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Autore: Karyon    16/07/2012    0 recensioni
Partecipa all “Last night a DJ saved my… fanfiction!” del Collection of Starlight.
«Minerva…»
«Sì, Preside?»
«Si può amare a lungo un desiderio che ci distrugge?»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Partecipa all “Last night a DJ saved my… fanfiction!”(un nome più lungo no, eh? xD) del Collection of Starlight.
Pairing: Dumbledore/McGonagall [Frivolity and Felines ].
Note di servizio: Pairing pescato a caso dalla mega lista ship, ancora una volta. Prima di sapere che Silente fosse gay, questa andava per la maggiore!
Quindi… rispolveriamola!
Il titolo ovviamente riguarda lo “specchio delle brame”.
 
 
« Tutti abbiamo bisogno di qualcuno
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno da amare
Qualcuno da amare »

Everybody needs somebody – Blues Brothers
 
 
Mirror of Erised
La porta si aprì delicatamente, gettando uno spiragli di luce sullo spesso strato di polvere che quasi cancellava l’arzigogolato disegno dell’antico pavimento.
Minerva osservò in silenzio, sebbene sapesse che fosse inutile: Albus Silente aveva sicuramente già notato la sua presenza, forse anche prima che si avvicinasse alla porta per socchiuderla.
Lo specchio delle brame era ancora lì, imponente ma dismesso, con una patina di polvere lungo tutta la superficie un tempo luccicante. Lei non aveva mai saputo di preciso perché fosse stato spostato: quando era arrivato a Hogwarts, il preside aveva insistito perché fosse posto nel suo ufficio – e faceva davvero bella mostra di sé, con le massicce zampe leonine e la cornice che brillava al sole. Eppure, un giorno di tanti anni prima, Gazza le aveva detto che quello specchio era finito lì, tra il caos di un aula dismessa.
Minerva era fin troppo intelligente da non capire cosa davvero era successo, quando Silente si era specchiato; conosceva troppo profondamente il suo cuore e troppo a lungo aveva ascoltato le dicerie sulla sua vita, per non capire. Però non avrebbe mai detto né fatto nulla, perché le cicatrici del cuore non dovevano mai rischiare di essere riaperte prima della completa guarigione.
Lei lo sapeva bene.
Silente era lì, intanto, in religioso silenzio mentre guardava – e chissà se davvero vedeva; con la solita verve che lo caratterizzava, se ne stava seduto sul banchetto sbilenco più prossimo allo specchio, con le mani in grembo, semplicemente.
Passarono altri secondi veloci e silenziosi, poi – quando Minerva cominciò a pensare che fosse il caso di andarsene – l’altro mosse leggermente il capo.
«Minerva…»
«Sì, Preside?»
«Si può amare a lungo un desiderio che ci distrugge?»
La professoressa lo fissò a occhi sgranati, poi tornò a guardare lo specchio «Suppongo… suppongo di sì».
Silente si alzò e diede le spalle a tutto quello, senza esitazione «Chiudi la porta, quando vai. Non voglio che altri studenti come Harry ci si perdano…»
Minerva annuì, mentre la porta già si richiudeva; aveva l’impressione di aver appena vissuto un sogno, tanto erano strane le parole di Silente: lei lo conosceva da anni e anni e, proprio per quello, capiva quanto fossero grevi le sue parole – pronunciate con tanta intima immediatezza.
Nonostante la loro vicinanza, Minerva condivideva con il resto del mondo quella bonaria irraggiungibilità che caratterizzava la figura del vecchio preside.
Certo, poteva supporre che ci vedesse Ariana e Kendra e, perché no, Grindelwald in quello specchio… tuttavia erano tutte voci, tutti sussurri sparpagliati da chissà che fonti, senza che lui si arrischiasse a dire nulla. Quelle poche, irreali parole pronunciate in quell’aula scura, erano ciò ch di più vicino fosse a una mesta confessione di dolore e rimpianto.
Se solo avesse saputo…
Minerva si avvicinò a passi fermi, ma lenti al banco sui cui era seduto poco fa il preside; si guardò intorno una o due volte, forse tre, poi arrischiò uno spostamento giusto al centro della sala.
Un’immagine netta e precisa si disegnò sulla superficie liscia, veloce a sparire quanto lo era stato il suo istinto di fare un microscopico passo indietro.
Sospirò, poi ritornò sui suoi passi: dopotutto si era sempre fregiata di essere una donna coraggiosa e ferma nei suoi propositi; non a caso era una Grifondoro da sempre.
La figura di un Silente un po’ più giovane, dal mantello colorato  e gli occhialetti a mezzaluna, spuntò dallo specchio – giusto sotto la consunta scritta della cornice dorata.
Minerva la lesse interiormente con qualcosa che assomigliava molto alla rassegnazione, poi tornò all’immagine: si può amare a lungo un desiderio che ci distrugge?
L’idea che lo chiedesse proprio a lei, che di un amore quieto e costante si nutriva da anni – un amore che era come lei, cresciuto pazientemente accanto a una figura così eterea e possente – era quasi ridicola.
E Silente… Albus si struggeva di un desiderio, forse di quell’amore che per tanti anni gli aveva impedito di vedere il male che strisciava in tutta la Germania , che lo distruggeva dentro, con lo stesso fuoco di allora, lento ma ben presente come allora.
Tuttavia – Minerva lo sapeva i virtù non solo della propria intelligenza, ma anche della propria infinita esperienza – sapeva che, anche volendo, Silente non avrebbe rinunciato a quei desideri, a quel desiderio, per nulla al mondo.
Un cultore dell’amore come motore dell’universo semplicemente non poteva, anche se faceva male e faceva male da morirne.
«Tutti hanno bisogno di qualcosa da amare, Albus» mormorò Minerva allo specchio silente, prima di allontanarsi lentamente e pacatamente verso la porta e chiudersela minuziosamente alle spalle.
 
 
 
 
   
 
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