Harry trattiene un respiro a quelle ultime parole. Il solo pensiero di un
matrimonio con Louis gli provoca una felicità smisurata e il cuore sembra
battere in tutto il corpo, anche e soprattutto nel punto su cui Louis
continuava a sfregare il palmo della mano. « Dopodichè
celebreremo il matrimonio, io, te e i ragazzi. Nessun altro. A quel punto sarai
tu a prendermi in braccio, mi porterai in aereo e torneremo a Londra, dove ci
riprenderemo la nostra vecchia casa, che è sempre sembrata fatta apposta per
noi. » attende un cenno di assenso da parte di Styles,
che arriva nel momento in cui Louis simula l’orgasmo mentre accarezza l’interno
coscia dell’altro col membro quasi eretto. « Faremo tanto di quel sesso da
sfiancarci, e il giorno dopo partiremo per la luna di miele in qualche posto
esotico. E magari prenoteremo in un albergo dove hanno la piscina enorme, ‘che
io ci voglio fare sesso, in piscina. E anche al mare, sulla spiaggia, sulle
sdraio, ma rigorosamente di notte, ‘che è più romantico. Poi torneremo a Londra
e faremo la vita dei novelli sposi, tra un album e l’altro, un’intervista e
l’altra, un concerto e l’altro. Poi… »
« Adotteremo un bambino… »lo interrompe Harry, e
Louis si lascia andare a una piccola risata per poi soffiare sul collo
dell’altro e far finalmente sorridere anche lui.
« Ci stavo arrivando. Ne adottiamo anche due, se ti pare, sei tu a decidere. Ti
ho fatto penare troppo, quindi non voglio più avere alcuna influenza sulle tue
decisioni.» Louis scende sul petto del più piccolo e arriva ad appropriarsi di
un capezzolo, mordendolo non appena ne avverte la consistenza con le labbra.
Harry sussulta piacevolmente e tira su il bacino per incontrare quello che
insiste sulla sua gamba.
« Ne voglio una come Lux. Anzi, non voglio adottarlo, voglio che sia nostro. »
dice in un soffio, la mano che si solleva e percorre la schiena di Louis fino a
incontrare la pelle più fresca ed elastica del fondoschiena. Stringe un po’
mentre ascolta ancora la voce di Louis.
« Sta bene. Spero non venga fuori tale e quale a te o potrei compiere un
incesto. »
« Che cosa terribile hai appena detto. » replica Harry con il tono già più
leggero, e si aggrappa con un solo braccio al collo di Louis quando quello
aderisce completamente al suo corpo e gli morde forte il collo per
anestetizzare col dolore fisico quello che si sarebbe aperto dentro di loro in
meno di un’ora.
Louis entra rudemente in lui, senza neanche prepararlo, sempre per
anestetizzare, per coprire con gli urletti di dolore
i singhiozzi dell’anima.
E dopo aver finito, prendono un paio di forbici e si tagliano a vicenda il
bracciale del Leeds festival, simbolo ormai indiscutibile del loro
fidanzamento. Harry quasi si mette a piangere, ma evita di farlo, rincuorato
dalle promesse che Louis gli ha sussurrato mentre facevano l’amore. E ha le
guance asciutte quando guarda Louis rivestirsi e uscire dalla camera da letto
senza guardarsi indietro.
E Harry non credeva che fosse così difficile andare avanti senza ricevere
occhiolini da parte di Louis, o innocenti baci sulla guancia, o abbracci
tiepidi, o allusioni piuttosto evidenti. Gli manca, gli manca da morire, e
guardare il mezzo sorriso che gli rivolge non fa altro che uccidere quel
briciolo di speranza che ancora alberga nel suo petto.
Si sfrega ancora il naso sempre più mal messo e tira su quasi avesse il
raffreddore.
« Harry, ti ho trovato! Tirala fuori. » Zayn lo
travolge come un fiume in piena, lo prende dalle spalle e lo trascina con sé
per poi parlargli silenziosamente vicino all’orecchio.
« Che cosa? » chiede quello di rimando, e di nuovo tira su col naso, gli occhi
rossi e gonfi. Zayn gli chiede allora di guardarlo in
faccia, gli schiaccia le mani sulle guance e lo costringe a guardarlo negli
occhi, ma quello li tiene rivolti altrove, sembra quasi che cadano a causa
della forza di gravità.
« L’hai tirato tutto? » gli chiede, con voce ancora più bassa. Harry si
morde l’interno della guancia e fa vagare ancora gli occhi senza mai guardare
l’amico in faccia, poi annuisce e arriccia il naso screpolato. Zayn impreca e alza gli occhi al cielo, mentre Harry porta
l’indice sull’angolo dell’occhio che brucia per poi lasciarsi scuotere da un
brivido di freddo.
« Harry, non devi frugare nella mia roba, mi fa andare in bestia. » dice adesso
Zayn schiaffeggiandolo piano. « Hai capito? Mai più.
»
Nello stesso momento in cui Zayn scrolla l’amico
dalle spalle, si sente in lontananza la risata di Louis che si diverte da
qualche parte con Niall, e Harry è scosso da un
singhiozzo, e si chiede per quale motivo lui sia l’unico che ancora non riesce
a farsene una ragione. Louis sembra aver trovato la serenità altrove, mentre
Harry la cerca nella cocaina, e si vergogna tanto da portare entrambi le mani
sul viso e provare ad ancorare le unghie alla fronte.
Zayn scuote la testa e tira a sé il più piccolo per
poi avvolgerlo con le braccia e posare il
mento sulla sua spalla.
« E’ la fama ad allontanarlo. » mormora poi Zayn, e a
quelle parole Harry evita di singhiozzare e tende le orecchie, ormai troppo stanco
per opporre resistenza. « La fama è un’amica volubile, Harry. La celebrità
viene e la celebrità se ne va. Non dimenticarlo. » lo stringe ancora un po’ e
lo bacia sui capelli, ‘che lui ormai lo conosce bene: Harry ha solo bisogno di
tanto, esagerato affetto. « Sii paziente. Tornerà. »
Si tengono stretti per un po’, Harry che s’aggrappa al maglioncino verde
bottiglia di Zayn e quest’ultimo che non fa che
carezzargli la nuca, in un tocco così differente da quello di Louis, ma che sa
di casa, di protezione.
E quando Harry vede Louis passare di lì un’altra volta e guardarli senza troppo
sentimento per poi tirare avanti, desidera solo che sia in grado di guardarlo
nuovamente con gli occhi di ieri.
Si tasta la tasca dei jeans: ha la bustina opaca ancora piena a metà. Quando Zayn gli dà un bacio su una guancia e lo rassicura con lo
sguardo per poi allontanarsi, Harry torna in bagno per finire di farsi del male.
Desidera solo che Louis sia in grado di guardarlo nuovamente con gli occhi di
ieri.
§
“La fama è un’amica volubile, Harry. La celebrità viene e la celebrità se ne
va. Non dimenticarlo.” Citazione da
“Harry Potter e la camera dei segreti”. E’ una frase che Gilderoy
Allock rivolge ad Harry.
La frase all’inizio invece proviene dalla canzone “La paura che…”
di Tiziano Ferro.
Mirokia