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Autore: Rosmary    17/07/2012    8 recensioni
È la Vigilia di Natale del 1996. Voldemort è sempre più potente e l'Ordine della Fenice deve agire.
Tutti sono coinvolti in questa guerra, anche i più giovani, costretti a vivere immersi in paure, preoccupazioni e compiti gravosi. Eppure vi sarà sempre qualcuno pronto a sorridere e a vivere, e allo stesso tempo vi sarà anche qualcuno pronto a spegnere quei sorrisi e quella vitalità.
Indirizza lo sguardo su Hermione «Ti accompagno a casa?»
«No, papà. Lo faccio io» Tutti si voltano verso Fred.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Sono trascorsi solo pochi minuti da quando Fred ha cinto la vita di Hermione con il proprio braccio. Nella stanza, illuminata unicamente dalla luce filtrante attraverso la finestra, vige un silenzio ricco di tensione, una tensione alimentata dalla rigidità ostentata dal corpo della ragazza, in completa antitesi con la rilassatezza del mago, le cui palpebre sono persino calate, facendolo apparire addormentato. Gli incisivi di Hermione affondano nel labbro inferiore, lo mordicchia con nervosismo, mentre lo sguardo scuro indugia sulle dita della mano di Fred che, forse inconsapevolmente, le carezzano la maglia del pigiama.

«Fred»

«Dormi»

«Non posso»

«Perché?»

«Mi infastidisci, vattene»

«Sciocchezze»

Il braccio del ragazzo si serra maggiormente intorno la vita della ragazza, con una debole pressione riesce ad avvicinarla a sé, costringendo la schiena di Hermione ad aderire al proprio petto. Lei, totalmente scioccata dalla situazione, non può far altro che arrossire, avvertendo un calore invaderle le gote e maledicendosi per questo.

«Ora stai davvero esagerando» Un sibilo stizzito, accompagnato dal corpo che tenta di raddrizzarsi. Mai mossa fu più sbagliata: inconsapevolmente accompagnata dal braccio di Fred, la giovane si ritrova a ruotare su se stessa, invertendo la propria posizione, avendo come visuale non più la scrivania, bensì il viso del mago; quest’ultimo, notando il rossore diffuso sul volto di Hermione e la sua aria allucinata, non riesce a trattenere una risatina di scherno e sinceramente divertita.

«Ma quanto sei divertente?!»

«Stupido! Smettila di ridere e lasciami. Pensa se entra qualcuno» Il tono concitato e basso, così impegnata ad inveire contro di lui da non avvedersi – consciamente almeno – di quell’estrema vicinanza, utile persino a contare ogni singola efelide che colora il volto del ragazzo.

«Se questa è la tua preoccupazione, non c’è problema, ci ho pensato io!» Sghembo e provocatore il tono, le carezza la schiena lentamente, giocando con l’evidente imbarazzo. Adora vedere Hermione Granger in difficoltà.

«In che senso?»

«Le nostre stanze sono chiuse con la magia, genio! Ed anche insonorizzate! Non avrai pensato che rinunciassi ad un’occasione simile!»

Ingenuamente una parte di Hermione costruisce molto rapidamente un castello sull’affermazione dell’altro, analizzando le mille sfaccettature di: occasione simile; che si riferisca al poter dormire con lei? Il lato ingenuo e romantico della strega annuisce vigoroso, peccato che l’altro lato, quello dannatamente razionale, scacci immediatamente il pensiero, calpestando quel bel castello. Arriccia il naso Hermione, assottigliando lo sguardo «Sei un gran deficiente, Fred»

«Oh, mi lusinghi! Ma se io fossi nelle tue condizioni, rinunceresti al titolo di intelligentona del secolo, diventando una gran deficiente anche tu!»

«Le mie condizioni? E quali sarebbero, sentiamo» Non incrocia le braccia al petto solo perché son bloccate, ma il cipiglio è ben riconoscibile comunque.

«Tanto per cominciare, sei tesissima. Sei rossa come un pomodoro ed in più è da quando ti sei voltata che fissi le mie seducenti labbra!» L’afferma con estrema nonchalance accompagnata dal sorrisetto provocatore.
Lei, invece, arrossisce ancora di più, paralizzandosi del tutto «Non sto fissando proprio niente!»

«Certo, come no!»

«Ti dico di no! Sei solo un presuntuoso egocentrico!»

«Granger, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Tutte si comporterebbero come te, è normalissimo!»

L’ultimo dire di Fred ha come conseguenza il ripiombare nel silenzio. Per pochi istanti si limitano ad osservarsi, incrociando gli sguardi, sfidando la tensione e l’imbarazzo con orgoglio. Il braccio di Fred non smette di stringerla in modo possessivo, e le dita della mano trovano ristoro nel giocherellare con gli indomabili capelli bruni della strega. L’espressione dipinta sul volto di Hermione è seriosa, i tratti irrigiditi e risentiti. Il rossore alberga le gote imperterrito. Schiude le labbra la ragazza, come a voler protestare, aggiungere qualsiasi cosa a quel discorso, ma l’intenzione muta: è visibile un lento incresparsi che conduce i lati delle labbra verso le proprie gote, un timido sorriso riesce a farsi strada in Hermione, rilassandone i lineamenti, e proprio quando starebbe per rendersi visibile anche la dentatura, il sorriso si tramuta in risata, una risata spontanea che scaccia via ogni ombra presente in quella stanza. Una risata che in un primo momento sconcerta Fred, il quale ha seguito attratto il mutamento dell’espressione della giovane. Lo sconcerto lascia rapidamente posto all’accettazione e l’accettazione al divertimento, tanto che alla prima risata ne segue un’altra più decisa, più rilassata; la risata di qualcuno che è abituato ad illuminare il buio.

«Stiamo davvero ridendo insieme?!» L’esclamazione stranita di Fred è accompagnata da altre risate. La morsa intorno al corpo della strega s’allenta involontariamente, e lei par rilassarsi a quel gesto, donando inconsapevolmente il proprio corpo alle braccia dell’altro.

«Vorrei essere come te»

«Tu? Tu vorresti essere come me?»

Le risate si placano, lasciandoli sorridenti e rilassati, sempre più vicini «Ti sembra strano?»

«Strano è dir poco! Ma dopotutto posso capirti, chi non vorrebbe essere me?»

«Grazie» L’afferma senza pensarci, proseguendo nel notare il dubbio farsi strada sul volto dell’altro «Per essere rimasto con me e…» Il rossore torna a colorarle le gote «…Per il luna park. Per qualche ora ho dimenticato tutto e sono stata bene»

«Bene! Sei stata la mia prima buona azione, Granger! Vanne fiera!» Il sarcasmo di Fred torna ad alleggerire l’atmosfera, facendo sbuffare scherzosamente Hermione «Mi dici una cosa?»

«Dipende, Weasley»

Ghigna alla risposta «C’è qualcosa tra te e Ron?»

«Ron sta con Lavanda, dovresti saperlo» Il tono più duro di quanto sperasse, una sfumatura notata da Fred, il quale serra la presa su di lei.

«E a te questo dà fastidio, non è vero?»

L’ombra che ha oscurato nuovamente il viso di Hermione svanisce, come risucchiata dal nulla. È buffo, ma ora che è lì, con lui, paradossalmente stretta tra le sue braccia, le sue sensazioni sembrano essere diverse «Non più»

«Buonanotte, Granger» L’afferma con uno strano entusiasmo, calando le palpebre. Lei, dal canto suo, potrebbe giurare d’aver visto un sorriso compiaciuto attraversare il volto del mago, ma decide di non badarci, limitandosi a calare le palpebre, rinfrancata dalla ritrovata rilassatezza.


 

****



«Mio Signore»

Un uomo dall’aspetto brutale fa il suo ingresso in una camera vacante ed oscura, nel centro della suddetta stanza vi è unicamente un altro uomo dai tratti serpentini e la carnagione pallida, circondato da un sinuoso serpente che ondeggia con grazia ed in silenzio, come a voler proteggere dalla vicinanza altrui il proprio Padrone.

«Hai notizie per me» L’uomo dai tratti poco avvezzi ai canoni umani schiude le sottili labbra, enunciando il proprio dire con tono fermo e gelido. Poche parole, estremamente semplici, che riescono, data la loro intonazione, a procurare un brivido di terrore nell’interlocutore, il cui volto è inclinato verso il basso, l’atteggiamento reverenziale, mostrandosi indegno d’essere al cospetto dell’altro.

«Sì, mio Signore» Il tono malfermo, lo sguardo che si rifiuta d’osservare il Padrone «Tutto procede secondo i suoi piani. Attendiamo un suo ordine»

Il viso di Voldemort esprime una distorta soddisfazione, la bacchetta freme fra le dita della destra «Deduco che abbia collaborato»

«Sì, mio Signore» Si ripete, come incastrato in un rigido rituale «Come da Lei previsto, mio Signore»

«Molto bene» La voce quasi carezzevole, pregustando in anticipo i futuri accadimenti. Rivolge uno sguardo disgustato a colui che gli è ancora dinanzi «Vai» L’imperativo viene sibilato con durezza, tanto da condurre nell’immediato il servo altrove. Rimasto solo conduce l’attenzione su Nagini. Il serpente, come se avesse intuito l’eccitazione crescente nel Padrone, s’avvolge intorno a lui con dolcezza, condividendo l’irrisoria vittoria. In circostanze gioiose come queste, Voldemort dispenserebbe Maledizioni al mondo intero, al fine di dar sfogo alla propria perversa contentezza.


 

****



«George, che ci fai qui?»

«Questi non sono affari tuoi, vero Ronnie?» Ammicca in direzione del minore, dedicandosi nuovamente alla tazza di latte caldo.

Le sopracciglia di un Ron ancora in pigiama s’inarcano infastidite «Sono affari miei. Dovresti essere in negozio!»

«Oh, ma sta parlando qualcuno?» Lo chiede con sarcasmo, indirizzando un ghigno a Ron.

«Malocchio ha detto…»

«…Che il negozio serve. Lo so. Ma sto aspettando Fred»

«Fred è da Hermione» Un’espressione infastidita s’appunta sul volto del sedicenne «Non verrà»

«Certo che verrà! Ora sparisci, voglio bere il mio latte in pace, senza la tua brutta faccia a farmi compagnia»

«Idiota» Biascica fra i denti, mentre s’appropria di una confezione di biscotti, dirigendosi nuovamente alla propria stanza. E mentre sale le scale, mentre s’avvicina alla camera condivisa con Harry, continua a borbottare riguardo la stupidità e l’idiozia del fratello maggiore «Idiota!»

«Eh? Ce l’hai con me?» Sobbalza Harry, mettendo via una fotografia di Ginny presa in prestito dall’album della famiglia Weasley. Rosso in volto e con l’aria colpevole, adocchia ricolmo d’aspettativa il migliore amico. Che abbia capito?

«No, parlo di George. L’idiota grande»

Un invisibile respiro di sollievo viene emesso dal Prescelto «Cos’ha fatto?»

«Non è in negozio, aspetta Fred»

«Ѐ ancora da Hermione?» Ron annuisce semplicemente, mentre Harry assume un’aria nervosa ed irritata. La destra sistema più e più volte gli occhiali «Tutto questo è assurdo»

«Già, Fred che dorme da Hermione!»

«Per proteggerla. Come se lei non fosse capace»

Imbronciati per l’essere stati esclusi da ogni operazione continuano ad inveire contro l’ingiustizia consumatasi. Entrambi in una situazione particolare: troppo maturi per i loro sedici anni, vittime di situazioni che non avrebbero dovuto vivere, ed al contempo troppo immaturi, perché hanno sedici anni, per comprendere quale sia il limite tra l’avventatezza e ed il coraggio.


 

****



«Hermione! Hermione, sei sveglia?»

Un ticchettio alla porta, accompagnato da una voce femminile, interrompe il sonno tranquillo della strega. Schiude lentamente lo sguardo, mugugnando qualcosa di sconnesso, probabilmente inveisce contro il chiunque la voglia riportare alla realtà.

«Hermione! Su, tesoro, devo uscire, non posso andare se dormi»

Le iridi della ragazza, contrariamente alle aspettative, non incontrano la porta, bensì un pigiama blu. Sbatacchia le ciglia, per poi strabuzzare gli occhi quando razionalizza la situazione: il proprio volto contro il torace di Fred, la propria mano alla nuca del ragazzo, il braccio di Fred a cingerle possessivamente la vita, stringendola in un abbraccio troppo intimo.

«Hermione! Non costringermi a svegliare Fred, mi dispiacerebbe»

«Sono sveglia mamma!» Il dire squillante, impaurito. Un dire che sveglia definitivamente il mago.

«Ma che hai da urlare?»

«Hermione»

«Ma non è la voce di tua madre?»

Sbuffa la strega, benedicendo mentalmente quell’assurda vocina esterna alla stanza, almeno ha dissimulato l’imbarazzo «Sta zitto» L’avverte, per poi alzarsi, districandosi dalla morsa, avvertendo uno strano senso d’abbandono che, ancora una volta, decide di ignorare. Cinta la bacchetta annulla l’incanto d’insonorizzazione, avvicinandosi alla porta «Mamma, sono sveglia. Vai pure tranquilla»

«Resti fuori per pranzo?»

Alla domanda un pimpante Fred si sbraccia, facendo cenno d’assenso ad Hermione. La ragazza si lascia sfuggire un mezzo sorriso, rivolgendosi nuovamente alla porta «Sì, penso di sì. Sveglio io Fred, non preoccuparti»

«D’accordo. Sta attenta, tesoro. State attenti tutti e due»

E quando i passi della donna s’allontanano, i due ragazzi si lasciano ricadere nuovamente sul letto «Faccio un salto da George e poi iniziamo»


 

****



«Sei sicuro di volerlo fare, Remus?»

«Ne abbiamo già discusso»

«Non è troppo tardi per tornare indietro»

Uno sguardo severo viene rivolto ad Angus «Perché tante remore?»

«Lascia ad un vecchio le sue incertezze, Remus Lupin» Il tono malfermo, il volto rugoso incastrato in un’espressione angosciata. I due uomini sono dinanzi una roccaforte in natura, è un sentiero scavato nella roccia, ripido, pericoloso e stancante. Al terminare del sentiero vi è una caverna, scavata da mani che non sono quelle di madre natura. La caverna lascia echeggiare un rumoreggiare strano e sinistro. Manca poco ormai, e potranno dire d’essere giunti a destinazione.

«Perché ti hanno mandato solo?»

«Non ha importanza»

«Non ti fidi di colui che ti fa da guida, forse?»

«Non mi fido delle pietre, del terreno e dell’aria che respiro, Angus. È diverso»

«Non capisco. Dei ragazzi mi hai parlato»

«I ragazzi non sono in pericolo»


 

****



La cucina della Tana è stranamente arricchita dalla sola presenza di George, il quale è in piedi dinanzi la finestra, osservando il paesaggio, convinto a non schiodarsi sino all’arrivo di Fred. Un atteggiamento che viene premiato dopo un breve lasso di tempo, un suono ben riconoscibile annuncia l’arrivo di un Fred più sorridente che mai.

«Immaginavo fossi qui!»

Una pacca sulla spalla è il saluto di George «Com’è andata?»

«Benissimo! Quando tutto sarà finito dobbiamo aprire un autoscontro!»

Ridacchia George, osservando il gemello accomodarsi, privandosi del cappotto «Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma il nome mi piace!» L’afferma con entusiasmo, ignorando d’aver citato testualmente Fred.

«Ti piacerà davvero!» Ghigna, adocchiando un sacchettino riposto sulla tavola «Ѐ quello che ti avevo chiesto?»

«Ovviamente. Poi mi spiegherai cosa c’entra tutto questo con la difesa dei Babbani»

«Non so di cosa parli»

«Avevi detto che ti era passata» Il tono maggiormente incisivo, preoccupato per certi versi.

«George, davvero» Infila il sacchettino in tasca, indossando nuovamente il cappotto «Non so di cosa parli»

Scuote il capo George, incrociando lo sguardo chiaro del gemello. Gli rilascia un pugno scherzoso sulla spalla, sogghignando «Non permetterle di metterti in riga!»

Un ghigno compare anche sul viso di Fred «Preparati per l’autoscontro! Stasera passo a prenderti!»

Nessuno dei due aggiunge altro, forse perché non c’è altro d’aggiungere. Fred si smaterializza, ed assieme a lui anche George, diretto naturalmente al negozio.


 

****



«Fred è ancora in bagno?»

«Sì, c’è l’altro bagno comunque»

«Uscite anche oggi?»

«Tu resti a casa?»

«Vado da Michael, ha la nuova console, ci facciamo una partita»

Annuisce Hermione, sorridendogli. Sono entrambi in salotto, accomodati dinanzi la televisione. La ragazza è pronta per uscire, attende soltanto che Fred torni. Logan, accanto a lei, indugia lo sguardo sul profilo di Hermione, trovando l’ardire di posarle una mano sul volto, carezzandole la guancia. Lei, del tutto stranita, ruota il viso verso il ragazzo, esibendo un’espressione perplessa.

«Cosa c’è?» Lo chiede sorridente lui.

«Perché mi accarezzi?» Un’ingenuità disarmante accompagna le parole di Hermione. Logan, divertito ed ammaliato dall’atteggiamento altrui, scuote il capo, come a scacciar via dei pensieri sciocchi.

«Sei molto bella»

«Cosa?»

«Hai sentito» Ridacchia alla perplessità altrui «Non credo d’essere il primo a dirtelo»

«Non lo sei, in effetti» Una voce maschile interrompe la conversazione. Uno sguardo astioso viene scambiato tra Logan e Fred, quest’ultimo s’avvicina ad Hermione, tendendole la mano «Che sia bella è abbastanza evidente»

Fortuna che il volume del televisore camuffi il suono prodotto dal deglutire imbarazzato della strega, la quale accetta la mano di Fred, alzandosi «Noi andiamo» Il tono frettoloso, lo sguardo che scruta le mattonelle della pavimentazione. È arrossita di nuovo, ed il calore che avverte alle gote le fa intuire che sia arrossita in modo decisamente indecente.

   
 
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