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Autore: Rosie Bongiovi    17/07/2012    2 recensioni
"Sì, amore. Quella cosa che causa più problemi di una guerra o del surriscaldamento globale. Quella cosa schifosa che, a volte, non è corrisposta e, altre volte, se lo è fa schifo comunque. In poche parole, alla sofferenza che causa non si può sfuggire in alcuna maniera". L'avevano detto anche i Bon Jovi che l'amore non è altro che una malattia sociale.. E nemmeno loro riusciranno a sfuggirgli. Dedicato a chi è innamorato, a chi lo è stato e a chi lo sarà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiudi gli occhi e ti bacerò

Domani sentirò la tua mancanza

Ricorda che sarò sempre sincero

E poi, quando sarai via,

Scriverò a casa tutti i giorni

E ti manderò tutto il mio amore

All My Loving, Beatles

 

 

 

Mi stropiccio gli occhi dopo essere tornata nella realtà. 
: - Che sogno strano.. - penso tra me e me. Poi il mio sguardo incontra Jon, le sue labbra, i suoi capelli, le sue braccia e, in quattro e quattr'otto, mi rendo conto che non è stato un sogno. 
: - Okay niente.. Niente panico. Sì, ma chi voglio prendere in giro? E' un disastro, un vero e proprio disastro -. Mi passo ambedue le mani sul viso e faccio un lungo respiro. Non oso immaginare il nostro imbarazzo nel momento in cui anche lui sarà sveglio. Devo assolutamente evitare una cosa del genere. Alzo lentamente il piumone, sgusciando fuori dal letto. Indosso in fretta e furia il maglione che avevo ieri sera. 
: - Quei benedetti pantaloni e le scarpe.. -. Osservo il pavimento, sull'orlo della disperazione. Finalmente individuo il paio di stivali tanto ricercato, di fronte al comodino che c'è dal lato in cui dorme ora Jon. Mi avvicino lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, ma.. 
"Ahh, che dolore!". Ma il mio piede finisce contro una gamba della poltrona. Mi porto una mano sulla bocca e Jon alza le palpebre, rivelando le sue iridi blu, che mi scrutano curiose.
: - Maledizione. Io e la mia stupida, stupida goffaggine nei momenti meno opportuni -.
"Courtney.." dice, con la bocca ancora impastata dal sonno. Si alza leggermente e sbadiglia. 
: - E ora che dico? Oh Jon, scusami se cercavo di scappare dopo la notte che abbiamo passato, non era mia intenzione urlare per il dolore lancinante che mi ha provocato quello strumento di tortura, comunemente conosciuto come 'poltrona' in questa casa -.
"Ehi.." mormoro, arrossendo in volto. Lo so perché sento che le mie gote stanno diventando calde e, probabilmente, hanno raggiunto la stessa temperatura di un vulcano in eruzione. 
"Che stai combinando?" chiede, passandosi una mano tra i capelli, tentando di sistemarli un po'. In realtà non riesce nell'intento e la cosa mi fa sorridere. 
"Nulla, stavo.. Mi stavo..". Courtney, davvero intendi continuare a balbettare come una stupida? Dov'è finito il tuo carattere? "Mi stavo vestendo. Fa.. Piuttosto freddo". 
"Capisco. Se hai freddo potevi rimanere qui" osserva divertito. 
: - Giusta osservazione, Watson -. Gattono sul letto e mi siedo vicina a lui, scrutandolo. Mi sembra apparentemente tranquillo, ma può sempre verificarsi un suo repentino cambio di umore. Meglio non dire niente che possa provocarlo. 
"Hai.. Riposato bene?" chiedo, tanto per rompere un po' il ghiaccio. Come volevasi dimostrare, l'imbarazzo e il silenzio prendono il sopravvento. Tentiamo di evitare di guardarci negli occhi e non ho il coraggio di fare nessuna mossa azzardata.
"Direi di sì.. Tu invece?". Annuisco, mentre mi torturo le mani. 
"Sì, anche io". 
: - Okay.. E ora? -.  
"Courtney io.." si schiarisce la voce tossendo. 
"Io vado a fare una doccia" dico velocemente, alzandomi di scatto e precipitandomi in bagno, chiudendo a chiave la porta. Appoggio la schiena contro lo stipite e mi lascio scivolare fino a toccare terra. Credo di averne veramente tanto bisogno di una doccia. E' vero, non servirà a cancellare i ricordi ancora freschi, ma devo calmarmi e fare mente locale. Mi alzo, mi metto sotto il getto d'acqua e chiudo gli occhi.
 

 


"Bongiovi, lo so perfettamente che nessuno dei due ha intenzione di passare del tempo insieme, ma devo scrivere questa biografia e mi dovrai dare una mano". Finalmente riuscii a metterlo alle strette. Era appena finito un concerto, l'ennesimo, ed i ragazzi si erano trascinati stancamente in albergo. Jon a quanto pare non si era stancato molto e, dopo una doccia fredda, si era ripreso senza problemi, iniziando a bere una birra, sprofondando nel divano della suit. 
"Forza, fammi qualche domanda" mormorò, dopo aver portato gli occhi al cielo. Già, come se io mi stessi divertendo.
"Parlami del primo album".
"Un disastro, un disastro assoluto. Eravamo cinque stupidi ragazzini con un sogno e avremmo fatto qualsiasi cosa pur di realizzarlo" rispose, per poi bere un lungo sorso di birra.
"Come mai hai voluto chiamarlo Bon Jovi?".
"Un sacco di band hanno chiamato il loro primo album con il nome del proprio gruppo, non c'è niente di strano" replicò. Ahh, Mr.Egoismo.
"E come mai 'Bon Jovi'? E' il tuo cognome, se non erro" lo stuzzicai, con un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra.
"In realtà il mio cognome è tutto attaccato con le lettere 'g' e 'i'" rispose, rivolgendomi lo stesso sorriso beffardo. Era convinto di aver detto la battuta del secolo, probabilmente.
"Lasciamo perdere. Se fossi stata nella band, non ti avrei mai permesso di chiamare gruppo e primo album con il tuo cognome" commentai, scrivendo la sua risposta sul mio blocco degli appunti.
"Non ti avrei mai inserita nei Bon Jovi, se è per questo" borbottò lui. Feci finta di non aver sentito la provocazione: in quel momento era decisamente più importante l'intervista. 
"Che ne pensi invece di 7800° Fahrenheit?". Bevve un altro sorso dalla bottiglia.
"Lo odio".
"Sì, lo sospettavo. C'è qualcuno o qualcosa che non odi?" domandai, incrociando le gambe.
"Solo perché non ti sopporto, non significa che non mi piaccia l'intero pianeta. Comunque sia, scrivere il primo album è stato lunghissimo e pesantissimo. E poi.. Poi in soli 21 giorni abbiamo scritto il secondo. In effetti nemmeno il destino era dalla nostra parte: sull'autostrada per andare in studio di registrazione, il primo giorno, abbiamo bucato una gomma. Dormivamo nello stesso appartamento, con dei materassi per terra. Mangiavamo cibo in scatola e ti dico soltanto che il nostro cuoco ufficiale era Richie.. Tanto perché tu ti faccia un'idea dell'adorabile situazione in cui eravamo. Eravamo in crisi con le fidanzate, nuotavamo nelle lattine e scansavamo la muffa. Diciamo che non è stato un bel periodo. Poi è arrivato Slippery, la nostra benedizione..".
"Insomma, il periodo più intenso della vostra carriera". 
"Era.. Brutto e bello nello stesso tempo. Abbiamo lasciato le nostre famiglie. Quello è stato il vero trauma della situazione. Trovarsi, da un momento all'altro, fuori casa, lontano dalle persone con cui sei cresciuto ed hai trascorso i momenti più importanti della tua vita. Poter contare su nuovi compagni di vita, girare il mondo e, tutto questo, suonando di fronte a persone che sai di non poter deludere per nessuna ragione. Stress, paura.. E quel tipico sapore che possiede la novità. Ti trovi spaesato, è naturale, però ti senti.. Come se dovessi dare qualcosa a tutte quelle persone, per ringraziarle del fatto che amino quello che suoni, quello che sei. Perciò cantare di fronte a un numero sproporzionato di ragazzi urlanti, alla fine non è nemmeno così traumatico e spaventoso. Sei semplicemente in debito e quindi ti dici ‘Ehi, questo è il minimo che io possa fare’" spiegò, osservando un punto non ben precisato del pavimento. Ecco, era tornato quel lato di lui che mi aveva affascinata nel momento della nostra prima conversazione in assoluto. “E questo è tutto..” concluse, finendo la bottiglia di birra e appoggiandola sul tavolino di fronte al divano.
“Sono belle parole” commentai, sorridendo. Per un attimo anche lui inarcò gli angoli della bocca in un sorriso sincero e la cosa, sinceramente, mi stupì. Era per l’alcool, sicuramente. “E le persone con cui avevate passato tutta la vostra vita fino al momento del debutto?”.
“Erano felici per noi, però la distanza è brutta.. Credo che sia la cosa peggiore che possa capitare in un rapporto, qualsiasi esso sia. A volte è un bene, perché rafforza determinati legami. Ma alla lunga fa male, distrugge ogni certezza e.. Prendere in mano un telefono per dire alla persona che ami che non deve smettere di credere in voi..” rimase in silenzio, come se stesse riascoltando le parole appena pronunziate. “E’ terribile. Dall’altro lato della cornetta senti che sta piangendo e tu.. Tu sei a milioni di chilometri da lei e ti senti impotente, schifosamente inutile. Sussurri qualche parola, cosciente del fatto che non serve.. Non serve a niente”. Vidi che nei suoi occhi si stava facendo strada qualche lacrima. Prima che potessi dire qualcosa, Jon si alzò, mormorando uno “scusa” e chiudendosi nella sua camera.
 


Metto un asciugamano attorno al mio corpo e mi asciugo i capelli con un phon mezzo rotto. Ora che ci penso, avrei fatto prima a soffiare io su una ciocca per volta. Indosso intimo e maglione e prendo tutto il coraggio necessario per uscire da quel bagno.
: - Non ti mangia mica, è solo un cantante.. Credo -. Apro la porta e, con mia grande sorpresa, in camera non c’è anima viva. Il letto è stato rifatto e ci sono i miei pantaloni piegati, appoggiati sul fondo del materasso. Li indosso e metto gli stivali. Che sia sceso a fare colazione? Guardo l’orologio, che segna le 9 e mezza. Effettivamente sarebbe anche l’orario giusto..
Scendo le scale, raggiungendo Margareth e George, seduti a tavola in soggiorno.
“Oh, buongiorno cara, ben svegliata” mi dice la donna, mentre versa del caffè nella tazza di fronte al marito, intento a leggere un articolo di giornale.
“Salve signora Personnel” rispondo, sorridendole, un po’ preoccupata siccome, di Jon, non c’è nemmeno l’ombra. Mi rifiuto di pensare che se ne sia andato..
“Jon ha lasciato una lettera per te, è sul mobile della cucina accanto al frigo” mi avvisa, sedendosi accanto a George e addentando una fetta biscottata ricoperta da burro. Ringrazio e corro in cucina, accostando la porta ed aprendo la lettera, aspettandomi il peggio.

 
Courtney, lo so che forse questo è il comportamento che solo un perfetto idiota potrebbe avere.. Ma.. No, in realtà non c’è nessun ma.
Non ho nessuna giustificazione o spiegazione da darti.
Ho un’intervista oggi pomeriggio, perciò.. Ho chiamato David e Richie, per chiedere chi dei due possa venirti a prendere. E’ passato lo spalaneve, quindi le strade sono libere.
 George aveva della benzina per la moto, allora ne ho approfittato..
Ci vediamo settimana prossima, siamo ad una trasmissione per presentare la biografia.
 
Ti chiamerò per darti i dettagli,
 
 
Jon
 
 
Rimango allibita, sia per la sua freddezza, che per il gesto che ha compiuto. Umiliata, ecco come mi sento. Umiliata e profondamente offesa. Rimpiango tutto ciò che è successo, rendendomi conto che, per lui, non è stato altro che un enorme, immenso, gigantesco errore.
: - Aveva ragione la sua ragazza, quando l’ha lasciato dicendogli che era diventato come tutti gli altri -. Nascondo della lacrime e torno in soggiorno.
“Signori Personnel, mi scuso per il disturbo dato, io..”. Deglutisco: se Margareth mi vedesse piangere inizierebbe a tempestarmi di domande. “Devo raggiungere Jon, mi ha dato il nome del posto in cui è andato. Non.. Non mi voleva svegliare”. Sembra una spiegazione decente e abbastanza credibile, no?
“Ti accompagno alla porta” risponde, con un velo di tristezza sul viso.
“Arrivederci Courtney” dice finalmente George, facendomi finalmente capire che è ancora vivo e non si è perso nei meandri dell’economia.
“Arrivederci” rispondo, avviandomi verso l’uscita, seguita da Margareth.
“La ringrazio, davvero..” mormoro.
“Courtney, io non sono una sciocca, sai? So benissimo che tu e Jon avete passato tutto il giorno a litigare. Eccezion fatta per quando è giunta la sera, e allora ho deciso di mettermi i tappi nelle orecchie perché avevo paura che foste peggio di me e George, in fatto di discussioni. E so anche che è successo qualcosa.. Sedetevi a tavolino e parlatene, non abbiate timore. Potrebbe essere troppo tardi, più avanti”. Soppeso le parole di quella donna, davvero stupefacente per essere una pettegola a tutti gli effetti, con il marito.
“Io capisco le sue parole, Margareth, ma.. E’ difficile. E’ tutto difficile, questa situazione e..”.
“E l’amore. Guarda che ci sono passata anche io, non credere che non abbia avuto le mie tresche quand’ero ancora giovane”. Mi strappa un sorriso e poi continua. “E’ inevitabile: se si è innamorati, prima o dopo, si soffre. Per un ti amo non ricambiato, per un’incomprensione, per la distanza, per qualsiasi tipo di litigio. Non sarà né la prima né l’ultima volta che il tuo cuore dovrà ricevere un’ammaccatura. Basta solo metterci su un cerotto per coprire la cicatrice e dimenticare tutto. C’è qualcosa tra voi due.. Ed è molto più importante di quanto pensiate. Dai retta ad una che è in giro su questa terra da parecchio tempo”. Le do un abbraccio affettuoso e sorrido.
“Grazie mille” mormoro.
“Non c’è di che, basta che mi darai retta! Forza, ora vai. In bocca al lupo Courtney”.
“Che crepi” concludo, uscendo.

 

 

Nota dell'autrice:

Sono stata brava? Ho aggiornato abbastanza presto? *esce da un angolino*

Un grazie particolare a:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (la ragazza dalla pazienza invidiabile).

HunterMarilyn

JonS

 

Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

Rosie

 

Mi stropiccio gli occhi dopo essere tornata nella realtà. 

: - Che sogno strano.. - penso tra me e me. Poi il mio sguardo incontra Jon, le sue labbra, i suoi capelli, le sue braccia e, in quattro e quattr'otto, mi rendo conto che non è stato un sogno. 

: - Okay niente.. Niente panico. Sì, ma chi voglio prendere in giro? E' un disastro, un vero e proprio disastro -. Mi passo ambedue le mani sul viso e faccio un lungo respiro. Non oso immaginare il nostro imbarazzo nel momento in cui anche lui sarà sveglio. Devo assolutamente evitare una cosa del genere. Alzo lentamente il piumone, sgusciando fuori dal letto. Indosso in fretta e furia il maglione che avevo ieri sera. 

: - Quei benedetti pantaloni e le scarpe.. -. Osservo il pavimento, sull'orlo della disperazione. Finalmente individuo il paio di stivali tanto ricercato, di fronte al comodino che c'è dal lato in cui dorme ora Jon. Mi avvicino lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, ma.. 

"Ahh, che dolore!". Ma il mio piede finisce contro una gamba della poltrona. Mi porto una mano sulla bocca e Jon alza le palpebre, rivelando le sue iridi blu, che mi scrutano curiose.

: - Maledizione. Io e la mia stupida, stupida goffaggine nei momenti meno opportuni -.

"Courtney.." dice, con la bocca ancora impastata dal sonno. Si alza leggermente e sbadiglia. 

: - E ora che dico? Oh Jon, scusami se cercavo di scappare dopo la notte che abbiamo passato, non era mia intenzione urlare per il dolore lancinante che mi ha provocato quello strumento di tortura, comunemente conosciuto come 'poltrona' in questa casa -.

"Ehi.." mormoro, arrossendo in volto. Lo so perché sento che le mie gote stanno diventando calde e, probabilmente, hanno raggiunto la stessa temperatura di un vulcano in eruzione. 

"Che stai combinando?" chiede, passandosi una mano tra i capelli, tentando di sistemarli un po'. In realtà non riesce nell'intento e la cosa mi fa sorridere. 

"Nulla, stavo.. Mi stavo..". Courtney, davvero intendi continuare a balbettare come una stupida? Dov'è finito il tuo carattere? "Mi stavo vestendo. Fa.. Piuttosto freddo". 

"Capisco. Se hai freddo potevi rimanere qui" osserva divertito. 

: - Giusta osservazione, Watson -. Gattono sul letto e mi siedo vicina a lui, scrutandolo. Mi sembra apparentemente tranquillo, ma può sempre verificarsi un suo repentino cambio di umore. Meglio non dire niente che possa provocarlo. 

"Hai.. Riposato bene?" chiedo, tanto per rompere un po' il ghiaccio. Come volevasi dimostrare, l'imbarazzo e il silenzio prendono il sopravvento. Tentiamo di evitare di guardarci negli occhi e non ho il coraggio di fare nessuna mossa azzardata.

"Direi di sì.. Tu invece?". Annuisco, mentre mi torturo le mani. 

"Sì, anche io". 

: - Okay.. E ora? -.  

"Courtney io.." si schiarisce la voce tossendo. 
"Io vado a fare una doccia" dico velocemente, alzandomi di scatto e precipitandomi in bagno, chiudendo a chiave la porta. Appoggio la schiena contro lo stipite e mi lascio scivolare fino a toccare terra. Credo di averne veramente tanto bisogno di una doccia. E' vero, non servirà a cancellare i ricordi ancora freschi, ma devo calmarmi e fare mente locale. Mi metto sotto il getto d'acqua e chiudo gli occhi.

 

"Bongiovi, lo so perfettamente che nessuno dei due ha intenzione di passare del tempo insieme, ma devo scrivere questa biografia e mi dovrai dare una mano". Finalmente riuscii a metterlo alle strette. Era appena finito un concerto, l'ennesimo, ed i ragazzi si erano trascinati stancamente in albergo. Jon a quanto pare non si era stancato molto e, dopo una doccia fredda, si era ripreso senza problemi, iniziando a bere una birra, sprofondando nel divano della suit. 

"Forza, fammi qualche domanda" mormorò, dopo aver portato gli occhi al cielo. Già, come se io mi stessi divertendo.

"Parlami del primo album".

"Un disastro, un disastro assoluto. Eravamo cinque stupidi ragazzini con un sogno e avremmo fatto qualsiasi cosa pur di realizzarlo" rispose, per poi bere un lungo sorso di birra.

"Come mai hai voluto chiamarlo Bon Jovi?".

"Un sacco di band hanno chiamato il loro primo album con il nome del proprio gruppo, non c'è niente di strano" replicò. Ahh, Mr.Egoismo.

"E come mai 'Bon Jovi'? E' il tuo cognome, se non erro" lo stuzzicai, con un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra.

"In realtà il mio cognome è tutto attaccato con le lettere 'g' e 'i'" rispose, rivolgendomi lo stesso sorriso beffardo. Era convinto di aver detto la battuta del secolo, probabilmente.

"Lasciamo perdere. Se fossi stata nella band, non ti avrei mai permesso di chiamare gruppo e primo album con il tuo cognome" commentai, scrivendo la sua risposta sul mio blocco degli appunti.

"Non ti avrei mai inserita nei Bon Jovi, se è per questo" borbottò lui. Feci finta di non aver sentito la provocazione: in quel momento era decisamente più importante l'intervista. 

"Che ne pensi invece di 7800° Fahrenheit?". Beve un altro sorso dalla bottiglia.

"Lo odio".

"Sì, lo sospettavo. C'è qualcuno o qualcosa che non odi?" domandai, incrociando le gambe.

"Solo perché non ti sopporto, non significa che non mi piaccia l'intero pianeta. Comunque sia, scrivere il primo album è stato lunghissimo e pesantissimo. E poi.. Poi in soli 21 giorni abbiamo scritto il secondo. In effetti nemmeno il destino era dalla nostra parte: sull'autostrada per andare in studio di registrazione, il primo giorno, abbiamo bucato una gomma. Dormivamo nello stesso appartamento, con dei materassi per terra. Mangiavamo cibo in scatola e ti dico soltanto che il nostro cuoco ufficiale era Richie.. Tanto perché tu ti faccia un'idea dell'adorabile situazione in cui eravamo. Eravamo in crisi con le fidanzate, nuotavamo nelle lattine e scansavamo la muffa. Diciamo che non è stato un bel periodo. Poi è arrivato Slippery, la nostra benedizione..".

"Insomma, il periodo più intenso della vostra carriera". 
"Era.. Brutto e bello nello stesso tempo. Abbiamo lasciato le nostre famiglie. Quello è stato il vero trauma della situazione. Trovarsi, da un momento all'altro, fuori casa, lontano dalle persone con cui sei cresciuto ed hai trascorso i momenti più importanti della tua vita. Poter contare su nuovi compagni di vita, girare il mondo e, tutto questo, suonando di fronte a persone che sai di non poter deludere per nessuna ragione. Stress, paura.. E quel tipico sapore che possiede la novità. Ti trovi spaesato, è naturale, però ti senti.. Come se dovessi dare qualcosa a tutte quelle persone, per ringraziarle del fatto che amino quello che suoni, quello che sei. Perciò cantare di fronte a un numero sproporzionato di ragazzi urlanti, alla fine non è nemmeno così traumatico e spaventoso. Sei semplicemente in debito e quindi ti dici ‘Ehi, questo è il minimo che io possa fare’" spiegò, osservando un punto non ben precisato del pavimento. Ecco, era tornato quel lato di lui che mi aveva affascinata nel momento della nostra prima conversazione in assoluto. “E questo è tutto..” concluse, finendo la bottiglia di birra e appoggiandola sul tavolino di fronte al divano.

“Sono belle parole” commentai, sorridendo. Per un attimo anche lui inarcò gli angoli della bocca in un sorriso sincero e la cosa, sinceramente, mi stupì. Era per l’alcool, sicuramente. “E le persone con cui avevate passato tutta la vostra vita fino al momento del debutto?”.

“Erano felici per noi, però la distanza è brutta.. Credo che sia la cosa peggiore che possa capitare in un rapporto, qualsiasi esso sia. A volte è un bene, perché rafforza determinati legami. Ma alla lunga fa male, distrugge ogni certezza e.. Prendere in mano un telefono per dire alla persona che ami che non deve smettere di credere in voi..” rimase in silenzio, come se stesse riascoltando le parole appena pronunziate. “E’ terribile. Dall’altro lato della cornetta senti che sta piangendo e tu.. Tu sei a milioni di chilometri da lei e ti senti impotente, schifosamente inutile. Sussurri qualche parola, cosciente del fatto che non serve.. Non serve a niente”. Vidi che nei suoi occhi si stava facendo strada qualche lacrima. Prima che potessi dire qualcosa, Jon si alzò, mormorando uno “scusa” e chiudendosi nella sua camera.

 

Metto un asciugamano attorno al mio corpo e mi asciugo i capelli con un phon mezzo rotto. Ora che ci penso, avrei fatto prima a soffiare io su una ciocca per volta. Indosso intimo e maglione e prendo tutto il coraggio necessario per uscire da quel bagno.

: - Non ti mangia mica, è solo un cantante.. Credo -. Apro la porta e, con mia grande sorpresa, in camera non c’è anima viva. Il letto è stato rifatto e ci sono i miei pantaloni piegati, appoggiati sul fondo del materasso. Li indosso e metto gli stivali. Che sia sceso a fare colazione? Guardo l’orologio, che segna le 9 e mezza. Effettivamente sarebbe anche l’orario giusto..

Scendo le scale, raggiungendo Margareth e George, seduti a tavola in soggiorno.

“Oh, buongiorno cara, ben svegliata” mi dice la donna, mentre versa del caffè nella tazza di fronte al marito, intento a leggere un articolo di giornale.

“Salve signora Personnel” rispondo, sorridendole, un po’ preoccupata siccome, di Jon, non c’è nemmeno l’ombra. Mi rifiuto di pensare che se ne sia andato..

“Jon ha lasciato una lettera per te, è sul mobile della cucina accanto al frigo” mi avvisa, sedendosi accanto a George e addentando una fetta biscottata ricoperta da burro. Ringrazio e corro in cucina, accostando la porta ed aprendo la lettera, aspettandomi il peggio.

 

Courtney, lo so che forse questo è il comportamento che solo un perfetto idiota potrebbe avere.. Ma.. No, in realtà non c’è nessun ma.

Non ho nessuna giustificazione o spiegazione da darti.

Ho un’intervista oggi pomeriggio, perciò.. Ho chiamato David e Richie, per chiedere chi dei due possa venirti a prendere. E’ passato lo spalaneve, quindi le strade sono libere.

 George aveva della benzina per la moto, allora ne ho approfittato..

Ci vediamo settimana prossima, siamo ad una trasmissione per presentare la biografia.

 

Ti chiamerò per darti i dettagli,

 

 

Jon”

 

 

Rimango allibita, sia per la sua freddezza, che per il gesto che ha compiuto. Umiliata, ecco come mi sento. Umiliata e profondamente offesa. Rimpiango tutto ciò che è successo, rendendomi conto che, per lui, non è stato altro che un enorme, immenso, gigantesco errore.

: - Aveva ragione la sua ragazza, quando l’ha lasciato dicendogli che era diventato come tutti gli altri -. Nascondo della lacrime e torno in soggiorno.

“Signori Personnel, mi scuso per il disturbo dato, io..”. Deglutisco: se Margareth mi vedesse piangere inizierebbe a tempestarmi di domande. “Devo raggiungere Jon, mi ha dato il nome del posto in cui è andato. Non.. Non mi voleva svegliare”. Sembra una spiegazione decente e abbastanza credibile, no?

“Ti accompagno alla porta” risponde, con un velo di tristezza sul viso.

“Arrivederci Courtney” dice finalmente George, facendomi finalmente capire che è ancora vivo e non si è perso nei meandri dell’economia.

“Arrivederci” rispondo, avviandomi verso l’uscita, seguita da Margareth.

“La ringrazio, davvero..” mormoro.

“Courtney, io non sono una sciocca, sai? So benissimo che tu e Jon avete passato tutto il giorno a litigare. Eccezion fatta per quando è giunta la sera, e allora ho deciso di mettermi i tappi nelle orecchie perché avevo paura che foste peggio di me e George, in fatto di discussioni. E so anche che è successo qualcosa.. Sedetevi a tavolino e parlatene, non abbiate timore. Potrebbe essere troppo tardi, più avanti”. Soppeso le parole di quella donna, davvero stupefacente per essere una pettegola a tutti gli effetti, con il marito.

“Io capisco le sue parole, Margareth, ma.. E’ difficile. E’ tutto difficile, questa situazione e..”.

“E l’amore. Guarda che ci sono passata anche io, non credere che non abbia avuto le mie tresche quand’ero ancora giovane”. Mi strappa un sorriso e poi continua. “E’ inevitabile: se si è innamorati, prima o dopo, si soffre. Per un ti amo non ricambiato, per un’incomprensione, per la distanza, per qualsiasi tipo di litigio. Non sarà né la prima né l’ultima volta che il tuo cuore dovrà ricevere un’ammaccatura. Basta solo metterci su un cerotto per coprire la cicatrice e dimenticare tutto. C’è qualcosa tra voi due.. Ed è molto più importante di quanto pensiate. Dai retta ad una che è in giro su questa terra da parecchio tempo”. Le do un abbraccio affettuoso e sorrido.

“Grazie mille” mormoro.

“Non c’è di che, basta che mi darai retta! Forza, ora vai. In bocca al lupo Courtney”.

“Che crepi” concludo, uscendo.

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

Sono stata brava? Ho aggiornato abbastanza presto? *esce da un angolino*

Un grazie particolare a:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (la ragazza dalla pazienza invidiabile).

HunterMarilyn

JonS

 

Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

Rosie

 

  
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