La luce accecante del sole entrava da una portafinestra che dava sul giardino della casa.
Illuminava la mia bianca pelle che era immersa in un piumino color perla che copriva solamente la pancia con un angolo.
Credevo di essere in un sogno, cullata dolcemente dalle nuvole.
Mi passai la mano sul volto e tirai indietro i capelli biondo platino, cercando di svegliarmi.
Misi a fuoco l'immagine scura che avevo alla mia destra, seduta sul letto che mi fissava sorridendo.
-Ah, Shannon!- Di scatto presi il piumino e mi coprii fino al collo.
Con l'altra mano tirai giù il mio vestito nero della sera prima che dormendo si era avvolto fin sotto il seno.
Lui fece una risata e abbassò lo sguardo.
-Dove..come sono finita qui?- Chiesi a Shannon.
Non ricordavo quella stanza bianca dal tour che mi fece fare proprio Shannon il pomeriggio prima.
-È una delle stanze degli ospiti.- Girò la testa per ammirare anche lui le pareti e il soffitto della stanza.
-Ieri sera al Club sei crollata. Eri stanchissima, il viaggio ti aveva messo KO.- Si fermò a guardami dritta negli occhi. -Ti ho portata qui in braccio, ti ho tolto le scarpe e ti ho distesa sul letto!-
Mi sorrise e si avvicinò a me, lentamente.
Non era sicuro di quello che stava facendo a giudicare dal suo sguardo che a volte abbassava.
Incerto.
Tentennava.
-Grazie!- Fu l'unica cosa che mi sentivo di dirgli.
Ci guardammo intensamente negli occhi per molti minuti.
Io che ammiravo il suo sguardo penetrante, deciso e lui che seguiva i miei occhi grigi, insicuri e timorosi.
In quei secondi passati a vedere la mia sagoma riflessa nell'iride mi fece riaffiorare il ricordo della sera prima, passata in quel locale.
Io e Shannon che ballavamo assieme, come se fossimo un'unica persona.
Le sue grandi mani che accarezzavano e seguivano il movimento del mio corpo, e le mie che gli carezzavano i capelli e il viso posato sulle mie spalle.
Quel continuo desiderio di baciarlo e stringerlo a me che accompagnò l'intera serata non s'era placato.
Avrei voluto prendergli il volto e farlo scivolare dolcemente sul mio corpo e abbandonarci alla passione più frenetica che si potesse immaginare.
Scrollai la testa per togliermi quei pensieri dalla mente.
-Ti lascio vestire. Io e Tomo andiamo a fare un giro in città, se vuoi seguirci ti aspettiamo!-
Annuii.
Shannon scese dal letto sfiorando la mia spalla con la mano e uscì dalla stanza.
Mi erano venuti i brividi dal quel pseudo contatto.
Andai dritta in bagno, avevo bisogno di una doccia calda.
Mi truccai come al solito e mi vestii semplicemente con delle short di jeans e maglietta che lasciava scoperta una spalla.
Il mio stile.
Infondo non dovevo andare a sfilare sul Red Carpet, andavamo solamente a fare un giro per la città degli Angeli!
Giù in salotto trovai Tomo e Shannon sulla porta d'ingresso.
salutai il chitarrista e mentre mi prendevo la giacca Shannon mi porse il caffè.
-Tieni, te l'ho preso prima...-
Gli sorrisi e li seguii fuori.
'Perché tutte queste attenzioni?!'
La domandina non faceva altro che gironzolarmi per la testa per tutto il tempo.
Infondo era normale: io non ero nulla per lui, forse solo un corpo con cui ballare alla sera e sperare di portarsi a letto.
Non c'era nessun motivo per tutte quelle attenzioni che Leto mi stava dedicando!
Cercai di spazzare via quei pensieri scrollando bruscamente la testa.
Mi stavano facendo impazzire.
Tra un po' mi sarebbe venuto il mal di testa se non avessi fatto tacere la vocina.
La detestavo.
Tomo notò la mia faccia perplessa e pensierosa.
-C'è qualcosa che non va Christal? Los Angeles non era come ti aspettavi?-
Ero talmente immersa fra i miei pensieri che mi dimenticai di guardare la città degl'angeli.
Il mio sogno più importante lo stavo mettendo da parte solo per colpa di un uomo che aveva ballato con me la notte prima. Assurdo!.
-No, no. È veramente stupenda, ho solo un po' di male alla testa. Ma ora passa.-
Me la cavavo bene con le bugie.
-Colpa dell'alcool- puntualizzò Shannon sorridendomi.
I ragazzi per tutto il pomeriggio mi fecero fare il tour della città.
Ora capivo perché era soprannominata la città degli angeli: sembrava il paradiso. In confronto Milano era una città di pietra e asfalto!

Prima di tornare a casa ci fermammo in un parco, non molto lontano da casa Leto.
-Qui ci veniamo spesso...- Disse Shannon. -Ci aiuta a rilassare, a pensare. A farci tornare a casa, con la mente..su Marte!-
Ridemmo tutti e tre per le parole del Batterista.
Aveva un ottimo senso dell'umorismo.
Era veramente così tranquillo quel posto: una distesa verde per molti metri, con molti aceri rossi che risaltavano.
Davanti a noi un lago con statue e carpe koi, molto orientale.
Avrei volentieri chiuso gli occhi e lasciarmi andare al fruscio del vento sulle foglie ma era tardi e i ragazzi volevano tornare a casa.
-Forza, questa sera..- Cominciò a parlare Tomo.
Non ci badai tanto, qualcos'altro aveva attirato la mia attenzione:
il braccio tatuato di Shannon mi avvolgeva la vita, tenendomi stretta a lui, quasi temesse che scappassi da un momento all'altro.
Mi girai a guardarlo.
Lui faceva come nulla fosse.
Sotto quegl'occhiali da sole guardava Tomo e ci parlava naturalmente.
Senza che quell'abbraccio che mi stava dando lo alterasse in qualche modo. Era sicuro e deciso, al contrario di me, che ora ero agitata e col cuore che pulsava freneticamente.
Il batterista dagl'occhi color nocciola mi faceva andare in tilt.
Non sapevo più cosa realmente provassi.