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Autore: _Rockstar_    18/07/2012    7 recensioni
Che cosa sarebbe successo se i 76esimi Hunger Games fossero stati istituiti veramente? Cosa sarebbe successo se la ghiandaia imitatrice non avesse ucciso la Coin e il loro malvagio progetto fosse andato a buon fine? Cosa sarebbe successo se ventiquattro ragazzi di Capitol City fossero stati gettati in una nuova arena soltanto per vendetta da parte degli altri distretti? Attenzione: Spoiler de "Il canto della rivolta".
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I – L’inizio della fine


Il sole splendeva forte, illuminando tutta la piazza centrale della città.  La piazza era grande e ormai completamente affollata. Tutti i giorni festivi essa ospitava il mercato in cui si poteva trovare di tutto, almeno tutto ciò che interessava agli abitanti di Capitol City. Dai tessuti al grano; dai gioielli al make-up, che tanto caratterizzava gli abitanti di quella città. Il suolo era stato ricoperto da mattonelle molto sottili ed elaborate, di un colore grigio ardesia e altre di colore avorio, che formavano tredici punti, le quali si incontravano al centro, dove era stato eretto un monumento ai caduti durante la guerra dei giorni bui. Per le occasioni speciali, in quella stessa piazza, veniva allestito un piccolo palco, sempre circondato da molte decine di pacificatori, da cui il presidente parlava ai cittadini. Quel giorno era stato allestito un palco più grande del solito e il numero delle guardie era stato aumentato. La brezza, che ora si era trasformata in un più impetuoso e freddo vento, si stava alzando sempre di più. La folata faceva in modo che i capelli coprissero il viso dei bambini e svolazzare i vestitini delle bambine, che si stavano avvicinando sempre più alla piazza. Sul palco, ancora vuoto, erano stati posizionate appositamente ventiquattro ampolle, ognuna contenenti duecento nomi, ripetuti solamente una volta. La massa di ragazzi, seguiti dalle loro rispettive famiglie, si stava avvicinando sempre più al luogo dove si sarebbero estratti i nome dei ventiquattro fortunati. Quando tutti i ragazzi, di ètà compresa dai dodici ai diciotto anni, si furono sistemati in riga, divisi per età e per sesso, ecco che la presidente del quasi nuovo stato, si presentò per prima sul palco, seguita dal gruppo che, insieme a lei, aveva acconsentito questa nuova ed ultima edizione degli Hunger Games. Si avvicinò al microfono e lo toccò due volte per controllare il suo funzionamento. Era la Coin, la presidente del distretto tredici il quale, durante i giorni bui, nei quali tutti i distretti si ribellarono contro la capitale, venne completamente raso al suolo. Dopo tanti anni e dopo altrettanti sforzi di ristrutturazione e costruzione, il distretto tredici risorse dalle sue stesse ceneri e invece di essere ricostruito sulle proprie macerie, si trasferì nel sottosuolo dove, con regole ferree, nacque una nuova città. Per questo motivo, per molti e lunghi anni, non si seppe nulla del tredici ed esso poté autogovernarsi senza dover sottostare al potere di Capitol City. Dopo la recente ribellione, fu proprio questo distretto, quello che risultò essere il più potente e ricco, a prendere il potere quando il regno del presidente Snow andò in frantumi.

- Benvenuti, cari ragazzi, a questa settantaseiesima edizione degli Hunger Games! – disse con un tono molto calmo e pacato
– E possa la fortuna sempre essere dalla vostra parte. – concluse così il discorso.
– Avrei tante parole per raccontare il perché di questi nuovi ed ultimi giochi, ma credo che un video, direttamente dal distretto tredici, sia più esaustivo di quanto lo possono essere le mie parole – disse con un sorriso in volto, mentre con il braccio destro indicava il maxischermo, da cui ora partì un video.
Si susseguivano varie immagini delle situazioni di vita precarie nei vari distretti prima della ribellione. Una bambina, di non più di sei anni, che mendicava in mezzo alla strada sotto la pioggia scrosciante nel distretto dodici, un uomo che veniva frustato per non aver concluso in tempo il suo lavoro, nel distretto undici. Poi, varie clip prese da vecchie edizioni dei giochi. Brutali uccisioni e vincitori incoronati. Poi venne la ribellione. Il distretto dodici dato completamente alle fiamme, i superstiti della settantacinquesima edizione che facevano esplodere l’arena e che venivano prelevati dagli hovercraft del distretto tredici. La ghiandaia imitatrice, Katniss, l’immagine di quella ribellione, che aiutava i malati di un ospedale. I ribelli che penetrano della città di Capitol e che sfuggono dai pacificatori e dagli ibridi mandati dal presidente. La città, impazzita e messa sottosopra, viene bombardata dagli hovercraft del presidente. Poi venne la pace. Ed è proprio con queste parole che si concluse il video. L’attenzione torna sulla Coin, che sempre con la sua caratteristica voce posata, invita il gruppo, che guidò la ribellione, sul palco. Ognuno di loro si posizionò davanti ad ogni ampolla, pronti per estrarre il nome di un ragazzo o di una ragazza. E quello fu l’inizio della fine. Uno dopo l’altro, presero ognuno un foglietto a testa. La Coin fu la prima a parlare.
– Fallon Abrahams – disse a voce alta e ferma. Il tempo si era fermato, il freddo aveva congelato i cuori, il vento aveva smesso di soffiare. Un ragazzo, di diciassette anni, dalla muscolatura robusta, si fece avanti, con gli occhi spenti, e si avviò verso il palco. Ogni suo passo si faceva sempre più pesante più si avvicinava alla presidente. E fu così, per altre ventitré volte. Ogni nome che veniva chiamato, un’anima volava via. Fu la volta del volto della ribellione. Katniss, la ragazza in fiamme, che con audacia ed eroismo, aveva condotto i distretti alla vittoria. Era lei che, tutti il popolo, al di fuori di capitol city, amava; era lei che aveva detto l’ultimo si alla istituzione degli ultimi giochi. La ghiandaia mise la mano all’interno dell’ampolla e ne estrasse l’ultimo nome.
E con voce alta ma tremante annunciò – Roseleen Snow. -   
 
  
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