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Autore: PathosforaBeast    18/07/2012    3 recensioni
Chiudo la porta e sento mio fratello brontolare.
Quando dorme si comporta in modo totalmente diverso.
I tratti del viso gli si addolciscono.
Emerge il suo vero carattere.
Vorrei poter tanto vedere il mio viso di notte penso mentre lascio leggera la maniglia.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apro gli occhi.
Mi alzo dal letto.
Silenzio assoluto.
Faccio appena in tempo a prendere i vestiti e dirigermi in bagno per staccare la sveglia che stava cadendo.
Tutti dormono  e l’unico rumore presente è quello del vento che s’infiltra tra i rami.
Mi piace assaporare questi momenti di totale tranquillità la mattina: i rumori ovattati, la vista ancora annebbiata dal sonno.
E’ come se mi trovassi in una bolla di sapone che mi protegge dai problemi, da me stessa.
Per un ‘ istante posso sentirmi libera.
Con la porta chiusa a chiave e gli occhi bassi inizio ad indossare pantalone e maglioncino rigorosamente neri insieme ad una camicia bianca che tenta di riemergere in tutto quel corvino.
Gli stivali con il tacco, anch’ essi neri, sono la piccola gioia ricevuta dopo anni di lamentele per  le scarpe rasoterra che mia madre mi costringeva a mettere.
I tacchi mi rendono più alta, danno vita a belle forme, mi fanno sembrare più matura.
Resto ferma con i capelli che mi coprono il viso e gli occhi fissi sugli stivali.
Il tempo sta davvero scorrendo veloce.
Poco ombretto bianco e gloss servono a dare colore a questa pelle che da mesi ha abbandonato i raggi del sole.
Pulisco un po’ in giro ma mi accorgo che è già tempo di andare a chiamare Francesca prima che mi faccia arrivare troppo tardi a scuola.
Chiudo la porta e sento mio fratello  brontolare.
Quando dorme si comporta in modo totalmente diverso.
I tratti del viso gli si addolciscono.
Emerge il suo vero carattere.
Vorrei poter tanto vedere il mio viso di notte penso mentre  lascio leggera la maniglia.
Come volevasi dimostrare Fra’  mi ha fatto aspettare ben cinque minuti  prima di scendere.
Ci salutiamo ed iniziamo a parlare.
Non manco di farle notare che oggi ha preso a pugni la tavolazza dei colori vestendosi di nero e viola indossando, però, un’enorme cintura bianca.
Non so quante volte dovrò dirglielo di evitare quella cintura in quel completo!
Peccato non se lo faccia passare neanche per l’anticamera del cervello.
Sospiro pensando che la nostra scuola  è vicina quindi non impiegheremo molto a raggiungerla.
Odio perdermi in lunghe discussioni perché  non ho molto da dire.
L’unica cosa che so fare è parlare della scuola.
E’ l’unica cosa che gestisco da sola.
Uscite, film e musica sono controllate dai miei genitori.
Loro dicono che quando parlo sembro un libro.
Infatti mio padre mi ha soprannominata “ Enciclopedia Treccani ”.
Non so se sia un bene o un male.
Provare emozioni o restare su un piedistallo sapendo di avere una conoscenza illimitata?
Non ho idea di quale sia la cosa peggiore.
So solo di sentirmi tremendamente vuota.
   
 
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