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Autore: 1rebeccam    16/07/2012    14 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Si porta la mano al petto e stringe fortissimo l’anello che porta al collo,
quell’anello che aveva lasciato vicino ad un cuoricino rosso al sicuro in casa sua.
Quell’anello che adesso è l’unica vera protezione di cui sente il bisogno.
Sospira e si rimette in piedi, sempre appiattita contro il muro accanto alla porta, guarda ancora all’interno e mette la mano sulla maniglia.
Ormai non si può più tornare indietro. Questa storia finirà... in un modo o nell'altro… stasera!...



 

La Resa Dei Conti


*
Pronti a Tutto...
*
28° Capitolo 

 

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Jason Nesbit tiene il volante dell’auto talmente stretto che potrebbe perfino staccarlo. E’ fermo ad un crocevia, con le labbra strette attorno a quella famosa sigaretta spenta che si porta sempre dietro…
Ho scelto un gran bel momento per smettere di fumare! 
Dopo aver lasciato il dottor Jensen a casa sua, ed essersi assicurato sui turni di guardia, ha ricevuto una specie di telefonata in codice.
Aspettami al crocevia di Every Street e chiama un paio dei tuoi uomini, qualcuno di cui ti fidi come te stesso e… non fare domande… ne va della vita di Beckett.
Il detective Javier Esposito gli ha detto queste esatte parole e, senza dargli il tempo di ribattere, ha chiuso la telefonata.
Ma è mai possibile che, da quando hanno trovato Beckett accanto a quel cadavere, non ho avuto più un attimo di tregua? Cosa significa quella frase?
E quel non fare domande lo ha innervosito parecchio. La cosa più assurda è che ha fatto esattamente come gli è stato detto da Esposito al telefono. Ha chiamato tre dei suoi uomini più fidati e adesso è fermo davanti a quello stupidissimo incrocio ad aspettare un altro poliziotto, nonché suo buon amico, sicuramente ancora per poco, senza sapere perché e non può fare a meno di essere teso. Il tono di Esposito lo ha preoccupato… no, di più, lo ha allarmato.
Che significa ne va della vita di Beckett? Sanno dov’è? L’hanno rintracciata!? E perché sono fermo qui come un idiota? Non fare domande ha detto! Facile per lui dire di non fare domande, io invece di domande ne ho anche troppe e… maledizione voglio tutte le risposte!
Batte la mano sul volante, mentre la rabbia s’impossessa dei suoi pensieri e sussulta, quando Esposito bussa al finestrino. Era così intento ad essere arrabbiato, che non lo ha sentito arrivare. Scende immediatamente dalla macchina e comincia con le domande a raffica, ma Esposito lo blocca all’istante, spingendolo dentro l’auto e sedendosi accanto a lui.
-Sbaglio, o ti avevo detto niente domande?-
-Javier, state esagerando adesso. Di che si tratta, tu sai dov’è Beckett?-
Esposito annuisce, Ryan e Stan si siedono sui sedili posteriori guardandosi attorno, come se avessero paura che qualcuno possa uscire da dentro uno dei semafori del crocevia per aggredirli.
-Jason, ascoltami e non interrompermi, non c’è molto tempo. Jim Beckett è stato rapito…-
Nesbit apre la bocca per ribattere, ma il collega lo ferma alzando una mano.
-Jason fidati. Jim Beckett è stato rapito dalla persona che ha incastrato Kate. La vuole fuori dai piedi in ogni modo e sta usando suo padre per trovarla.-
Nesbit è titubante.
-Anche se fosse, lei come farebbe a sapere del rapimento?-
-Perché ha fatto in modo di farglielo sapere e adesso sta andando nella tana del drago, per liberare suo padre. Ci sta andando da sola e di sicuro non uscirà viva da lì, se noi non andiamo ad aiutarla… e se ti stai chiedendo come facciamo a saperlo, beh… devi fidarti, lo sappiamo e basta.-
Nesbit corruccia la fronte.
-Era nascosta a casa di Castle, non è vero? E lui adesso dov’è? Se sapete dove hanno portato suo padre, allora avete anche scoperto l’identità del fantomatico drago?-
I due detective e l’avvocato si guardano e annuisco assieme, ma restano in silenzio. Nesbit è veramente esasperato.
-E cos'è, un segreto di rilevanza nazionale?-
Urla ironicamente, ma i tre uomini seduti nella sua auto, lo guardano seri e spaventati. Lui fa un sospiro.
-Javier, dove dovremmo andare!?-
Esposito indugia qualche secondo, vorrebbe addolcire la pillola, anche perché Nesbit potrebbe non credergli e rifiutare di aiutarli, ma c’è solo un modo di metterlo al corrente: deciso e conciso.
-Alla residenza del governatore!-
Sussurra alla fine.
Nesbit, per la prima volta, resta senza parole, non trova niente d’interessante da dire per ribattere. Si passa la mano tra i capelli, si toglie la sigaretta dalla bocca e la stritola tra le mani. Poi punta il dito davanti alla faccia di Esposito.
-Tu… stai cercando di… farmi credere che… il drago… è Victor Jordan? Il governatore dello stato di New York… il tizio che appare in tv un giorno si e l’altro pure… l’uomo più potente in città dopo il presidente… tu… stai cercando di dire questo?-
Ogni frase è accompagnata dal movimento del dito che batte, con forza, sul torace di Esposito, movimento che diventa più forte, man mano che va avanti con le domande.
-Quindi tu… mi stai dicendo che il governatore in persona, ha fatto rapire il padre di Beckett, perché la vuole uccidere? Tu mi stai dicendo che Beckett sta andando a casa del governatore per… PER FARE COSA?-
Finisce la frase a voce alta, portando le braccia in aria, pieno rabbia.
-Per farsi ammazzare, perché Jordan non la lascerà mai libera, né lei, né suo padre.-
-Tu sei pazzo Javier, voi siete pazzi, tutti quanti… avete delle prove che avvalorano la vostra teoria?-
Nessuno risponde e Nesbit scende dalla macchina. Si china all’interno dallo sportello aperto e punta ancora il dito su Esposito.
-Secondo te, dovrei presentarmi a casa del governatore, fare un’irruzione… e poi? Qui non si tratta solo di perdere il lavoro Javier, qui si tratta di finire in galera per calunnia contro il potere della città.-
-No Jason, qui si tratta di salvare Beckett ed assicurare alla giustizia un criminale. Credimi Jason, Jordan è colpevole, non te lo posso dimostrare adesso, ma è lui il drago. Lui ha ordinato la morte della madre di Beckett e lui si è macchiato di tutti gli altri omicidi, anche quello di Montgomery e non sappiamo nemmeno quante e quali siano le persone al suo servizio, non possiamo avvertire nemmeno il nostro comando, non sappiamo di chi fidarci, però mi sto fidando di te, Jason! Abbiamo bisogno del tuo aiuto e dobbiamo sbrigarci.-
Nesbit vede arrivare l’auto con a bordo i tre colleghi che ha contattato, quando si fermano, abbassano il finestrino e lui si avvicina. Guarda Esposito dritto negli occhi. Qualche ora prima ha pensato che questa storia è stata assurda fin dall’inizio e continua a pensarlo. Fare irruzione in casa del governatore e senza nessuna prova materiale, significa veramente finire in prigione. Per 13 anni hanno cercato questo criminale e niente e nessuno li ha mai indirizzati a lui, forse perché era troppo coperto e potente. Questa storia è troppo assurda, ma proprio per questo, credibile. Fa un sospiro e si appoggia allo sportello.
-Ragazzi non fate domande. Dobbiamo fare un’irruzione silenziosa e senza autorizzazione in un posto. Sappiate solo che per questa cosa potreste trovarvi nei guai, grossi guai, perciò vi potete anche rifiutare.-
I ragazzi si guardano l’un l’altro, poi uno di loro annuisce e si volta a guardare Nesbit.
-Noi siamo con te capo, nel bene e nel male. Che dobbiamo fare?-
-Per ora venitemi dietro, al buio ed in silenzio, luci e sirene solo su mio ordine, comunicheremo soltanto con i telefoni, contatto radio completamente spento, intesi?-
I tre annuiscono e Nesbit sale in macchina assieme ad Esposito.
-D’accordo Javier, hai la mia vita, la mia carriera e anche quella dei miei uomini nelle tue mani. Spero davvero che ne valga la pena.-
-Se tutto va come deve Jason, tu diventerai capo della polizia, dopo questa sera.-
Nesbit si mette un’altra sigaretta spenta tra le labbra e mentre mette in moto, sorride.
-Peccato che anche nell’ufficio del capo della polizia sia vietato fumare!-

-Brooks! Tutto bene là fuori?-
-Si signore, tutto a posto. Ho sentito i ragazzi meno di cinque minuti fa, nel parco è tutto tranquillo.-
-Bene Brooks, i nostri ospiti dovrebbero presentarsi all’ingresso tra non molto, mi raccomando, occhi aperti.-
-Tutto sotto controllo signore, non si preoccupi.-
Lucas appare più tranquillo dopo aver parlato con la guardia in sala video, anche se continua a fare avanti e indietro per tutto lo studio.
-Lucas, amico mio, non capisco perché sei così nervoso, non è la prima volta che concludiamo un affare.-
-Questo non è un affare come tutti gli altri Victor, qui non ne va solo della nostra reputazione, ma di quella di mezza città. Non si tratta soltanto di perdere tutto e finire in galera. Se alcuni dei nostri soci scoprissero l’esistenza di quei documenti, tu ed io saremmo morti, te ne rendi conto non è vero?-
Victor Jordan sa perfettamente che le parole di Lucas sono sacrosante, sa perfettamente che alcune delle persone con cui fa affari non sono, quello che si dice, raccomandabili, di certo non fanno parte della cerchia d’elite del governatore, ma per ficcare un proiettile in mezzo alla fronte a qualcuno, senza fare domande e  senza battere ciglio, sono davvero impagabili.  Lucas è così preoccupato, che ha chiamato la guardia di sicurezza tre volte nel giro di mezz’ora e Victor comincia a non sopportarlo.
-Ora basta Lucas. Non contattare più Brooks, se dovessero esserci problemi, sarà lui stesso ad avvertirci. Beckett non farà niente per mettere in pericolo la vita suo padre, tra meno di un’ora lei e lo scrittore saranno qui e puoi essere sicuro che porteranno i documenti con loro.-
Brooks osserva con gli occhi sbarrati il dito che preme il pulsante per interrompere la ricezione audio, sposta gli occhi lateralmente, per cercare di vedere il viso della persona che gli stringe il braccio attorno al collo impedendogli di muoversi, ma l’unica cosa che riesce a scorgere da quella angolazione, è una ciocca di capelli, che oltretutto è attaccata alla sua faccia.
Era entrata dalla cucina, in silenzio, come un kamikaze pronto a tutto. Non aveva sentito suonare nessun allarme, ma questo non significava niente, poteva esserci un allarme silenzioso. La guardia di sicurezza fuori le aveva detto che la sala video era al primo piano. Aveva teso le orecchie, ma non sentendo nulla, si era avviata verso la scala, che si trovava appena fuori dalla cucina. Al primo piano, la porta socchiusa, le aveva mostrato una consolle con quattro monitor, controllati da un uomo che, seduto di spalle, mangiava un panino. Era entrata piano, stava per colpirlo, quando aveva sentito la radio gracchiare e la voce di qualcuno chiedere se era tutto a posto. Brooks si era accorto di avere qualcuno alle spalle, ma prima che potesse agire, Beckett lo aveva bloccato mettendogli il coltello alla gola, facendo cenno di rispondere.
-Attento a quello che dici!-
La guardia aveva risposto per bene a tutte le domande alla radio e Beckett aveva lasciato la ricezione accesa, ascoltando attentamente le parole del governatore e del suo braccio destro. Non avevano nessun sospetto che lei fosse già dentro la casa.
Sorride tra se, sospirando di sollievo e allunga la mano libera per spegnere la ricezione.
-Però! Sei un grande attore Brooks, hai mai pensato di frequentare una scuola di recitazione?-
L’uomo resta immobile, suda copiosamente perché il coltello attaccato alla gola lo sta letteralmente tagliuzzando alla destra del pomo d’Adamo. Riesce a vedere il sangue attraverso il riflesso di uno dei monitor che mostra una parte buia del parco.
-No, davvero? Sai, io ho delle conoscenze nel campo. Se dovesse interessarti, fammelo sapere, potrei mettere una buona parola per te.-
L’uomo continua a non muoversi, sembra quasi mummificato e Beckett stringe il coltello ancora più a fondo.
-Bene Brooks, sei stato davvero bravo, l’amico del governatore sembrava tranquillo, ti meriti un regalo.-
Lo colpisce improvvisamente alla testa con il calcio della pistola e ammanetta anche lui. Carica la pistola, nasconde il coltello all’interno dello stivale e si dirige al piano di sotto.
 
Nello stesso momento il display del cellulare di Castle s’illumina sul sedile passeggero dell’auto, lo controlla mentre continua a guidare e legge il messaggio di Ryan: ‘Non fare niente di pericoloso, aspettaci fuori, stiamo arrivando.’
Lo getta di nuovo sul sedile. Gli occhi sbarrati piantati davanti a se, ormai è buio e la strada per arrivare alla residenza di Jordan è piuttosto solitaria e poco illuminata. Tiene lo sguardo sulla striscia bianca in strada, la segue perfettamente e a velocità sostenuta, ma la verità è che non vede nulla di ciò che passa davanti ai suoi occhi. L’unica cosa che riesce a vedere è Kate in un lago di sangue con un coltello in corpo, proprio come sua madre.
Come ho fatto ad essere così stupido? Come ho fatto a non pensare che non si sarebbe fermata davanti a niente e soprattutto che avrebbe comunque voluto proteggermi…
Si porta la mano alla nuca, gli fa molto male, scuote la testa e continua a premere il piede sull’acceleratore. Per poco non lo ammazza, ma avrebbe preferito così, piuttosto che portarselo dietro e…
E io sono stato un dannatissimo idiota a non capirlo…
Il telefono s’illumina ancora, Ryan lo sta chiamando, forse per assicurarsi che non faccia colpi di testa, ma lui lo lascia squillare. Non può rispondere. Non vuole rispondere. Non vuole essere fermato. L’unica cosa che vuole è salvare Kate, vuole assolutamente arrivare in quella casa e… portarsela via a qualunque costo… viva!



Continua...


Angolo di Rebecca:

Nesbit è un grande... io gli permetterei di fumare
Kate è dentro, fa pure la spiritosa e...
e Rick... 
oh, non preoccupatevi, tra un pò arriva anche lui! :(

  
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