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Autore: literatureonhowtolose    19/07/2012    3 recensioni
{ Phan - Kickthestickz }
Era l’ultimo dell’anno, e come farebbe ogni adolescente sano di mente, Phil Lester, un ragazzo dai capelli color ebano e gli occhi azzurri più del cielo, se ne stava seduto su un divano del piccolo hotel in mezzo ai monti in cui sua madre e lui stavano passando le vacanze invernali; stava leggendo uno dei suoi venticinque quintali di libri, tutti uguali e noiosissimi. Letti e riletti, oltre tutto.
Phil però non era l’unica persona a non sapere cosa significassero le parole “capodanno”, “festa”, “fuochi d’artificio”, “conto alla rovescia”, “lenticchie e cotechino” e così via. Infatti Dan Howell, pur essendo il ragazzo più bello, fortunato e popolare nei paraggi, non aveva trovato nulla di meglio da fare se non decidere di subirsi suo padre che cercava, senza successo, di insegnargli a giocare a basket in modo decente.

« Daniel. » si presentò il primo ragazzo, tendendo la mano verso l’altro.
« Philip. » ricambiò timidamente il secondo, stringendogliela.
The start of something new.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO CINQUE~

 
Quel giorno Dan mancò all’allenamento, perché lui e Phil provarono insieme a Kyle nell’aula di musica. Quando arrivò in palestra la squadra aveva appena finito di giocare, e lui dovette fare i conti con un padre furioso. Ci litigò, perché egli sosteneva che lui fosse il playmaker e non certo un cantante, mentre Dan voleva poter essere entrambe le cose.
Più tardi, in biblioteca, si scontrò con PJ, che non perse tempo e continuò con i suoi fantastici discorsi che avrebbero portato qualunque essere umano al suicidio. Aveva un incredibile talento nel farti sentire in colpa per il solo fatto di esistere.
« Si può sapere cosa ti ha fatto questa fatina dal quoziente superiore alla media per convincerti a cantare in uno stupido musical? » gli urlò contro. Evidentemente l’essere in biblioteca non gli impediva di sbraitare e regalare mal di testa in giro.
« E’ successo, che importa? » rispose Dan, esasperato.
« Che importa? Non pensi al tuo migliore amico? » 
All’ennesimo grido la bibliotecaria venne giustamente a rimproverarlo, ma da bravo migliore amico - appunto - qual’era PJ dette la colpa a Dan, per poi continuare indisturbato nel suo discorso.
« Senti, tu sei un cestista, non un attore. Hai mai visto la foto di Michael Crawford su una scatola di cereali? »
« Chi è Michael Crawford? » chiese, facendo fatica a seguire il suo coetaneo.
« Visto? Non sai chi è! Era il fantasma dell’Opera a Broadway. Mia madre ha visto quel musical ventisette volte, e ha messo la foto di Michael Crawford nel nostro frigorifero. Non sul frigo, nel frigo. Quindi, se giochi a basket finisci su una scatola di cereali, se canti in un musical finisci nel frigo di mia madre. »
Dan doveva ammettere che il suo amico aveva un innato talento nello spiegare le cose e nel persuadere la gente. Forse sarebbe stato un buon insegnante, tanto per essere irritante lo era eccome.
« Perché ha messo quella foto nel frigorifero? » si limitò a domandare, perché in fondo era l’unica cosa che aveva veramente afferrato del concetto.
« Perché dice che la aiuta con la dieta, senti, non voglio tentare di capire la mente femminile, è zona minata per me. Non sono mica venuto in una scuola maschile in cui ogni essere umano è gay per niente, no? Non era questo il punto comunque, non distrarmi. » 
Dan spalancò gli occhi, come a voler dire che aveva fatto tutto lui, ma non ebbe il tempo di aprire bocca perché il compagno parlò di nuovo.
« La squadra ha bisogno di te, Dan. Svegliati. » 
Detto ciò lo mollò lì da solo a rimuginare, andandosene sotto gli sguardi assassini della bibliotecaria: aveva qualcosa di importante da fare.
_____
 
Infatti, dopo aver parlato con il suo capitano, si diresse verso l’aula di chimica insieme ad altri due compagni di squadra. Quando intravide Chris che lavorava a uno dei suoi insensati esperimenti gli si avvicino e posò la sua fidata palla da basket, che si portava sempre appresso, sul tavolo da lavoro per farsi notare.
« Noi due dobbiamo parlare. » sputò, fissando il ragazzo.
« Ti ascolto. » mormorò Chris, allontanandosi leggermente, intimorito.
PJ, che come ormai ben sappiamo aveva una vera e propria passione per le spiegazioni intricate, si mise allora a comunicargli il piano che avrebbero teoricamente dovuto attivare insieme la mattina dopo per salvare in un colpo solo Dan e Phil dal diventare due inutili cantanti da musical. E come ci si poteva aspettare, Chris fu più che d’accordo: bisognava agire in fretta o non ci sarebbe più stata alcuna speranza per loro di vincere una qualche gara di scienze.
_____
 
Il giorno seguente, esattamente a mezzogiorno e cinque, secondo il volere di PJ, l’operazione di salvataggio di anime innocenti iniziò. Dan venne portato fino agli spogliatoi da alcuni compagni di squadra, e quando arrivò davanti alla porta d’entrata vide tutto il resto del team in divisa davanti a lui. Fu lì che essi cominciarono a elencare tutti gli ex-capitani dei Tamedogs dal 1625 in poi, perché era l’unica cosa che in tutti quegli anni di scuola era riuscita a entrare in testa a quelle macchine da sport.
Una volta finita l’interminabile lista, PJ si mise a blaterare uno dei suoi tipici discorsi senza né capo né coda e senza nemmeno grande sostanza, ma che accompagnato ai continui “CONCENTRAZIONE” del resto della squadra, quasi come un coretto di sottofondo, fu una delle cose più pesanti che Dan avesse mai sostenuto.
« Chi è stato il primo studente del secondo anno a essere già opzionato? » domandò poi al resto della squadra.
« DANIEL! » risposero all’unisono.
Ovviamente questo fatto del “già opzionato al secondo anno” non era mai sembrato strano a nessuno. Cosa ci sarà mai di strano nel fatto che il figlio del coach sia già opzionato al secondo anno pur non avendo fatto altro che dormire in campo da sempre?
« E chi l’ha votato quest’anno come capitano della squadra? » chiese ancora.
« NOI! » poverini, era risaputo che il loro punto forte non era l’intelligenza. Mai persona fu meno adatta per quel ruolo, ma a loro poco importava.
« E chi rischia di essere massacrato nella partita che decide il campionato venerdì prossimo se Dan pensa a un provino? »
« Noi. » dissero ancora, con molto meno entusiasmo.
Giustamente Dan si fece avanti e provò a dire che la squadra era formata da ben dodici persone e non solo da lui, ma PJ dimostrò per la prima volta nella sua vita di saper contare meglio di qualcuno. Non che ci volesse molto, però fu un piccolo traguardo per lui.
« Ti stai dimenticando il tredicesimo, il più importante componente della squadra. Il miglior giocatore del campionato 1981. Campione, padre e ora Coach. E’ una tradizione che non ha paragoni. »
Pronunciò quelle parole con così tanta convinzione che a Dan sembrò quasi di sentire il tizio della pubblicità della Trony: “Trony, non ci sono paragoni”. E pensò che sarebbe stato un altro possibile lavoro per il suo amico, quello di doppiatore, presentatore o qualcosa del genere. Se non si fosse fossilizzato così tanto sulla pallacanestro, insomma.
Poi guardò il resto della squadra, che lo fissava con occhi pieni di orgoglio, e gli venne in mente che forse si distraeva troppo facilmente perché per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarsi il motivo di quel ritrovo. Gli era solo venuta voglia di guardare la TV, ma dubitava fosse quello il risultato a cui i compagni sarebbero voluti arrivare.
_____
 
« Tutto il processo dell’evoluzione ci porta, praticamente, all’esemplare dell’uomo del basket. » cominciò Chris, in piedi davanti a Phil nell’aula di chimica, assieme al resto del club di scienze che aveva accompagnato il ragazzo fin lì all’orario stabilito. « La nostra cultura ha idolatrato “l’aggressore” attraverso i secoli, e ora ci ritroviamo dei presuntuosi, strapagati, montatissimi atleti il cui unico contributo alla comunità è fare schiacciate e canestri! Ma il nostro lato, il lato buono del processo di crescita dell’umanità, il lato dell’istruzione e della realizzazione è il futuro della nostra civiltà! Ed è questo il lato a cui appartieni! » 
Phil lanciò un’occhiata all’orologio, e benché il discorso di Chris avesse in qualche modo una minima parte di senso non riuscì a concentrarcisi: era in ritardo per le prove, Kyle lo stava sicuramente aspettando all’aula di musica.
 
_____
 
Dopo aver fatto uno sforzo immane per ricordarsi la motivazione della sua presenza negli spogliatoi finalmente Dan venne a capo del mistero e riuscì a trovare qualcosa da dire.
« Ragazzi, se non capite che ho investito il 110% di me stesso in questa partita, allora non mi conoscete affatto. » 
In effetti c’era da dire che mai in vita sua aveva osato prendere in mano un pallone e farsi insegnare qualche tecnica da suo padre, e in quell’anno invece aveva addirittura sforato gli standard. Certo, era depresso e tutto momentaneamente, però si era davvero impegnato.
« Ma noi pensavamo..» tentò di dire PJ, ma Dan non lo fece finire.
« Vi dico io cosa pensavo. Pensavo fossimo amici. Vincere insieme, perdere insieme..una squadra! »
« Ma..c’è quel..”ragazzo”. E..e il musical. » balbettò il suo migliore amico, procedendo col piano. Infatti in mezzo alla sala avevano piazzato un computer, e lui si sporse in avanti per accendere la webcam di quest’ultimo. Ovviamente Daniel non si accorse di niente, perché preso com’era dall’inventarsi un discorso che facesse credere ai suoi compagni che davvero ci tenesse al basket non aveva il tempo di concentrarsi sul resto dell’universo.
« Ma io vivo per la squadra! Mi interessa solo la squadra, lui non mi interessa! Cantare per me non conta niente, è solo un modo per scaricarmi, non ha nessun valore per me! Voi siete la mia squadra, e siete i miei amici. Phil non è importante, lo dimenticherò. Dimenticherò l’audizione e vinceremo la finale del campionato, siete soddisfatti? » concluse Dan, quasi convincendo anche sé stesso.
Quello che non poteva sapere era che dall’altra parte della scuola, nell’aula di chimica, Phil aveva assistito a tutta la scena grazie al collegamento video stabilito da Chris e PJ. Il piano aveva avuto successo, e sia Chris che PJ ora avevano ciò che desideravano: i loro pass per il successo.
_____
 
Più tardi quel pomeriggio Dan trotterellò allegramente verso l’armadietto di Phil, nel quale quell’ultimo stava ordinando alcuni libri.
« Hey! » esclamò una volta arrivatogli alle spalle. « Come stai? Senti, ho bisogno di parlarti. »
« Sì, anche io. » rispose Phil, girandosi verso di lui con espressione triste. « So che cosa vuol dire metterti contro i tuoi amici, lo capisco. Sta tranquillo, tutto chiaro. »
« Chiaro cosa? Io volevo parlarti del provino finale. » spiegò Dan in assoluta tranquillità, non capendo il motivo di quel discorso.
« Nemmeno io voglio fare il provino. » mugugnò Phil.
“Nemmeno io”? Quando mai lui gli aveva detto di volersi tirare indietro?
« Chi vogliamo prendere in giro? Tu hai la tua squadra e io la mia. Io farò la gara di Scienze e tu vincerai il campionato. E’ meglio così. » 
Poi il ragazzo dai capelli neri ritirò un foglio dall’armadietto e glie lo porse.
« Forza Tamedogs. » mormorò.
« Ma io- » cercò di dire Dan.
« Nemmeno io. »
Detto ciò Phil se ne andò senza guardare indietro neanche quando sentì Dan urlare il suo nome. Aveva chiuso con gli uomini del basket, per sempre.

- Angggggolino. -
Bonsoooooir gentah. C: Ho gli occhi che bruciano perché ho passato la serata a scrivere una angst Phan abbastanza difficile da tirar fuori e abbastanza- LACRIME OVUNQUEEHHHHFEBSHGHR comunque, ecco il capitolo che boh, ho deciso di mettere C:
Non ho granché da dire, se non come al solito grazie a chi legge/preferisce/ricorda ma soprattutto recensisce- avere i vostri pareri è importantissimo per me. ;w; ♥
E niente, spero che questo capitolo vi piaccia quanto è piaciuto scriverlo a me~ gubbaaaay, al prossimo! ♥
  
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