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Autore: _Fox    18/07/2012    3 recensioni
Un parto assurdo della mente in un momento di solitudine.
Puro brainstorming.
Non garantisco un senso a ciò che ho scritto, ma spero riusciate comunque a capirci qualcosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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E poi ci sono quei giorni in cui la mente ci tira orribili scherzi.
Parte così la ricerca di una via per la risoluzione al machiavellico enigma che essa ci impone, in un cinico tentativo di vederci crollare.
E’ come un’entità estranea al quotidiano che dorme, totalmente assopita, nella parte più recondita e sofferente della psiche, in attesa del momento di solitudine migliore per calare il pugnale.
Intanto affila la lama.
Ogni giorno la vita gioca una spietata gara d’equilibrio con quel mostro camaleontico che è la mente.
Amici, famiglia, studio, passioni, amore, libertà.
Tutto sembra prevalere e tenerci in equilibrio. Respiriamo a pieni polmoni, ingenuamente sicuri di noi su una corda sottile come nylon - stupenda sensazione di atarassico equilibrio.
In realtà stiamo crollando.
In realtà basta un solo attimo di solitudine – fuga dal divertissement – perché il mostro prenda un profondo respiro e schiuda le fauci, pronto a soffiare e strapparci via l’equilibrio mentre siamo in bilico a respirare sul nulla.
Crolliamo davanti alla spietata logica di un equilibrio fasullo, siamo il cristallo nella stanza invasa dagli elefanti.
Preferiremmo vedere un mostro bugiardo, quando guardiamo dentro di noi mentre precipitiamo nel vuoto – vorremmo puntare il dito e urlare tu menti.
Ma ogni accusa ci si blocca in gola, spietato macigno pesante come la paura.
Siamo ipnotizzati da quelle fauci, il soffio del mostro trasforma la quiete in uragano, vortice che ci risucchia nell’oblio sconfinato della razionalità.
Guardiamo rapiti le fauci del mostro e ora siamo di nuovo – spietati intervalli di lucida follia – i suoi occhi, guardiamo alla realtà come un equilibrio che si rivela terribile caduta libera e i nostri pilastri – ciò che ci tiene ancorati alla vita e ci allontana dalla follia – crollano, si dissolvono e si disperdono nell’aria,  impalpabili come polvere di cristallo.
In quell’attimo di paralizzante realtà guardiamo il mostro e lo riconosciamo [sei tu ora capisco], dannoso come un tumore e al contempo la parte più viscerale di noi stessi. Un frammento della nostra identità spesso sopito, soffocato... fino a quando, stremati da un’illusione fragile come l’ultimo respiro prima dell’addio, sciogliamo le catene e lasciamo che ci divori.
Pezzo per pezzo.
Ci lasciamo divorare e rimaniamo ipnotizzati dai miseri brandelli di noi incastrati tra le fauci indistruttibili di un’entità inconfutabile.
Temiamo di perderci e di rimanere prigionieri del limbo, dilaniati dalla razionalità spietata del nostro carnefice invisibile. Abbiamo così tanta paura che, semplicemente, chiudiamo gli occhi [dormire voglio dormire].
Concediamo al nostro mostro gli ultimi preziosi istanti che precedono l’annebbiamento – domani tornerà l’illusione.
Ci lasciamo divorare, speranzosi nel domani.
 
Domani dimenticherò ogni cosa.
Domani sarò di nuovo in equilibrio su quella corda, in bilico su quel filo sottile chiamato vita.










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Salve gente. Oltre a ringraziarvi per la lettura, vi invito, se avete piacere a conoscermi un po' meglio, a fare un salto nella mia pagina autore su facebook. Potrete dirmi cosa pensate di ciò che avete letto e magari scambieremo quattro chiacchiere: Struggente Perplessità Introspettiva.
Alla prossima.
Fox.
   
 
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