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Autore: AnGeL_DrEaMeR    16/07/2012    1 recensioni
Clary, stava seduta su uno dei letti dell'istituto, pensando a tutto quello che era successo in quelle settimane. La scoperta che Jace non era suo fratello, l'alleanza tra Nephilim e Nascosti grazie alla sua runa, la sconfitta di Valentine, la grande festa per la vittoria... Sentì bussare, ma non alla porta, alla finestra. Sapeva benissimo chi era. Tornando alla realtà andò ad aprire, ed una ventata d'aria fresca la investì.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si lo so. Sono in ritardo. Ma questo capitolo è stato un parto. Quindi spero niente pomodori addosso per questo. (^_^)" Comunque spero che vi piaccia. Naturalmente se notate qualche errore, non solo a livello grammaticale, spero che mi avvertiate. E accetto volentieri anche critiche.
Detto questo vi lascio al capitolo. Bye bye.

 



                                          LA PAURA PIù GRANDE

Jace stava camminando da almeno un’ora per quei corridoi. Di quel dannato fiore non si vedeva l’ombra. Il ragazzo stava perdendo la pazienza.
Svoltò per l’ennesima volta per un corridoio poco illuminato dalla luce che filtrava dalla roccia. Si vide riflesso sulle pareti della caverna. La tensione costante di quei giorni aveva lasciato su di lui il segno. Il suo viso era livido, e dimagrito. Aveva delle occhiaie evidenti, segno delle stanchezza accumulata. La sua postura era rigida dal nervosismo…
Jace distolse lo sguardo dal suo riflesso. E non si accorse della figura che silenziosamente, quasi fosse fatta d’aria, si stava avvicinando alle sue spalle.
Lo Shadowhunter sentì appena un respiro lievissimo dietro di sé. Provò a girarsi ma era troppo tardi. Il buio lo assalì…
 
 
Quando rinvenne qualcuno lo stava scuotendo. Jace spalancò gli occhi ritrovandosi davanti Alec.
“Jace? Jace!” disse ancora scuotendolo.
“Alec smettila sono sveglio.” disse Jace allontanando malamente l’amico.
Lui gli sorrise.
“Meno male. Pensavamo che non ti saresti più svegliato!”
“Ma cosa mi è successo?” chiese.
Nel suo campo visivo comparve Izzy che disse “Non lo sappiamo, ti abbiamo trovato svenuto mentre ti cercavamo.”
“Devi essere inciampato in qualche roccia.” suppose il vampiro.
Jace si sentì un po’ offeso. “Io non inciampo come un qualsiasi mondano, vampiro. Dovresti saperlo. No. Qualcosa mi ha attaccato.”
Un sorriso accondiscendente spuntò sul viso di Simon “Certo. Noi non abbiamo visto niente, ma se è quello che credi deve essere vero.”
Jace lo guardò a bocca aperta. “è la verità! Stavo cercando il fiore quando qualcosa mi ha attaccato alle spalle. Deve essere ancora qui intorno…” ribatté Jace alzandosi e guardandosi interno. Sentì uno strano bruciore nel braccio, e la testa gli girava un po’.
“Jace.” disse Alec stringendogli la spalla. “Tranquillo qui intorno non c’è niente. Ora è meglio andare.” continuò sospingendolo.
“Giusto. Dobbiamo trovare il fiore al più presto.” disse  Jace confuso.
Per un secondo restarono in silenzio. In loro c’era una strana immobilità, ma durò solo un istante. Jace batté le palpebre. Se l’era immaginato, no?
Alec sorrise ancora “Jace noi il fiore l’abbiamo già trovato.”
Il ragazzo sgranò gli occhi. “Cosa? E perché non me l’avete detto?” chiese.
“Ah non importa. Mi spiegherete dopo. Ora dobbiamo tornare alla nave.” disse sorpassandoli. Loro lo seguirono silenziosi.
Ancora una volta Jace non notò i strani sorrisi che si rivolsero i suoi amici, mentre camminava verso l’uscita delle grotte.
 
Passarono un paio d’ore dal risveglio di Jace nelle grotte. Il ragazzo si sentiva addosso una strana stanchezza.
Chissà, forse visto che finora era stata la tensione e la paura costante di non trovare il fiore a tenerlo vigile, ora che l’aveva stava cominciando a sentire la stanchezza.
Ma non si spiegava il bruciore al braccio destro.
Esattamente dov’era la runa che gli aveva tracciato Clary…
Il viaggio di ritorno fu stranamente tranquillo. Nella foresta sembrava che tutti i demoni/animali fossero scomparsi. Era assurdo. Il bosco sembrava morto.
No, sembrava irreale. Come le immagini che fanno da sfondo in un sogno. Le vedi, ma se ti concentri sembrano finte, solo frutto dei ricordi.
Ecco! La foresta sembrava il ricordo di quella che aveva attraversato.
Senza che se ne accorgesse arrivarono alla spiaggia.
Jace non capiva perché sentisse addosso quel disagio mai provato prima.
Tutto, anche la nave, sembrava finto…
Scacciò quei pensieri, attribuendoli alla stanchezza. Andò a dormire. La notte passò come un istante, una notte senza sogni, e senza di lei.
 
Era lì. Di fronte l’istituto. Jace sentì lo stomaco contorcersi. Il gruppo entrò nell’edificio, lì nella biblioteca trovarono gli altri. Robert e Maryse, Luke e Jocelyn, e persino Maia.
Al loro arrivo Jocelyn si alzò dalla poltrona in cui era seduta.
“Meno male, siete arrivati. Clary è peggiorata, molto.” disse avvicinandosi.
Il cuore di Jace fece una capriola. “Cosa le è successo? Quanto si è aggravata?”
Senza una parola di più corse all’infermeria. Clary era lì, pallidissima, attaccata a dei tubi e ad un respiratore, c’era persino una macchina che controllava il battito. Nella stanza regnava il silenzio, rotto dal bip della macchina.
Jace si ricordò di quella volta che era andato a trovare Jocelyn con Clary. Gli sembrò di essere finito di nuovo in quella camera di ospedale. Solo che quella volta, aveva davanti una perfetta estranea.
Ora davanti a lui, ad un passo dalla morte c’era l’amore della sua vita.
“Non c’è più niente da fare Jace.”
Lo Shadowhunter si voltò incontrando lo sguardo della madre di Clary.
“No. Come puoi dire una cosa del genere? Lei è tua figlia. Dovresti fare il possibile per salvarla!” quasi urlò Jace.
“Il veleno ha raggiunto i polmoni e… è quasi arrivato al cuore.” disse con voce atona. “Ormai è questione di minuti.”
“N-No. Non può…” balbettò Jace voltandosi.
“Arrenditi. Ormai è finita.”
Appena pronunciò l’ultima sillaba, i bip della macchina si fecero più veloci e acuti. Di colpo la stanza era affollata. Magnus e Maryse si avvicinarono a Clary.
Jace era come pietrificato. Gli sembrava di guardare la scena attraverso un vetro sfocato.
Vide Magnus che creava incantesimi su incantesimi per fermare l’attacco di cuore. Poi provare con un massaggio cardiaco. Jace guardava, come in trans. Non sentiva niente, solo un vuoto. Sentì di sfuggita la voce di Magnus che diceva di portare il fiore. E vide Simon che lo teneva in mano. Sembrava una rosa d’acciaio, che mandava bagliori opachi. D’improvviso, come in un documentario sulla natura, il fiore cominciò a seccarsi, e presto era solo un ammasso di foglie marce nella mano del vampiro.   
Quando Jace di riprese dalla trans, era calato il silenzio, tutti erano immobili.
Il ragazzo guardò Clary, ormai senza più respiratore o tubi. Ferma, inerme… morta.
Jace sentì le proprie ginocchia cedere. La sensazione di vuoto finì, e cominciò il dolore. Infuocato, devastante, proprio al centro del petto.
Avrebbe fatto di tutto per estinguerlo, si sarebbe anche strappato il cuore dal petto, se avesse potuto. Ma non poteva. E il dolore continuava a irrompere dal suo cuore traditore. Aumentava di secondo in secondo, diventando un incendio distruttore.
In silenzio, ad uno ad uno, gli altri cominciarono ad andarsene. Ma lo Shadowhunter neanche se ne accorse. Continuava a fissare il corpo su quel letto.
Molto lentamente si alzò, e si avvicinò alla ragazza.
“Clary…” sussurrò appena.
Le toccò il viso. Era gelida. Era morta.
E al dolore, si aggiunse la disperazione. Disperazione che gli tolse il respiro, che gli impedì di urlare il suo dolore.
Perché era quello che voleva fare.
Voleva urlare a squarcia gola, voleva urlare la sua angoscia, il suo dolore, ma soprattutto il suo senso di colpa. Perché si sentiva in colpa. Perché non l’aveva protetta, non l’aveva salvata.
È tutta colpa mia.Era l’unica frase sensata che gli girava nel cervello.
Crollò di nuovo a terra, sentì gli occhi inumidirsi. Ormai era prossimo alle lacrime. Chiuse le palpebre, ancora crogiolandosi nel suo dolore. Non seppe quanto tempo passò.
Poi…
Jace.
Il ragazzo alzò la testa. Era la voce di Clary. Ne era sicuro, ma lei era immobile. Non poteva aver parlato davvero.
Stava forse impazzendo?
Jace. Di nuovo un sussurro. Ma non veniva dal corpo di Clary…
Lo Shadowhunter si voltò. Nella parete opposta del letto c’era un lungo specchio. Si avvicinò lentamente.
Lo specchio gli rimandò la sua immagine e quella di Clary accanto a lui. A Jace venne un colpo. Si voltò di scatto, però Clary era ancora…
Guardò di nuovo verso lo specchio.
Lei era lì, che lo guardava, adesso la sua immagine prendeva tutto lo specchio.
“Clary… ma come? Sei davvero tu?” sussurrò.
La ragazza annui. Si Jace, sono io.
“Oh Clary. Mi dispiace tanto! Io non ce l’ho fatta. Non sono riuscito a salvarti” disse  disperato. “Ho fatto il possibile, e ora sei morta. È tutta colpa mia. Solo colpa mia.”
Jace abbassò lo sguardo, aveva la vista appannata, e non solo dalle lacrime, sentiva il corpo pesante e il dolore al petto bruciava peggio di qualsiasi inferno. E poi c’era quel bruciore al braccio…
Jace. La voce di Clary gli fece alzare lo sguardo. Quello che vide gli fece perdere un battito. La ragazza lo stava guardando con un odio che non aveva mai visto sul suo volto. Un odio che, era sicuro, lei non avesse mai provato, neppure per Valentine.
Hai ragione. È tutta colpa tua.
Queste poche parole lo colpirono come un pugno.
“Clary, se mi odi te ne do tutte le ragioni, ma…” non riuscì a finire che Clary lo interruppe.
In questo caso non c’è problema, no? Perché ti odio, per quello che mi hai fatto. Avresti dovuto proteggermi, tenermi con te, e invece mi hai dato in pasto a Jonathan!
Jace impallidì, il suo cuore batté più veloce.
“Tu mi odi?” chiese con un filo di voce.
Certo che si. Forse non potevi prevedere che mi avrebbe portato via. Però non sei neanche riuscito a portare uno stupido fiore fin qui. Clary fece una pausa fissandolo. Solo questo bastava, un fiore. E non sei neanche riuscito a portarlo fin qui integro. Mi hai lasciato morire.
“Non è vero! Ho fatto tutto il possibile per salvarti!”
Ma a quanto pare non è stato sufficiente. Quando sei arrivato mi hai lasciato morire senza fare alcunché. Sei rimasto fermo imbambolato.
Il cuore di Jace accelerò i battiti, gli girava ancora di più la testa. Sentiva come se una strana nebbia si fosse insinuata nella sua testa, confondendogli le idee. Non capiva cosa stava succedendo. E il braccio gli faceva un male cane.
“Io non”
Zitto! Gli urlò Clary. Adesso non c’è più niente da fare. Sono morta. Sono morta Jace, lo capisci. E ora… sono in trappola.
“In… trappola?” chiese appena. Jace si sentì cedere le ginocchia. Non riusciva a pensare a niente. Solo alle parole di Clary che gli rimbombavano in testa.
Si Jace in trappola. Ora sono bloccata in una via di mezzo, tra il mondo dei vivi e quello dell’aldilà. Ed è colpa tua.
“C-Colpa mia?” sussurrò sgomento.
Si, tua. È l’odio che provo per te che mi blocca qui. Tu ti sei preso la mia vita, e ora anche la mia pace!
“Io n-non v-volevo.” balbettò.
Non volevi? Ma è lo stesso quello che hai fatto! Mi hai condannata a questo limbo eterno!
“Mi dis-dispiace. I-Io…”
Ti dispiace? Chiese Clary con sguardo disgustato. Jonathan aveva detto bene quando ti ha quasi ucciso. Sei soltanto una cosa patetica e lamentosa. Non sei degno neanche di essere chiamato persona.
Nella testa di Jace scattò qualcosa. Anche se si sentiva la testa girare, alzò gli occhi su di lei. Clary lo stava ancora guardando con odio. Incrociò il suo sguardo.
“Come fai a sapere cosa mi disse quella volta?” chiese.
La ragazza lo guardò confusa. Lentamente la nebbia nella testa di Jace si diradò.
“Non ti ho mai raccontato quello che Jonathan mi disse quel giorno” disse Jace, lentamente il cuore smise di accelerare i battiti, tornando calmo e regolare.
La testa di Jace non girava più. Sentiva ancora il corpo pesante e il dolore al braccio, ma almeno era lucido. Poi qualcosa che il ragazzo fino a quel momento non aveva notato gli balzò in mente.
“E prima Simon come ha fatto ad entrare? È un vampiro, non può stare su un terreno consacrato come l’istituto.” disse alzandosi in piedi.
La Clarynello specchio lo guardava impassibile. Muta.
Jace affilò lo sguardo. “Chi sei tu?”
La ragazza lo guardò stupita. Sono Clary.
“No. La mia Clary non mi avrebbe mai detto quelle cose. Lei si è sempre preoccupata degli altri. Lei ha cercato di non farmi andare alla ricerca del fiore, perché non voleva che mi facessi del male. Lei non mi avrebbe fatto una colpa per quello che è successo. E soprattutto lei non mi odiava. Lei mi amava, tanto da impedirmi di andare a rischiare la vita” Jace prese fiato. “Quindi te lo richiedo: Chi. Sei. Tu?”
La figura nello specchio sorrise e cominciò a mutare. Pian piano le fattezze di Clary scomparvero.
Chi sono? Sono la tua paura più grande.
Jace sentì una fitta di paura. Lo specchio cominciò a mutare, sembrava qualcosa di vivo. Si ingrossò e si rimodellò, riluceva di una strana luminosità, come… come nelle grotte. Solo che ora non mandava bagliori violetti, ma rossi.
La cosa che era lo specchio prese la forma di un essere a quattro zampe, con una lunga coda, sembrava… una volpe!?
Di colpo Jace capì cosa poteva avere davanti, si disse che era impossibile, ma tentò ugualmente.
“Tu sei un demone Kitsune, non è vero?” chiese lo Shadowhunter.
Il demone sembrò ridere, era un rumore così strano che Jace non ne era sicuro.
Complimenti giovane Shadowhunter, mi hai scoperta.
Il ragazzo scosse la testa. “Questo è impossibile. Vi eravate estinti da secoli. Non puoi essere davvero un demone Kitsune.”
Dalla cosa che prima era uno specchio, cominciarono a crescere peli rossi. E cavolo! Ora si era ingrandita quanto un armadio.
E invece lo sono. Mentre le mie sorelle andavano in giro per il mondo (a farsi sterminare), io sono rimasta sempre qui, da quando sono arrivata in questo mondo. Sembrò quasi scrollare le spalle, in un tipico gesto umano. Poche volte ho girato questo mondo. Di un po’ c’è ancora la santa inquisizione? Non vorrei che mia figlia abbia qualche rogna, a appena 930 anni.
Jace scosse la testa. “Quindi per tutti questi secoli sei stata tu a uccidere chi veniva per il fiore d’argento?”
Se non moriva prima durante il cammino fin qui… disse il demone con leggerezza. Poi lo guardò con guardo incuriosito. È da tempo che non mi capitava qualcuno che mi resistesse così a lungo. A quest’ora avrei già dovuto succhiarti la vita da quel tuo debole corpo umano. Ma qualcosa ti protegge. Invece i tuoi compagni stanno quasi per soccombere. Cosa hai tu di speciale?
A quelle parole Jace sobbalzò. “I miei compagni” sussurrò.
Lì ho presi poco prima di te. Ormai stanno per cedere alle loro paure. Disse il demone sogghignante. Ma ora basta parlare. Sai ho un certo appetito, è da più di 3 secoli che non mi capitano dei Shadowhunters.
Detto questo il demone lo attaccò Jace scartò di lato. Il demone sbatté contro la parete, per poi riattaccare quasi immediatamente. Jace fece il possibile per distanziarsi, ma aveva ancora il corpo pesante. Non riuscì a evitare l’attacco del tutto, e il demone gli azzannò la gamba. Il dolore fu immediato, ma riuscì a colpire con un pugno un occhio del Kitsene, che lasciò andare la presa sulla sua gamba sanguinante.
Rifletti Jace rifletti. Si disse. Come posso fare.
Il ragazzo portò alla mente quello che sapeva su quel tipo di demone.
È un demone volpe, si trasforma in delle ragazze o anche degli oggetti, la coda può diventare di fuoco…
E nel momento esatto in cui lo pensò, la coda del demone prese fuoco.
“Ma porca…” si mise a imprecare schivando i colpi come meglio poteva con la gamba dolorante. Doveva assolutamente trovare un’arma. Ma quelle che aveva, le aveva tolte quando era entrato all’istituto. Aveva con sé solo lo Stilo. Si costrinse a pensare una soluzione.
Avanti Lightwood, cos’altro sai sul demone?
Entra nei sogni, ha la capacità di piegare il tempo, e ha l’abilità di creare illusioni…
Creare illusioni. Creare illusioni. Era intrappolato nell’illusione del demone.
Il dolore al braccio destro superò per un istante quello della gamba. E a Jace venne in mente un’idea. Aveva bisogno solo di qualche secondo.
Si guardò intorno, si trovavano ancora nell’infermeria dell’istituto. Adocchiò una lampada. Non era molto, ma con un po’ di fortuna…
Lo Shadowhunter la afferrò e, ignorando la gamba ferita, balzò verso il demone, lanciandogli la lampada in un occhio. Mentre il demone si dimenava, Jace si inginocchiò scoprendosi il braccio e prendendo lo Stilo. Più in fretta che poté ricopiò la runa di Clary su pavimento. Se lei gliela aveva data, doveva esserci un motivo in più. Doveva avere fiducia in lei. Clary lo avrebbe protetto.
La runa si illuminò di una calda luce dorata, che avvolse tutta la stanza, facendo pian piano scomparire ogni cosa.
Ora Jace non sentiva più il corpo pesante, si sentiva leggero, il dolore alla gamba e al braccio era sparito.
Nooo! Che cosa hai fatto insignificante insetto!?
La luce dorata divenne troppo forte, e Jace fu costretto a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì era nelle grotte dell’Isola Perditionis. Si alzò di scatto, anche se si rimediò un capogiro.
Davanti a lui il demone Kitsune si lamentava. Dalla coda spuntavano dei rami che si poggiavano sulle tempie dei suoi amici.
Evidentemente il demone era ancora occupato con loro. Prese la sua spada angelica, e velocemente la evocò. La luce della spada, illuminò i visi dei suoi compagni rendendoli ancora più pallidi di quel che erano.
Jace vide il demone muoversi, tentava di svegliarsi. Velocemente balzò su di lui e lo trafisse. Immediatamente i rami si staccarono dalle tempie dei suoi amici. E il demone si svegliò urlante di dolore, il sangue nero si riversò sulla sua pelliccia fulva. L’ultimo grido di dolore che emise, prima di scomparire, si concluse in un gorgoglio di sangue.
Jace cadde a terra privo di forze. Si permise un paio d’ore di sonno, prima di occuparsi dei compagni, che, aveva controllato, erano ancora vivi.
Al risveglio Jace si sentì un po’ meglio. Alzando lo sguardo si guardò intorno, e lì la notò. Una pianta, poco distante dal punto in cui era scomparsa la Kitsune, si ergeva maestosa. Il suo tronco era nero come la pece, ma le foglie erano bianche, e poi c’erano i fiori. Tantissimi fiori color argento puro, che riflettevano la luce delle grotte, rimandandola in raggi argentati.
Il fiore d’argento. L’aveva trovato.
Il sollievo attraversò il corpo di Jace. Ora doveva solo svegliare i compagni. Per quello gli ci vollero 20 minuti buoni. Ma alla fine stavano bene, il demone non era riuscito a succhiare interamente la loro energia vitale.
Finalmente avevano il fiore.
Potevano ritornare a casa.  
  




Ecco qui! Finalmete Jace dopo tante difficoltà è riuscito a raggiungere il fiore. Ora può tornare dalla sua Clary. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Per quanto riguarda il demone Kitsune. Beh, è stato difficile trovare un demone con le caratteristiche che cercavo, e questo demone della cultura giapponese si ci avvicinava molto. Se volete saperne di più questo è il link:http://it.wikipedia.org/wiki/Kitsune
Beh cosa posso aggiungere di più?
Al prossimo capitolo! Baci Angel_Dreamer
 
  
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