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Autore: xkissmejdbieber    18/07/2012    5 recensioni
Hope ritrova un diario nella soffitta della casa della sua bisnonna da anni disabitata. Rimane catturata da una storia d'amore, quella tra Justin e Devonne, nella Parigi del 1893. Ma non tutte le tessere del puzzle combaciano..
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SE VI FERMATE A LEGGERE,
MI LASCIATE UNA PICCOLA RECENSIONE DI 11 PAROLE?!
MERCI.


--Lo guardai strabiliata e gli occhi cominciarono ad inumidirsi. Stava succedendo tutto così velocemente. Chi ero io per fermarlo? Chi ero io per fermare.. noi? I suoi occhi radiosi  e il mio cuore che perse un battito per poi accelerare al suono di quelle parole mi diedero la risposta.
"Sei serio?"
Lui mi prese le mani e la sua stretta calda sulle mie mi riscaldò dentro.
"Si, sul serio."
Sul mio volto era dipinta la più pura sorpresa e sorrisi raggiante.
"Si che lo voglio, Justin."
"Oh mia principessa."
Mi strinse la vita tra le sue braccia e mi alzò di qualche centimetro dal pavimento. Girò su se stesso per tre se non quattro volte. I miei capelli svolazzavano intorno a noi seguendo il nostro movimento. Si fermò e il suo volto era a qualche millimetro di distanza dal mio. Ero incantata, persa nei suoi occhi color caramello. Deglutii pesantemente e sfiorai il suo naso con il mio. Il Paradiso tra di noi. Gli sorrisi e lui mi fece appoggiare i piedi sul pavimento e mi lasciò andare.
Passammo un'altra mezz'ora nel negozio a comprare accessori da indossare per la grande serata, dopo di che lui pagò tutto e trasportando vari pacchi ci disperdemmo per le stradine di Parigi. Mi voltai verso di lui con un sorriso dipinto sul volto:
"Allora, dove andiamo?"
"Casa mia."
Strabuzzai gli occhi e lo guardai interrogativa, come ad avere conferma di quanto aveva appena detto.
"Si, sono serio. Mangerai nella mia proprietà e starai con me oggi. Dobbiamo pur posare da qualche questi pacchi ingombranti."
"Come ci arriveremo?"
"Oh beh, andremo al mio studio che è poco distante da lì e dove mi aspetta il mio cocchiere Alfred e poi ci faremo condurre nella mia dimora."
"Hai un cocchiere allo studio?!"
Lo fissai interrogativa e lui si passò le dita sul polsino del cappotto in feltro.
"Si, per i miei spostamenti durante la giornata. Quando non torno a casa di notte mi faccio aspettare lì."
"Oh, capisco."
Abbassai lo sguardo e non proferii più parola.
"Questo non accade più da quando ti ho conosciuta, però."
Abbozzai un sorriso sentendo quelle parole e lui ricambiò con uno lucente.
Dopo una decina di minuti arrivammo ad un edificio costruito di recente il cui stile architettonico concordava perfettamente con gli edifici più antichi che lo circondavano. Entrammo nel grande portone e nell'atrio trovammo, in quella che doveva essere la portineria, una donna che chiacchierava con un uomo bassino dai folti baffi. Appena ci videro entrare si girarono e stettero zitti per una frazione di secondo, poi chinarono il capo e dissero:
"Salve Dottor Bieber."
"Buongiorno anche a voi. Alfred, le dispiacerebbe portarci a casa mia?"
"Oh si, va benissimo Dottore."
Alfred si allontanò dalla donna tarchiata e dal volto tondo e simpatico e si diresse verso il retro dell'edificio. Justin mi prese la mano e mi sorrise, sotto lo sguardo della donna. Poi insieme andammo verso il portone dove dopo neanche qualche minuto comparve la carrozza con Alfred al posto di guida. Salimmo a bordo e Justin, dopo aver disposto i pacchi sui sediolini di fronte a noi si sedette accanto a me. Trascorremmo qualche minuto nel nostro solito accogliente silenzio, guardando le stradine che si dipanavano sotto il nostro sguardo poi mi girai verso di lui che sobbalzò.
"Perchè me?"
"Perchè te in che senso?"
"Nel senso che mi stai rendendo così partecipe della tua vita.."
Non riuscivo a trovare le parole per concludere la frase che rimase sospesa a mezz'aria ma Justin, inteso il senso della mia domanda, mi rispose:
"Perchè sei diversa, perchè sei bellissima, un po' timida, perchè metti la gente a suo agio, perchè sei tu."
Lo guardai sorridendo e cercai le sue labbra avvicinandomi a lui, provocava assuefazione. Ero a pochi millimetri da lui e lui socchiuse gli occhi e mi baciò, facendomi appoggiare con le spalle contro la tenda del finestrino. La sua lingua si intrufolò tra le mie labbra e il bacio divenne sempre più passionale. Lui mi avvicinò la mano aperta alla mandibola, per poi spingersi con le dita alla mia nuca dove rimase, affondando tra i miei capelli. Si staccò dolcemente dopo un po' e appoggiò il capo tra la mia spalla e il mio petto e io lo lasciai fare, intrecciando le miei dita con le sue. Rimanemmo a coccolarci fin quando la carrozza non si fermò davanti ad un grande palazzo che ora era alla mia destra. Justin si rimise a sedere senza lasciarmi la mano e il cocchiere ci venne ad aprire. Uscimmo e l'ometto di nome Alfred prese i pacchi seguendoci all'interno della casa. Rimasi a bocca aperta appena entrammo. L'ingresso era immenso e si vedeva che la villa, dalle grandi dimensioni era abbastanza antica. Mi guardai intorno a naso all'insù, osservando il soffitto dipinto e le scale con i corrimano intarsiati in oro. Justin ridacchiò guardandomi.
"Stupita?"
"Oh, si, molto."
Mi fece attraversare l'ingresso e arrivammo ad una porta che dava sul giardino sul retro. Aprì la porta e il sole di quella giornata di fine marzo, molto più calda del solito, mi riscaldò le guancie. "Che ti va di fare?"
Mi guardai intorno e il mio sguardo si posò sulla scuderia. Guardai Justin con aria complice e, lasciata la sua mano a malincuore, cominciai a correre a perdifiato in quella direzione. Lui dopo poco mi affiancò e attraversò il prato con me. Arrivati davanti alla porta l'aprii e sul fondo della scuderia due stallieri si voltarono sorpresi mettendo a fuoco la mia sagoma nella luce del mattino. Entrai seguita da Justin, mi comportavo come se stessi a casa mia, ma non importava. Amavo i cavalli. A colpire la mia attenzione fu un cavallo tutto nero che vedendomi nitrì e mosse la criniera scuotendo il capo. Mi avvicinai a lui incurante di tutto e misi una mano di fronte a lui che me la scrutò e dilatò le narici. La avvicinai decisa, poi, al suo muso. Non ci scostò e io la passai su e giù, per stabilire un contatto tra di noi.
"Lei è Freedom. Ritieni fortunata, detesta essere toccata da chiunque, soprattutto dagli estranei."
Mi girai verso Justin che mi guardava sulla porta.
"Andiamo a cavalcare?"
"Sai andare a cavallo?!"
"Si, ma non voglio una sella, non ci sono abituata."
"Selvaggia.. Aspetta che faccio sellare il mio e poi andiamo."
Attraversò la scuderia e andò dagli stallieri mentre io andavo in giro alla ricerca di una coperta poco spessa da adagiare sulla groppa della puledra. Ne trovai una e, prese le redini e aperto il box, la feci uscire. Glie la appoggiai sopra e mi misi davanti a lei per stabilire un contatto visivo e la guardai negli occhi grandi ed espressivi. Rimasi così a scrutarla e ad accarezzarla per un po' fin quando Justin tornò già su di un cavallo bianco sporco. Gli sorrisi e agilmente salii a cavallo. Uscimmo di lì e guardai Justin negli occhi, dopo di che lanciai la puledra al galoppo.

 
 

 OUT OF TOWN GIRL.
Scusate se ho ritardato di un paio di giorni cwc
Amatemi lo stesso. Il capitolo scorso, non so come,
ha raggiunto più di 1000 visualizzazioni, cioè.. WAO.
Però, come al solito, poche recensioni. STRONZE, VOI.
4 E CONTINUO, ANCHE SE NE VORREI DI PIU'.
Luv ya,
-Marta alias @rapemejdbieber
 
PS. SE SIETE SU TWITTER LASCIATEMI IL NICK COSI' VI AVVERTO QUANDO CONTINUO.

  
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