Gli estranei
 

#10. Lungo il fiume (Lady Stark)

Catelyn Stark sapeva, da sempre, che un giorno tutto sarebbe caduto. Era destino, da quando il Re Folle aveva ucciso Brandon e Lysa era stata data in sposa ad un uomo troppo vecchio per poterla amare e il bastardo Snow aveva imparato a parlare nella sua casa e il piccolo Bran s’era frantumato; lo vedeva precipitare in continuazione, urlando, tutte le notti e sotto ogni torre in lontananza.
Doveva succedere. Aveva trovato una felicità che non era roccia nordica, ma cristallo; e poi la guerra era tornata, di corsa, a spingere giù tutto ciò che lei aveva costruito.
Eppure, non era quello il giorno. La dolce e determinata ragazza Tully di Delta delle Acque non l’avrebbe mai creduto – non con metà della sua famiglia tra le delicate grinfie della regina –, ma c’era ancora speranza.
Il suo cuore esplodeva sotto il mantello, ora, ad ogni passo di Robb. Ha vinto, ha vinto contro Jaime Lannister.
Almeno per quella notte, prima della prossima battaglia, avrebbe potuto concedersi un ultimo sogno. E cavalcare lungo i fiumi, e tornare a casa.



#11. Macchie (Selyse Florent)

Arrivano voci, arrivano echi velenosi da Approdo del Re. È una città sporca, fetida, malvagia e corrotta e, immobile sul suo balcone, gli occhi persi nelle rare nebbie della Roccia, Selyse si ostina a volgerle le spalle.
Vede raramente sua figlia, adesso che Stannis è partito, e la cerca ancor meno da quando uno di quei pettegolezzi è riuscito ad attraversare il mare fino a lei.
La piccola Shireen Baratheon – sì, esatto, la bambina sfigurata – sarebbe in realtà figlia di lady Selyse e del loro giullare demente Macchia.
Calunnie, sono tutte ripugnanti calunnie: a volte persino i muri sembrano sussurrarle; ma Selyse sa di essere la vera regina di quei ciarlatani, e le fiamme di R’hllor divoreranno presto le loro empie case e i sovrani nati dall’abominio.



#19. Un tipo d'amore (Lancel Lannister)

L’unico tipo d’amore che Lancel Lannister avesse mai conosciuto era tenere una borraccia di vino avvelenato stretta al petto, tentando di non sobbalzare ogni volta che il bosco scricchiolava o che quel rosso sanguigno colava dalle labbra di re Robert.
Il suo re. Gli era simpatico, dopotutto; ma non poteva neanche dimenticare che la sua regina era Cersei, quella Cersei ch’era sempre stata la più bella di tutte da che avesse memoria, la stessa donna che gli aveva ordinato di stordire suo marito affinché non potesse salvarsi dalla furia del cinghiale.
Lancel aveva quasi sedici anni e tutti dicevano somigliasse al suo valoroso cugino Jaime: chi mai avrebbe sospettato di un così bel visino?
A volte rabbrividisce ancora, se ci pensa: la ferita del re era una spaventosa voragine purpurea (“dicono che il cinghiale non lasci la sua preda prima d’aver sentito le zanne toccarsi da parte a parte” aveva commentato gelidamente qualcuno), e lui ne era stato il responsabile, lui, che aveva sempre e solo amato cantare.
Eppure, adesso che in cambio ha un titolo e il letto della regina, adesso che ha conosciuto il profumo dei suoi capelli e il vuoto dei suoi occhi nelle ore notturne, deve convincersi che è stato tutto giusto.
Che una guerra sta scoppiando per amore, e non per la sua paura.