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Autore: Rawr97    18/07/2012    2 recensioni
Avete mai pensato a come ci si sente nello svegliarsi in un corpo che non è il tuo? Nell’avere di fronte una famiglia diversa? Nel vedere che il mondo che ti circonda sembra lo stesso, eppure non lo è? Questo è quello che mi è successo. Mi chiamo Lilith Johnson o Eveline Payne. Dipende tutto dalle circostanze.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono distesa in un campo di fiori. L’aria è fresca; il vento fa solleticare gli steli d’erba vicino alle mie gambe nude.  Ci metto un po’ ad avvertire la presenza accanto a me. Apro gli occhi, sapendo già chi è che mi sta osservando. 
 “ Ciao.” Dico rivolta a Tom, il mio migliore amico. E’ seduto carponi accanto a me, gli occhi azzurri nascosti dai folti capelli castani. Richiudo gli occhi.
“ Sai vero che dovresti già essere andata a prepararti? “ Mi scuote una spalla cercando di distogliermi dal mio torpore.
“ Perché ci tieni tanto a questo stupido falò? ” Io lo so perché. A lui non importa niente di questa festa. Lo fa per me, perché da quando mia madre è morta per overdose un paio di mesi fa, sono diventata una specie di reietta. Lei non era mai stata molto presente nella mia vita. Era più che altro una fonte di preoccupazione. Spariva per intere notti, si presentava a casa fatta, o ubriaca. Toccava sempre a mio padre andarla a ripescare da quegli squallidi bar in cui si rifugiava. Lui l’amava e per questo riusciva a sopportare il suo comportamento. La difendeva, ritraendola come una povera pazza che aveva perso il senno della ragione e quindi doveva essere aiutata. Ma agli occhi di una ragazza che voleva solo una madre normale, le giustificazioni non servivano a un bel niente. Pensavo di odiarla, pensavo che quando se ne sarebbe andata mi sarei sentita libera. Da una parte è così, eppure, per quanto dolore possa avermi causato quella donna, la sua perdita ha comunque lasciato un vuoto dentro di me. E quindi da quando è morta, mi sono rinchiusa fra le pareti della nostra casa, con un padre che per almeno due settimane usciva dalla sua stanza solo per andare in bagno o in cucina. 
“ Devi uscire. Da quanto tempo non fai qualcosa di divertente? Ti farà bene.” Mi costringo ad alzarmi più per lui che per me. So che non accetterà un no come risposta, quindi …
“ Va bene, mi hai convinta. Vado a farmi un doccia.” Mi dirigo verso casa, con Tom al seguito. Quando entriamo, vedo mio padre intento a guardare una partita di football in tv, facciamo progressi.
“ Hei.”  gli dico “ io salgo a prepararmi e poi io e Tom andiamo a una festa in spiaggia, va bene? “
“ Certo. “ non distoglie nemmeno gli occhi dalla televisione “non fare troppo tardi però. “
“Non preoccuparti. Tom, aspettami qui. “ Mentre salgo le scale mi arriva un sms, prendo il telefono e leggo: metti qualcosa di carino. Tom. Adesso ha anche paura che possa scendere in tuta.

Mi faccio una doccia e cerco di districare quel groviglio di nodi che sono i miei capelli. Mi dirigo allo specchio e mi osservo. Sono così simile a mia madre. Capelli ondulati, castano chiaro, lunghi fino al seno. Occhi verdi, che richiamano il colore delle foreste. Le lentiggini chiare sparse sul naso. A volte mi chiedo se farò la sua stessa fine. Se impazzirò e inizierò a drogarmi per scampare a mostri invisibili che riesco a vedere solo io. No. Io non sono lei. Potrò anche somigliarle, ma dentro di me, sono una persona completamente diversa. Mi dirigo verso il grande armadio a muro. Non voglio deludere Tom, si arrabbierebbe se indossassi le prime cose che mi capitano a tiro. Sposto le varie grucce, fino a trovare quello che cerco. E’ un vestito rosso senza spalline, ne troppo lungo, ne troppo corto. Andrà bene. Infilo delle ballerine bianche, un filo di trucco, ed eccomi che scendo dal mio migliore amico. Cerco di assumere un’aria allegra, ma credo che sulla mia faccia appaia una smorfia. Fa niente, io ci sto provando.  Trovo Tom che  cerca di intavolare una conversazione con mio padre, che però non sembra intenzionato a distogliere l’attenzione dalla partita.

“ Eccomi qui.” Tom si alza e anche mio padre alza finalmente lo sguardo.
“ Sei molto bella. “ mi dice
“ Grazie. Sarò qui entro mezzanotte.” mi giro verso il mio migliore amico “ Andiamo? “
Usciamo di casa e ci dirigiamo verso la macchina di Tom, un vecchio catorcio color verde pisello.
“ Allora, chi ci sarà a questa festa? “
“ Tutto il liceo. Sai, Annie e Karter erano davvero felici di sapere che saresti venuta. Non ti vedono da quando è finita la scuola.”
“ Nessuno vuole essere amico della figlia di una tossicodipendente.” Avevo sempre cercato di nascondere a tutti la mia realtà familiare, tutti eccetto Tom; ma lui mi conosceva da una vita, anche da prima che mia madre iniziasse a drogarsi. Ma agli altri, dicevo semplicemente che lei era spesso via per lavoro. Quando è morta, non ho più potuto nascondere la verità. In un modo o nell’altro, tutti vennero a sapere che avevo mentito e molti cercarono di evitarmi; chi perché mi credeva una bugiarda, chi perché pensava che seguissi le orme di mia madre.  Annie e Karter erano le mie amiche più strette, al di fuori di Tom, e quando seppero la notizia, si dileguarono. Dopo un po’ iniziarono ad arrivare molte loro chiamate, ma non risposi mai. Forse si erano pentite del loro comportamento, o forse si erano assicurate grazie a Tom che io non ero una tossicodipendente, fatto sta che ero troppo arrabbiata per rispondere alle loro telefonate.
“ Lilith .. lo so che hanno sbagliato. Ma dagli un’altra possibilità. Nessuno ti vede più da mesi ormai, si chiedono tutti che fine hai fatto.  Fa vedere a tutti che ci sei ancora. “
“ Lo sai che sto venendo a questa cosa stupida solo per te, vero? “
“ Si. Ma penso che tu ne abbia bisogno. Potresti addirittura divertirti se abbassassi per un paio d’ore quella maschera d’indifferenza che ti sei creata.” Tom è uno che  non ha peli sulla lingua ed è anche per questo che gli voglio così bene. Non ha paura di ferirmi, sa di avere ragione e lo so anch’io.
“ E va bene, ci proverò. Che ne dici di così? ” mi stampo in faccia il sorriso più largo che riesco a fare, Tom scoppia a ridere, non credo di essere molto convincente.
Parcheggiamo non molto distante dalla spiaggia. L’ansia inizia a crescermi dentro. Non vedo tutte quelle persone da due mesi. Mi sono dileguata e rinchiusa nel mio piccolo mondo, come posso uscirne adesso?
“ Lilith, rilassati.“ Faccio un respiro profondo ed esco fuori dall’auto. I Ragazzi sono già sulla spiaggia che ballano intorno al falò. Sembra che nessuno si accorga del nostro arrivo. O almeno così mi sembra.
“ Lilith! “ Mi sento chiamare. Conosco bene quella voce. Una vocina un po’ stridula, quasi da oca. Appena mi volto so di trovarmi di fronte Karter.
“Hei.” Mi limito a dire.
“ Come stai? E’ così tanto che non ci sentiamo .. “
“ Già, ho avuto molti impegni. “ In quel momento arriva anche Annie, i lunghi capelli biondi spettinati, che appena mi vede, mi abbraccia.
“ Mi dispiace tanto. “ Sussurra. Si stacca da me e io le sorrido, per quanto posso.
“ Io vado al chiosco.” Mi dirigo verso la struttura di legno, ho bisogno di bere qualcosa.
“Che fai? “ E’ Tom. Dovevo aspettarmelo.
“ Non ho voglia di parlare con nessuno.” Mi afferra per un braccio. Sono costretta a fermarmi e lentamente mi volto verso di lui.
“ Lilith, sono tue amiche. Si, hanno sbagliato. Ti hanno abbandonata in un momento orribile, ma adesso sono pentite, vorrebbero poter chiarire. “
“ Oh, Tom, ma non capisci? Non ce la faccio. Forse ho sbagliato a venire. Non sono ancora pronta a tornare ad avere una vita sociale. Va da loro, digli che le ho perdonate ma che ho bisogno di stare da sola. Inventati qualcosa, ti prego.” Strattono il mio braccio e mi avvio nuovamente verso il chiosco.
“ Per quanto vuoi continuare così? “ Sento Tom che mi grida alle spalle ma non mi fermo.  Ho bisogno di stare un po’ da sola, magari con qualcosa di forte fra le mani. Mi siedo su uno sgabello e guardo il barman.
“ Dammi qualunque cosa di alcolico. “
“ Certo, dolcezza.” Gli lancio uno sguardo eloquente. Non è serata. Il ragazzo sembra deluso, ma senza dire altro si mette a preparare il mio drink. Inizio a pensare al mio comportamento di stasera. Mi ero ripromessa che avrei provato a divertirmi, per Tom almeno. E invece, a nemmeno mezz’ora dall’inizio della serata, sono al bar che aspetto qualcosa di alcolico da buttare giù per la gola. Non è il massimo del divertimento, me ne rendo conto. Ma l’incontro con Annie e Karter mi ha messa di fronte ad una strana realtà. E’ come se loro rappresentassero quella parte della mia vita tessuta dalle bugie, una parte che è morta insieme a mia madre. Sembra che con la sua fine, si sia spezzato anche il rapporto con le mie due amiche. Potremmo provare a riesumare quel rapporto, a ricostruirlo, ma non potrà mai tornare quello di prima. E comunque,  sento che questa non è la serata per iniziare a costruire. Tanto vale restare qui a bere, no?
“ Ecco a te.” il barman mi mette d’avanti un bicchiere di vetro che contiene un liquido azzurro e fucsia, non mi importa più di tanto cosa sia quindi lo butto giù senza tante cerimonie. L’alcol crea una scia di fuoco che va dalla gola allo stomaco, ma è una bella sensazione, accompagnata dal sapore di fragola e da qualche altro frutto che non riesco ad identificare. In due sorsi, ho già finito.
“ Non si dovrebbero affogare i propri problemi nell’alcol.” Volto lentamente la testa nella direzione in cui è arrivata la voce. Di fronte a me c’è un ragazzo alto, occhi verde chiaro, capelli biondi. Credo di averlo visto qualche volta a scuola, ma in questo momento non riesco a ricordare chi sia.
“ Dipende da che tipo di problemi si hanno.” 
“ E tu che tipo di problemi hai?” Mi chiede con un sorriso beffardo.
“ Problemi che l’acqua non riesce a mandar giù.” Mi volto di nuovo verso il barman e chiedo un secondo bicchiere di quello che mi ha dato prima, qualunque cosa sia è forte e io ho bisogno di cose forti adesso.
“ Due, per favore. “ fa il ragazzo e si siede sullo sgabello accanto al mio.
“ Sei Lilith, vero? ”
“ L’unica e inimitabile. E tu sei?”
“ Alex. Siamo nella stessa classe di chimica a scuola, sono arrivato al secondo semestre. “  Ecco perché mi era familiare, peccato che durante il secondo semestre di scuola avevo troppe cose a cui pensare per prestare attenzione ai ragazzi carini del corso di chimica.
“ Oh, certo. Avevi un’aria familiare. “ I nostri drink arrivano. Lui alza il suo a mo’ di brindisi e io faccio altrettanto.
“ A cosa brindiamo? “ gli domando.
“ Al divertimento di questa serata. “ Mi risponde lui sorridendo. Certo, divertimento. Cosa c’è di più divertente che ubriacarsi con un ragazzo conosciuto a malapena?
“ Beh, questo non è proprio il culmine del divertimento. Non dovresti stare a ballare accanto al falò, o a provarci con qualche ragazza? “
“ Lo sto facendo. “  Sorride di nuovo e per la prima volta dall’inizio della conversazione, il mio cuore perde un battito. Parla di me.
“Non so quanto potrà andarti bene.” Sorrido anch’io con  gli occhi fissi sul mio bicchiere quasi vuoto. Sento il sangue affluire alle mie guance che si fanno rosse per la lusinga e l’imbarazzo. Ecco un piccolo pezzo della vecchia Lilith che rinasce. Strano a dirsi, ma prima della morte di mia madre ero una ragazza allegra e solare. Molto timida, che diventava rossa al più piccolo complimento, ma anche spiritosa e quando prendeva confidenza, estroversa. Quando ero piccola e mia madre era ancora una madre normale, mi ripeteva sempre che d’entro di me brillava il sole e che ero in grado di scaldare tutte le persone che mi circondavano. Alla sua morte, sembra che il mio sole interiore si sia spento, lasciandomi fredda e svuotata da ogni emozione. E’ come se fossi diventata un automa, l’unica emozione di cui sono capace è la tristezza per aver capito troppo tardi quanto ci tenevo. Eppure sembra che adesso, accanto a questo sconosciuto, un piccolo, piccolissimo pezzetto di Lilith sia riaffiorato. Il sole ha emesso una scintilla.
“Beh, io sono uno che non perde le speranze.” Ordiniamo altri drink, più leggeri di quello precedente. Tutti hanno colori bellissimi e sapori di frutta, accompagnati dall’amaro sapore dell’alcol.
Parliamo degli argomenti più vari, da qual è il mio colore preferito a qual è stato l’ultimo voto preso in chimica. Quando ormai siamo stanchi di bere Alex mi chiede:
“ Ti va di ballare? “ Non so per quale forza ultraterrena, ma accetto.
Avvicinandoci al falò, la musica da discoteca aumenta, fino a rendere impossibile ogni tentativo di conversazione.  Alex mi attira a se e cominciamo a ballare. I nostri corpi si muovono all’unisono, seguendo il ritmo della musica. Siamo praticamente incollati l’uno all’altra, ma questo non sembra disturbare nessuno dei due. A un certo punto alzo la testa e guardo Alex negli occhi. Occhi verdi dentro occhi verdi. I suoi sono diverse tonalità più chiari dei miei. I suoi occhi mi scrutano, alla ricerca di qualcosa che non so cos’è. Mi guarda con un intensità tale da costringermi ad abbassare lo sguardo. Solo allora mi accorgo che non stiamo più ballando. Siamo fermi, l’uno di fronte all’altra. Alex è diverse spanne più alto di me e mi sovrasta con la sua figura.
“ E’ stato bello parlare con te Lilith. Spero ci rincontreremo presto … “ Prima che possa accorgermi di quello che sta per fare, prende il mio volto fra le mani e mi bacia. E’ un bacio a fior di pelle, ma che mi fa girare la testa e per poco non mi fa cadere. Alex si incammina verso il bar e scompare al di là di esso. Ma cosa è successo?
“ Lilith. “ E’ la voce di Tom che mi chiama. Lo vedo arrivare verso di me. “ Lilith, dobbiamo andare se non vuoi fare tardi. “ Ci incamminiamo in silenzio verso la macchina, io, che cerco di dare un senso agli ultimi avvenimenti della serata, lui, forse ancora arrabbiato per il mio comportamento di prima. Una volta saliti in macchina siamo ancora in silenzio, sento che devo essere io a romperlo.
“Ascolta Tom, mi dispiace tanto. Tu stai cercando di aiutarmi e lo apprezzo davvero, perdonami se a volte mi comporto in modo stupido. “ Tom trattiene il muso per altri due minuti, dopo di che si gira verso di me e mi abbraccia.
“ Non preoccuparti. Piuttosto, cos’hai fatto tutta la serata? “
“ Ho bevuto un pochino … “
“ Mi sembri piuttosto brilla in realtà.”  Già, anch’io mi sento piuttosto brilla. Forse è per questo che l’incontro con Alex e tutto quello che ne è seguito mi sembrano così strani.
“ Sei stata tutto il tempo al chiosco? “ Prosegue Tom mettendo in moto l’auto.
“ Oh no, ho conosciuto un ragazzo. Dice di venire al corso di chimica con me, anche se io lo ricordo solo vagamente. Si chiama Alex, lo consoci? “
“ In verità non lo ricordo, ma se ho frequentato due volte il corso di chimica è stato assai. “ Mi appoggio contro il finestrino dell’auto guardando il paesaggio che sfreccia fuori.
“ Beh, tu e questo Alex, cos’avete fatto? “
“Abbiamo ballato. “ dico “ e poi lui mi ha baciata ed è andato via. “ questo lo dico sottovoce, rivolta alla radio.
“ L’hai baciato? Devi essere proprio brilla. “ Già, né la vecchia Lilith, né quella nuova si sarebbero fatte baciare da un ragazzo appena conosciuto. Eppure Alex è diverso, non riesco a spiegarlo nemmeno a me stessa il perché.  Tom accende la radio e la imposta su una stazione che manda una canzone dei Linkin Park, ma in questo momento, la mia testa non ce la fa proprio a sopportare tutte quelle urla, così spengo la radio. Tom però, la riaccende. Continuiamo a fare questo giochino per un po’, anche dopo che la canzone dei Linkin Park è finita. Ridacchiamo entrambi e forse siamo tutti e due troppo occupati nella nostra piccola guerra, o troppo brilli o troppo assonnati per accorgerci della macchina che ci viene incontro.

Fuoco. C’è fuoco ovunque. Sono distesa, non capisco nemmeno io in quale posizione. Sento un bruciore lancinante all’altezza della testa e qualcosa di caldo che mi cola negli occhi, probabilmente sangue. Cerco di alzare la mano destra per esaminare la ferita, ma la trovo bloccata. Nello sforzo di strattonarla, un gemito di dolore mi esce dalle labbra. Provo con la sinistra. Quella riesco a muoverla, per quanto mi faccia male anche quel piccolo gesto. Con le dita, tocco la ferita alla testa e sento il sangue macchiare la mia mano. La lascio ricadere. Tutto il mio corpo brucia e fa male. Non riesco ad aprire le palpebre, bloccate dal flusso di sangue che vi cola dentro. Provo un dolore fortissimo al fianco e alla testa.  E’ come se un milione di aghi mi si fosse conficcato nel cranio. Il mio battito è irregolare. Inizio a perdere il senso della ragione.  Ricordo di essere in una macchina, ma non so come ci sono arrivata, né chi c’è accanto a me. Che modo patetico per morire, un incidente stradale. Sento le forze che piano piano mi abbandonano. Il dolore alla testa aumenta sempre di più, penso che stia per esplodere, quasi spero che la morte mi porti via da tutto questo dolore. Proprio mentre la mia testa sta per spaccarsi in due parti dal dolore, il rosso che prima occupava l’interno delle mie palpebre si trasforma lentamente in nero. Non sento più nulla. Non sono più nulla. L’oscurità mi avvolge.






Note dell’autore.
Spero tanto che vi sia piaciuto. Recensite senza pietà :3
  
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