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Autore: TheGreatAndPowerfulZael    17/07/2012    2 recensioni
Beh, che dire? Sono due anni che non scrivo in prosa ma solo in poesia, ma finalmente, dopo aver letto una marea di fanfic su Inazuma Eleven fin troppo yaoi per i miei gusti, mi è venuta l'ispirazione, e così inizierò a scrivere fanfic di IE NON yaoi. Spero di riuscire a mettere bene per iscritto tutti i concetti che ho in mente, e ovviamente che la fanfic vi piaccia/solletichi il vostro interesse.
In particolare, questa mia prima fanfic vedrà alcuni personaggi ex-Alius, alle prese con sentimenti forti, durante il loro secondo anno al liceo (high-school) Raimon. La coppia di protagonisti sarà Kiyama Hiroto x Kii Fumiko, cioé Gran (Xene) e Keeve (Kiburn).
Ringrazio tutti coloro che seguiranno la mia fanfic dall'inizio alla fine (anche se al momento non so quanti capitoli fare, né come farla finire).
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1 - MALE D’ESISTERE

 
I due litiganti, nel vedere Hiroto così strano, non riuscirono a continuare, e si guardarono con sguardi interrogativi. Stavano per fiondarsi verso Hiroto, per capire cos’era accaduto, ma l’arrivo del professore bloccò i loro piani. Il professore iniziò l’appello dopo i classici saluti di rito, e l’annuncio che dopo l’appello sarebbero tutti andati nella palestra dove ci sarebbe stato il discorso d’inizio anno, fatto dal preside e dagli studenti di ogni anno che avevano raggiunto il massimo nell’ultima prova dell’anno precedente o nella prova d’ingresso. Sarebbe teoricamente spettato a Hiroto e a Reina fare quel discorso; il professore però, durante l’appello, s’accorse che gli unici due studenti che non avevano risposto erano proprio Kiyama Hiroto e Yagami Reina. Al solo sentire quest’ultimo nome, l’ex capitano della Genesis ebbe un colpo al cuore, mentre Saginuma Osamu diceva al suo compagno di banco, Segata Ryuuichirou: -Non hanno ancora cancellato dall’elenco il suo nome? Eppure dovrebbero sapere che...-
Non fece in tempo a terminare la frase perché Hiroto, scattato in piedi violentemente, gli sferrò un devastante pugno alla guancia sinistra, facendo cadere Osamu dalla sedia. Il rumore riecheggiò in tutta l’aula, e tutti i sussurri si fermarono. Persino il professore fu sconvolto dell’accaduto e non riuscì a proferire parola. Chissà cosa stavano pensando i suoi compagni di classe: Kiyama Hiroto, l’alunno modello, eccellente negli studi e nello sport, economicamente autosufficiente e anche di bell’aspetto, aveva appena steso uno dei suoi migliori amici, Saginuma Osamu, che, avendo perso un anno all’Alius, era anche più vecchio di lui. Osamu alzò lo sguardo massaggiandosi la guancia dolorante e vide il volto di Hiroto. Gli occhi erano completamente iniettati di sangue, e la sua espressione era furente: sembrava un demone con quell’aspetto.
-Non... osare... mai... più... parlare... di... lei...-
Hiroto gettò via la sedia di Osamu, rischiando di beccare in pieno Mamoru che non aveva ancora capito, come tutti, del resto, cosa diavolo era successo ad Hiroto.
-E questo vale per tutti... non siete degni di parlare di Reina! Fatelo e giuro che vi uccido! Me ne vado!-
Prese la sua borsa e uscì dalla classe sbattendo la porta. Incuriositi dal rumore, molti studenti e professori si affacciarono dalle loro classi, ma appena videro Hiroto furente, capirono che era successo qualcosa di grave. Nessuno aveva mai visto Hiroto arrabbiato, figurarsi furioso. I pochi studenti che si trovavano in corridoio gli fecero strada sperando di non essere coinvolti nella sua ira: infatti Hiroto era dell’umore giusto per compiere una strage di proporzioni immani. Solitamente Hiroto era al centro delle attenzioni di tutti: sempre circondato da ragazze spasimanti e da ragazzi che lo odiavano perché portava via tutta l’attenzione del pubblico femminile; ma oggi nessuno osava avvicinarsi.
Attraversò i corridoi, le scale, l’entrata dove si cambiò le scarpe, e tutti si facevano da parte terrorizzati: molto probabilmente erano a conoscenza che lo stato mentale di Hiroto in quei momenti non era dei più stabili. Hiroto uscì.
Nella classe le cose si facevano molto confuse: chi non si capacitava del gesto di Hiroto, chi era completamente confuso dalla situazione, chi non capiva perché Hiroto si fosse infuriato in quel modo. Osamu si rialzò con l’aiuto di Ryuuichirou, e disse: -Ma che diavolo ho detto di tanto grave perché Hiroto...-
Nemmeno stavolta ebbe la possibilità di finire la frase, dato che gli arrivò un ceffone sulla guancia destra: Sumeragi Maki aveva appena colpito il suo ex capitano nell’Epsilon nel punto esattamente opposto  a quello dove aveva colpito l’ex capitano della  Genesis. -Che cosa hai detto? CHE COSA HAI DETTO? Lo sai anche tu che Hiroto non si è più ripreso dalle vacanze estive! LO SAI! Dopo tutto quello che è successo con Reina, cosa avresti fatto tu se fossi stato nei suoi panni???-
Osamu si massaggiò la guancia colpita da Maki, e ragionò: -Mi sa che ho fatto una cazzata colossale, vero?-
Mentre gli ex membri dell’Epsilon avevano questo botta e risposta (letteralmente parlando), Haruya e Fuusuke, non avendo trascorso come gli altri le vacanze estive a Tokyo ma rispettivamente a Okinawa e a Hokkaido, non erano a conoscenza di nulla. Ma, prima che potessero chiedere spiegazioni, Midorikawa Ryuuji spiegò tutto ciò che era successo fra Hiroto e Reina durante quelle vacanze e perché Hiroto non si fosse ancora ripreso da quel terribile periodo. Una volta finita la spiegazione degli eventi, Haruya e Fuusuke si guardarono, poi guardarono Ryuuji e dissero contemporaneamente: -Che cosa???-
Il professore, ancora sconvolto, annunciò che sarebbe stato Ryuuji a fare il discorso per la loro classe, data l’indisponibiltà di Reina e la momentanea follia di Hiroto; mentre Ryuuichirou otteneva il permesso di portare Osamu in infermieria per apportare le immediate cure mediche agli ematomi sulle guance dell’ex capitano dell’Epsilon, un’altra persona era uscita dalla classe e si era affacciata alla vetrata verso il cancello: vide il suo ex capitano uscire dal cancello principale dopo aver dato una fugace occhiata al campo di calcio. Una sola parola fu pronunciata da quella ragazza dai boccoli color orchidea, Kii Fumiko: -Hiroto...-
 
Hiroto era furibondo: non poteva sopportare tutto quello che era successo. Tornò subito a casa, entrando sbatté la porta, si tolse in velocità le scarpe e la borsa, e poi si buttò su divano. Il suo stomaco brontolò: erano già due giorni che non riusciva a mangiare nulla, e parte del suo pallore estremo di quel giorno era probabilmente dovuto a questo; in più, non aveva nemmeno portato un bento per il pranzo a scuola che poteva mangiare in veloctà, quindi si recò in cucina. Mise a cuocere del riso, preparò del misoshiru con una busta istantanea (purtroppo non aveva gli ingredienti per prepararlo a mano: ne dedusse che se per pranzo voleva del misoshiru decente, sarebbe dovuto andare al negozio a prendere gli ingredienti appositi) e prese alcune strisce di carne secca. Una volta cotto il riso, ne versò una buona dose in una ciotola, pose sul tavolo una seconda ciotola con il misoshiru istantaneo e un piattino con la carne secca: tutto d’un tratto, riuscì finalmente a mandar giù tutta la colazione, riacquistando un po’ di colorito. Evidentemente quel pugno gli aveva fatto scattare qualche meccanismo di sussistenza, altrimenti sarebbe morto per inanizione. Guardò la mano con cui aveva tirato il pugno, la destra, e notò che stava sanguinando: evidentemente aveva continuato a stringerla così forte da lacerare la pelle. Si recò al bagno, pulì la ferita e la fasciò. La leggera fasciatura si colorò quasi subito a causa del flusso scarlatto, ma poi si fermò. Hiroto decise di recuperare gli ingredienti per il misoshiru, e anche alcune uova: aveva bisogno di proteine per riprendersi, perciò, oltre al riso e al misoshiru, a pranzo avrebbe mangiato uova fritte. Non ci mise molto ad andare e a tornare, ma la sua attenzione fu rivolta, durante il ritorno, verso un negozio di animali, dove vide un piccolo uccellino librarsi con grazia nell’aria all’interno della sua gabbia: chieste le dovute informazioni, scoprì che quello era un esemplare femmina di Motacilla Fulva, comunemente chiamata cutrettola. Decise che quell’uccellino doveva essere suo, e così fu: comprò l’esemplare, una gabbia piuttosto grande e una buona dose di mangime. Tornò a casa, preparò e mangiò il pranzo, e poi salì al piano superiore, dove si trovava la sua camera: pose la gabbia sul comodino del suo letto a due piazze, poi scese a prendere alcune cose. Tornò su con delle bottiglie di saké decisamente ad alto contenuto alcolico, e si mise nuovamente a guardare la cutrettola: -Ti libri nell’aria senza preoccupazioni, libera da ogni vincolo... mi ricordi una persona a me molto cara... perciò avrai il suo stesso nome... Reina.-
Pronunciate queste parole, andò nel bagno, aprì la cassetta dei medicinali e portò due flaconi in camera. Si specchiò e disse: -Reina... sto arrivando... aspettami.-
Ingoiò il contenuto dei due flaconi e poi iniziò a bere saké, ubriacandosi, mentre osservava Reina volare.
 
A scuola, dopo il folle gesto di Hiroto, tutto era nel caos più totale. I discorsi furono rimandati alla settimana seguente, tutti gli studenti e gli insegnanti furono aggiornati sulle ragioni di quel gesto dal preside e da alcuni amici di Hiroto. Ci volle molto impegno per bloccare Mamoru, il quale voleva andare a prelevare Hiroto a forza e portarlo a giocare a calcio, seriamente convinto che l’avrebbe fatto stare meglio: Gouenji Shuuya, Fubuki Shirou, Nagumo Haruya e Suzuno Fuusuke riuscirono a malapena a fermare Mamoru, finché non riuscirono a calmarlo chiudendolo a chiave dentro un magazzino pieno di palloni da calcio. Era la prima volta che quei quattro lavoravano assieme, e ci erano riusciti per il bene di Hiroto: nessuno sapeva cosa sarebbe capitato se Mamoru non fosse stato fermato. Osamu intanto teneva il broncio perché aveva capito di aver fatto una cazzata colossale e soprattutto perché era stata maki a farglielo notare. Ma quando Fumiko annunciò che finite le lezioni sarebbe andata da Hiroto, tutti ammutolirono (meno Mamoru che stava sguazzando nei palloni e i suoi quattro sorveglianti preoccupati per la salute, fisica e mentale, di Hiroto). Non ci fu verso di farle cambiare idea, ma alla fine tutti si convinsero che lei era persona che più era adatta a confortare Hiroto e al dissuaderlo dal fare altre cose avventate, dato che lei era la migliore amica di Reina.
 
Terminate le lezioni, Fumiko si fiondò verso la casa di Hiroto, trovando il cancello aperto. -Strano.- Bussò alla porta, ma bussando la porta si aprì: era aperta anche quella. -Ma che diavolo succede qui?- Preoccupata per Hiroto, Fumiko controllò il piano terra, ma lì tutto era a posto; ad un certo punto però sentì il canto di un uccellino, e ad orecchio si recò nella stanza dalla quale proveniva. Aprì la porta e vide che era la camera di Hiroto. Con orrore notò le varie bottiglie di saké e i due flaconi di medicinali vuoti: li raccolse e lesse i componenti chimici, una cosa da niente per una ex allieva dell’Alius. -Barbiturici? Hiroto che cazzo fai???-
Si gettò sul letto di Hiroto, girando il ragazzo in posizione supina, e gli prese il polso: totale assenza di battito. Subito iniziò a praticare il massaggio cardiaco, e continuò fra le lacrime finché Hiroto non tossì e sputò fuori un fiotto di saliva. -Hiroto, cosa cazzo avevi intenzione di fare???-
A queste parole seguì un ceffone, mentre Hiroto, ancora sotto l’effetto del letale mix di alcol e calmanti, disse: -Hai mai conosciuto il male d’esistere? Se non l’hai mai conosciuto, perché mi hai fermato?-
-Eh? Cosa stai dicendo? Sei ubriaco, lascia stare...-
-NO CAZZO. PERCHÉ MI HAI FERMATO?? PERCHÉMI HAI RIPORTATO QUI??-
-Hiroto, io...-
-POTEVO RAGGIUNGERE REINA E STARE PER SEMPRE CON LEI!!!-
-REINA È MORTA, NON POSSO PERMETTERE CHE TE NE VADA ANCHE TU!-
-DIMMI IL PERCHÉ!!!!-
-PERCHÉ TI AMO BRUTTO IDIOTA!-
Fumiko si gettò su Hiroto e le labbra di lei si posarono su quelle di lui. Il primo bacio di lei. Dagli occhi color lilla della ragazza ora sgorgavano fiumi di lacrime, mentre gli occhi verde smeraldo di Hiroto erano completamente persi dal miscuglio di emozioni che ora si stava creando nel suo cuore. Tutti i suoi ricordi di Reina, tutti i suoi sentimenti per lei, stavano lentamente scemando, lasciando un ricordo agrodolce, mentre una sola immagine si formava all’interno della mente del ragazzo: Fumiko.
-Scusami Hiroto... in fondo tu sei ancora legato a Reina... non avrei dovuto farlo... mi dispiace... perdonami...-
Fumiko stava arretrando per andare via, ma Hiroto le afferrò un braccio e la tirò a sé. Ora erano i suoi occhi a produrre lacrime, mentre abbracciava Fumiko.
-Hai ragione tu, Fumiko... Reina ormai non c’è più... non posso vivere nel passato, nel ricordo... Reina non lo vorrebbe. Ora ho ritrovato una ragione nella mia vita... ma promettimi una cosa, Fumiko.-
-Cosa?-
-Non andartene mai. Ti prego, non lasciarmi mai solo.-
Prima che Fumiko potesse rispondere, questa volta fu Hiroto a baciarla. Entrambi ora sapevano che non si sarebbe più tornati indietro. Lei gli aveva confessato i suoi sentimenti, lui li aveva accettati e ricambiati. Lui era perso nei ricordi e nelle memorie, lei l’aveva riportato al presente. Ora entrambi avevano un appoggio su cui contare. Lui le cucinò la cena, poi la accompagnò a casa. Si sarebbero rivisti il giorno seguente, sulla strada per andare a scuola: l’avrebbe aspettata davanti alla sua casa, solo perché voleva farlo.
 
Scese la notte. Prima di addormentarsi, Hiroto disse: -Reina. Mi stai guardando, ovunque tu sia? Sappi che non ti dimenticherò mai. Sei stata il mio primo amore... ma non posso vivere nel ricordo. Reina... mi dispiace... ma grazie.- Si addormentò, assaporando sulle sue labbra il sapore delle labbra di Fumiko.
Allo stesso modo, prima di dormire, Fumiko disse: -Reina. Mi dispiace. Dovevo farlo. Tu non ci sei più, e io non potevo più sopportare la solitudine... in fondo lo sapevi che io lo amavo... ma tu ti sei dichiarata per prima... lo amavi anche tu, eh? Reina... so che forse sono solo un’ipocrita... e mi dispiace per aver preso Hiroto dai suoi ricordi di te... ma io lo amo troppo per lasciarlo deperire così. Ti prego, proteggici, Reina. Grazie...- Si toccò le labbra: aveva dato il suo primo bacio.
 
 

L’angolo dell’autore

Allora, finalmente dopo varie vicissitudini (tra cui una riscrittura totale del capitolo), riesco a postare questo primo capitolo. Già ora la storia va avanti come voglio io e forse anche meglio di quanto mi aspettassi (questo primo capitolo me lo aspettavo peggiore nelle mie aspettative, ma non sembra così male). Forse è un po’ lungo, ma mi piace essere prolisso e descrittivo. Detto ciò, spero che non abbandonerete la mia fic, e anzi spero che la consiglierete ad altri. Nel prossimo capitolo verrà svelato il retroscena sulla morte di Reina (dalle parole di Hiroto stesso, eh!), e ci saranno discussioni, scuse e un evento a sorpresa. Curiosità: perché la cutrettola? Diciamo che ho voluto fare un omaggio a uno dei miei manga preferiti, Sekirei... lo adoro troppo e non ho resistito. Non mancate al prossimo capitolo!
  
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