Capitolo 8- Hate and love
Heero guidava come
un forsennato, cercando di arrivare quanto prima potesse a quella che era la
casa di Relena. Non aveva che nella testa quelle parole, che aveva letto sul
giornale, che, come in un disco rotto, ricominciavano sempre dall’inizio, come se, così facendo, non
avrebbe potuto convincersi di aver capito male. Ma purtroppo, quello che gli
sembrava un incubo, era drammaticamente vero. Aveva visto quella dannata foto,
aveva letto quella didascalia, che lo aveva ucciso due volte, perché colpito dal
tradimento, non solo dell’amore, ma anche dell’amicizia. Come aveva potuto
Relena mettersi con Duo? Come avevano potuto scordare entrambi che lui aveva
voluto bene a tutti e due e che quella situazione, lo avrebbe semplicemente
ucciso? E poi non è che sembrasse morto da cinquant’anni, erano passati solo
quattro miseri anni, e quei due avevano trovato il tempo di dimenticarlo così
presto e consolarsi vicendevolmente…magari, si amavano già da quando lui
sembrava ancora vivo e, nel momento in cui si era tolto di mezzo, li aveva
fatto solo un grande piacere…
Strinse le mani
ferocemente sul volante, mentre sentii il cellulare squillare. Sul display,
apparve la scritta “Angie”; imprecò tra sé a bassa voce e rispose
distrattamente: “Ciao Angie…sì, sto bene…no, non ho ancora scoperto chi sono,
no… sì… ho un appuntamento con la Principessa…va bene, ti faccio sapere…”.
D’un tratto, sentii
una voce cristallina e chiara, come una campana d’argento…”Pensa che stamattina
mi ha detto che dovevo mettermi un cappello per ripararmi dal sole! E’
diventato peggio di mio padre!”.
Heero, mentre era
fermo ad un semaforo, con il cellulare ancora sotto l’orecchio, vide davanti a
sé, attraversare una bella donna dai lunghi capelli biondi, che portava un
vestito bianco, con un nastro rosa, legato alla vita, in testa un cappello di
paglia, con un fiore sempre rosa. Accanto a lei, c’era un’altra donna dai
capelli rossi, che rideva sommessamente.
Heero si fermò
immobile nell’abitacolo dell’auto per la sorpresa e riattaccò al cellulare con
Angie. Era lei… era la Principessa del Saint Kindom… era il
Viceministro degli Esteri…era la sua Relena, la donna, a cui aveva
donato il suo cuore e la sua vita quattro anni prima. Era la donna, che ora
stava con il suo migliore amico.
La guardò a lungo, mentre
le altre auto suonavano il clacson al comparire del verde del semaforo. Aveva i
capelli leggermente più lunghi, ma quella era forse l’unica cosa che fosse così
poco evidente nel suo attuale aspetto. Il suo volto era raggiante di felicità,
ridevano i suoi occhi, rideva la sua bocca, c’era tanta luce in lei, così tanta
da lasciarlo sconvolto. Non era più lei, la fragile ragazza, che aveva
conosciuto anni prima, quella che piangeva per un nonnulla in modo quasi
isterico…era così dannatamente bella e sembrava così forte e sicura di sé. E
poi…a Heero si chiuse la gola…la sua Relena era felice, era così felice che del
suo sorriso si illuminava tutta l’aria circostante…
“E Duo, che ti fa
questo effetto?” si chiese spietatamente. Avrebbe voluto scendere dalla
macchina e urlarle contro, qualsiasi cosa, pur di vedere che lei non lo aveva
dimenticato, smarrita nel pensiero del suo migliore amico. Sotto il rumore
assordante dei clacson delle altre auto, si costrinse a rimettere in moto
l’auto e a spostarsi. Tentò di seguire la ragazza, che non si accorse
minimamente della sua presenza e continuò allegramente a chiacchierare con la
sua amica, senza prestargli la minima attenzione. Ma, dato che le due
camminavano troppo lentamente per poterle seguire con l’auto, Heero fu
costretto ad accelerare bruscamente e la perse di vista, anche se prima di
questo, la sentii nominare il nome di Duo. Si sentii lo stomaco ribollire di
rabbia, mentre il sudore gli inondava la schiena. Non riusciva ancora a pensare
che Relena si fosse innamorata di lui, non era assolutamente possibile, era
inammissibile…a questo punto, dato che aveva perso di vista Relena e ora sapeva
con certezza che non era a casa, decise di recarsi comunque lì, certo com’era
di trovarci Duo. Ingranò la quarta e partì alla volta della casa, che sorgeva
su una scogliera a picco sul mare.
Dopo essere
arrivato, lasciò la macchina lì vicino e si diresse velocemente verso la casa
bianca, che dominava tutto lo scenario circostante, odoroso di sale e di mare;
suonò al campanello del cancello della casa, tamburellando freneticamente le
dita sulla gamba. In fondo, ancora nel suo cuore, sperava ardentemente che loro
due magari fossero stati assieme solo per poco tempo, ed ora Relena aveva
capito il suo errore e si erano lasciati.
Deve essere andata così…ti prego, fai
che sia andata così…
Una voce di donna rispose al citofono: “Chi è? E’ lei, Relena?”.
Heero rispose, mentre una fitta lo colpiva al cuore a sentire il nome
di Relena: “No, mi scusi, volevo sapere se è qui Duo Maxwell…sono un suo
amico”.
Ti prego, ti prego, dimmi che non lo
conosci, che non è mai venuto qui neanche una volta…
“Un amico di Duo? Sì, un attimo, adesso, glielo chiamo…le apro il
cancello…chi devo annunciare?”.
Heero non rispose;
la lingua gli pendeva inerte nella bocca, non era in grado di rispondere,
mentre cadeva una pesante notte sui suoi occhi: lui era lì, lui era lì e chissà
magari adesso viveva lì da molto tempo…forse avevano una sola stanza e
dormivano assieme tutte le notti…il pensiero di quei due assieme prendeva
completamente possesso del suo cuore e una miriade di sentimenti affollavano la
sua mente, come tantissime farfalle, che volavano nella sua testa, impedendogli
di pensare ragionevolmente…emozioni che non poteva combattere, che non avrebbe
mai soffocato nel suo cuore…
La voce ripeté: “Chi
devo annunciare, scusi?!” .
Heero, lo sguardo
fisso nel vuoto, disse: “Eddie, Eddie Thompson”.
La signora aprì il
cancello e Heero percorse velocemente il vialetto, che conduceva alla porta,
davanti alla quale Duo era immobile e lo guardava pallido e livido in volto.
Quando Heero gli fu
davanti, Duo si sentii, come se non vedesse più con gli occhi, come se stesse
guardando nella sua testa solo una visione. Chiese con un filo di voce: “Heero,
sei tu? Mio Dio, non è possibile…”.
Heero, che per un
momento aveva perso la capacità di parlare e che era rimasto inerme, davanti al
suo vecchio amico, recuperò un po’ di colore e disse in tono tagliente: “Già,
ecco il tuo caro amico, che ritorna dal regno dei morti…sai, forse nello stare
laggiù tanti anni, ci si scorda tante cose…”.
“Che, che cosa vuoi
dire?” chiese Duo, che era ancora sconvolto e non riusciva a parlare. Aveva una
strana sensazione…era davvero Heero la persona, che aveva davanti, era davvero
lui? Ma lui era morto, era morto anni prima…lui aveva sempre creduto che fosse
andata così, loro avevano creduto che fosse andata così, Relena aveva sempre
creduto che fosse andata così…Relena… Relena…
Nonostante non
volesse, nonostante la sua mente fosse ancora come narcotizzata dalla visione
che aveva davanti, pensò con un lampo di lucida follia.
Adesso che lui è tornato, te ne andrai
da me…
Heero si sentiva fortemente irritato da quella conversazione. Perché
diavolo faceva finta di niente? Perché faceva finta di non capire?
Disse a Duo, che lo
guardava scioccato: “Sai, pensavo che fossi più intelligente, Duo…sto parlando
di Relena, mi sembra chiaro…”.
Duo, che sentiva lo
stomaco stringersi su sé stesso violentemente, capii che lui sapeva, che lui
sapeva tutto, sapeva di lui e di Relena. In quel momento, sentii un’onda di
panico leggero avvolgerlo: che cosa doveva fare, che cosa avrebbe dovuto fare?
Non voleva perdere Relena, era questa l’unica cosa che, al momento, aveva la
forza di pensare. Era l’unica cosa che in quell’istante, potesse valere
minimamente qualcosa. Capii che non poteva assolutamente permettersi di perdere
la vita che si era appena guadagnato, semplicemente non poteva…ma poi, nella
sua mente, ricomparve un ricordo di tanti anni prima…
Una nave. Una nave,
che trasportava materiale bellico, era ferma nel porto, un porto sconosciuto,
come tutti gli altri, come miliardi di altri che aveva già visto e che avrebbe
continuato a vedere. La luna si infrangeva pigra nell’acqua, nelle onde che
diventavano argentate, accarezzate dal satellite della Terra. Quella stessa
luna piena, che faceva brillare il suo volto, e quello dei soldati, che
proteggevano le armi e, soprattutto, qualcosa che era celato nei fondali
marini, qualcosa che il nemico aveva perso e che poteva essere molto utile per
sconfiggerlo.
Duo aveva stretto
forte tra le dita il foglio, su cui era
scritta la sua nuova missione: “Affondato Gundam Uccello di Fuoco. STOP. A
trenta km dall’isola di Shamuti. STOP. Recupero immediato.STOP “. Lo aveva
stretto forte tra le dita, poi, come tutte le altre volte, aveva preso ed era
andato ad eseguire gli ordini di chissà chi. Mentre si stava avvicinando al
porto, aveva sentito delle voci, anzi una sola voce, la voce di una ragazza,
una voce acuta, piena di qualcosa che non aveva mai sentito…sembrava impaurita,
ma poi era così dolce come scandiva le parole al suo misterioso interlocutore,
che non si degnava di risponderle. Duo si era nascosto dietro un pilastro e
aveva visto sul ponte un ragazzo di spalle, che era intento a smanettare su una
pulsantiera, che certamente attivava dei missili e poi una ragazza bionda alle
sue spalle… lei gli parlava, ma lui non le rispondeva, come se non la vedesse e
sentisse neppure. Poi, mentre la voce di lei, aumentava di tono, lui si era
girato e, dopo aver detto poche parole, l’aveva minacciata con una pistola. In
quel momento, Duo capii che doveva essere il pilota del Gundam Uccello di
Fuoco; non seppe mai come lo aveva intuito, ma erano stati i suoi freddi occhi
azzurri, che lo avevano messo in guardia, era stato il suo sguardo, che
guardava quella ragazza solo come un ostacolo… era stato quello sguardo, che
gli avevano detto tante volte di imparare, senza che lui ci riuscisse, a fargli
capire. Era intervenuto, aveva salvato la ragazza, ma poi lei era andata ad
aiutare l’altro. Lui si era sentito così tremendamente sciocco, mentre quei due
sembravano vivere solo dell’aria che l’altro respirava. Non si guardavano in
faccia, eppure era chiaro, era così evidente che erano innamorati, già da
allora…
Già da allora…
Già da allora…
Già da allora…
E già da allora capii, mentre la
luna illuminava i visi di loro tre sul ponte di quella nave, che il loro
destino era incatenato, che c’era un filo rosso, che li avrebbe uniti per
sempre…ed era strano, perché non sapeva neanche come si chiamavano, eppure…
Quel filo di amore e di odio tra loro tre, era nato
proprio quel giorno, sotto quella luna, sopra quel mare…
Duo si riscosse a quel pensiero.
Improvvisamente capii. Capii che Relena sarebbe tornata da lui, doveva solo
fare in modo che lei potesse soffrire il meno possibile quando ciò sarebbe
successo…ma per il momento, non poteva permettere di venire meno alla promessa,
che si era fatto. L’avrebbe difesa, fino a quando lei sarebbe tornata da Heero e
lui, invece, avrebbe visto chiara davanti a sé la fine di quello che ora gli
veniva mostrato distintamente, come un gioco stupido del destino, del caso, o
di chissà quale altra cosa poteva chiamarsi, quella forza che gli aveva
regalato la gioia di avere accanto la persona che amava, gli aveva fatto
erroneamente credere che quella sua felicità potesse durare e ora gliela
portava via crudelmente.
Gli venne in mente una frase,
che una volta aveva letto sulla carta di un cioccolatino: “Meglio aver amato e perduto, che non aver amato affatto…”.
Non aveva mai sentito una
cavolata più grande di quella.
“Senti
Heero…” disse, la voce grave e lo sguardo rivolto verso di lui, in un modo
altero, che irritò ancora di più Heero “Lo so benissimo di cosa stai parlando,
e non cercherò di negare tutto e di dirti che è stata solo un’avventura…non so
come tu lo sia venuto a sapere e neanche in quali termini, e sinceramente
nemmeno mi importa tanto, perché ritengo che l’unica maniera per conoscere la
verità per te, sarebbe chiederla o a me, o a Relena… chiedimi quello che vuoi e
io ti dirò tutto, ma voglio prima dirti una cosa: io non ho mai minimamente
pensato di portarti via Relena, e certamente non ho esultato quando sei,
diciamo, morto, sebbene già da allora, ero innamorato di Relena…le cose tra me
e lei si sono evolute, dopo molto tempo, e non è stato né facile, né per me né
per lei, accettare i nostri reciproci sentimenti perché ci sentivamo in colpa
nei tuoi confronti…”.
Heero
lo interruppe e, rosso in viso, replicò: “Non mi sembra proprio che abbiate
avuto il minimo scrupolo nei miei confronti, dato che ora state assieme da più
di due anni!”.
Duo
si spazientì e alzò la voce: “Per me e per lei, tu eri morto! Morto, Heero, lo
capisci?! Lei è stata malissimo, è stata ricoverata in una clinica per mesi, e
non puoi immaginare come l’ho vista distruggersi lentamente per te…ha tentato
il suicidio e non so come sia ancora tra noi…e ora tu mi vieni a dire che lei
sarebbe dovuta morire per te, ma restarti fedele per sempre?! Come fai anche
solo a pensare una cosa del genere?! E’ vero e non lo negherò neanche per un
attimo, che io la amo e farei di tutto per lei, ma non chiedermi, Heero, di
dirti che lei ha sbagliato, che abbiamo sbagliato a voltare pagina e a
continuare a vivere…”.
Heero
lo interruppe ancora e disse, urlando: “Certo, tu sei il cavaliere che è venuto
a salvare la bella principessa, dato che il suo ragazzo era passato a miglior
vita! Guarda che ho capito che ti sei avvicinato a lei, solo perché la volevi
già dall’inizio, già da quando stavamo assieme!”.
Duo,
stizzito, gli voltò le spalle: “Senti, Heero, dì pure quello che vuoi, tanto
ascolti solo quello che vuoi sentire… comunque, il problema non si pone, dato
che sarà Relena a scegliere se vorrà tornare da te, o…”, a questo punto si
fermò per quanto l’altra ipotesi gli sembrava assurda. Poi, mentre si stringeva
il petto, che sentiva orribilmente lacerato, disse: “L’unica cosa che ti chiedo
ora, Heero, è una sola e ti prego, fallo per Relena, e non per me…”.
Heero
si mise in ascolto,anche se si chiedeva con quale diritto lui gli chiedesse
ancora qualcosa.
“Per
favore, non farti vedere da lei, per almeno altri tre mesi…”.
Heero,
a questo punto, perse definitivamente la pazienza e urlando, prese Duo per il
colletto della camicia e lo strattonò forte: “Che cavolo significa, razza di
bastardo! Ora detti anche le condizioni! Che c’è vuoi spassartela ancora per un
po’ con lei e poi dirle la verità?! E tu saresti quello che la ami?!”.
Duo
lo interruppe freddamente e disse in tono tagliente: “Relena aspetta un bambino
da sei mesi…la gravidanza è già difficile, perché ha una corporatura molto
esile…Relena ci tiene tanto a questo bambino e, se dovesse vederti, non so che
cosa potrebbe succedere…”.
Heero
rimase immobile, come se gli avessero dato uno schiaffo. Adesso capiva che cosa
erano le condizioni di salute della principessa, di cui aveva parlato il
taxista.
Relena è incinta…
Come
inebetito, chiese a Duo: “Tu sei il padre, vero?”, anche se, appena terminò di
parlare, già gli sembrava di aver detto una cosa talmente stupida, che si
sentiva un idiota.
Duo
annuì con il capo. A quel punto, Heero perse completamente la ragione e gli
assestò un pugno sulla guancia. Duo perse l’equilibrio e cadde per terra, poi
si alzò e si mosse velocemente verso di lui e prese a colpirlo, anche lui con
forza, mentre il suo vecchio amico rispondeva energicamente.
Jeannemarie
accorse allo strepito che udiva da fuori e cercò di dividere i due, e, data la
sua massiccia corporatura, riuscì a porre un freno tra i due.
“Volete
smetterla?! Che cosa vi prende?! Due uomini grandi e cresciuti, che si
picchiano come due ragazzini! Smettetela subito! E lei, Duo, non pensa che
Relena si sarebbe potuta spaventare, se fosse arrivata in questo momento? Lo sa
che non deve agitarsi, altrimenti potrebbe perdere il bambino?!”.
Duo,
che aveva un taglio sul labbro inferiore, che sanguinava copiosamente, abbassò
lo sguardo e disse: “Sì, hai ragione Jeannemarie… sono stato uno stupido…”.
Heero,
dal canto suo, aveva la guancia livida, capii che allora quello che gli aveva
detto Duo era vero. All’improvviso, si sentii così inutile che aveva solo
voglia di sparire e di andarsene via…perché non si era accontentato della sua
vita da Eddie Thompson? Almeno, allora era sospeso in una quiescenza dei sensi,
che non gli faceva male, ma ora, da quando era rinato, come sé stesso, sentiva
un dolore così forte che era ormai come entrato nei suoi tessuti e lo stava
ammazzando. Relena stava con Duo, lui la amava, lei sembrava amarlo,
aspettavano un bambino…
Rifece
nuovamente il vialetto all’incontrario, dopo aver velocemente detto a Duo che
non si sarebbe fatto vedere da Relena. Poi, mise in moto e iniziò a guidare,
senza una meta precisa.
Duo,
intanto, entrò di nuovo in casa e si sedette su una poltrona. Jeannemarie gli
si avvicinò e disse: “Si è fatto male Duo?”.
“No,
non è niente” rispose, lo sguardo fisso su quella foto, che lui, Heero e Relena
avevano fatto assieme tanti anni prima. E pensare che aveva pensato che ci
fosse in quella foto, sempre una coppia: quattro anni prima erano Heero e
Relena, poi erano stati lui e Relena, e ora…
Il mitico triangolo, pensò, senza
l’ombra di un sorriso nel volto.
Come sempre, chiedo immenso perdono per il ritardo nell’aggiornamento! Voglio
essere sincera, essendo questa la mia prima storia ed avendola scritta in un
periodo in cui ero molto diversa da come sono adesso, quando mi trovo a
rileggerla, non mi piace per niente! Questa è molte volte, la ragione dei miei
ritardi! Ma dato che a molti di voi, invece, la storia sembra piacere la
continuerò ad aggiornare! Ulteriore motivo per continuare a recensire, altrimenti
la mia indole negativa ed autodistruttrice potrebbe avere la meglio!!!! Scherzo…
non prometto stavolta di essere più puntuale, tanto so che non lo sarò! Ma cercherò
di esserlo, solamente per voi! Grazie per le loro carinissime recensioni a Stefyellow, BeAttrice,
Basileia!!!