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Autore: Aleberyl 90    02/02/2007    11 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction sul mio anime/manga preferito...Marmalade Boy! E' un seguito ispirato all'anime... Miki è stata accettata in una magnifica università di Londra; Yu, che ultimamente si comporta in maniera piuttosto strana, continua la sua seconda vita nella Grande Mela. Tra incomprensioni, sfortunati equivoci e nuove invadenti presenze, riusciranno a non cadere nelle insidie della lontananza? Leggete ma soprattutto...recensite! Accetto qualsiasi tipo do giudizio...!!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miki Koishikawa, Yuu Matsuura/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21: No other secrets

Capitolo 21: No other secrets

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“Ehi…non mi sento più le chiappe!” sibilò Tsutomu rivolto al cugino accanto a lui; questi, per dimostrare il suo profondo senso di solidarietà verso di lui, gli mollò una secca e fraterna manata sulla nuca.

“A volte mi chiedo se nel tuo vocabolario esista la parola pazienza!” sbottò Ginta mantenendo, tuttavia, un tono piuttosto basso.

Forse non aveva intenzione di rompere quella atmosfera di attesa e di imminente sorpresa che si era consolidata all’interno della stanza, forse per i pochi centimetri di spazio in cui era costretto che gli rendevano impossibile una posizione non propriamente comoda, o forse perché Arimi, rannicchiata contro il suo fianco, in un disperato bisogno di sentirsi a proprio agio gli aveva conficcato il gomito proprio in mezzo alle costole.

In ogni caso, la sua voce era chiaramente mozzata.

“Tsk…” borbottò l’altro ragazzo massaggiandosi il punto appena colpito. “Ma insomma, è da più di due ore che siamo ammassati qui sotto! Non credete che avremmo potuto impiegarle in un modo…come dire…più proficuo di questo?!” Chiuse una mano a pugno e cominciò a picchiettare con le nocche sulla parete a cui aveva poggiato la schiena.

“Oh, smettila di lamentarti, Rokutanda! Non risolverai di certo la situazione continuando a fare la parte dell’antipatico!” lo rimproverò Arimi con un cipiglio severo.

Ma io…” provò a protestare l’accusato per l’ennesima volta, esitando leggermente.

“Arimi ha ragione, Tsutomu” intervenne Yayoi con il suo solito tono dolce e controllato, mentre gli passava una mano tra i folti capelli. “Vedrai, sono sicura che Miki rientrerà presto a casa.

Tsutomu rimase interdetto per qualche secondo, indeciso sul da farsi.

Dopo una breve attesa – sperando forse che in quel striminzito lasso di tempo le acque si calmassero, voltò la testa verso l’alto e annusò l’aria, contrariato.

“Va bene, ma…era proprio necessario spegnere la luce?” chiese, stavolta con più pacatezza: era difficile contraddire le due donne per cui avrebbe dato volentieri la propria vita…

“Bè…in fondo Miki non sospetta della nostra presenza…Quando rientrerà a casa è giusto che trovi tutto come aveva lasciato…” disse Meiko poggiandosi una mano sul ventre; per lei, così prossima ed entusiasta del suo quanto imminente ingresso in quell’ancora inesplorato mondo fatto di bavaglini, culle ed omogeneizzati, quel gesto era diventato quasi automatico, un vizio malizioso e celante impazienza.

“Questa è la voce della saggezza!” boccheggiò fiero Ginta facendo un gran sorriso a Meiko.

“Certo, però, che Rokutanda non ha tutti i torti…” mormorò Nacchan cercando, tuttavia, di non essere troppo polemico: non era nel suo stile. E tuttavia, si ritrovò a pensare non con poco rammarico, erano finiti quei giorni in cui poteva vantarsi di essere un agile e snodato studente delle superiori

Era da parecchio tempo che non riusciva a far combaciare le sue ginocchia con la punta del suo naso. Era quella un’impresa da considerarsi come un traguardo?

No, forse non vi era da andarne fieri.

Seguirono attimi di cupo silenzio, che tutti i presenti impiegarono nel far fruttare – o alimentare, a seconda dei casi - nella mente la speranza che Miki rientrasse in casa il prima possibile. Erano ansiosi di festeggiarla, ma ancor di più erano impazienti di sgranchirsi le gambe.

E finalmente, dopo l’ennesimo volo di fantasia, dall’esterno della piccola porta di mogano provenne un rumore soffocato.

“Ehi…avete sentito anche voi?” chiese Arimi rizzandosi prontamente sulle ginocchia – le costole di Ginta emisero un gemito di riconoscenza – e portandosi una mano a coppa sull’orecchio.

Al suono frusciante al di là dell’uscio si aggiunse una sottile vocina impegnata ad intonare distrattamente un motivetto musicale.

“Ehi…potrebbe essere…” sussurrò Meiko trepidante intrecciando le dita sotto il mento.

Alla buon’ora!!” esclamò Tsutomu allargando le braccia; la sua uscita fu accolta da una mano che venne prontamente sigillata sulla sua bocca, togliendogli di colpo il respiro.

“Stai zitto, idiota!! Vuoi far insospettire Miki?!” lo ammonì il cugino, minacciandolo premendo ancora di più il palmo sulla sua mascella.

Un tintinnio metallico sentenziò l’entrata della chiave nella toppa.

“Prepariamoci ad accoglierla, sta per entrare!” squittì eccitata Yayoi sollevando appena un lembo della tovaglia per ammirare la scena che l’amica avrebbe trovato al suo ingresso: le poltrone erano preventivamente state spostate ai due lati della porta d’ingresso per lasciare libero il passaggio, il piccolo tavolo su cui era stato imbandito un piccolo rinfresco – sotto il quale loro stessi si erano nascosti- incastrato in una nicchia della parete, decine di festoni colorati pigramente pendenti dal soffitto, che si incontravano e andavano intrecciandosi in complicati nodi assicurati al lampadario al centro della stanza.

Tutto era assolutamente perfetto.

La chiave girò nella fessura, non senza poche difficoltà: evidentemente la ruggine non risparmiava nemmeno il metallo dei prestigiosi college inglesi.

Gli ospiti indesiderati si acquattarono alla meglio l’uno contro l’altro, carponi, in modo da trovarsi in una posizione conveniente per quando sarebbero usciti allo scoperto e avrebbero sorpreso Miki con la loro presenza.

“Ora fate silenzio, e preparatevi a saltare fuori al momento giusto! Al mio tre…” bisbigliò Arimi voltandosi verso gli altri con un dito davanti alle labbra.

“Hm…” tutti annuirono complici e subito scese un profondo silenzio carico di adrenalina.

Lo strumento venne sfilato dalla toppa provocando un discreto fracasso.

“Tre…” Nacchan impugnò ancora più saldamente le stelle filanti che teneva in mano, mentre Ginta si portò l’estremità della trombetta alla bocca.

Uno spiraglio di tenue quanto mai accecante luce gialla divise a metà la stanza, infrangendosi sulla mobilia e illuminandola gradualmente.

“Due…” Yayoi poggiò le mani a terra preparandosi allo scatto e Meiko portò il peso in avanti, intralciata dal pancione.

La mano si poggiò sulla parete accanto allo stipite della porta, cercando tastoni l’interruttore della luce.

“Uno…” All’unisono i ragazzi trattennero bruscamente il respiro, pronti a sgusciare fuori dal perimetro del tavolo.

Un colpo secco, un fiotto di luce riversato di getto nell’intero perimetro, diverse pupille improvvisamente ristrettesi.

Era il segnale.

Subito, senza aspettare altro tempo, gli organizzatori della festa scavalcarono la zona d’ombra per rizzarsi improvvisamente in piedi – accompagnati da diversi giubili da parte delle loro giunture indolenzite – e un boato di gioia esplose nella piccola stanzetta, mentre una pioggia di coriandoli e stelle filanti planava dolcemente sul pavimento.

“BUON COMPLEANNO, MI…”

“OH, MY!!” La ragazza che aveva assistito alla scena urlò terrorizzata e cadde a terra, colta di sorpresa.

Sarebbe stata una reazione più che plausibile per chiunque. Insomma, chi si aspetterebbe mai di ritrovarsi in casa, per di più se questa si trova in un altro continente, i propri amici lì radunati, accorsi solo per avere la possibilità di donare un compleanno indimenticabile ad una loro amica, che stimavano e a cui volevano bene?

Sì, una reazione giustificabile e accettabile, se la ragazza in questione fosse stata la destinataria prescelta di tutte quelle attenzioni così premurose.

Già…Se fosse stata la destinataria.

Accasciata sulle mattonelle del pavimento, mano sul petto, occhi spalancati, in preda a forti spasimi, al posto di colei che avrebbe dovuto esserci, c’era Hailey.

I ragazzi, inutile a dirsi, rimasero di stucco; Ginta, bocca spalancata e una manciata di coriandoli ancora stretta in una mano immobile, ne era la prova più lampante.

“Ha…Hailey?!” boccheggiò Arimi incredula.

Oh my God, mi avete spaventato da morire!!” piagnucolò la povera ragazza cercando di non ansimare.

Ma…ma come…” balbettò Meiko spalancando gli occhi dalla sorpresa. Era incredibile…

“Credevo che ormai la festa fosse cominciata!” esclamò Hailey facendo forza sulle braccia per tirarsi in piedi; le sue gambe tremavano leggermente. “Non mi aspettavo che foste ancora nascosti sotto il tavolo!”

Tsutomu sbuffò molto pesantemente, come a voler sottolineare quelle parole che, in un modo o nell’altro, assecondavano i suoi pensieri.

La riccia, scrutando i visi sconvolti e delusi degli altri ragazzi, sgranò gradualmente gli occhi, prendendo coscienza della situazione che le si parava davanti. “Non ditemi…non ditemi che Miki non è ancora arrivata!”

“Accidenti, dove può essere andata a finire?” si chiese Meiko crucciata, più che a se stessa che al resto del gruppo. “Credevo che il suo esame sarebbe finito più di un’ora fa!”

“È quello che credevo anch’io!” ribattè Hailey passandosi una mano tra i capelli. “Per questo mi sono sorpresa così tanto!”

Ginta lasciò cadere a terra i coriandoli e si buttò a peso morto su una delle poltroncine. “Ma allora cosa può esserle successo? Comincio a preoccuparmi seriamente…”

“M-magari ha incontrato qualcuno per strada!” ipotizzò Nacchan sorridendo; nonostante il suo tono allegro, nessuno avrebbe mai dato retta a quella possibilità così remota.

“Tsk…ve lo dicevo, io!” intervenne Tsutomu trionfante sfoderando un ghigno di ripicca. “Io lo sapevo fin dall’inizio che sarebbe successa una cosa simile! E ora, mentre noi ci preoccupiamo da pazzi, chissà la signorina come se la sta spassando! Datemi retta, lei sta sicuramente meglio di noi…è lampante! E la prossima volta scordatevi che io venga di nuovo con…”

Un cuscino improvvisamente scagliato contro la sua mascella pose fine alle sue lamentele, soffocandone gli ultimi refoli. Ciò non impedì comunque alla vittima di esprimere un ultimo, vendicativo grugnito di disapprovazione, sentendosi soddisfatto come non mai.

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I suoi occhi risplendevano di luce propria.

O almeno, questo era quello che le sue iridi percepivano.

Forse era l’effetto dello scintillio delle poche quanto splendide stelle che si riflettevano al loro interno, o le scure ciocche di capelli che, ondeggiando al primo venticello di fine marzo, le incorniciavano sinuosamente la pelle candida dando vita a un contrasto non indifferente…

O forse, semplicemente, tanta era l’emozione che era riuscito a provocare in lei dall’innescare la prima e fondamentale scintilla addetta a quella confusa girandola di sentimenti che si sovrapponevano l’un l’altro senza sosta, senza che nessuno di essi trionfasse vincitore sugli altri contendenti al primato.

Stupore e gioia, incredulità e contentezza, riluttanza e voglia di lasciarsi andare.

Possibile che l’amore potesse riassumersi in tutte quelle sfaccettature?

Ogni singolo, piccolo dettaglio delle sue infinite sfumature era così carico di fascino che sarebbe stato impossibile non rimanere ammaliati dal suo fluido perlato…o quanto meno sperare di ignorarlo.

Non aveva esitato a pronunciare quelle parole, credeva ciecamente nella logica delle sue azioni e mai, soprattutto in quel caso, avrebbe espresso alcun tipo di rimpianto per ciò che aveva appena fatto.

Se ripensava a tutte quelle volte in cui si era immaginato quel momento, chiuso nel bagno del suo appartamento, con la voce insistente di Will al di fuori dalla porta che lo pregava di uscire da quella stanza o di Brian che lo accusava di essere in procinto di diventare una femminuccia

Quante volte si era soffermato davanti a quello specchio ad osservare la propria sagoma, immerso in chissà quali astrusi pensieri che perfino lui stentava a ricordare, mentre sceglieva le parole giuste da dire nell’attimo in cui si sarebbe trovato faccia a faccia con Miki…

E invece era stato tutto così facile! Sorprendentemente, maledettamente, incredibilmente facile.

Quei due piccoli soffi avevano spirato dalla sua bocca senza che nemmeno venissero prima elaborati dai suoi neuroni.

Un semplice e banalissimo flatus voci.

E un secondo dopo averli lasciati liberi di perdersi nell’aria, era stato gratificato dalla visione di quei due increduli occhi color nocciola che lui tanto amava e che lo facevano sentire importante ogni volta che questi incrociavano i suoi, coccolando le sue intere membra con un dolce tepore proveniente direttamente dal petto.

Per lui, in quell’attimo, Miki non le era mai sembrata più bella.

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Aveva la benché minima idea di quello che le aveva appena detto?

Si rendeva conto di ciò che le sue labbra si erano fatte sfuggire?!

Riusciva a concepire quanto fosse elevata la portata di quelle due semplici parole?

La sua mente era diventata il tetro scenario di una furiosa lotta fra le due facce della sua coscienza: una delle due, la più razionale, la spingeva a rimanere scettica di fronte alla proposta, troppo assurda da accettare come vera; l’altra, invece, lungi dal demordere dall’impresa, cercava disperatamente di imporre la propria influenza…riuscendoci appena.

Il risultato era pressoché equo, ma non poteva continuare a vivere quegli interminabili minuti nel dubbio: no, non poteva accettarlo, non era giusto.

Lei doveva avere delle certezze, solo in quel momento ne aveva avvertito la necessità impellente.

Quante volte, accoccolata sotto le coperte, si era persa in fantasticherie che la vedevano scappare su un cavallo bianco abbracciata al suo cavaliere, o tendere la mano al suo principe su uno sfondo di stelle e luna piena, rimirando un fittizio anellino di plastica all’anulare sinistro…

E ora che stava vivendo tutto ciò che aveva sempre sognato si sentiva…impreparata.

Se le sue orecchie l’avessero inconsciamente ingannata non sapeva cosa avrebbe fatto.

O peggio, se il ragazzo di fronte a lei le avesse raccontato una menzogna non gliel’avrebbe mai perdonato, mai.

“Yu…” mormorò quasi incerta, la voce impastata. “Cosa…cosa hai detto?!

Si accorse che le mani, che teneva posate sulle gambe, erano scosse da diversi tremiti.

Realizzò di avere paura della risposta che avrebbe ricevuto.

Avvertiva la tensione scenderle in forma di sudore freddo lungo le tempie.

Il ragazzo tornò a posare i velati occhi nocciola in quelli dell’altra e, socchiudendo appena le palpebre, fece la cosa più naturale e spontanea che potesse fare: sorrise.

Quel sorriso.

Quel sorriso che aveva il potere di infondere un assoluto senso di pace e serenità, quel sorriso che impregnava ogni idea, ogni pensiero, ogni profumo di dolcezza, quel sorriso che spazzava via ogni preoccupazione, avvertendole scivolare via dal petto.

Quel sorriso che non lasciava dubbi sulla veridicità di una dichiarazione.

Quel sorriso che aveva miracolosamente abbattuto ogni parete di difesa che intralciava il passaggio alla strada per la felicità.

E Miki non potè che imitare quel gesto, accentuandolo di dieci, cento, mille volte.

Un sorriso radioso come non mai, mentre gettava le braccia al collo di Yu e lo trascinava di nuovo fra l’erba, rotolandovi in mezzo come due ragazzini.

Lo strinse forte, con tutte le sue forze, desiderando ardentemente con tutto il cuore che il tempo si fermasse, concedendole all’infinito un frammento di quel meraviglioso sentimento che l’aveva travolta.

Non l’aveva mai sperimentato così intensamente; era una sorta di crampo allo stomaco, qualcosa che le barricava il petto all’interno di una morsa invisibile e indolore, catturandone ogni via di accesso e coinvolgendole nelle sue spire dentellate. Ed esse avidamente assaporavano il fluido emolliente che le impregnava, inebriandosi di quel dolce ingrediente chiamato amore.

Yu, dapprima sorpreso dalla rapidità di quel gesto, emise un piccolo sbuffo divertito e allacciò le mani dietro la schiena della ragazza, stringendola a sé e affondando il naso fra i suoi capelli.

Miki, d’altro canto, strofinava la sua guancia contro quella del biondo come presa da scatti di follia, balbettando fra una risata e l’altra: “Cosa stai dicendo, sciocco…cosa ti è saltato in mente…Sei il solito scemo…!”

Due piccole lacrime non tardarono ad affacciarsi dai suoi occhi; all’eccesso di gioia era subentrata la commozione.

Stava succedendo proprio a lei, a lei! Ora lo sapeva, non aveva più esitazione, ma…era così incredibile!

Yu continuava a baciarle la nuca, poi l’orecchio, poi il collo, come tante piume leggere, incapace di trattenere le risate a sua volta. D’un tratto, come risvegliatosi da un sonno profondo, le afferrò i polsi e la fece raddrizzare sulle ginocchia, in modo da trovarsela accovacciata di fronte a lui.

“Miki…” cominciò dolcemente fissandola intensamente, l’emozione che scalpitava impaziente nel suo petto. “Mi sei…mancata da morire.”

La moretta intrecciò le dita con le sue, ricambiando lo sguardo. “Anche tu, tanto…Credevo che dopo la litigata ti fossi…”

Yu la interruppe posandole un dito sulle labbra. “No, non mi riferisco agli ultimi fatti, ma…ecco…Sono stato veramente uno sciocco a non farmi vivo per tutto quel tempo…” Miki capì che alludeva all’anno passato. “Sono sparito proprio nel momento in cui tu avevi più bisogno di sostegno: il trasferimento, l’ingresso all’università…Che scemo!” Scosse la testa con fare complice.

La ragazza non capiva: come mai stava rinfacciando a se stesso quelle cose quando giusto un mese prima avevano deciso di sorvolare su tutta quella faccenda?

“Yu, smettila, non devi incolparti così, ormai è acqua passata, no?” Gli strizzò l’occhio dimostrandogli di aver smaltito ogni ipotetica arrabbiatura contro di lui.

Il ragazzo sollevò nuovamente il capo. “No, non è per questo…Vedi, l’unica cosa che voglio che tu sappia è che…bè…ho avuto il mio ben daffare!”

Miki corrucciò la fronte. “Eh eh…sai, non credo che questa sia una giustificazione molto accettabile!”

“…e i miei buoni motivi!” concluse Yu con un sorriso furbetto lasciando l’altra spiazzata. Quel ragazzo era incredibile, riusciva a confonderle le idee in una maniera unica!

“Bè, sì, capisco…ma…” La moretta si grattò la testa.

“Il fatto è che…ecco…” bofonchiò il biondo, stavolta quasi imbarazzato. “sì, sembra stupido a dirlo, ma…avevo bisogno di… risparmiare!”

Cosa…cosa vuoi dire?” chiese Miki sempre più curiosa, avvicinandosi di più a lui. La stava veramente tenendo sulle spine: non riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare.

“Sì, ad un certo punto ero diventato così ossessionato da quest’idea che ero arrivato al punto di chiudere le conversazioni con l’esterno…Insomma, avevo messo il telefono sotto chiave e lo utilizzavo solo nelle occasioni particolari!” spiegò Yu con una risatina passandosi una mano tra i capelli.

Miki non potè fare a meno di annuire: ricordava fin troppo bene l’ansia di quei giorni, non riusciva a contattare Yu in alcun modo e si preoccupava da morire per la sua ripetuta astensione dalla linea telefonica. “Capisco…e così hai preferito fare a meno della voce della tua ragazza invece di dover pagare un’esorbitante bolletta del gas, non è così?” chiese con una smorfia cercando di stuzzicare il suo senso di colpa.

“Niente affatto…credo che invece ne sia valsa la pena…” disse Yu tornando improvvisamente serio e sfoderando uno dei suoi sorrisi più teneri. Anche Miki smise di prenderlo in giro, arrossendo e tornando a fissarlo negli occhi.

“Vedi, se non avessi ricordo a questa scorciatoia” cominciò il biondo accarezzandole delicatamente una mano con il suo pollice, “avrei dovuto aspettare ancora, chissà quanto, prima di poter raggiungere il mio scopo. Ma, man mano che trascorrevano i giorni senza che la tua voce sfiorasse anche solo per un attimo le mie orecchie, si rafforzava sempre più in me la convinzione che mi era impossibile attendere anche solo un mese di più.”

Miki sussultò, lusingata da quelle parole, ma allo stesso tempo con l’inconscia sensazione di aver intuito qualcosa da ciò che aveva appena detto il ragazzo. Arrossì ancora più violentemente e rimase in attesa, preferendo chiudersi in un religioso silenzio.

Yu trasse un lieve sospiro e con un cenno del capo della moretta continuò: “E se non mi fossi completamente isolato da te, non avrei mai potuto…” Si portò una mano alla tasca posteriore dei pantaloni e fece come per estrarne qualcosa.

Gli occhi di Miki si spalancarono. Il cuore mancò un battito.

“…prendere…”

Una piccola folata di vento smosse il nastro colorato che avvolgeva il pacchetto di forma cubica perfettamente contenuto nella mano di Yu.

Lo scompenso precedente venne sostituito da un batticuore sempre più accelerato. Si portò le mani al petto mentre il respiro le si faceva più affannoso ogni secondo che passava.

“…questo.” Il ragazzo condusse la mano fino a quando non si trovò di fronte il viso di Miki, contratto dall’emozione. L’altra fissò il piccolo oggetto con stupore ed incredulità crescenti, cominciando a boccheggiare: gli attimi erano diventate ore, il vento fresco una impercettibile brezza.

Yu le sorrise incoraggiante, tendendole il pacchetto notando la sua titubanza; in effetti, all’avance del ragazzo Miki si era chiusa su se stessa a riccio, stringendo a sé le braccia. Era tutto talmente incredibile, talmente magico, che aveva quasi paura di scoprire il contenuto di quella scatolina che, in cuor suo, sapeva già cosa potesse essere.

Lentamente, molto lentamente, tese una mano in avanti e con due dita afferrò il nastro arricciato, tirandolo e sciogliendo il nodo che lo teneva legato. Yu pensò al resto, rimuovendo l’involucro colorato e mostrando, finalmente, la fondamentale componente della confezione: un piccolo cofanetto cubico rivestito di pelle scura.

Miki sentì gli occhi riempirsi di lacrime, avvertendone la prima umidità al di sotto delle ciglia.

“Miki…” mormorò il biondo dolcemente portandosi goffamente in ginocchio; la mano libera si posò sulla parte superiore dell’oggetto, pronta a sollevarlo. Era così difficile trovare le parole esatte…

“Voglio stare con te, stanotte…per sempre…per tutta la vita…”

Un timido scatto, un cigolio appena udibile, un piccolo scintillio nella fredda notte primaverile.

L’emozione era troppa, ormai; la ragazza, con un gemito soffocato, ebbe un sussulto quasi spaventoso, si portò le mani davanti alla bocca, lasciando libere le lacrime di sgorgare copiosamente lungo le sue gote.

Eccolo lì.

Piccolo diamante rischiarato dalle deboli luci dei lampioni.

Incastonato in un sottile anello di platino elegantemente adagiato su un cuscinetto rosso carminio.

Ed era per lei.

Lo fissò in estasi chissà per quanto tempo, tra le lacrime che non accennavano a fermarsi; i suoi occhi ne traboccavano, stille lucenti fra le palpebre socchiuse.

Avrebbe voluto urlare, ridere, singhiozzare, premere le sue labbra contro quelle di Yu e gettargli le braccia al collo fino a quando non si sarebbero addormentati insieme dalla stanchezza…

La gioia l’aveva sormontata fino al punto di paralizzarla.

Il ragazzo, felice e anch’egli commosso come non mai, fece scorrere gli occhi lungo la figura di Miki; aveva un incontrollabile desiderio di abbracciarla, coccolarla, farle testare sulla sua pelle il resto dell’infinito amore che provava per lei.

Quell’anello ne era solo uno dei tanti frammenti.

“Y…Yu…” riuscì a mormorare Miki fra i tanti gemiti che la scuotevano. “I-io non…”

Yu la fece azzittire passandole una mano tra i capelli; subito un’ondata di brividi percorse entrambi, accrescendo la loro sempre più ardente brama di perdersi l’una nelle braccia dell’altra, godere dei propri gemiti, restare insieme per un tempo interminabile.

Con una risatina soffocata, la ragazza tolse a fatica la mano sinistra dalla propria bocca, tendendola davanti a sé. Arrossì istantaneamente, divertita da quel gesto che aveva sempre sognato di fare con il ragazzo dei propri desideri.

Niente avrebbe potuto apparire più chiaro agli occhi di Yu come quel tratto di pelle nudo che Miki gli stava appositamente porgendo; con sguardo complice strinse la manina fra le sue, mentre toglieva l’anello dalla scatolina. Con delicatezza, lo infilò all’anulare di lei e lo spinse fino alla sua estremità. Un momento che avrebbe rivissuto milioni di volte…se solo ne avesse avuto la possibilità…

Tornò a guardare la sua fidanzata, radioso e leggermente rosso in viso. “Vuoi, Miki?”

Lei lo guardò raggiante, sorridendo fra le guance bagnate, e sussurrò: “Sì…”

Suggello di una promessa che sarebbe durata in eterno, monosillabo imbevuto di parole che sarebbe stato difficile pronunciare tutte in una volta, la battuta di entrata di una nuova vita priva di inganni, sospetti e infedeltà.

Semplicemente…Yu e Miki.

E quel “sì” si tramutò in urla di giubilo, e le urla in risate, e le risate in abbracci, coccole a non finire su quell’atollo di prato illuminato da un lampione solitario. L’arcata stellata vegliava su di loro, le foglie perse nel vento li nascondevano da sguardi indiscreti, il canto dolce di una civetta trasformava in musica il loro pianto.

Come sono strani i casi della vita, a volte…tutti possediamo un angolo della nostra mente riservato agli astri fanciulleschi, e in quello di Miki vi aveva fermentato, col tempo, lo scenario ideale per la sua dichiarazione: una magnifica notte d’estate stellata sormontante un meraviglioso parco adorno di fontane, piante e fiori variopinti e una distesa di prato pressoché infinita.

Eppure, con quell’erba secca e umida di rugiada, le imponenti e severe querce a fare da sfondo, una panchina sbeccata di fianco a loro, quell’idea svanì dalla sua testa così come era venuta.

Non avrebbe potuto desiderare una situazione più bella di quella.

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TO BE CONTINUED…

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Noticine: Ehm…*timid timid* Salve…*Ale schiva pomodoro* Er…quanto tempo che non mi faccio viva, non è vero?? ^^; *Ale schiva scatola di pelati* Credo di aver battuto ogni record di permanenza nel mondo dei GHIRI!! Mi dispiace veramente tantissimo di non aver potuto aggiornare prima, ma giusto in questo periodo il mio computer ha deciso di ROMPERSI e lasciarmi a piedi *grrr, vatti a fidare! ù___u *, così ne ho dovuto fare a meno per un po’…Aggiungete la grande quantità di compiti ed impegni all’interno della settimana e –purtroppo- la scarsa ispirazione e avrete completato il quadro! ^^; Credetemi, non era veramente mia intenzione farvi aspettare così tanto per il nuovo capitolo, ma non ho potuto proprio fare nulla per anticipare la pubblicazione! T__T Zob, perdonatemi, vi prego!!

Venendo al nuovo capitolo…^_______^ Yeeeh, ce l’ho fatta!! Finalmente la dichiarazione è arrivata e…anche il perché ho scelto questo titolo(ma scommetto che l’avevate già capito da circa cinque mesi!! ^///^)! Ebbene sì…Yu ha dovuto risparmiare ADDIRITTURA SULLA BOLLETTA DEL TELEFONO per poter comprare l’anello a Miki!! O___O Che idea stupida, a pensarci adesso…Ma l’importante è che sono riuscita ad arrivare fino a questo punto, che poi è stata l’idea di base fondamentale per la stesura del racconto! ^^ Per cui…sono contenta lo stesso, dopotutto!!

Spero che sia piaciuto anche a voi, ci terrei tanto a sapere cosa ne avete pensato!! *___* Per cui mi raccomando, non esitate a darmi le vostre impressioni, per me è molto importante!! ^^ A proposito…se ci sono alcuni punti incomprensibili, fatemelo sapere! Mi rendo conto di aver usato un linguaggio particolarmente…contorto, credo che alcune frasi non abbiano nemmeno senso!! O___O; Devo perfezionare il mio stile “poetico”!! XD

Approfitto, inoltre, per ringraziare tutte coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: miki18, LizDreamer, luchia nanami, Cate89, pinacchia, miki90, Cardillina, Nayma, vane91!! Grazie, tesore, per il sostegno, con i vostri commenti dolcissimi mi fate diventare sempre tutta rossa!! ^///^ Grazie, grazie davvero!! ^_________^ *sorrisone*

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E dunque, baldi lettori…a voi il giudizio!! E spero che il prossimo capitolo arrivi…in tempi più accettabili di questo!! XD Sia ben chiaro, comunque, che non ho assolutamente intenzione di abbandonare la ficcy, per cui la pubblicazione prima o poi arriverà…ci sarà sicuramente!!

Baciottoni a tutti, e a presto!!!!!!!!!! ^_________________________^

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Alessandra

  
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