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Autore: KiaPianetaOreon    18/07/2012    0 recensioni
Martina e Federica hanno 14 anni e sono due ragazzine piene di sogni. Durante l'estate un'audizione per la prestigiosa Accademia "Giuseppe Verdi" cambierà le loro vite da sempre. Nuovi amici, nuove cotte, nuove cose e vecchi ricordi che svaniscono e rimangono. Come sarà il loro primo anno lì? Sopravviveranno?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La fine della scuola si avvicinava, Giugno e le vacanze stavano per arrivare. E come in ogni scuola che si rispettasse, l’ultimo giorno ci sarebbe stata una mega festa. Il consiglio d’istituto da pochi anni organizzava una specie di ballo scolastico come quello delle scuole americane, in cu isi sarebbero scelti la Reginetta e il Re, si avrebbe ballato tanto e ci si sarebbe divertiti da morire. L’idea aveva scatenato nella testa di tutti gli studenti un po’ di paura, ma anche un’irrefrenabile voglia di scatenarsi. Le ragazze innamorate già sognavano l’invito dei loro principi, le coppiette invece, ormai si sapeva che sarebbero andate insieme.
Alcune coppie si erano già formate: Luca ci sarebbe andato con Gaia, Federica con Gabriele, Nicole con Valerio, ma come buoni amici. Emanuele aveva invitato Martina e lei, non avendo altre scelte e per salvarsi dalla situazione in cui era, aveva accettato. Non che lo odiasse o non volesse andare con lui, era solo la cosa più ovvia che le era venuta in mente di fare. Benedetta, invece? Non aveva trovato nessuno. Ogni ragazzo che le passava davanti poteva essere un “candidato”, ma erano loro a dover invitare, quella era la tradizione. Nessuno si era fatto avanti, lei si sentiva brutta e inutile. Certo, non era un figurino, ma conosceva ragazze messe peggio di lei che erano state invitate da qualcuno, e la cosa la faceva rimanere malissimo. Si vedeva la sua depressione. Parlava con le amiche in mensa, continuando a dire “io al ballo non ci verrò” o “non mi inviterà nessuno”, per non parlare di “una balena come me non la vuole nessuno”. loro cercavano di convincerla che non fosse così, ma lei era testona e ormai l’idea di essere un cesso ambulante non gliel’avrebbe tolta nessuno. Una volta anche i maschi l’avevano sentita lamentarsi di quella cosa, e a Simone venne un’idea. Anche lui non aveva nessuno con cui andare. Certo, non gli interessava nulla del ballo, ma tutti ci andavano, e non aveva voglia di restare in camera da solo mentre tutti si divertivano. A due giorni dal ballo, assicurandosi che non ci fosse stato nessuno con lei, si avvicinò.
-          Ehilà Benny -.
-          Ciao Simone, che ti serve? -.
Non avevano un gran rapporto, era evidente che avesse bisogno di qualcosa.
-          Nulla, volevo parlarti… allora, trovato il ragazzo per il ballo? -.
-          A dire il vero no. Insomma, guardami, non sono adatta a queste cose. Tu piuttosto, non l’hai trovata una bella ragazza da invitare? -.
-          No, però, guarda che coincidenza… siamo soli, sia io che te… -.
-          E quindi? -.
-          Avrei un’idea -.
-          Fammi capire, vorresti andarci con me? -.
-          Sì, ma… non pensare male! Cioè, andiamo come Vale e la Nico, come due amici… -.
-          Certo, come vuoi tu! Lo fai solo per toglierti dalla merda di non avere una ragazza da invitare, dopotutto! -.
-          Anche tu hai detto di sì per lo stesso motivo, perciò siamo pari. Ci divertiremo lo stesso, almeno spero… -.
-          Certo, poi ci saranno anche gli altri. Mi vieni a prendere tu? -.
-          Ovvio, non ti preoccupare -.
Simone era felice di non andare da solo e Benedetta, anche se sapeva che era solo una farsa, era eccitatissima. Sarebbe stata una serata normale a fianco di Simone o ci sarebbero state alcune novità?
 
Martina era stata prenotata da quel figo pazzesco di Emanuele. “Cavolo, che culo”, pensavano le sue amiche, un po’ invidiose di vederla vicino a quel ragazzo da urlo. Si chiedevano come mai non volesse provarci con lui. Era bello e molto simpatico, come si poteva rifiutare uno del genere? Persino Federica se lo chiedeva, Matteo, dal punto di vista fisico, non avrebbe mai potuto competere con uno come lui. Per quanto riguarda l’animo però, sì, e lo avrebbe fatto fuori. Federica aveva un piano per quella serata e lo mise subito in atto chiamando Matteo.
-          Ehi, hai deciso cosa fare? -.
-          Fede, fare cosa? -.
-          Se hai scelto tra Denise e Martina! -.
-          Credo di sì -.
-          E chi? -.
-          Martina, anche se ho un’incredibile paura di perderla, facendo così -.
-          Penso che dovresti averne -.
-          Mi preoccupi, che c’è? -.
-          Niente, solo che tra due giorni qui si terrà il ballo di fine anno e lei ci andrà con Emanuele. L’ha invitata lui, ma le si legge in faccia che non è felice perché vorrebbe andarci con te -.
-          Con lui? No, non è possibile, MA NON PUO’! E comunque dovrà accontentarsi, io non centro niente con quella scuola, perciò non posso venirci -.
-          Nessuno ha mai detto questo. Tu devi farle una sorpresa, sto già prevedendo la serata. Alberto ha la patente, giusto? Fatti portare da lui e ben vestito, al resto ci penso io -.
-          Fede, vacci piano! E io che cosa dovrei dirgli? Che all’improvviso mi sono preso una cotta per sua sorella e che mi deve portare da lei al più presto? -.
-          Eh beh, che male ci sarebbe? Comunque, passando ai preliminari, con Denise hai chiuso?-.
-          Ancora no -.
-          E cosa stai aspettando, Natale? Non vorrai mica che quel figo pazzesco ti rubi la fidanzata!? -.
-          No! Mai! -.
-          E allora datti una mossa! Dopo scrivimi e dimmi come va, che ti spiego il piano in maniera più decente. Matteo, fai l’uomo, ciao! -.
Diciamo che Federica sapeva bene come tener testa a tutti e a spronarli a fare il suo volere. Non c’era mai nessuno che riuscisse a batterla in quello. I suoi consigli erano legge e i suoi piani non erano mai falliti una volta. Aveva un modo di fare un po’ autoritario, ma solo per il bene dei suoi amici. E inoltre, era giunto il momento che Matteo tirasse fuori le palle. Avrebbe dovuto lasciare Denise; dopo il litigio dell’ultima volta non si erano più sentiti. Silvia aveva provato a pensare qualcosa per aiutarli, anche con l’aiuto di Lorenzo e Pietro, ma le idee non arrivavano. L’unica cosa che potevano fare era ascoltarli senza dir nulla, qualsiasi consiglio non li avrebbe aiutati.
Matteo stava morendo di gelosia per Martina: per lei era sempre stato al primo posto e non sopportava il fatto di esser stato sostituito da qualcun altro. Insomma, lui era sempre stato con lei, lui doveva restare sul piedistallo, gli altri invece, sotto. Voleva davvero star con Martina? Di Denise non era mai stato così geloso, il che spiegava che probabilmente, non era quella giusta. Quel pomeriggio andò sotto casa sua e suonò il citofono. Rispose sua madre.
-          Buongiorno signora Vendramini, sono Matteo… -.
-          Ehi, ciao figliolo, hai bisogno di Denise? -.
-          Se potessi, sì. Avrei bisogno d parlarle. Posso salire? -.
Denise era sul divano a guardare la televisione e sentendo i discorsi della madre, aveva capito chi fosse venuto a cercarla. Sussurrava “no, non farlo salire” alla mamma, che la guardava in attesa di una risposta. Peccato che le mamme capiscono tutto e sanno cosa è giusto per i propri figli. Così disse al ragazzo di salire e gli aprì la porta.
-          Perché l’hai fatto salire? Non ci voglio parlare con lui – protestò Denise.
-          Tesoro, i problemi non si risolvono se li eviti! Non vi siete visti per un po’ e penso abbiate bisogno di chiarirvi. Non fare la bambina, affrontalo! Se avete litigato una soluzione ci sarà sicuramente, ma se non ci si parla, la soluzione non arriva! -.
Denise pensò alle parole della madre e capì che aveva ragione. Anche Matteo gliel’aveva detto che non era in grado di affrontare i problemi e ora che lo aveva sentito anche da sua madre, se n’era resa conto. La mamma le aveva mostrato la verità e ora era arrivato il momento di cambiarla.
Accolse il “fidanzato” e lo fece sedere sul divano grigio e aspettò che la mamma uscisse per portar fuori la spazzatura, da soli si avrebbe discusso meglio. La porta fece “tum” e iniziarono a parlare.
-          Denise, devo parlarti -.
-          Anche io. Senti, hai ragione, io non so affrontare le situazioni e così le evito. Sono stupida. Il problema è che finchè non me lo dice la gente, io non me ne accorgo. Perciò vorrei chiederti scusa per tutti gli errori che ho fatto con te -.
-          Ti perdono, ma non so se tu mi perdonerai ciò che sto per fare -.
-          Cioè? -.
-          Denise, è difficile da spiegare. Sai, io ti ho voluta per tanto tempo, mi sono innamorato per la prima volta con te, abbiamo litigato, fatto pace, siamo diventati amici e poi ci siamo messi insieme. Quando è successo ero felicissimo, solo che dopo un po’ mi sono accorto che averti non era così bello come aspettarti. Io con te sto bene, ma c’è una ragazza che ha bisogno di me e non ho intenzione di lasciarla da sola. E lei è Martina -.
-          Ah… io non so che dire, alla fine mi piacevi Matteo. Però, se a te ci tengo, devo lasciarti andare e farti fare ciò che ti rende felice. Non ti posso bloccare, anche se vorrei tenerti ancora qua con me, solo per un istante -.
-          Nemmeno io ti vorrei lasciare, ma devo, perché la mia testa non ce la fa più. Io non voglio farti soffrire e te lo voglio dimostrare dicendo che quello che ho fatto per te in tutto questi mesi era sincero. Tu mi sei piaciuta davvero, Denise -.
-          Anche tu, e siccome so che nonostante tutto con me sei stato sempre vero, ti meriti di restare. E anche se non staremo più insieme, per ogni cosa mi troverai qui -.
-          Quindi, siamo amici? -.
-          Amici e nulla di più -.
E per finire bene la storia si abbracciarono. Denise piangeva e Matteo non avrebbe mai immaginato di vederla piangere per lui. La stringeva forte cercando di confortarla con il semplice calore di un abbraccio e sapeva di aver fatto la cosa giusta per entrambi.
-          Ah, e comunque, se hai bisogno di Martina, vai da lei e diglielo, urlaglielo. Sei sicuro di amarla davvero? -.
-          Forse amare è una parola grossa, ma sono sicuro. E’ un po’ che ci penso… magari mi è sempre piaciuta e non me ne sono mai accorto -.
-          Vai da lei Matteo, vai -.
-          Me l’ha detto anche la Fede, ma non so come fare -.
-          Se ami qualcuno, un modo lo trovi sempre -.
Per una volta Matteo si era sentito capito da Denise. Era troppo tardi per capirsi, ormai era finita e non sarebbe iniziata una seconda volta. Aveva capito di voler accanto a lui quella che per anni era stata solo la sua migliore amica, e ora, l’avrebbe presa.
 
Arrivò il giorno del ballo. A scuola tutto era ben che pronto. La scuola era finita finalmente! I compiti per casa erano stati assegnati, si sentiva già il profumo della spiaggia e del divertimento. Del divertimento soprattutto, che sarebbe stato il protagonista della serata. La festa sarebbe iniziata alle otto e mezza di sera e avrebbe avuto luogo nella palestra.
Nella stanza delle ragazze stava succedendo il putiferio: c’erano vestiti sparsi ovunque, mollette, scarpe, cerchietti… per non pensare a “Passami la piastra!” o “Sto bene vestita così?”. Farsi belle in quattro era una bella impresa. Ognuna provava tutti i vestiti possibili e faceva gli abbinamenti più stravaganti. Dopo due ore passate a mettere in disordine la stanza, erano pronte, e soprattutto, bellissime.  Martina indossava un vestitino rosso a palloncino e aveva in testa un cerchietto col fiocco nero. Federica era riuscita a farsi i boccoli e aveva un vestito beige elegantissimo e in perfetto abbinamento con la sua chioma bionda. Gaia aveva scelto un abito a fascia aderentissimo e ricoperto di pailettes, che avrebbe slanciato la sua figura ancora di più. Benedetta aveva scelto invece un vestitino molto colorato con una stampa floreale, abbinato a dei sandali floreali e ad un’acconciatura raccolta. Nicole, nella sua stanza con le compagne, non aveva molto da mettersi. Tutti sarebbero stati elegantissimi e le scollature non le piacevano, tantomeno tirarsi a lucido. Però era riuscita a portarsi da casa un bellissimo abito nero, usato un anno fa per la sua cresima. Così optò per quello e scese dalle scale per vedere se le sue amiche erano apposto.
-          Nicole mia, così stai benissimo, ma togliti quel cardigan, fa troppo caldo! –le dissero, appena la videro.
Le guardava e nessuna era coperta come lei. Non avrebbe voluto mai togliersi quel giacchino, ma la concorrenza era forte e fu costretta. Aspettarono i ragazzi che venissero a prenderle e in pochi minuti furono lì anche loro. Tutti (o quasi) erano in giacca e cravatta, come dei principi venuti dalle favole per trovare le loro principesse. Dopotutto, a un ballo di fine anno, era quello che dovevano sentirsi.
I principi presero ognuno la propria dama e s’incamminarono verso la palestra. Erano stati appesi dei teli azzurri per coprire le spalliere e le tribune, c’era in fondo alla palestra un palchetto dove una famoso DJ della scuola si era offerto di fare musica. Al lato del palchetto c’erano dei tavoli dove c’erano cibi e bevande, più qualche cocktail un po’ alcolico. Luca, appena li vide, volle buttarglisi addosso, non ne aveva ma assaggiato uno e avrebbe voluto provarlo. Gaia nel frattempo lo avvisava di non bere troppo, sennò sarebbe stato un casino. “Non ti preoccupare, amò” ripeteva lui. Gaia prevedeva già guai. All’entrata c’era un poster dove c’erano le foto di alcuni ragazzi, di quelle coppiette che avrebbero voluto diventare Re e Reginetta del ballo. Federica si metteva sempre in gioco e si era candidata col suo fidanzato. Ogni ragazzo che entrava, con una crocetta, avrebbe votato la sua coppia preferita.
 
Intanto Matteo era a casa, che fissava i suoi vestiti eleganti distesi sul letto. “Li metto e scappo da lei o non li metto e lascio che passi la serata con quel ragazzo?” pensava. Avrebbe voluto rincorrerla, come avevano consigliato Federica e la sua ex, ma come avrebbe potuto riuscirci? Rodeva come un criceto sapendo che al posto di quell’Emanuele avrebbe voluto esserci lui. E certamente, non era solo lui a volerlo, ma anche lei. Così decise: indossò i suoi jeans preferiti,  una t-shirt e una giacca nera. Un paio di scarpe da ginnastica e una sistematina ai ricci. La cosa che mancava, era una scusa per farsi portare.
-          Mamma, posso andare da Alberto? Vorrei andare anche io a salutare Martina – chiese, cercando di essere convincente.
-          Che pensiero carino, ovvio che puoi! Però vai lì a piedi, papà sai che è via e l’auto ce l’ha lui -.
Matteo era felice, la fase uno era completata. Ora il problema sarebbe stato convincere Alberto a portarlo alla Verdi. Mentre si dirigeva verso casa Manfredi, pensava se sarebbe stato più giusto mentirgli o dirgli la verità.  Alberto era amico di famiglia, la verità l’avrebbe comunque saputa prima o poi. E inoltre, non era mica nato ieri.
Fortunatamente Alberto rispose al citofono e lo fece entrare.
-          Ehi Matte, guarda che la Marty non c’è, è al ballo scolastico – disse, aprendogli la porta.
-          Lo so, mi ci potresti portare? -.
-          Non puoi andarci! E’ solo per quelli della scuola e ci va già con qualcuno -.
-          APPUNTO! -.
-          Sei geloso di mia sorella? -.
Silenzio. Era il momento in cui mentire sarebbe stato inutile, e disse la verità.
-          Alberto, mi sa che mi son preso una cotta bella e buona per Martina. Ma non una di quelle che passa, una di quelle vere. Te lo assicuro. E voglio andare da lei -.
-          Per mia sorella? L’amore a quindici anni non è serio come tutti credete, e Martina l’ha capito con Walter -.
-          Ci sono le eccezioni. Inizio a pensare che mi sia sempre piaciuta un po’ e che non me ne sia mai accorto. Guardami, io farei di tutto pur di non vederla star male, inoltre non mi chiamo Walter Pastrella e non sono un bastardo -.
-          Capisco. So che sei un bravo ragazzo, ti conosco da sempre e credo che le bugie non me le racconteresti. Non dovrei dubitare di te. Dai, ti porto io da lei! Ma trattamela bene eh -.
-          Ci puoi scommettere! Grazie mille -.
In fondo, Matteo lo sapeva che Alberto lo avrebbe aiutato e capito. Per lui era come un fratello maggiore, un fratello buono e comprensivo. Alberto chiese ai genitori di poter usar la macchina per andare a salutare Martina in compagnia di Matteo e glielo concessero volentieri. Matteo si teneva in contatto con Federica su quello che stava succedendo e su quello che c’era da fare per mettere in atto quel piano che diceva di avere. Scheggia, il bidello burino e rompiscatole del dormitorio, era stato messo come guardiano, per far sì che non entrassero sconosciuti nella scuola durante quella serata di festa. Eh sì, era proprio una bella serata, la musica era bella e l’atmosfera spettacolare.
-          Mi concede questo ballo, principessa? – disse Simone, per invitare Benedetta a ballare con lui.
-          Ma sei scemo? Su Simone, non fare il pirla -.
-          Ogni ragazza è una principessa questa sera, anche tu -.
-          Ah sì? Beh, se mi dici così, il ballo te lo concedo! – disse poi lei con un sorriso, e iniziarono a ballare.
Benedetta non negava che un po’ Simone le era sempre piaciuto, in particolare all’inizio. Poi però erano diventati buoni amici e la cotta si era disciolta nel tempo. Benedetta non si innamorava facilmente, era abbastanza complicata. E sinceramente, stava bene anche senza un ragazzo da amare.
Gaia ormai aveva capito di aver perso il controllo su Luca. Continuava a bere quei drink strani e stava andando fuori di testa. Pensò che forse, lasciandolo in gruppo, sarebbe stato meglio e non avrebbe più preso niente da quelle coppe colorate. Così Gaia ne approfittò per andare in bagno, la vescica le stava per scoppiare. Quando tornò però, Luca era bel che sparito.
-          Nicole, è sparito Luca, non lo trovo più! – disse, toccando la spalla a Nicole.
-          Come “è sparito”? Cerchiamolo! Vale, aiutaci – rispose, e tutti tre iniziarono a cercare il ragazzo in giro per la palestra, chiedendo informazioni a chiunque lo conoscesse.
Intanto il verdetto del ballo si era fatto: Chi sarebbero stati il Re e la Reginetta? I candidati salirono sul palco del DJ, anche Federica e Gabriele. Sembravano felici. Il DJ prese in mano la busta e lesse: i vincitori erano proprio loro due! Menomale che lo avevano fatto solo per divertirsi, ora erano diventati popolari! Tutti applaudirono e loro, vennero incoronati con una coroncina di carta dorata, che dava l’idea di un gioco per bambini, ma era comunque un bel pensiero. Giù dal palco c’era tutto il gruppo degli amici, che li aspettavano non per complimentarsi con loro, ma per avvisarli che uno di loro non c’era più.
-          Avete visto? – disse Federica, sorridente come sempre.
-          Sì, brava! Ma ora dacci una mano, Luca non c’è più e non sappiamo dove sia – disse Gaia con il viso pieno di preoccupazione.
Così si precipitò anche lei a cercarlo. Nel frattempo Matteo era arrivato con Alberto e non sapeva che cosa fare. Chiamò al cellulare Federica varie volte, finchè non trovò un minuto libero tra le ricerche per rispondergli.
-          Fede, sono qui, mi vieni a prendere? C’è un tipo inquietante messo come guardiano! -.
-          Non posso, c’è un imprevisto… entra lo stesso! Scavalca il cancello, dì ad Alberto di distrarre Scheggia e scavalca! Aspettami lì! -.
-          Eh? SCAVALCARE? MA SEI PAZZA? IO NON SO SCAVALCARE! -.
-          Imparerai adesso, allora! Dai Matteo, che cavolo, la vuoi vedere o no Martina? Fallo per lei, almeno! -.
-          Ma…! Va beh, ci provo, a dopo -.
Ci avrebbe provato. Riferì ad Alberto ciò che gli aveva detto Federica. Come si avrebbe potuto distrarre un uomo sveglio come Scheggia? Sarebbe stato difficile, o forse no, non ci si aspettava mai nulla da quell’uomo. La classica scusa era quella delle indicazioni stradali, magari sarebbe stata quella giusta. Scesero entrambi dall’auto. La strada era costernata da lampioni, ma tutto era buio. Matteo cercò un posto in cui sarebbe stato semplice scavalcare. Il cancello era comunque alto, non sarebbe mai stato così facile. Ma per amore, era disposto anche ad ammazzarsi su un recinto scolastico.
-          Buonasera signore – disse Alberto, appena passò davanti a Scheggia.
-          Aò! Come butta? – risposte Scheggia, col suo tono allegro di sempre.
-          Bene, avrei bisogno di un’informazione -.
-          Certo, dimmi pure! Io conosco tutte le strade! – rispondeva il bidello, con aria fiera.
-          Ecco… saprebbe per caso indicarmi la strada per arrivare al “Tie”? Sa, è quel locale molto carino e famoso in questo quartiere, è un pub… -.
-          Ovvio! Allora, devi… - e iniziò a spiegare.
Alberto aveva lo sguardo concentrato su Matteo, controllava che non si stesse uccidendo arrampicandosi su quel recinto. Il quindicenne aveva una paura tremenda di cadere. Procedeva con cura e cautela, attento a dove mettesse i piedi e le mani, le mani che a Martina piacevano così tanto perché erano calde e grandi come le sue, pronte sempre a stringerla. Arrivò in cima. Si guardava intorno, dove avrebbe potuto lanciarsi e scendere? Trovò un cespuglio che gli sembrava abbastanza morbido e resistente per poterlo sorreggere, così decise di lanciarsi: uno, due, tre… puff! Si era buttato, era dentro finalmente!
Nel frattempo Scheggia continuava a spiegare la strada per arrivare al pub, indeciso. A dire il vero la strada non l’aveva mai conosciuta, ma era talmente estroverso e convinto che non si arrendeva e tentava di ricordarsela in ogni modo.
-          Sì, va bene, grazie lo stesso – disse Alberto, non appena vide Matteo sano e salvo nel cortile della scuola.
-          Che, te ne vuoi annà adesso? Dai, sta qui a famme un po’ de compagnia – insistette Scheggia.
Poverino, far la guardia lo faceva sentir solo, e non era divertente. Alberto non seppe dir di no e restò con lui a fargli compagnia, bevendo una birretta.
Matteo avvertì Federica di esser riuscito ad entrare, ma lei era ancora impegnata a cercare Luca, assieme a tutti gli altri. Dopo tanto vagare, ecco lì il signorino nell’angolo affollato della palestra, mentre flirtava con alcune ragazze del quarto anno, che sembravano prenderlo per i fondelli. Gaia, appena si accorse che quello era il suo ragazzo, gli andò incontro e cercò di avvicinarlo al gruppo di amici, i quali gli avrebbero messo un po’ apposto la testa. Poi, guardando quelle ragazze, esclamò:
-          Giù le mani dal mio ragazzo, cercatevene uno della vostra età! -.
Le ragazze la guardarono e scoppiarono in una risata fragorosa. Ma Gaia se ne sbatteva di quelle cretine, era fiera del suo ragazzo, che reggesse l’alcol o no. Gaia decise di sedersi su una delle panchine e cercare di far riprendere Luca, che dormiva sulle sue cosce mentre lei gli accarezzava i capelli. Dormì per un bel po’, poi si risvegliò, non ubriaco ma più arzillo e lucido del solito.
 
Federica era partita per la Missione MEM: Martina, Emanuele, Matteo. Cercò Matteo in giro per il cortile e una volta trovato, gli diede delle dritte per agire con Martina.
Lei, nel frattempo, aveva passato tutta la serata con Emanuele, ma stava iniziando ad essere insofferente alla sua presenza e a ciò che le stava intorno. Sapeva benissimo che lo stava usando come sostituto di un’altra persona. Lei avrebbe voluto Matteo, come quella sera a Capodanno. Guardava negli occhi Emanuele e intanto immaginava lo sguardo dolce e rassicurante di Matteo, che non era lì con lei. Erano tante le immagini e i ricordi che le frullavano in testa, e che soprattutto la facevano soffrire. Tutta la sera se l’era immaginato al suo fianco, al posto di Emanuele, che era felicissimo di essere al ballo con lei. Non avrebbe voluto renderlo triste, ma non ce la faceva più a tenere tutto dentro e aveva bisogno di sfogarsi. Gli chiese se avessero potuto uscire un attimo per parlare e lui, disponibile come al solito, la portò fuori e una volta seduti su una panchina, le chiese che cosa aveva.
-          Ema, io devo essere sincera con te. Non darmi della bugiarda, ho un casino in testa e devi sapere perché. Promettimi solo che non ti arrabbierai -.
-          Perché dovrei? Dimmi! -.
-          Allora… tu sei un bellissimo ragazzo, e su questo non ci piove. Il problema è che io non sono innamorata di te. In questi giorni ho avuto in mente un altro ragazzo e anche se con te sto bene, io ho bisogno di lui per essere felice. Io non vorrei mai spezzarti il cuore e mi dispiace aver dovuto dirti questo, ma ci sto male da troppo tempo e se avessi potuto scegliere con chi essere al ballo stasera, avrei scelto lui -.
-          L’avevo capito che non eri innamorata di me. Io ho provato a farmene una ragione e ci sono riuscito, anche in poco tempo. Sai, l’amore non è mai come quello delle favole. Sono qui al ballo con te come amico e ora mi sento in colpa per aver rubato il posto a quel ragazzo che tanto ti piace, avresti potuto andarci con lui… -.
-          Non importa, tanto non avrebbe potuto essere qui -.
In quel momento le cadde una lacrima sul viso. Emanuele prese un fazzoletto e glielo diede in mano. Cercò di confortarla con un abbraccio, era l’unica cosa certa e giusta che avrebbe potuto fare in quell’istante.
Federica aveva accolto Matteo e con lui al suo fianco, stava cercando Martina per farli incontrare. Quando su una delle panchine attorno alla statua del Verdi riconobbe Emanuele, realizzò che la ragazza che stava abbracciando poteva solamente essere la sua migliore amica.
-          Guardala, è lì. Vai da lei e dille che la ami, prima che quel ragazzo se la faccia al posto tuo! – disse a Matteo.
-          E come faccio? Ci resterà male forse… -.
-          Perché dovrebbe, è te che vuole! Sii te stesso e basta, io mi fido di te -.
-          Non sono brutto? -.
-          NO! SMETTILA E MUOVITI! – lo spintonò a farsi avanti.
Martina tra le braccia di Emanuele si voltò per un secondo, e quell’attimo fu fatale. La camminata un po’ storta, i capelli ricci e i suoi occhioni. Era lui, ed era lì.
-          Non ci posso credere – disse sottovoce.
-          Cosa c’è? – chiese Emanuele.
-          E’ lui -.
I loro occhi si erano incrociati. Due occhi castani, diversi eppure così uguali quando si guardavano. Martina si sentì un buco allo stomaco e continuò a piangere ancora più di prima.
-          Ehi, vai da lui, è arrivato qui per te – diceva Emanuele.
Martina continuava a fissarlo. Era bellissimo, sarebbe stato stupendo anche con degli stracci addosso. E la cosa che le venne più spontaneo fare, fu di corrergli incontro. Si abbracciarono come facevano sempre, ma quello era un abbraccio diverso, e se n’erano accorti entrambi. Era bello, eppure faceva così male, faceva quasi paura. Nessuno dei due sapeva davvero cosa dire in quel determinato momento, sapevano solamente che non avrebbero mai voluto mollarsi.
-          Volevo farti una sorpresa – disse Matteo, un po’ imbarazzato.
-          Dolce… io invece devo dirti delle cose, andiamo -.
Si presero per mano e andarono lontano, nascosti. Trovarono quasi alla fine del giardino, uno spiazzo di erba asciutta e fresca. Decisero di sedersi lì e lui, per evitare che lei si sporcasse quel vestito stupendo, la fece sedere sulla sua giacca. Poi, si accomodò accanto a lei.
-          Come siamo eleganti – disse lei.
-          Eh, mica tanto! Piuttosto… sei molto bella stasera – cercò di dire, senza impallarsi.
-          Anche tu stai bene… insomma… sei carino… - rispose lei, nascondendo l’ansia che avevano entrambi.
-          A proposito, tieni -.
Matteo si snodò dal polso il braccialetto di cuoio che si erano regalati prima di partire l’anno scorso.
-          Ah, capisco, ti sei arrabbiato con me perché non mi sono fatta sentire – disse Martina, dispiaciuta.
-          Non mi sono arrabbiato, ci sono un po’ rimasto male, ma non è un problema -.
-          E allora perché me lo ridai? -.
-          Perché non ci siamo sentiti in questi giorni e sono cambiate tante cose -.
-          Del tipo? -.
-          Spiegami tu che cosa hai fatto! -.
-          Ho solo conosciuto nuovi amici -.
-          E ti sei scordata di me -.
-          No, non ti dimenticherei mai. E tu invece cosa hai fatto? -.
-          Io e Denise ci siamo lasciati. Ed è strano che io non ci abbia sofferto tanto -.
-          Come? Vi piacevate così tanto, stavate bene insieme, perché vi siete lasciati? -.
-          Hai ragione, stavo bene con lei. Ma poi ci ho pensato e ho capito che con te, sarei stato meglio. Ed ecco perché ti ritorno il braccialetto.
Lo stomaco di Martina sarebbe scoppiato in poco tempo, se tutto sarebbe continuato così. Matteo invece, senza nemmeno pensarci, stava tirando fuori le palle che credeva di non avere.
-          Matteo, siamo migliori amici, non possiamo buttare all’aria quindici anni di amicizia, capisci? -.
-          Non mi mentire, anche tu rischieresti tutto, no? Ti fidi di me? -.
-          Sì, e hai ragione sul fatto che non devo mentirti. Devo dirti la verità invece… anche se probabilmente cambierà le cose e ho paura di tutto quello che potrebbe venir fuori. Da quel giorno in cui Alberto ci ha visti sul divano ho iniziato a pensarti. Sai, mi son sentita bene più del solito con te vicino. E per paura mi sono allontanata, volevo dimenticarmi di essermi presa una cotta per te. Ho conosciuto anche un ragazzo bellissimo, ma forse non abbastanza per riuscire a scordarti. Così son rimasta a piangermi addosso e mi sono comportata da stupida. Mi dispiace -.
-          Ah, bella storia. Mi fa sentire importante! Ma non ti preoccupare, quando si è innamorati si è tutti un po’ stupidi -.
Martina sorrise, e poi insieme alzarono lo sguardo. Il cielo era scuro, eppure stellato. Si misero a guardare le stelle che luccicavano in mezzo a quel buio pesto.
-          Questa cosa mi ricorda le serate al mare, te le ricordi? – disse Matteo, che stava iniziando a prenderci gusto a stare lì con lei.
-          Certo! Anche quelle cadenti… -.
-          Anche se non ci sono, posso esprimere un desiderio? -.
-          Come vuoi! -.
Matteo fece come Denise nello sgabuzzino: si avvicinò al suo viso, lentamente, accarezzandole il viso e mostrando negli occhi una grande paura. Martina lo percepì, così si fece avanti e prese l’iniziativa del bacio. Inizialmente lui fece due occhi un po’ sbalorditi, ma il terrore gli svanì in un millesimo di secondo e si fece coccolare.
-          Ecco fatto, era questo il tuo desiderio? Non ci vuole tanto, basta aver le palle – disse lei dopo averlo baciato.
-          Che stronza, mi leggi nel pensiero allora! Ti rendi conto, mi ha appena baciato la ragazza che amo! E che sono finalmente sicuro di amare! -.
-          Almeno sta finendo come nei film -.
-          No, nel film è sempre il maschio che lo fa! -.
-          E allora datti una mossa Bigazzi, io sto aspettando, che cavolo! – disse lei ridacchiando un po’.
Matteo continuò a guardarla negli occhi, impaurito, ma si fece avanti e da lì iniziò un bacio senza fine.
-          Bel lavoro – disse Emanuele a Federica, mentre con lei li osservava da lontano.
-          Sono stupendi, guardalii! Viva me! -.
Peccato (o forse per fortuna) che Alberto non potesse vederli, ormai si era perso a parlare con Scheggia. Così, tra una birra e qualche parola si stava perdendo la metamorfosi di una storica amicizia, diventata amore in una notte stellata di Giugno.
  
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