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Autore: Mirokia    16/07/2012    8 recensioni
Desidera solo che Louis sia in grado di guardarlo nuovamente con gli occhi di ieri.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi di ieri

 

 

 

 

“E ricorderai la paura che ho sperato provassi provandola io, che tutto veloce nasca e veloce finisca.”



 

 



Harry viene fuori dal bagno mentre ancora sta strofinandosi l’occhio destro, che non vuole saperne di smetterla di bruciare. Probabilmente è in condizioni pessime, chiunque se ne renderebbe conto, ma nello stesso momento in cui si chiude la porta alle spalle, Louis gli passa davanti, dà un’occhiata al suo volto sfigurato dal pianto, poi gli regala un sorriso accennato e continua per la sua strada.
Harry non vuole farci caso e si passa il palmo della mano sul naso screpolato, poi tiene premuto il tasto rosso sul cellulare ancora acceso sulla schermata principale di twitter, e si dice che davvero vorrebbe non pensarci, ma il mondo del web sta inglobando anche lui. Lo sta convincendo. Lui, che dovrebbe essere l’unico davvero scettico, l’unico a sapere come stanno davvero le cose.
E si sta lasciando convincere. Guarda Louis parlare entusiasta di quella torta, del video messaggio di Rihanna, dei tweet d’affetto che la sua ragazza sta ricevendo da tutto il mondo, e inizia a credere che Louis stia facendo sul serio. Che si stia lasciando prendere dall’euforia, che si stia affezionando per davvero ad Eleanor, che non gli stia iniziando a piacere l’idea di poterla chiamare “fidanzata”.
E ad Harry viene solo da vomitare. Perché l’ha sempre temuta, questa merda, e adesso gli piove addosso senza farsi scrupoli.
E’ da un po’ che lui e Louis non stanno più insieme –non sa neanche da quanto, perché ha paura che tenendo il conto dei giorni la voragine gli sembri ancora più invalicabile-, ma ancora non riesce a farsi una ragione dell’apparente buonumore di Louis quando è in compagnia di lei.
Avevano provato più volte a lasciarsi per il bene di entrambi –come soleva mettere sempre in evidenza Louis- ma mai c’erano riusciti, poi una sera l’avevano fatto di botto, chiudendo quella storia con del sesso. In realtà, Harry aveva permesso che si separassero solo perché Louis gli aveva riempito le orecchie di promesse, promesse che tornano come un’eco lontano ogni volta che Harry mette piedi in una nuova stanza d’albergo, ormai separata da un po’ da quella dell’altro. Un’eco che gli ricorda che non era una storia chiusa, anzi, era aperta spalancata, e forse dovrebbe porre le speranze nel ricordo di quella notte ancora così vivida nei suoi occhi.


« Allora? »
Harry sente lo sguardo di Louis solcargli la pelle, lasciare marchi dolorosi lungo il collo, le spalle, le braccia, le mani. Poi giù sui fianchi, le cosce, i polpacci, le caviglie, il dorso dei piedi. Ma gli occhi non riesce ad ucciderli, perché Harry non lo sta guardando, preferisce tenere lo sguardo nascosto, puntato tra il guanciale e le lenzuola, annebbiato e liquido, perché già le lacrime gli si sono accumulate tra le palpebre.
« Abbiamo deciso così? » chiede ancora Louis, gli occhi che ripercorrono il corpo di Harry a ritroso fino a fermarsi sulla macchia più scura giusto dietro l’orecchio adesso colorato di rosso acceso.
«
Hai deciso così. » ci tiene a precisare Harry, lentamente, più del solito, come avesse una paura  tremenda di finire di parlare, perché equivarrebbe alla separazione, e Harry sa di non essere ancora pronto. Non lo è mai. Ricorda come non fosse pronto appena prima di salire sul palco di x-factor, o nel momento in cui Louis l’aveva baciato per la prima volta e lui era scappato pulendosi la bocca con la manica, o quando erano lì per fare l’amore, anche in questo caso per la prima volta, e Harry era scoppiato all’improvviso a piangere, e Louis aveva sorriso dicendo che lo aveva capito e che non avrebbe fatto nulla per costringerlo. Harry s’era lasciato abbracciare, ed era stato lui ad iniziare coi preliminari quella stessa notte, per poi andare fino in fondo, senza più versare una lacrima. E quella sera Harry era euforico, come quando ti accorgi che sta iniziando qualcosa di meraviglioso e sei ansioso di viverlo, col tuo solito trasporto tipico dei bambini. Ma aveva pensato fin troppo all’inizio e non aveva preso in considerazione la possibilità che potesse finire.
« Andiamo, ne abbiamo parlato tanto. » dice Louis, e nello stesso momento allunga un dito sul ginocchio di Harry, che a quel tocco rabbrividisce e scosta la gamba d’istinto. Perché è come se Louis avesse detto che non vuole più toccarlo, ma ha provato a farlo, e non sta bene, è un controsenso, no, non ce l’ha proprio un senso.
« Pensi che questo risolverebbe le cose? » chiede Harry, e forse ha già fatto una domanda simile poco fa, ma vuole temporeggiare, desidera che il giorno non venga più, che il tempo si arresti, o che la porta si blocchi e li lasci in questa camera d’albergo ancora per un po’.
« Le semplificherebbe. » risponde Louis con tono duro inizialmente, e più morbido alla fine, ‘che proprio non sa rimanere impassibile alle lacrime che brillano agli angoli degli occhi del suo ragazzo. « Non saremo più costretti a mentire. Pensaci. » aggiunge, e quando fa strisciare il palmo della mano sul braccio tiepido di Harry, quello non si scosta, e gli rivolge uno sguardo stanco, senza comunque guardarlo direttamente negli occhi. Potrebbe finire per piangere come una ragazzina se dovesse incrociare nuovamente quei due spilli blu e luminosi.
« Non mi consola. » dice Harry scuotendo la testa e sorridendo ironicamente, col viso che torna a rivolgersi alla tenda tirata.
« Staremo meglio. Avevamo così paura di essere scoperti che ci nascondevamo anche da Liam e gli altri. Che sanno di noi ancor prima di me e te. » dice Louis, ed è buffo che ne stia parlando al passato, come se si fosse già tolto il problema, la spina sul fianco.
« Sono io il problema? » chiede all’improvviso Harry, con quell’immagine della spina sul fianco che gli si materializza dolorosa in testa.
« Lo sai che non è così. E’ solo che questa cosa del Larry Stylinson, o come lo vogliono chiamare, sta davvero diventando un problema. Nonostante i miei sforzi per far sembrare la relazione mia e di Eleanor autentica, la gente continua a credere che tra me e te ci sia qualcosa e non so più cosa fare. »
« Lasciarglielo credere…? »
Louis scuote la testa e Harry se ne accorge dal riflesso sulla poltrona lucida che ha davanti, lì accanto al letto. Poi, inaspettatamente, Harry scoppia a ridere e affonda il viso nelle mani aperte, la voce particolarmente acuta, le spalle scosse da sussulti violenti, le gambe che si uniscono formando una sorta di triangolo, Louis che gli fa segno di abbassare il volume della voce e gli tocca la spalla confuso.
« Mi stai davvero lasciando? » chiede Harry tra le risate dal suono molto simile a quello di un pianto a dirotto. « E davvero questa è l’ultima volta che facciamo sesso? Stai scherzando? » e continua a ridere quasi istericamente, con i suoni che escono raschiati dalla gola e finiscono per durare più a lungo e si trasformano in un lamento, mentre i singhiozzi iniziano a farsi sentire.
Louis non lo sopporta. Non sopporta il piagnucolare di Harry, i lamenti da bestia ferita che lasciano la sua gola, le spalle che tremano, gli occhi rossi e gonfi cerchiati dalla stanchezza. Gli preme una mano sulla nuca e gli si fa vicino, facendo aderire il proprio stomaco alla sua schiena scossa dai sussulti.
« Ancora una volta. » gli mormora non lontano da un orecchio, poi lo tira giù dalla spalla senza troppa difficoltà – è così vulnerabile – e lascia che la sua nuca affondi nel cuscino, mentre le mani restano arpionate alla faccia, le unghie quasi conficcate nella fronte.  « Facciamolo ancora una volta. »
E Louis non capisce che non è il sesso che mancherà a Harry.
« Ci stanno uccidendo… » mormora Harry sotto le mani, e Louis gliele afferra delicatamente per poi rimuoverle dal suo volto e scoprire gli occhi verdi bagnati e rossastri, le labbra gonfie di pianto.
« Cosa? » chiede quello, le mani di Harry ancora intrappolate nelle proprie. Non è sicuro di aver capito il mugugnare del più piccolo, ma i lati della bocca gli si piegano all’ingiù quando avverte le dita strette tra le sue mani tremare convulsamente.
« Finiremo per diventare dei burattini nelle loro mani. Lo siamo già. » si lamenta Harry guardando in su per evitare in tutti i modi di incrociare gli occhi di Louis.
« Smettila di dire sciocchezze. » dice questo per smorzare la tensione pesante che s’è venuta a creare nella camera da letto. Prova a sorridere, a toccare la guancia rossa di Harry, o il petto, per farlo smettere di alzarsi e abbassarsi a quel modo.
« Louis. » dice Harry con la voce incrinata, perché le sue non sono sciocchezze, e Louis ne è cosciente, ma non vuole vedere, preferisce chiudere gli occhi e aggirare l’ostacolo alla bell’e meglio.
Harry adesso ha deciso di puntare gli occhi nelle iridi scure di Louis, che sembra ponderare mentre lascia vagare lo sguardo sulle labbra di Harry. Gli si piega addosso e gli strappa un bacio sofferto, un bacio più simile a un morso, e in quel momento Harry gli avvolge il braccio attorno al collo e lo spinge verso di sé, perché ancora non vuole lasciarlo andare, non ce la fa, non è pronto.
« Dimmi che non mi lascerai mai per davvero. » mormora tra un bacio e l’altro, senza mai allentare la pressione sul collo di Louis.
«…Mai. » si arrende l’altro, la voce toccata dall’emozione, la bocca piena dei baci contagiosi del più piccolo.
« E che tornerai a prendermi. » aggiunse quello, le gambe che s’avvolgono con naturalezza attorno al busto di Louis.
« Te lo prometto. »
« E che non ti dimenticherai che esisto. »
« Come puoi anche solo pensare che lo farei? » chiede retoricamente Louis spingendosi sulla pelle già tesa dell’altro e lasciando scivolare naso e labbra sul suo collo leggermente sudato.
« E che mi ami. »
Louis gli mette una mano sulla fronte e gli solleva i capelli per poi baciarlo sul naso. Nello stesso momento porta una mano a stuzzicare la sua erezione neonata, mentre Styles  stringe un attimo gli occhi e butta fuori l’aria dalla bocca, aggrottando le sopracciglia in un’espressione sofferente.
« Ti dirò di più. » dice Louis mentre muove la mano con esperienza e strappa un mugolìo alle labbra di Harry.
« Quando tornerò a prenderti, ti porterò in braccio sul primo volo diretto a New York. » con queste parole scende nuovamente a posare baci sul collo del più piccolo, scosso da brividi sulle spalle e sulle braccia. « Andremo a comprare una coppia di anelli, quelli che ti piacciono di più, e chiamiamo Zayn, Niall, Liam e Josh a farci da testimoni. » sale a leccarlo sul mento e poi scivola nella sua bocca, baciandolo a lungo e con trasporto. « Telefoniamo alle nostre mamme e diciamo loro che abbiamo deciso di sposarci. »
Harry trattiene un respiro a quelle ultime parole. Il solo pensiero di un matrimonio con Louis gli provoca una felicità smisurata e il cuore sembra battere in tutto il corpo, anche e soprattutto nel punto su cui Louis continuava a sfregare il palmo della mano. « Dopodichè celebreremo il matrimonio, io, te e i ragazzi. Nessun altro. A quel punto sarai tu a prendermi in braccio, mi porterai in aereo e torneremo a Londra, dove ci riprenderemo la nostra vecchia casa, che è sempre sembrata fatta apposta per noi. » attende un cenno di assenso da parte di Styles, che arriva nel momento in cui Louis simula l’orgasmo mentre accarezza l’interno coscia dell’altro col membro quasi eretto. « Faremo tanto di quel sesso da sfiancarci, e il giorno dopo partiremo per la luna di miele in qualche posto esotico. E magari prenoteremo in un albergo dove hanno la piscina enorme, ‘che io ci voglio fare sesso, in piscina. E anche al mare, sulla spiaggia, sulle sdraio, ma rigorosamente di notte, ‘che è più romantico. Poi torneremo a Londra e faremo la vita dei novelli sposi, tra un album e l’altro, un’intervista e l’altra, un concerto e l’altro. Poi… »
« Adotteremo un bambino… »lo interrompe Harry, e Louis si lascia andare a una piccola risata per poi soffiare sul collo dell’altro e far finalmente sorridere anche lui.
« Ci stavo arrivando. Ne adottiamo anche due, se ti pare, sei tu a decidere. Ti ho fatto penare troppo, quindi non voglio più avere alcuna influenza sulle tue decisioni.» Louis scende sul petto del più piccolo e arriva ad appropriarsi di un capezzolo, mordendolo non appena ne avverte la consistenza con le labbra. Harry sussulta piacevolmente e tira su il bacino per incontrare quello che insiste sulla sua gamba.
« Ne voglio una come Lux. Anzi, non voglio adottarlo, voglio che sia nostro. » dice in un soffio, la mano che si solleva e percorre la schiena di Louis fino a incontrare la pelle più fresca ed elastica del fondoschiena. Stringe un po’ mentre ascolta ancora la voce di Louis.
« Sta bene. Spero non venga fuori tale e quale a te o potrei compiere un incesto. »
« Che cosa terribile hai appena detto. » replica Harry con il tono già più leggero, e si aggrappa con un solo braccio al collo di Louis quando quello aderisce completamente al suo corpo e gli morde forte il collo per anestetizzare col dolore fisico quello che si sarebbe aperto dentro di loro in meno di un’ora.
Louis entra rudemente in lui, senza neanche prepararlo, sempre per anestetizzare, per coprire con gli urletti di dolore i singhiozzi dell’anima.
E dopo aver finito, prendono un paio di forbici e si tagliano a vicenda il bracciale del Leeds festival, simbolo ormai indiscutibile del loro fidanzamento. Harry quasi si mette a piangere, ma evita di farlo, rincuorato dalle promesse che Louis gli ha sussurrato mentre facevano l’amore. E ha le guance asciutte quando guarda Louis rivestirsi e uscire dalla camera da letto senza guardarsi indietro.

E Harry non credeva che fosse così difficile andare avanti senza ricevere occhiolini da parte di Louis, o innocenti baci sulla guancia, o abbracci tiepidi, o allusioni piuttosto evidenti. Gli manca, gli manca da morire, e guardare il mezzo sorriso che gli rivolge non fa altro che uccidere quel briciolo di speranza che ancora alberga nel suo petto.
Si sfrega ancora il naso sempre più mal messo e tira su quasi avesse il raffreddore.
« Harry, ti ho trovato! Tirala fuori. » Zayn lo travolge come un fiume in piena, lo prende dalle spalle e lo trascina con sé per poi parlargli silenziosamente vicino all’orecchio.
« Che cosa? » chiede quello di rimando, e di nuovo tira su col naso, gli occhi rossi e gonfi. Zayn gli chiede allora di guardarlo in faccia, gli schiaccia le mani sulle guance e lo costringe a guardarlo negli occhi, ma quello li tiene rivolti altrove, sembra quasi che cadano a causa della forza di gravità.
« L’hai tirato tutto? » gli chiede, con voce ancora più bassa. Harry si morde l’interno della guancia e fa vagare ancora gli occhi senza mai guardare l’amico in faccia, poi annuisce e arriccia il naso screpolato. Zayn impreca e alza gli occhi al cielo, mentre Harry porta l’indice sull’angolo dell’occhio che brucia per poi lasciarsi scuotere da un brivido di freddo.
« Harry, non devi frugare nella mia roba, mi fa andare in bestia. » dice adesso Zayn schiaffeggiandolo piano. « Hai capito? Mai più. »
Nello stesso momento in cui Zayn scrolla l’amico dalle spalle, si sente in lontananza la risata di Louis che si diverte da qualche parte con Niall, e Harry è scosso da un singhiozzo, e si chiede per quale motivo lui sia l’unico che ancora non riesce a farsene una ragione. Louis sembra aver trovato la serenità altrove, mentre Harry la cerca nella cocaina, e si vergogna tanto da portare entrambi le mani sul viso e provare ad ancorare le unghie alla fronte.
Zayn scuote la testa e tira a sé il più piccolo per poi avvolgerlo con le braccia e posare il  mento sulla sua spalla.
« E’ la fama ad allontanarlo. » mormora poi Zayn, e a quelle parole Harry evita di singhiozzare e tende le orecchie, ormai troppo stanco per opporre resistenza. « La fama è un’amica volubile, Harry. La celebrità viene e la celebrità se ne va. Non dimenticarlo. » lo stringe ancora un po’ e lo bacia sui capelli, ‘che lui ormai lo conosce bene: Harry ha solo bisogno di tanto, esagerato affetto. « Sii paziente. Tornerà. »
Si tengono stretti per un po’, Harry che s’aggrappa al maglioncino verde bottiglia di Zayn e quest’ultimo che non fa che carezzargli la nuca, in un tocco così differente da quello di Louis, ma che sa di casa, di protezione.
E quando Harry vede Louis passare di lì un’altra volta e guardarli senza troppo sentimento per poi tirare avanti, desidera solo che sia in grado di guardarlo nuovamente con gli occhi di ieri.
Si tasta la tasca dei jeans: ha la bustina opaca ancora piena a metà. Quando Zayn gli dà un bacio su una guancia e lo rassicura con lo sguardo per poi allontanarsi, Harry torna in bagno per finire di farsi del male.
Desidera solo che Louis sia in grado di guardarlo nuovamente con gli occhi di ieri.






§







“La fama è un’amica volubile, Harry. La celebrità viene e la celebrità se ne va. Non dimenticarlo.” Citazione da “Harry Potter e la camera dei segreti”. E’ una frase che Gilderoy Allock rivolge ad Harry.
La frase all’inizio invece proviene dalla canzone “La paura che…” di Tiziano Ferro.







Mirokia

   
 
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