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Autore: Ashbear    01/02/2007    2 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Doubt that the stars are fire,
Doubt that the sun doth move,
Doubt truth to be a liar,
But never doubt I love.

--William Shakespeare

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXI. LOTTA ~

Le vecchie casse di legno odoravano di muffa. Il buio dell'interno era squarciato solo da sottilissimi raggi di luna che filtravano attraverso tavole marce. Erano premuti insieme vicino ad un muro esterno della nave da carico, tra casse larghe abbastanza da trasportare comodamente un Behemot adulto. Anche se erano vicini, lei era stata molto attenta a non toccarlo mai.

Lui comprendeva.

Rinoa non gli aveva parlato per quasi cinque ore, una piccola eternità che lui era disposto a sacrificare. Squall aveva mantenuto le distanze, senza mai tentare una conversazione. Era saggio abbastanza da non farlo. Questa era totalmente una decisione di lei; lui la rispettava abbastanza da concederle la sua privacy. Con il tempo, gli avrebbe fatto domande... e seduti in quella nave sperduta, avrebbero avuto tempo da vendere.

Raggiungere il molo era stato abbastanza facile. Squall aveva parcheggiato la macchina nei dintorni dello scalo merci. Le sue intenzioni erano di non nasconderla, anzi. Non sarebbe stato fuori dall'ordinario avere dei SeeD che pattugliavano il porto. Cercare di nascondere volontariamente la macchina sarebbe stato molto più evidente.

L'unico inconveniente che avevano incontrato erano state le 'ispezioni volontarie' messe in atto dal Consiglio Mondiale circa un anno prima. Erano volontarie quanto una cura canalare, ma suonavano bene alle orecchie dei cittadini. Più che dire apertamente, "controlliamo le vostre navi così possiamo tassarvi il culo." Da un punto di vista politico, l'alternativa avrebbe potuto non avere molto successo. Dopo le ispezioni di routine, i due erano riusciti a sgattaiolare a bordo, tutto in una comunicazione senza parole.

Appoggiando la testa contro il muro, Squall chiuse gli occhi memorizzando il suono del respiro di lei. È strano quello che si può sentire senza parole, nell'immobilità della notte. Il dondolio della nave era un conforto in quel momento, come una mamma in una sedia a dondolo che culla il suo bambino in lacrime. Dopo aver pensato che sarebbe uscito di senno, controllò il neon blu del suo orologio. Adesso era mezzanotte passata. Nella migliore delle ipotesi, sarebbero arrivati a Dollet all'incirca alle nove della mattina.

Ascoltando il suo respiro, Squall intuì che Rinoa non si era addormentata. Non era ritmico e pacifico, sembrava quasi che sarebbe esplosa contro di lui da un momento all'altro. Aspettò.

Si sarebbe potuta tagliare la tensione col classico coltello, e lei lo sapeva. Interrompendo il silenzio, gli chiese infine, "chi sa che non ho ucciso Ellione?"

Sospirando profondamente lui rispose, "Rinoa, prima di partire non ho avuto tempo di dirlo a nessuno. Era fondamentalmente una missione in cui sapeva solo chi doveva sapere. Ho reintegrato Quistis nella SeeD in modo che lei e Seifer potessero..."

"Seifer?"

Merda. Con tutto quello che era successo, si era dimenticato di Seifer. L'ultima volta che lo avevano visto, stava offrendo Rinoa come sacrificio umano. Oh sì, andava di bene in meglio. Anche nel buio, lui sapeva che lei lo stava guardando, con occhi che lanciavano coltelli. E lui sentiva ogni singolo coltello entrargli in corpo.

"Rinoa per favore... pochi giorni fa Seifer è venuto al Garden offrendo il suo aiuto. Mi sono fidato di lui completamente, e fino adesso, non mi ha deluso. Ha bisogno di salvezza come tutti noi, fidati di me, si rivelerà diverso. È stata la sua informazione ad aiutarci a trovarci... e Rinoa, lui ha creduto in te fin dall'inizio. Cosa che non tutti possono dire... me incluso."

Lei rise apertamente, il tipo di risata a cui uno arriva quando non può più piangere, trovando ironica la sua situazione.

"Le uniche persone che ho dalla mia parte sono la donna che mi ha accusata di omicidio, l'uomo che ha ordinato il mio omicidio, e lo stronzo che ha davvero provato ad uccidermi. Oh sì, il destino sta proprio ridendo di tutto questo."

Messa in termini così semplici, Squall poté capire quanto disperata la situazione sembrasse, dal suo punto di vista.

"Rin... gli altri ti crederanno. Diavolo, vorranno crederti. Nessuno voleva pensare che tu avessi ucciso Ellione..."

"Non l'ho fatto," ribatté con disprezzo lei.

"Lo so. Ti sto solo dicendo che nessuno voleva credere che l'avessi fatto, fin dall'inizio."

"Nessuno l'avrebbe fatto se Quistis non avesse detto che ero stata io. Ah giusto, non glielo hai mai chiesto, vero? Troppo impegnato a provare a portartela a letto?"

"Dannazione, non sei ragionevole. Non gliel'ho mai chiesto direttamente... no. Non ho mai pensato di dover fare qualcosa del genere. Anch'io mi fidavo di lei... siamo stati traditi entrambi."

"Senti, non parlarmi... è tardi e non ho proprio voglia di sentire tutto questo adesso."

"Lo so Rinoa... ma ti rendi conto che domani probabilmente la vedrai?"

Raggomitolandosi con le ginocchia contro il petto, lei rifiutò di parlare ancora. Il giorno dopo sarebbe stato puro inferno. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? L'unica cosa che la aiutava ad andare avanti era il pensiero di vedere Allison... e che lo ammettesse a se stessa oppure no, avrebbe avuto bisogno di Squall in quel momento. Accanto a lei. Dannazione a lui.

*~*~*~*~*

Era una notte abbastanza calda a Dollet, nonostante la stagione. Alex si agitava e voltava sul duro materasso. Quando l'incubo arrivò, come faceva sempre, si svegliò con un balzo improvviso. Era la sua maledizione vedere l'omicidio di continuo. Un evento orrendo per cui non si sarebbe mai potuta perdonare, anche se era successo più di venticinque anni prima.

Coricata pacificamente sul fianco, Allison era avvolta strettamente nella sua coperta preferita, con una stampa a chocobo. Alexandra doveva uscire da lì, anche se per pochissimo tempo. Quando entrò nel piccolo soggiorno, vide che entrambi gli uomini erano ancora svegli. Quando la porta si era aperta, entrambi avevano smesso di parlare guardandosi negli occhi, e poi avevano guardato finalmente lei.

Hyne, lei odiava i segreti. Oltretutto, odiava lo sguardo che questi due ragazzi avevano per lei in quel momento.

"Hey, uno di voi può andare da Allison? Devo prendere una boccata d'aria."

"A mezzanotte e mezza?" chiese Irvine.

Lei non rispose, uscì semplicemente dalla porta sul retro... senza dire un'altra parola a nessuno dei due uomini.

"È così divertente, vero?" disse sarcasticamente Zell rivolto a Irvine. "Nessuno mi ha irritato così tanto dai tempi di..."

"Seifer?" urlò Irvine alzandosi, sembrando stranamente sconvolto.

"Sì... Irvine stavo per dire Seifer... non pensavo che ti avrebbe sconvolto così tanto sentire il suo nome. Mamma mia, e poi dite che io ho dei problemi."

"No," disse Irvine indicando la porta d'ingresso. "C'è Seifer."

I sentimenti negativi erano profondi, e Zell non era il tipo da nascondere le proprie emozioni. La rabbia era ovvia, visibile sul suo viso. Saltando in piedi, l'esperto di arti marziali si sarebbe gettato addosso alla sua vecchia nemesi, se non ci fosse stato Irvine a tenerlo per il braccio. A questo punto, entrambi gli uomini vivevano un momento di shock. Proprio mentre erano sul punto di dire qualcosa, Quistis spuntò da dietro l'ex-cavaliere.

"Non provateci nemmeno voi due," disse nel suo 'tono da istruttrice'. Quello che fondamentalmente diceva 'se mi provochi dovrai mangiare la gelatina con la cannuccia'.

"Quistis?" riuscì finalmente a dire Zell, anche se non con molto tatto. "Capisci che questo è il cagnolino in persona?"

Signor Cagnolino per te, gallinaccio," replicò Seifer provocatoriamente.

Girandosi a guardarlo con occhi truci Quistis avvisò, "Seifer... non ci provare nemmeno tu. Hai promesso di essere educato. Abbiamo problemi molto più grandi e importanti che il vostro bisogno di un arbitro."

Osservando la scena che si svolgeva di fronte a lui, Irvine decise di essere la voce della ragione per i due uomini.

"Scusa Quistis... devi capire che l'ultima persona che pensavamo di dover affrontare era lui. Il messaggio che abbiamo ricevuto da Selphie non diceva che avresti portato... uhm... un compagno. Cercheremo di calmarci... e tu spiegaci cosa ci fa lui qui, prima che lo sacrifichiamo in mare."

"Ragazzi, Seifer ci sta aiutando. È arrivato al Garden quattro giorni fa, e da allora lui e Squall hanno lavorato insieme per trovare Rinoa. Seifer ci ha aiutato... per favore, lo so che sarà un inferno, ma abbiamo bisogno d'andare d'accordo ora come ora. Rendetevi conto... voi, agli occhi della legge, non siete migliori di lui. Se volete che usciamo da questa situazione, dobbiamo lavorare insieme, come una squadra."

"Hey," cercò di spiegare Seifer il più seriamente possibile. "So come vi sentite. Ho incasinato tutto. È questo che volete sentire? Per quanto io mi inginocchi e chieda perdono, il passato non cambia. L'unica cosa che posso cambiare è il presente. Voglio aiutare Squall e Rinoa. Diavolo, glielo devo per quello che ho fatto... lo devo a tutti voi, di aiutare a uscire da questa situazione. Diciamocelo, chi sa meglio di me come strisciare nel buio? È il mio campo. C'è un motivo per cui non sono mai stato preso in cinque anni. Ci so fare. Ho bisogno di quest'opportunità... ho bisogno di riscattarmi per i miei errori. Se voi non vi fidate di me, o volete che me ne vada, prima o poi... lo farò. Senza domande. D'accordo?"

Entrambi i ragazzi si guardarono. Nessuno dei due si fidava di lui, ma se Squall e Quistis avevano lavorato negli ultimi quattro giorni... forse sarebbe solo stato d'aiuto. Merda, avevano cercato Rinoa per due anni, e nulla. Ora che tutto iniziava ad andare al suo posto, stranamente sentivano entrambi che Seifer era, in qualche modo, parte del puzzle. Un pezzo che era stato rosicchiato, sputato, e masticato da un Archeosaurus... ma pur sempre un pezzo.

"Ok," disse Irvine per entrambi. "Ma un passo falso e te ne vai... letteralmente già da un precipizio."

"Me ne vado," disse Zell con voce monotona. "Ho bisogno d'aria fresca."

Si voltò, lasciando gli altri tre in piedi, in un silenzio imbarazzante.

"C'è qui Allison?" chiese Quistis nervosamente.

"Sì, sta dormendo di là."

Voltandosi verso Seifer, gli prese la mano, "Seifer... ho bisogno di vederla. Voglio guardare quegli occhi... quelli che non mi perdoneranno mai."

*~*~*~*~*

Stava seduta su una scogliera a strapiombo sul mare, e guardava l'abisso scuro della notte. Il vuoto infinito sembrava ingoiare tutto quello che toccava, l'inutilità della sua vita era ora più chiara che mai. Lacrime silenziose cadevano, mentre le onde si infrangevano là sotto. Alexandra poteva sentire ogni suono, eppure non poteva vedere nessun movimento. L'aria notturna si fece più fredda; per un momento si chiese come stavano tutti. Le emozioni erano molto profonde in quel momento, una situazione molto instabile nella migliore delle ipotesi. I suoi problemi non erano i loro, perché loro erano già stati condannati ad averne anche troppi.

Incubi. La ossessionavano ogni volta che si addormentava; la ossessionavano da sveglia. La connessione veniva fatta senza sapere come sarebbe andata a finire. Nell'ultimo anno, erano diventati più spaventosi, più grotteschi. Non per le metafore simboliche, ma per le profonde emozioni che provocavano. Gli incubi peggiori sono quelli di cui si ha esperienza, quelli che rimangono anche molto tempo dopo che ci si è svegliati. Aveva finito per essere chiaro, dolorosamente, che questi non erano più incubi... erano molto più vividi.

Molte persone che ci credevano avrebbero potuto chiamarle visioni. Alex era più saggia, e sapeva che queste non erano più fantasie, ma realtà. Non più un concetto astratto, ma qualcosa di molto peggio.

Ricordi.

Questi erano ricordi dei morti, voci che gridavano da dentro le tombe. Riviveva ogni terrorizzante momento... la ossessionava. Per sempre costretta del destino ad un legame con un gruppo di estranei.

Il suo destino era di essere tra loro, ma mai parte di loro. Loro avevano vite militari; lei non aveva nulla. Aveva fatto quel che doveva, Ally e Rinoa erano diventate una famiglia di ripiego. Ora erano tornate al posto a cui appartenevano, e il momento era insieme felice e demoralizzante. Il loro cavaliere era tornato, proprio come doveva essere.

Ora lei era una criminale, con nessun posto in cui salvarsi dagli abissi della propria mente. Per un brevissimo secondo Alex pensò a cosa sarebbe potuto succedere se fosse caduta nelle acque agitate sotto di lei. Il mare le faceva cenno echeggiando il suo nome, come se una sirena stesse chiamando il marinaio, con l'acqua che sussurrava seducente. Gli incubi la stavano uccidendo, mangiandosi la sua sanità mentale un po' per volta.

"Hey... uHm... stai bene?" disse Zell delicatamente, in piedi dietro di lei.

Asciugandosi le lacrime dagli occhi, guardò il vuoto oscuro.

"Sì, tutto bene. Ho fatto solo un brutto sogno, ecco tutto. Niente che abbia davvero importanza."

Mentiva. Alex non stava affatto bene, anzi, era più vicina alla tragedia di quanto lo fossero tutti loro.

Grattandosi la testa, lui calciò qualche sasso giù dal precipizio. Il loro suono non si fece sentire, i ruggiti dell'oceano erano troppo prepotenti.

"Ok, chiedevo solo, sembri aver problemi a dormire e ora è meglio che essere là dentro con loro..."

Si fermò. Provare a comunicare con qualcuno era più una prerogativa di Selphie; come desiderava che ci fosse lei.

"Sì... ti lascio sola adesso."

"'Notte."

"Sì... 'notte," disse lui riluttante, voltandosi e iniziando a tornare verso la casa. Un venticello gli mandò uno strano brivido lungo la schiena. Per un momento, avrebbe potuto giurare che un fantasma gli era passato attraverso. No. Questo non andava bene; lei non stava bene.

"Hey, aspetta un secondo. Sai una cosa Alexandra, fin da quando ti ho incontrata... beh, hai parlato per indovinelli, e ti sei tenuta tutto per te. Mi sono stancato. C'è qualcosa che non va e non ce lo stai dicendo."

Tornò sull'orlo del precipizio e si sedette tranquillamente vicino a lei, a gambe incrociate. Lei lo guardò, e per un momento nessuno dei due parlò. Gli occhi di lei si riempirono del dolore di tante persone, e per la prima volta lui notò che la sua dura corazza esterna si stava rompendo, ed emergeva la persona che aveva bisogno di aiuto, ma troppo intimorita per chiederlo. Lei smise di guardarlo, cercando disperatamente di nascondere il dolore.

"Vivo i ricordi dei morti."

"Cosa?" disse lui, e i loro occhi si incontrarono.

Lei sorrise debolmente, "so che vuoi la verità... ma non so proprio come dirlo. Sono i sentimenti che provo, non è nulla di prevedibile."

"Alex, non ci capisco nulla. Le mie visioni, un legame non terreno di cui hai parlato due notti fa. Perché... perché io?"

"Non so perché ha scelto te, non potevo decidere io."

"Chi, Rinoa?" chiese Zell.

"Cosa sapevate dei genitori di Ellione? Della sua vita a Winhill prima di Raine."

"Ellione... che c'entra lei con questo?"

"Tutto," disse lei buttando una manciata di pietre nel mare.

"Uhm... beh, sappiamo che Raine era il suo tutore legale dopo che i suoi genitori furono uccisi nella prima guerra della strega. Ma... a dire il vero, non credo che sappiamo qualcosa dei suoi genitori biologici... per noi era solo 'la sorella'. La amavamo."

"Assassinati," disse sprezzante Alex. "I suoi genitori furono assassinati. C'è una gran fottuta differenza Zell. Suo padre fu ucciso nella sua casa mentre cercava di difendere la sua famiglia. Sua madre... non fu così fortunata."

"Eh? Credevo fossero entrambi sepolti a Winhill?"

"Il padre di Ellione sì... ma sua madre fu sepolta in una fossa comune a Esthar... buttata dentro come spazzatura."

"Scusami... ma come fai a sapere tutto questo? E perché? Se nessuno di noi c'ha pensato, nemmeno Ellione, perché a te interessa?"

"Oh... a Ellione interessava. Solo che non voleva darvi il fardello della sua famiglia. Tutti voi avete sofferto così tanto; non voleva aggiungere altro dolore."

"Ma che c'entra con te, comunque? Voglio dire, l'hai almeno incontrata? Ellione è un argomento di cui mi mette molto a disagio parlare con te... o con chiunque altro, se è per quello."

"Non l'ho mai incontrata... da viva. Sua madre fu violentata da quei fottuti soldati a Winhill, davanti a suo padre. Lo fecero guardare prima di sparargli dritto al cuore... stavano per uccidere anche sua madre, ma decisero di portarla con loro. La tennero prigioniera in un campo d'internamento ad Esthar per quasi due anni... fu picchiata e violentata ripetutamente. Quando ebbero finito con lei, non sapeva più nemmeno come si chiamava. All'incirca in quel periodo Odine trovò Ellione, così portarono sua madre dal campo al laboratorio... lei era incinta di quattro mesi del bambino della fottuta sentinella. Era la sua puttana personale allora... Zell, le tolsero qualsiasi cosa."

"Durante i pochi mesi successivi rimase da Odine... per essere monitorata. Quando partorì, era oramai quasi morta. La sua volontà di vivere se n'era andata, ma vide la bambina... guardò quando la sollevarono. Per nove mesi, aveva provato risentimento per il feto che le cresceva dentro, e tutto quello che rappresentava. Ma... quando sollevarono la bambina... se ne dimenticò. Vide solo l'innocenza..."

"La bambina... guardò la bambina... e sorrise. La chiamarono per nome, e lei si voltò giusto in tempo per vedere la sentinella in piedi con una pistola... le spararono una fottuta pallottola in testa. Quei bastardi... in tutta la loro grandezza non si interessarono mai della vita umana. Lei non era nulla più che un soggetto di ricerca. Odine pensò che la bambina potesse essere una sostituta di Ellione, che la bambina avrebbe avuto gli stessi poteri, ma indovina un po'... durante la loro maledetta ricerca scoprirono che erano i geni del padre che avevano quella caratteristica. Sua madre non aveva nulla a che fare con quei poteri. Così, Odine ordinò che la bambina venisse uccisa... Kenneth Williams, il dottore che aveva curato la madre di Ellione durante la gravidanza, avrebbe dovuto dare alla bimba un'iniezione letale... ma non lo fece. Aveva ucciso un numero inimmaginabile di persone, ma non poteva tollerare di togliere la vita a un bimbo innocente..."

"Così scambiò il corpo con quello di un bambino nato morto, e portò la bambina a sua moglie... e mi crebbe. E fu così che diventai Alexandra Williams. Ellione è mia sorella per parte di madre..."

Le parole gli sfuggirono, il pensiero di dover vivere questi ricordi ogni notte, le sensazioni e le emozioni che dovevano provocare. Come faceva ad andare avanti... come poteva dormire?

"Alex, è questo quel che vedi quando dormi? Non posso immaginare... i sogni che avevo su Rinoa erano abbastanza disturbanti. Ma vedere tutto quello, sapendo che è davvero successo..."

"Sì Zell, vedo sempre tutto attraverso gli occhi di mia madre... li guardo uccidere suo marito, sento le sensazioni della violenza, e mi posso vedere nascere... poi lui la chiama sempre per nome. Ogni notte spero che lei non guardi, sapendo cosa arriverà dopo... ma lei guarda sempre... ogni notte sento l'impatto della pallottola... e poi mi sveglio. Urlando."

*~*~*~*~*

Non aveva mai sentito tanto indolenzimento in vita sua. Tutto il suo corpo gridava di dolore, dalla testa ai piedi. Si trovò momentaneamente inebetita quando aprì gli occhi, in un ambiente completamente estraneo. Presto riuscì a mettere a fuoco, e riconobbe le casse lontane. La luce del mattino brillava attraverso i buchi, adesso, illuminando una parte maggiore dell'interno rispetto a quella che aveva visto.

Non aveva bisogno di voltarsi. L'intuizione le diceva che lui la stava guardando, e per pura testardaggine, non aveva intenzione di salutarlo per prima. Perché dargli quella soddisfazione? Quindi tenne lo sguardo fisso davanti a sé, ascoltando i loro respiri, che sembravano in qualche modo diventare accelerati mentre il silenzio continuava.

"Non mi parli ancora?" disse infine lui.

Tirandosi le ginocchia al petto, facendo gridare di dolore ogni suo muscolo, lei sospirò profondamente. Centinaia di pensieri le correvano in testa... soprattutto, Quistis.

"Non lo capisco, Squall. Dici di amarmi, eppure sei così disposto a perdonare le sue bugie... ora vuoi che io lavori insieme a lei?"

"Non dire mai che la perdono. Quella è una cosa che non succederà mai. Ma dovevo decidere cosa era più importante... il mio odio per lei o il mio amore per te. Non c'era storia. Rinoa... non dimenticherò mai cosa ho perso."

Per quanto Rinoa cercasse di capire, non poteva ancora comprendere del tutto la situazione. Era difficile immaginare gli altri infelici, sapendo quello che lei aveva personalmente vissuto. Erano stati picchiati? Erano stati intrappolati? Cercò di bilanciare il dolore fisico ed emotivo delle due situazioni... eppure continuava a non capire il paragone.

Almeno adesso cercava di capire il loro punto di vista. Forse una volta che si fossero trovati ancora tutti insieme, avrebbe potuto capire tutto quanto... in poche ore... avrebbe visto Allison.

Avrebbe visto tutti loro.

Quello che aveva cercato di ucciderla, quella che l'aveva accusata di omicidio, e quelli che l'avevano creduta colpevole.

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto da Alessia Heartilly. Insieme a questo trovate publicata la revisione del capitolo 19 e 20, sempre a cura di Alessia Heartilly.
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Citazione di apertura: dall' Amleto di William Shakespeare.
Dubita che le stelle siano fuoco,
dubita che il sole si muova,
dubita che la verità sia mentitrice,
ma non dubitare mai del mio amore.
- Alessia Heartilly

   
 
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