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Autore: FairySweet    17/07/2012    1 recensioni
Perché ora? Perché proprio in questo momento? Che aveva fatto di male a Dio per ritrovarsi incastrata in un mondo che non le apparteneva più?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Burke 15                                                                         Correrà da una Bugia






“Devi fare una pausa”
continuava a giocherellare con quella busta chiusa come se all’improvviso iniziasse a parlargli “Stai guidando da otto ore, non credi sia il caso di riposare un po’?” “Puoi smetterla di farmi la predica? Quando inizierò a chiudere saltuariamente gli occhi ti darò il permesso di distrarmi con stupide chiacchiere, fino ad allora sta zitto” Burke sorrise tornando a concentrarsi sulla busta “Tutto sommato il bilancio della giornata non è stato male, almeno hai parlato con tuo marito” ridacchiò dandole un buffetto sulla guancia ma la mano oltrepassò il suo corpo “Dimenticavo, sono solo un lenzuolino parlante”  finalmente un sorriso, era leggero, appena accennato ma c’era “Licenziarsi, rubare degli esami medici, scappare di casa ...” si voltò verso di lei “Sicura di aver superato l’adolescenza?” “Primo, gli esami erano i miei e avevo tutto il diritto di averli. Secondo, mi sono licenziata come tante altre persone fanno al mondo e terzo, non sono scappata di casa, sto semplicemente andando a fare un giro” “Con valige e biglietti aerei? A che servono i biglietti se stai guidando?” domandò confuso grattandosi la testa “Avevo solo voglia di guidare un po’ tutto qui” di nuovo quel debole profumo di ciliege a riempire l’aria.
L’aveva sentito tutto il pomeriggio e ora, in quella macchina sembrava l’unico aroma esistente “Hai fame?” “Cosa?” domandò confusa “Hai voglia di ciliege?” “No” “Bugiarda” esclamò altero “Tu ami alla follia le ciliege quindi trovane un po’ se non  vuoi che apra gli occhi con un’enorme voglia di ciliegia sulla faccia” “Non accadrà” ribatté divertita voltando in una piccola stradina sterrata.
Le luci colorate del motel invadevano prepotentemente il buio della notte, ci mise meno di dieci minuti a prendere le chiavi e a registrarsi e ancora meno e correre in bagno.
Conosceva bene quel posto, ci era stata un sacco di volte da giovane, era pulito e carino e soprattutto, lontano da persone o cose “Vomiterai tutta la notte?” sbuffò schiacciandosi il cuscino sulla faccia "Lo sai ...” mormorò tremante sollevando il viso “ ... vorrei farti provare la meraviglia assoluta di avere qualcuno dentro che decide cosa fare del tuo corpo” si asciugò il viso, tremava, era stanca e correre in bagno non appena sentiva odore di cibo non aiutava per niente.
La debole luce della lampada colorava di arancio e rosa tutta la stanza, si abbandonò sul letto accanto a Burke, le mani posate sulla fronte cercando di non pensare al cibo ma c’era una bella coppa di ciliege sul tavolino accanto all’entrata
“Ho scoperto la mia questione irrisolta” “Davvero? Credevo di essere io la tua questione irrisolta”  “Si, ma non tutta” si voltò su un fianco fissandolo confusa “Hai fatto una cosa stupida oggi te ne rendi conto vero?” “Oh andiamo” ma Burke scoppiò a ridere giocherellando con il cuscino “Quel bambino non ha un papà” “Hai voglia di scherzare per caso?” ribatté stiracchiandosi “Per caso è figlio dello spirito santo?” “Non ha un papà perché ha un padre! Un padre che nemmeno sa di lui! Questo bambino merita di essere amato e non di essere nascosto quindi, prima glielo dirai e prima potrò andarmene” ma lei non rispose, si limitò ad annuire appena concentrandosi sul soffitto “Dorme sul divano” “Perché?” alzò leggermente le spalle sospirando “Ha paura. Ha paura di me, di come potrei reagire se ...” “Tu fai paura scheggia! Ti comporti come se avessi ucciso un uomo!”  ma lei scoppiò a ridere alzandosi di scatto “Oh tu vuoi davvero usare l’ironia con me? Davvero Burke?” ma lui alzò leggermente le braccia in segno di resa “Dico solo che non gli dai modo di avvicinarsi!” “Si è scopato un’altra! Cosa diavolo dovrei fare? Andare a letto con lui come se niente fosse?” “Parla con lui” “Certo!” esclamò ironica “Owen tesoro, dimentichiamoci della tua scopata con quella e ricominciamo a vivere!” ma l’altro scosse la testa alzandosi in piedi “Sempre cosa! Mi ha fatto del male! L’ha fatto apposta! Gli ho negato una famiglia e lui mi ha punito e ora, ora pretende di ...” “Perché si riduce sempre a questo? Perché devi sempre ...”“Non pretende niente! Sta male non riesci a vederlo? Vede sua moglie impazzire! Credi davvero che non si sia accorto di niente? Credi che vederti parlare con il vuoto lo aiuti? È spaventato, arrabbiato e stanco e tu, invece che capirlo decidi di assecondare questo suo fottuto senso di colpa!” “Quel suo fottuto senso di colpa è lo stesso che ho provato io per mesi! Per mesi Burke! Ha deciso da solo di punirmi e ora io che diavolo dovrei farci?”  l’uomo sorrise avvicinandosi a lei “Butta giù quel maledetto muro che hai costruito tra voi e dagli la possibilità di avvicinarsi di nuovo a te! Permettigli di capire come mai parli col niente! Come mai piangi o ridi senza motivo! Permettigli di comprarti le ciliege ogni volta che vuoi!”  parole buttate nel vuoto, parole usate per ferire o semplicemente, per mostrare una realtà che lei non riusciva a vedere “Sei tornata ad essere un fottutissimo robot da cardio e credimi, questo mi rende solo orgoglioso e vorrei vederti così per tutta la vita ma ora è diverso! Ora non puoi più decidere da sola e non posso farlo io per te! Hai una responsabilità Scheggia, una responsabilità enorme e ...” “Non l’ho chiesta io” mormorò sfinita “E allora perché l’hai tenuto?” faceva un male terrificante riflettere, parlare con lui  ma non poteva farlo tacere, non poteva mandarlo via perché ne aveva un bisogno disperato “Se non ti interessa niente di lui perché l’hai tenuto? Perché non hai ...” “Perché non posso” una lacrima  spezzare il silenzio “Non posso farlo di nuovo! Non posso negargli ancora una famiglia e poi pretendere che torni indietro” “Ma soffrire si? Spiegamelo perché io proprio non capisco! Perché puoi arrabbiarti e fingere che non ti interessi ma non puoi vivere una vita felice?” un debolissimo sorriso a colorarle il volto “Perché non sono io. Fingere di avere una vita felice, una famiglia, qualcuno da amare non fa parte di ...” “No” esclamò secco piantando gli occhi nei suoi “Hai paura di scoprire che puoi amare qualcuno più di quanto immagini! Io davvero non ti capisco Scheggia, lo ami, lo ami da morire e stai male per questo ma hai una possibilità, puoi azzerare i contatori delle vostre vite e ripartire da capo e non venire a dirmi che non saresti te stessa perché non è vero! Ho conosciuto la vera Cristina e puoi farlo! Puoi avere quella vita ma c’è qualcosa che ti blocca”  “Già, e tu sai cos’è non è vero?” Burke scosse leggermente la testa sfiorandosi il mento, un gesto naturale, lo stesso che anni prima faceva quando c’era qualcosa di strano, quando il genio maniaco del controllo scordava qualche particolare “Non posso farlo perché ...”ma il cellulare iniziò a squillare,  sospirò alzando gli occhi al cielo “Grazie dottor Hunt! Un tempismo perfetto!” “Pronto?” “Dove sei?” sospirò passandosi una mano in viso “Owen non ...” “No! voglio sapere dove sei perché mi sei svenuta tra le braccia oggi e ora, ora sei da qualche parte lontano da qui e non so come stai, non so se respiri ancora, se mangi!” Burke sbuffò schiacciandosi sul viso il cuscino “Che diavolo ti è saltato in mente si può sapere?” “Ho solo pensato che cambiare aria per un po’ avrebbe fatto bene a tutti e due” mormorò trattenendo un conato di vomito “Oddio ancora? Pesi cinquanta chili se va bene, com’è possibile che vomiti tutta questa roba?” scosse leggermente la testa cercando di ignorare le parole dell’uomo accanto a sé “Perché hai portato via le analisi?” “Cosa?” domandò confusa “Che cazzo c’è scritto lì dentro! Perché mi nascondi continuamente le cose!” “Io non ti nascondo niente” ma lo sentì ridere, probabilmente stava cercando ovunque tracce di sua moglie, d’altronde, era già tanto che gli avesse risposto “Non mi dici mai niente! Se stai male, se non hai dormito, anche solo se hai qualche linea di febbre! Non mi dici mai niente Cristina e ogni volta finisco col diventare matto quindi ti prego, dimmi cos’hai che non va!” si mordicchiò le labbra cercando di trovare una scusa appena accettabile, Burke accanto a lei stava sorridendo, le braccia incrociate dietro alla testa e uno sguardo pieno di ironia a sfidarla “Non glielo dici? Davvero?” ma lei non rispose “Oh andiamo! Sarà divertente sai? Almeno ti libereresti di un peso enorme” “Smettila” sibilò gelida “Cristina?” “Owen non ...” “Perché non ti inventi una scusa, se proprio devi mentirgli perché non farlo in grande?” chiuse gli occhi qualche secondo, provava a concentrarsi solo sui suoi pensieri ma Owen continuava a ripetere il suo nome e Burke, lui continuava a parlare e parlare, quasi come se quello scroscio improvviso di frasi fosse naturale.
“Potresti dirgli che sei andata al mare, oppure che hai deciso di darti alla fotografia” esclamò allegro ma qualcosa lo colpì nel bel mezzo della fantasia perché lo vide sorridere, voltarsi leggermente verso di lei   “E se invece avessi un tumore celebrale? Dai sarebbe troppo forte! La mia dea di chirurgia che sbava e si dimentica velocemente ogni procedura”  “Smettila, non ho un cancro” mormorò coprendo il cellulare con la mano libera “Non parlavo di un cancro qualsiasi ma di un ...” “Cancro”ripeté sarcastica ma lui  scoppiò a ridere mentre la consapevolezza di aver fatto una cazzata prendeva velocemente il posto della ragione.
Non sentiva niente, non provava niente, tutto quello che percepiva era il respiro accelerato di Owen, la sua rabbia, la sua insicurezza mentre Burke continuava a ridere come un matto “Aspetta ... Owen non ...”  la linea cadde di colpo, solo il silenzio ad invaderle le orecchie.
Lasciò cadere il cellulare, respirava, cercava di farlo ma si sentiva tremendamente vuota e terribilmente idiota “Finalmente” esclamò asciugandosi il volto, le labbra ancora arriciate in quel sorrisetto idiota e fastidioso “Almeno hai smosso qualcosa” “Ho ... io ho detto ...” “Hai detto tumore mentre tuo marito continuava a chiederti cosa ci fosse di sbagliato. Si, l’hai fatto Scheggia e credo anche che tu l’abbia smosso per bene” un’altro sospiro a cercare di calmare le pulsazioni “Ora può solo fare una cosa ragazza” “Odiarmi?” sbottò ironica passandosi una mano in viso “Correrti dietro!” sollevò lo sguardo incrociando quegli occhi caldi e profondi “Non gli hai mai dato modo di varcare quel confine Scheggia. L’hai tenuto fuori e ora, ora vivete sospesi in qualcosa di irreale. Ora ha un motivo per correrti dietro, un motivo più forte di tutti gli altri” “Una bugia?” urlò sfinita “Come può correre dietro ad una bugia! Non posso parlare con lui di ...” “Di me?” la voce carica di sfida “Sei costretta a farlo Scheggia perché devi spiegare come mai, d’improvviso, hai tirato fuori quelle due parole. Devi spiegare come mai a volte parli con il vuoto, con chi parli e allora tutto andrà a posto e io sarò libero di tornare in quel fottutissimo mondo ultraterreno perché sono stanco Scheggia!”  la vide tremare, cadere in ginocchio sul pavimento, il respiro accelerato e il battito cardiaco che correva “Sai perché soffri così? Io l’ho scoperto Scheggia, ho scoperto come mai non posso andare via! Ti senti in colpa! Ti senti in colpa per avermi ucciso e non importa se ti ripeto continuamente che non è stata colpa tua! Ti sentirai sempre in colpa”  chiuse gli occhi mentre quell’orrido pensiero le vomitava addosso tutta la realtà.
Aveva sbagliato, aveva sbagliato e basta e ora, non riusciva nemmeno a respirare, a restare ferma immobile senza che quel fottuto tremore prendesse il sopravvento sulla volontà.
Nel silenzio di una stanza vuota solo le sue lacrime e il terrore di dover dire addio ad un passato, il suo passato, suo marito, la persona che fino ad ora aveva amato più della sua stessa vita.

  
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