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Autore: suzako    31/01/2007    11 recensioni
"Loro non erano altro che feccia, scherzi della natura che nessuno avrebbe accettato. Ma nonostante questo, tutto ciò che desideravano era il diritto di esistere." [ShizuneKabuto]
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L’ospedale di Konoha era bianco.

Questo se lo ricordava bene. Ci aveva passato molto tempo, fra quelle mura.

L’ospedale di Konoha era pulito e luminoso.

Quante volte era stato sfregate il sangue, da quelle pareti?

L’ospedale di Konoha era efficiente e attivo, schiere di ninja medici o meno si affollavano per i corridoi, ognuno svolgeva il proprio dovere con diligenza e serietà, come d’uso nel Villaggio della Foglia.

Konoha era schifosamente perfetta.

Questo, Kabuto, se lo ricordava fin troppo bene.


T o E x i s t

<< Funzioni vitali di base? >>

<< A posto. >>

<< Ritmo cardiaco. >>

<< Nella norma. >>

<< Distribuzione del chakra nelle vie principali? >>

<< E’ tutto a posto, Shizune-san. >>

La kunoichi sospirò impercettibilmente, prima di sfoderare un sorriso meccanico.

<< Questo, lascialo giudicare a me, per favore. >>, disse dolcemente.

<< H-hai! >>, rispose l’assistente, facendo un piccolo inchino col capo.

<< Adesso puoi andare. Scriverò io il rapporto da consegnare alla Maestra Tsunade. >>

<< Grazie, sempai! >>

<< Non ti preoccupare, Ikida. A presto. >>

<< Arrivederci a lei. >>

E detto questo, senza la minima esitazione, la ragazza sparì dalla porta.

Shizune aspettò di essere sola, per poi pulirsi le mani con cura, e sedersi su una sedia di fianco all’ampia finestra della stanza, sbuffando rumorosamente.
Sarebbe dovuta rimanere lì, fino alla mezzanotte esatta, per sorvegliare il ninja traditore Kabuto Yakushi, catturato da poche ore nella terra dell’acqua, dal jounin Kakashi Hatake e il suo team.

Nonostante fosse un criminale, la quinta Hokage aveva insistito per trattarlo con il dovuto rispetto: era arrivato a Konoha a pochi passi dalla morte, e i ninja medici l’avevano portato indietro.

“Per cosa, poi? Probabilmente verrà giustiziato…”, pensò Shizune.

La ragazza lanciò un occhiata di sfuggita al ninja che giaceva nel letto lì di fianco.
Addormentato, fasciato e coperto di ferite, privo dei suoi occhiali e del solito sguardo malevolo che essi celavano, non sembrava molto più di un ragazzo.
Chi avrebbe potuto dire, vedendolo, che si trattasse di uno dei più fedeli sottoposti di Orochimaru? Quanti anni poteva avere, dopotutto? Una rapida occhiata alla scheda che lo identificava, le disse che erano poco più di venti. Cinque anni di differenza.
Non si sapeva molto su di lui. Ma aveva sentito voci, che lo identificavano come figlio di due abili ninja medici, uccisi molto tempo prima.

<< Vendetta… >>, mormorò Shizune, pensierosa.

Un fruscio indistinto la fece voltare.
Il ragazzo aveva incominciato a muovere impercettibilmente il braccio, e ben presto anche la testa prese a muoversi a piccoli scatti.
Stava riprendendo conoscenza, e Shizune si preparò a qualsiasi tentativo di improvvisata evasione, impugnando un kunai nella mano destra.
Lui aggrottò le sopracciglia, un mormorio soffocato uscì dalle sue labbra. E pochi secondi dopo, entrambi gli occhi scuri erano aperti, squadrando con calma innaturale l’ambiente circostante, fino a incontrare la sua figura, che impiegò qualche attimo in più a mettere a fuoco.

<< Tu… la Medic-nin… >>, riuscì a biascicare.

Shizune non riuscì a nascondere la sorpresa. Non si aspettava potesse ricordarsi di lei. Dopotutto, erano passati tre anni.

<< Sì. Sono io. >>, rispose, ricomponendosi.

Notando che lo Shinobi non sembrava intenzionato ad attaccarla da un momento all’altro, ma anzi sembrava far fatica solo a respirare, ripose il pugnale nella tasca del kimono, incominciando a trafficare con ampolle e polveri, sul tavolo da lavoro di fronte al letto.

<< Cosa stai facendo? >>, lo sentì mormorare con voce roca.

<< Preparo un narcotico. >>

<< Voglio rimanere cosciente, grazie. >>

<< Io devo comunque fare il mio lavoro. >>, rispose lei con tono paziente.

Shizune continuò a lavorare, e lui non disse più nulla per molto tempo, tanto che la kunoichi pensò che si fosse addormentato. Ma quando, conclusa la preparazione di un particolare antidolorifico, si volto versò di lui, lo vide fissarla con sguardo apatico.

Non le piacevano quegli occhi. Li aveva visti molte volte, e sapeva perfettamente cosa stavano a significare.
Rassegnazione. Morte certa.

Senza preavviso, un ghigno apparve sulle sue labbra pallide.

<< Stai pensando che io stia per morire, non è vero? >>

Shizune sussultò, stupida. Scosse la testa con stizza, prima di replicare.

<< Niente affatto. Per aver ingaggiato uno scontro con Kakashi-san e Sakura, sei messo parecchio bene. >>

<< Credi davvero che mi abbiano battuto? >>, sibilò lui.

La medicnin lo guardò con fermezza.

<< Sì. >>, disse a testa alta.

Kabuto la fissò per qualche secondo, leggermente stupito. Poi, a dispetto di ogni previsione, scoppiò a ridere: ma era di una risata rauca e sforzata, che le fece venire i brividi lungo la schiena.

<< Certo che voi stupidi traditori della Foglia siete incredibili…! Talmente ottusi da avere un’incrollabile fiducia nel vostro potere, quasi v’invidio. >>

Una pausa.

<< Ma morirò comunque, non è così? >>

La ragazza deglutì, non sapendo cosa rispondere. Aveva capito perfettamente a cosa lui si riferisse. Dopotutto, la pena di morte era ancora in uso persino a Konoha…
E per un ninja traditore di livello A, che era passato fra le file di Orochimaru, sicuramente il Consiglio non avrebbe avuto pietà.

<< Non lo so. Non credo. >>, aggiunse, esitante.

Lui rise ancora, ma quella era la risata di un folle.

<< Non mi interessa. Potete anche ammazzare me, ma non riuscirete mai a sconfiggere il mio Maestro… >>, disse con aria più calma, perfettamente padrone di sé.

Shizune non riuscì più a trattenere la rabbia che quelle parole piene di arroganza le avevano suscitato.

<< Ah sì? E mi dici come mai il grande Orochimaru non è ancora venuto qua a liberarti? Come pretendi di fidarti così tanto di uno così?! >>

Kabuto la squadrò, privo d’espressione, le pupille scure fisse su di lei. Aveva il respiro più pesante, e le guance si erano arrossate, gli occhi lo scrutavano pieni di rabbia e orgoglio.

<< Perché Orochimaru-sama… Ha riconosciuto la mia esistenza. >>, disse lentamente, in un sussurro.

<< Cosa…? >>, rispose parecchio confusa Shizune.

<< Tutti noi del villaggio del suono, qualunque fosse la nostra provenienza, nei nostri villaggi venivamo sempre considerati scherzi della natura, esseri da evitare. Non ninja, neanche armi: solo qualcosa di cui ci si vuol liberare.. >>

Si fermò, lo sguardo perso in lontananza.

<< Ma lui è l’unico che ci abbia accettato, l’unico che ci abbia dato il diritto di esistere, e un senso per quello. Ed è per questo che io gli sarò sempre fedele. >>, concluse con un ghigno.

La ragazza lo guardò, le labbra strette in una linea sottile, gli occhi fiammeggianti: ma non riuscì a trattenersi per molto, e ben presto sbottò:

<< E tu giustifichi così le carneficine, gli orrori che ha compiuto?! Chiunque faccia azioni così spregevoli non può meritare tanta ammirazione! >>

Il fastidioso ghigno non accennava a scomparire dalle labbra del ragazzo.

<< E tu? Sei sicura che Konoha sia meravigliosa come pensi? >>

<< Non ho nulla di cui vergognarmi del mio villaggio. >>, ribatté immediatamente lei.

<< Forse dovresti. >>

<< Che cosa vorresti dire?! >>

<< Tradimenti, stermini di massa, torture… Per arrivare al livello in cui è, Konoha ha sempre utilizzato tutte le vie possibili, e questo non significa fossero tutte conformi alle regole del codice d’onore dei ninja. >>

<< Puoi dire quello che vuoi. Non ho intenzione di ascoltarti. >>, borbottò la kunoichi, dandogli le spalle.

<< Come vuoi. >>

Passarono altri minuti di silenzio. Shizune quasi si dimenticò della presenza silenziosa nella stanza, troppo occupata con i suoi doveri.

<< Perché sei ancora qui? >>

Si voltò di scatto, sorpresa.

<< Ti do’ fastidio?! >>, borbottò vagamente irritata.

Lui chiuse gli occhi, e scosse leggermente la testa.

La kunoichi lo guardò per qualche secondo, apparentemente assorta nei proprio pensieri. Sapeva che le parole che lui aveva detto non erano prive di fondamento, conosceva la storia di Konoha e delle numerose guerre combattute: i precedenti Hokage non avevano risparmiato crudeltà e condanne ai nemici che li avevano decimati.
Ma lei aveva sempre pensato che fosse giusto. Perché l’aveva deciso l’Hokage. E non aveva mai riflettuto su cosa potesse essere ‘sbagliato’. Semplicemente, il problema non esisteva: lei doveva soltanto servire la Maestra Tsunade, nient’altro importava.
E in quel momento, quelle parole le avevano riportato alla mente, prima dei suoi doveri in quanto kunoichi, i suoi sentimento come essere umano.

<< Lo so perfettamente che è anche come dici tu. Non sono stupida. >>, mormorò improvvisamente, senza smettere di fare ciò che la occupava.

Kabuto si limitò a fissarla, le sopracciglia aggrottate, ma comunque prestando piena attenzione alle sue parole.

<< Le guerre, i massacri, gli omicidi…Avvengono, e continueranno ad accadere: non è quello ad essere ‘giusto’ o meno, ma la causa per cui lo si fa. Ma siamo ninja, e in quanto tali è nostro dovere fungere da strumenti per la guerra. >>

Lui non disse nulla.

<< Ma allo stesso tempo siamo esseri umani. E tutti, indistintamente dalle nostre azioni, abbiamo il diritto di esistere. >>

And that’s what I’m giving to you. My legacy. The right to exist…

Forse era solo la luce serale, che entrava dalla finestra semiaperta, investendola con la luce calda del tramonto, o forse erano le ombre che giocavano sui muri, riflesso del sole oramai morente. Forse era stata solo un’impressione, un inganno degli occhi dopo una lunga giornata.
Ma forse, anche se solo per un attimo, Kabuto Yokushi sorrise davvero.

 

 

* * *


Questa era la commissione per Lupus. ^_^

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Ja Ne,

suzako

  
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