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Autore: xharoldsvoice    18/07/2012    2 recensioni
Mi chiamavano 'La ragazza del Tamigi', dandomi per pazza, ma non capivano niente. Dovrò abbandonare Londra per andare a Holmes Chapel, dal nuovo compagno di mia madre, costringendomi ad abbandonare il mio unico grande amico. Mi chiamo Martha, ho diciassette anni e perderò il mio tutto: il Tamigi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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You shoot me down, but I get up.
You shout it loud
But I can’t hear a word you say
I’m talking loud not saying much
I’m criticized but all your bull is ricochet
You shoot me down, but I get up.

 


Mi chiamavano 'La ragazza del Tamigi', dandomi per pazza, ma non capivano niente. Dovrò abbandonare Londra per andare a Holmes Chapel, dal nuovo
compagno di mia madre, costringendomi ad abbandonare il mio unico grande amico. Mi chiamo Martha, ho diciassette anni e perderò il mio tutto: il Tamigi.
No, non sono pazza. Fin da piccola mio padre mi portava sempre sul Tamigi, fino a che non me ne affezionai, forse solo perchè ero con il mio papà. Quando mio padre venne a mancare, mi chiusi in me stessa, non riuscivo a farmi amici, non riuscivo a parlare con nessuno a stento con mia madre. L'unico amico che avevo era proprio il Tamigi, perchè io ero convinta che mio padre fosse ancora lì ad aspettarmi sulla spiaggietta pronto per farmi ridere e rendermi felice. Così un giorno alcuni ragazzi del mio liceo mi videro parlare col Tamigi e subito andarono a dirlo a tutta la scuola rendendomi lo zimbello di turno. E' sempre stato così dal primo anno di quel fottutissimo liceo. Mia madre non sapeva niente di ciò e non si è mai preoccupata del fatto che non avevo amici perchè quando andavo al Tamigi, le dicevo che stavo andando da alcune mie compagne di classe anche se le odiavo perchè facevano di tutto per abbatermi, farmi cadere e ci riuscirono, ma non lo dimostrai davanti a loro. Non ho capito e non capirò mai tutto questo odio verso di me. Ma tutto questo sta per finire, anche se non sarebbe sicuramente iniziato qualcosa di migliore. Infatti mia madre decise di trasferirsi dal suo compagno alla fine dell'anno scolastico, in modo da passare l'estate lì e fare l'ultimo anno di liceo in quel paese. Non so come me la sarei cavata, insomma, non ho mai parlato con nessuno di quelli che conoscevo fin da bambina, come potevo pretendere di iniziare adesso, in una città completamente nuova?

La svegli suonò, erano le sei e mezza. La scuola era finita ieri, ma per quel giorno mi dovetti alzare ancora presto perchè alle otto sarebbe passato il compagno di mia madre, di cui non ricordavo neanche il nome, per passare a prenderci e portarci alla nostra futura casa che distava cira due ore da dove vivevamo noi. Per prima cosa andai a lavrmi la faccia, mi pettinai i capelli e incominciai a vestirmi. Non misi niente di complicato: un paio di jeans, una camicia a quadretti azzura e le converse azzurre. Non mi truccai, non mi è mai piaciuto, cosa strana per una diciassettenne. Così andai a fare colazione dopo aver dato un bacio sulla guancia alla mia mammina intenta a fare chissà che cosa.
-"Martha sei un po' emozionata?"- chiese mia madre mentre addentavo un cornetto al cioccolato. Ovvio che sono emozionata, cambiare casa, abitudini, abbandonare il Tamigi. No, non era emozione era tristezza, profonda tristezza. L'unica cosa di cui ero contenta era abbandonare quel buco di appartamento in affitto e la gente. Le persone di Londra non mi sarebbero mai mai mancate per nessuna ragione.
-""- mi limitai a dire. Vidi un piccolo sorriso sul volto di mia madre. Beata lei che era felice. Erano ormai le otto meno dieci così andammo a prendere le valigie e attendemmo l'arrivo dell'uomo. Verso le otto e cinque un'Audi nera ed elegante si fermò davanti a noi e da lì scese un uomo molto alto, con gli occhiali da sole, molto sorridente. Vidi mia mamma schizzare verso di lui per abbracciarlo. Successivamente venne verso di me.
-"Piacere, Nick."- mi disse tendendomi la mano che presi insicura.
-"Martha."- mi presentai anche io. Non mi sarebbe mai andato molto a genio perchè non avrei mai voluto che potesse prendere il posto di mio padre. Ci fece segno di entrare in auto, mentre lui sistemava le valigie. Iniziammo ad andare.
-"Quanti anni hai?"- mi chiese, probabilmente, sorridendo. 
-"Diciassette."- dissi senza distogliere lo sguardo dal finestrino.
-"Davvero? Io invece ho due figli Harry che ha diciotto anni e Gemma che ne ha dodici."- non è possibile... Non ce la farò mai a convivere con altri ragazzi. Cercai di fermare ogni tanto qualche lacrima, ma con pessimi risultati. Passammo anche davanti al Tamigi e li non riuscii più a tenermi tutto dentro e scoppiai in un silenzioso pianto, mentre guardavo il mio più grande amico che faceva da contrasto al triste cielo grigio di Londra.
Verso le dieci e un quarto arrivammo davanti alla nostra futura casa, che più che essere una casa era una villa.



Spazio Autrice.
Ehi... Allora premettendo che è la mia prima fan fiction... Abbiate pietà! 
E' nata da un misto di idee che ho avuto nelle dure notti della mia vita(?).
Il titolo della fan fiction è tratto da una futura frase... ohoh! *colpo di scena* Ok, no.
So che è corto come capitolo, ma è solo per l'inizio... Se la leggete lasciate qualche recensione PLEASE çwwwç
Accetto tutte le recensioni anche negative.
Se mi volete seguire su twittah sono @xharoldsvoice (che fantasia ho, nè?).
Ora vado perchè sto facendo più lungo lo spazio autrice che il capitolo!
Bacio. xx

xharoldsvoice.
  
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