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Autore: Kyrie Eleison    18/07/2012    3 recensioni
Lanciai occhiate in giro in cerca di qualcosa per poter emulare Nikki. Il flacone di lacca per capelli che si trovava sul tavolo davanti a Vince – troppo ubriaco per rendersi conto di ciò che gli succedeva attorno – mi parve un’ottima arma per sconfiggere gli acerrimi nemici miei e del mio bassista, così la arraffai e feci per tirarla a Emi, ma Mick le fece letteralmente scudo con il suo corpo, si beccò un colpo di Schwarzkopf su una tempia, mi rivolse uno sguardo carico di rancore, si alzò di scatto e se ne andò, trascinando con sé una Emi infuriata e così devota al Signore da pregare per la salvezza delle nostre anime corrotte.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Tommy Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE INIZIALI: Ebbene sì, shippo Mick/Tommy. E’ una coppia priva di senso (non è vero, in The Dirt c’erano decine di riferimenti al loro amore devastante), ma io li adoro lo stesso. Presto diventeranno il mio OTP. E anche quello di VickyDepp, quindi le dedico la fic.
*svolazza via*
Con amore
 
K.E.
 
 
The other side of us
 
 
 
- Aaah, il diluvio universale! – ululò Nikki. Sollevò la bottiglia di Jack Daniel’s e la rovesciò senza troppi complimenti sulla testa di Mick, per poi schizzare le ultime gocce addosso ad Emi.
Sghignazzai, affibbiandogli una gomitata e ricadendo sul divanetto della hall dell’hotel.
Ero strafatto, decisamente.
- Oddio, arriva una seconda ondata! – sghignazzò il mio Gemello Terribile prima di afferrare un bicchiere colmo di vodka e lanciarlo addosso ai due piccioncini senza preoccuparsi minimamente del fatto che i cocci di vetro avrebbero potuto ferirli.
Ma sì, che importanza aveva, in fin dei conti?
Lanciai occhiate in giro in cerca di qualcosa per poter emulare Nikki. Il flacone di lacca per capelli che si trovava sul tavolo davanti a Vince – troppo ubriaco per rendersi conto di ciò che gli succedeva attorno – mi parve un’ottima arma per sconfiggere gli acerrimi nemici miei e del mio bassista, così la arraffai e feci per tirarla a Emi, ma Mick le fece letteralmente scudo con il suo corpo, si beccò un colpo di Schwarzkopf su una tempia, mi rivolse uno sguardo carico di rancore, si alzò di scatto e se ne andò, trascinando con sé una Emi infuriata e così devota al Signore da pregare per la salvezza delle nostre anime corrotte.
- Coglioni. – sbuffò Nikki, agitando una mano davanti agli occhi vacui di Vince per controllare di avere ancora un cantante.
Continuai a ridere più o meno immotivatamente perché la mia mente non era abbastanza attiva da permettermi di fare altro.
- Ce ne andiamo in qualche strip club a far baldoria? –
Nikki si alzò, barcollò verso Vince, lo spinse sul pavimento e, deluso dalla sua totale mancanza di reazioni, si diresse verso la porta. Neanche a dirlo, gli ero dietro.
A dir la verità non avevo una gran voglia di uscire: mi girava la testa e, per una qualche ragione a me sconosciuta, il concerto di poche ore prima era stato parecchio stancante, quindi mi sarei volentieri ritirato in camera mia con qualche striscia di coca, ma non si poteva dir di no a Nikki Sixx.
Così caracollammo fino al locale più vicino, sequestrammo un tavolino proprio sotto il palco su cui le spogliarelliste facevano il loro eccitante spettacolo e tirammo fuori l’occorrente per sniffare un po’ di roba.
- Come credi se la passi Mick? – domandai a bruciapelo, senza nemmeno sapere perché.
Nikki alzò la testa dal tavolo e mi rivolse un’occhiata truce. – Come uno che non ha capito che fighe uguale guai. – biascicò, ributtandosi sulle righe bianche artisticamente disposte sul piano di marmo.
Sospirai. Non era il caso d’immergersi nei ricordi anche quella sera. Ero già al limite.
- Se fighe uguali guai, cazzi uguale cosa? – chiesi, incapace di trattenermi.
Il mio bassista iniziava a non sopportarmi più: sollevò nuovamente il capo dalle strisce di coca e mi affibbiò uno scappellotto sulla nuca. – T-Bone, mi stai diventando frocio? Fatti un tiro! – esclamò, spingendomi il viso contro il tavolo.
 
Tornammo all’hotel, non so nemmeno come.
La sera successiva avremmo avuto un altro show nella stessa città, quindi per l’indomani non era previsto alcuno spostamento, il che mi dava diritto ad un numero illimitato di ore di sonno. Il sonno però, che spesso nel mio caso era inversamente proporzionale al mio essere fatto, aveva deciso di abbandonarmi del tutto, così mi ritrovavo disteso sul letto, circondato dai vestiti di alcune groupie comparse misteriosamente dal nulla e scomparse altrettanto misteriosamente con Vince. Mi alzai a fatica e lanciai un’occhiata allo specchio appeso sopra la cassettiera – rigorosamente vuota, visto che nessuno di noi si sarebbe mai preso la briga di svuotare la valigia, che poi tanto valigia non era, considerato che il suo contenuto si limitava ad un paio di pantaloni di pelle (sporchi), una maglietta nera (sporca) ed un paio di mutande (inutilizzate) – riflettendo sul significato intrinseco della vita. Giunsi ad una conclusione: dovevo andare da Mick. E dovevo sperare che Emi fosse a dormire da qualsiasi altra parte, altrimenti sarei stato costretto ad esiliarla dentro un ascensore o qualcosa del genere.
Scoprii con immensa soddisfazione che i miei piedi avevano ripreso a seguire un’ipotetica linea retta e, dopo l’incontro con un simpatico fattorino in divisa che mi sorrise con aria amichevole, mi resi conto di avere un aspetto quasi decente. Buon per me.
Bussai alla porta della stanza di Mick. Non avrebbe risposto, lo sapevo, era abituato agli scherzi che io e Nikki eravamo soliti fargli, per cui era molto cauto nel gestire le visite notturne.
- Emi, sei lì? – gracchiai, tempestando la porta di pugni. Ora il simpatico fattorino non mi avrebbe più sorriso con aria amichevole.
- Che cazzo vuoi, Tommy? – sbraitò la voce di Mick dall’interno.
- Solo parlarti. – risposi nel tono più umile che avessi mai udito uscire dalla mia bocca.
La porta si aprì e io m’infilai nella stanza con l’aria di un cospiratore in incognito.
- Allora? C’è Nikki nascosto da qualche parte che aspetta una mia qualsiasi mossa per darmi fuoco al letto o un’altra delle vostre stronzate? –
Lo fissai e scoppiai in lacrime, scivolando sul pavimento.
- Mi dispiace, Mick, mi dispiace. – bisbigliai e presi a dondolarmi avanti indietro, continuando a singhiozzare come un bambino.
Non mi aspettavo che il mio chitarrista avesse una qualche reazione, proprio no, ma speravo che provasse a confortarmi, che si sedesse accanto a me… che facesse qualcosa, insomma.
Mick invece rimase immobile in piedi davanti a me, senza dire una parola.
- A volte mi chiedo se tu sia veramente un essere umano. – mormorai.
- Di cosa ti dispiace, Tommy? –
Mi era sempre piaciuto tanto come pronunciava il mio nome.
- Di come ti stiamo trattando io e Nikki. Credo. –
Mick spostò il letto, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore per lo sforzo, e si sedette di fronte a me.
- Di come state trattando me o di come state trattando Emi? –
Alzai il capo e sostenni il suo sguardo con aria risoluta. – Te. –
Sorrise – se non fosse stato un momento intimo e deprimente, probabilmente avrei chiamato qualcuno per fargli una foto – e appoggiò la schiena contro il letto con un’altra smorfia sofferente.
- Quindi sei venuto in camera mia strafatto per dirmi che ti dispiace di come tu e Nikki mi trattiate, sapendo benissimo che continuerete a comportarvi nello stesso modo? –
Lo odiavo. Avrei voluto sbatterlo per terra e colpirlo fino a quando la sua schiena del cazzo non si fosse rotta davvero.
O forse avrei voluto sbatterlo per terra e basta.
- Hai idea di quanto sia difficile per me dirlo? – gli urlai contro. Sembravo seriamente un bambino capriccioso a cui hanno portato via il giocattolo preferito. E lui sembrava mio padre, che era più o meno quello che pensavo mentre mi scopava per la prima volta.
- Più o meno quanto è difficile per me camminare per strada perché so che prima o poi m’imbatterò in te o in Sixx che mi lanciate roba addosso? –
No, non lo odiavo, lo detestavo.
E avrei solamente voluto addormentarmi abbracciato a lui e mandare a fanculo Emi, Heather, Nikki e tutto il resto.
E odiavo essere un romantico del cazzo.
Sospirai e mi stesi sul pavimento, giusto perché mi piaceva sentirmi una di quelle povere eroine depresse dei film che poi parlano con i passerotti e sfogano la loro frustrazione con i cerbiatti.
- Perché sei qui, Tommy? –
E quando faceva la Sfinge intenzionata a spiegarti come va il mondo lo detestavo ancora di più.
- Secondo te perché sono qui? –
- Sensi di colpa post overdose? –
Se solo non avessi voluto scoparmelo – o farmi scopare, a seconda dei momenti – mi sarei alzato e gli avrei spaccato la faccia.
- A me non è passata, ok? – bisbigliai, fissando il pavimento con improvviso interesse. – Cioè, non l’overdose… non ci sono nemmeno andato in overdose… beh, hai capito. –
Mick sorrise di nuovo.
- T, lo sai che non sarebbe potuto nascere niente. – replicò con la sua stupida voce piatta e seria da trentacinquenne saggio del cazzo.
Sbattei il cranio contro il  pavimento: se non potevo far male a lui, tanto valeva far male a me stesso.
- E poi c’è Heather. – continuò, fissandomi nel modo in cui ti fissano gli avvocati quando vogliono convincerti a dichiararti colpevole perché è la cosa giusta da fare.
- Non me ne frega un cazzo. Quando è iniziata non mi avevi detto che non sarebbe potuto nascere niente, anzi, eri assolutamente convinto del tuo “io e te contro il mondo” e tutto il resto. –
- Tommy, sono passati due anni. –
Già, erano passati due anni da quando ero solo un povero ventitreenne coglione con tanti progetti per il futuro, pronto a schierarsi contro il resto della sua band per continuare a vivere il suo fottuto sogno d’amore omosessuale.
- Perché ovviamente tu non ci hai mai pensato… - borbottai.
Non era giusto, non lo era per niente. Non aveva senso che io, Tommy Lee, quello simpatico e cazzone con la batteria rotante, dovessi passare la mia vita a litigare con la mia mogliettina-attrice primadonna, mentre lui, Mick Mars, quello silenzioso e immobile, si scopava la corista figa fregandosene dei sentimenti del povero cazzone con la batteria rotante.
- No, non ci ho mai pensato, però, considerato quello che c’è stato, mi sarebbe piaciuto mantenere con te un bel rapporto. Sai, niente bicchieri in testa o Jack sui vestiti, sostanzialmente. –
Sì, far sentire in colpa il povero cazzone con la batteria rotante che si era presentato alla porta della sua camera con il cuore in mano era davvero una tattica efficace.
Ero patetico.
- Ti mollerà, Mick, prima o poi ti mollerà. –
Mi ricordavo benissimo di quando lo chiamavo ancora Bob e di quando mi sorrideva con quell’aria quasi tenera perché ai suoi occhi ero solo un ragazzino non ancora ventenne viziato e bisognoso di attenzioni.
E lo ero sul serio, o forse non avevo mai smesso di esserlo.
Non avrei mai avuto il coraggio di rivelarlo a Nikki e nemmeno ai miei genitori, però Mick era ciò di cui avevo bisogno: io ero un bambino lagnoso, mentre lui un adulto responsabile che sapeva stare al mondo perché era riuscito ad attraversare tutte le situazioni schifose che la vita gli aveva sbattuto in faccia.
Nella mia presunzione ero convinto di essere la persona adatta a lui: ero il suo opposto, sapevo farlo sorridere – qualche volta anche ridere, e gli sarei rimasto accanto finché non mi avesse scacciato.
Solo che l’aveva già fatto.
Mick scrollò le spalle e abbozzò un sorriso accondiscendente.
- Lo so benissimo, corro il rischio. –
Spalancai la bocca e agitai le braccia, demotivato.
- Con me però non valeva la pena di correre il rischio, vero? –
Si sporse verso di me e mi accarezzò una guancia. Avrei voluto azzannargli la mano.
- Tommy, lo sai che ti voglio bene, ma hai idea dei casini che ci sarebbero stati? Guardaci, abbiamo i nostri problemi, ma siamo all’apice del successo! Non era anche il tuo sogno quello di arrivare fin qui? – mi disse guardandomi fisso negli occhi.
Ero senza parole. Rimpiangevo di essere uscito con Nikki e di aver lasciato che Vince scopasse con un numero indefinito di ragazze nella mia stanza, di essermi alzato dal letto e di aver ricambiato il sorriso di quello stupido fattorino. Perché diavolo ero andato da Mick?
- Quindi tu rinunci a tutto perché il tuo sogno è quello di suonare in una fottuta rock band? – gli urlai contro, completamente fuori controllo.
Mi alzai e mi piantai le unghie nei palmi delle mani per evitare di fare stronzate.
- La musica per me è al primo posto, lo sai. –
Lo disse in tono calmo, come faceva sempre, guardandomi negli occhi con la piena convinzione delle sue parole.
La musica per lui era al primo posto, Emi al secondo e io ero solamente uno con cui avrebbe voluto mantenere un buon rapporto.
- Fanculo. – sibilai tra i denti prima di uscire sbattendo la porta.
Che crepasse, con la sua spondilite anchilosante, il suo tono serio, i suoi modi da tappezzeria e la sua conoscenza delle sofferenze della vita.
Non c’era da meravigliarsi che l’avessero abbandonato tutti, era solo uno stupido parassita inutile.
Tornai in camera mia, pregando di non incontrare nessun simpatico fattorino e, soprattutto, di non imbattermi nei ragazzi.
Volevo solo dormire fino all’inizio del concerto.
 
Vince urlò qualcosa d’incomprensibile e si versò il contenuto del bicchierino da shot direttamente in gola.
- Voi perché cazzo siete ancora qui? – sbraitò Nikki, puntando l’indice destro contro Emi e Mick, che si bisbigliavano cose due sedili più avanti di noi.
- Sono qui perché siamo su un fottuto jet! – urlai, ridendo a più non posso perché mi sembrava la situazione più comica del mondo – Falli scendere, Sixx, chi cazzo li vuole? –
Nikki, profondamente colpito dalle mie parole, annuì come in trance e si alzò dalla sua poltroncina mentre una hostess terrorizzata si precipitava verso di lui gridando qualcosa sul dover restare seduti perché eravamo in fase di decollo.
- No, non possiamo decollare! – esclamò lui, spalancando le braccia.
- C… come? – balbettò la ragazza. Si voltò verso Doug in cerca di spiegazioni, ma lui si limitò a sospirare e ad appoggiare il capo allo schienale del sedile.
- Non possiamo partire! – ripeté Nikki con estrema convinzione – dobbiamo far scendere Giona e la balena! –
- Sì, Sixx, buttali giù, cazzo! – rincarai la dose, agitando le braccia e colpendo la bottiglia di Jack che Vince si stava scolando in silenzio.
- Signor Sixx, per favore, si sieda. – lo supplicò la hostess. Nikki ridacchiò e si lasciò cadere sulla poltroncina, facendosi cadere addosso la povera ragazza e iniziando a palparla senza pietà, completamente dimentico di Mick e della sua corista.
Mi girai verso i due e colsi uno sguardo rassegnato da parte del mio chitarrista. Fanculo.
Avevo scelto da che parte stare.
 
 
  
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