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Autore: Isabriel    17/07/2012    1 recensioni
Fan Fiction sul XIII Apostolo un po' "sopra le righe" scritta da due fans nel tentativo di colmare il vuoto che questa serie ha lasciato con la sua "fine".
E' stata scritta immaginando perchè Claudia abbia chiesto alla sua segretaria di annullare tutti gli
appuntamenti della settimana
Insomma,nessuno di voi moriva dalla voglia di chiedere a Claudia PERCHE'?!
La storia,dopo i primi tre capitoli si evolverà in un modo completamente diverso,buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E' una mattina calda degli ultimi giorni di Settembre. Il sole appena sorto abbraccia tutti i palazzi

del centro di Roma.

Isaia esce di casa presto, si ferma a prendere un caffè al solito bar e poi si dirige in congregazione.

Entra in ufficio, si siede alla scrivania e compila le solite scartoffie che ogni giorno l'aspettano per

via del ruolo che ricopre.

Sono quasi le dieci quando finisce e ripone tutti i documenti nella sua cartellina di pelle.

Gabriel non si è ancora presentato e non ha più avuto notizie dal dottor Gaslini.

Recupera il cellulare dalla tasca della giacca appesa all'appendi abiti e compone il numero del

medico. Dopo qualche squillo a vuoto parte la segreteria telefonica. Strano, di solito il dottore

rispondeva entro i primi due squilli attento com'era ai suoi pazienti e alle urgenze.

Cerca i numeri appena chiamati sul telefono e richiama ancora. Ancora nessuna risposta.

Qualcosa inizia a insospettirlo.

Chiude la comunicazione appena parte per l'ennesima volta la segreteria che lo invita a lasciare un

messaggio. Qualcosa gli dice che quel messaggio non verrà mai ascoltato da nessuno.

Apre la rubrica, scorre sul display i numeri e trova il cellulare di Gabriel.

Senza pensarci due volte schiaccia il tasto verde della chiamata.

“Il cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile, la preghiamo di

riprovare più tardi. Grazie”

Isaia: “Ma che cavolo...”

Richiama ancora. Stessa risposta.

Isaia: “Non è possibile...”

Prova ancora per la terza volta e riesce a connettersi con la segreteria.

Isaia: “Gabriel, non so dove sei e accendere il telefono non sarebbe una brutta cosa.

Comunque, ho chiamato Gaslini e il telefono suona a vuoto. Ora vado a casa sua, appena senti il

messaggio chiamami.”

Chiude la comunicazione.

Si alza, indossa la giacca e ripone il telefono nella tasca. Nella tasca sente un biglietto, lo rigira tra

le mani e trova il numero di Claudia.

Se Gabriel era da lei aveva ancora un'opportunità di rintracciarlo. Sapeva quello che stava

succedendo fra quei due, ma faceva finta di non accorgersene. L'unica cosa che si augurava era che

Gabriel decidesse alla svelta la sua vita, fuori o dentro la Congregazione.

Con un sospiro riprende il telefono e compone il numero della psicologa.

“Il cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile, la preghiamo di

riprovare più tardi. Grazie”

Isaia: “Ma i cellulari sono un optional???”

Irritato chiude la comunicazione, mette via il telefono ed esce.

**

Gabriel si sveglia. Il fuoco del camino ormai spento e la brace ancora calda riscaldano

l'enorme salotto.

Claudia ancora addormentata appoggiata al suo petto.

Si volta leggermente a baciarle la testa.

Claudia, ha ancora gli occhi chiusi, muove il viso sul petto di Gabriel e si inclina a baciargli il

collo.

Claudia: “Buongiorno...”

Gabriel la stringe ancora più stretta.

Gabriel: “...Giorno...”

Ancora coricati sul tappeto, avvolti nella pesante coperta di lana, Claudia si gira, appoggiandosi sui

gomiti e bacia appassionatamente Gabriel.

Gabriel: “...io...”

Lei,passandogli una dito sulle labbra lo zittisce, poi si avvicina e gli accarezza i folti capelli

rossi. Si guardano negli occhi per attimi che sembrano interminabili, poi Gabriel cerca le labbra di

lei. Si fermano a riprendere fiato, i loro visi vicini, le fronti che si toccano nel silenzio assoluto della

villa.

Claudia cerca la mano di Gabriel, la stringe forte, poi gli ruota il polso per leggere l'ora dal vecchio

orologio che portava al polso.

Claudia salta subito a sedere. Erano quasi le undici.

Claudia: “Ma è tardissimo!!alle undici e mezza ho un appuntamento...”

Ancora avvolta nella coperta recupera lo zaino vicino al divano e cerca il cellulare.

Claudia: “Chiamo in studio, faccio spostare l'appuntamento...”

Gabriel, ancora disteso sul tappeto si passa una mano sugli occhi ancora assonnati.

Claudia: “Maledetto telefono...”

Gabriel con una mano accarezza la schiena nuda di Claudia.

Gabriel: “Non è il telefono che non funziona, sei tu che non hai pazienza...” sorride.

Claudia si volta a guardarlo e gli fa una linguaccia.

Nel frattempo il cellulare prende campo e inizia a squillare. Messaggi di pubblicità, messaggi di

amici, pazienti e poi un messaggio dal gestore telefonico che l'avvisa di una chiamata persa.

Claudia: “Hei...perchè Isaia mi ha chiamata?” Guarda allarmata Gabriel.

Gabriel: “Ma ora?...”

Claudia: “Si un'ora fa...”

Gabriel prende la giacca, buttata a terra vicino al divano, e cerca il telefono nella tasca.

L'accende, inserisce il pin e poco dopo accede alla segreteria telefonica.

Claudia: “E' successo qualcosa?”

Gabriel: “Il dottor Gaslini non risponde al telefono e Isaia è andato a casa sua a controllare...”

Claudia: “Non penserai che...”

Gabriel: “Non so tu, ma ho un bruttissimo presentimento...”

Cerca il numero di Isaia in rubrica e lo richiama immediatamente.

Alcuni squilli, sta quasi per chiudere la chiamata, ma dopo un minuto una voce monotona risponde.

Gabriel: “Isaia...cos'è successo?”

**

Isaia è in macchina per il centro affollato di Roma. Odia il traffico, specialmente in queste

situazioni dove la fretta non gioca decisamente a suo favore.

Dopo venti minuti arriva sotto casa del medico.

All'apparenza sembra tutto tranquillo, ma qualcosa nella sua mente gli dice che non è così.

Arriva al citofono e suona alcune volte senza ricevere risposta. Nel frattempo un'anziana signora

apre il portone e ne approfitta per entrare.

Il dottore abita in un bell'appartamento al primo piano di un vecchio stabile liberty di inizio

novecento.

Isaia attraversa il giardino e, salendo le scale esterne, arriva all'appartamento del medico.

Sale lentamente gli ultimi gradini, suona al campanello, ma non riceve di nuovo risposta. Un attimo

dopo nota la porta accostata, aperta di qualche millimetro e l'apre con la punta delle dita.

Isaia: “E' permesso???”

Non si aspettava di ricevere risposta.

Isaia: “Dottor Gaslini è in casa?”

Entra in casa e accosta la porta dietro di sé, vuole dare nell'occhio il meno possibile.

Sulla mensola vicino alla porta nota il cellulare del medico e il portafogli. Quindi era tornato a casa.

Si avvia verso il salotto sempre con fare circospetto.

Delle macchie di sangue vicino alla porta gli preannunciano quello che era accaduto, ormai sapeva

cosa aspettarsi appena entrato nella stanza.

Si appoggia alla parete, appena prima della porta. Non era abituato a vedere persone uccise, ma

questa volta sapeva che Serventi e la sua aiutante c'erano riusciti e aveva paura di sapere cosa

avevano fatto a quell'uomo che giaceva nella camera li dietro.

Dopo un ultimo respiro si decide a voltare l'angolo e trova il medico accasciato su una poltrona

ormai impregnata di sangue. Un coltello gli infilzava il cuore.

Non hanno neanche avuto l'accortezza di portarsi via l'arma del delitto. A che pro? Pensa Isaia, tanto

non avrebbero chiamato la polizia, chi gli avrebbe creduto? Ma soprattutto non c'era nulla da

nascondere, Isaia e Gabriel sapevano alla perfezione chi erano gli assassini, perché scomodarsi

tanto?

Il volto cereo del medico fissava il vuoto di fronte a lui e il corpo, ormai rigido, era scomposto sulla

poltrona.

Isaia rimane a fissare la scena per qualche minuto poi lentamente si fa il segno della croce e recita

alcune preghiere.

Pochi minuti dopo il cellulare inizia a squillare.

Isaia: “Gabriel...”

Gabriel: “Isaia...cos'è successo?”

Isaia: “Morto...”

Gabriel: “Sono stati loro?”

Isaia: “Non hanno neanche avuto la finezza di togliergli il coltello dal cuore...”

Gabriel: “non dovevamo lasciarlo tornare a casa...”

Isaia: “Ormai non possiamo più farci niente...

Gabriel: “E ora?...”

Isaia: “Tu lo conoscevi meglio di me, aveva parenti?...”

Gabriel: “non che io sappia...”

Isaia: “Non possiamo farlo sparire così...” gli si bloccano le parole, non era abituato a queste

situazioni. Riusciva a guardare nel volto satana, ma quando si trattava di una persona, di far del

male a un uomo, non riusciva neanche a ragionare.

Gabriel: “Isaia, ci sei?...Sei ancora li?...”

Isaia: “Si si, ci sono...si, sono a casa sua.”

Gabriel: “Sono fuori Roma, arrivo...”

Isaia chiude la comunicazione, entra in salotto, passa dietro al medico e tira le tende, poi si avvicina

alla porta e la chiude.

**

Era passato qualche giorno ormai dalla morte del dottore.

Il funerale era stato molto semplice, con pochi partecipanti: Gaslini non si era mai fatto una famiglia e con i pochi parenti che gli erano rimasti, aveva perso i contatti durante il corso degli anni.

Il dottore non aveva fatto un vero e proprio testamento, così tutto quello di cui era in possesso, era diventato della congregazione.

Gabriel si trovava nella ex casa di Gaslini, stava riordinando le sue cose, non era proprio il tipo di lavoro che gli piaceva fare, ma doveva liberare la casa il più in fretta possibile.

Stava ritirando negli scatoloni i suoi vestiti: parte di quelli sarebbero andati alla caritas insieme ad alcuni mobili e beni di prima necessità per aiutare le famiglie in difficoltà, mentre tutto il resto sarebbe stato buttato.

Gabriel, nel periodo precedente la morte di Gaslini, si era recato parecchie volte a casa sua, ma non si era mai soffermato ad osservare i particolari: non era una casa vuota e spoglia, c’erano parecchi quadri appesi al muro, cornici di varie dimensioni contenenti foto di quando era più giovane e una quantità immensa di soprammobili di tutti i generi, forme e dimensioni.
Non sarebbe stato di certo un pomeriggio facile, avrebbe voluto dell’aiuto e visto che gli scatoloni iniziavano a scarseggiare, Gabriel decise così di chiamare Claudia in suo aiuto.

Prese il telefono, iniziò a digitare il numero e premette il tasto di chiamata.
Mentre aspettava di sentire il primo squillo, dall’altra parte della casa una musichetta iniziò a suonare.

Non facendo più caso agli squilli del cellulare, Gabriel si mise ad ascoltare quella melodia, la conosceva e richiamava qualche vecchio ricordo alla sua mente.
Dopo pochi secondi, in preda al panico, riagganciò il cellulare e si diresse di corsa verso il salotto.

Sul tavolo al centro della stanza, era aperto il carillon che suo padre teneva sulla scrivania quando era ancora vivo, lo stesso carillon che la notte di quasi un anno fa, aveva iniziato a suonare presumibilmente da solo e che gli aveva mostrato il fantasma di suo padre.

Si avvicinò al carillon, lo prese in mano ed iniziò a studiarlo, per poi chiuderlo di colpo quando si accorse che non era più solo nella stanza.

Se fino a pochi secondi prima, Gabriel era convinto che in quella stanza non ci fosse nessuno, ora, in piedi accanto alla poltrona ancora ancora incrostata del sangue di Gaslini, si trovava Serventi; il quale vestito di tutto punto e appoggiato al suo bastone, lo stava osservando con un enorme ghigno che gli attraversava la faccia.

Gabriel: “Serventi!” urlò con tono minaccioso digrignando i denti.

Serventi: “Eccoci, finalmente dopo tanto tempo ho il piacere di rivederti…e questa volta siamo completamente soli ,nessuno verrà a disturbarci, abbiamo tutto il tempo del mondo!”
Serventi osservò Gabriel, sembrava davvero scosso e forse anche un po’ impaurito.

Le vene sul collo di Gabriel e sulle tempie avevano iniziato a gonfiarsi, si stava sforzando di rimanere lucido, di non perdere la calma, ma stava risultandogli essere molto difficile.

Serventi: “Che c’è, non mi sembri molto felice di vedermi! Non sei a tuo agio forse? Sediamoci e parliamo con calma,abbiamo alcune cose di cui discutere prima che io decida cosa fare della tua vita.”

   
 
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