Serie TV > RIS Delitti imperfetti
Segui la storia  |       
Autore: maavors    19/07/2012    6 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5
 
 
Il suo cuore stordito era condannato per sempre all'incertezza.
Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcìa Màrquez

 
 
Cecchi e Dossena tornarono dopo nemmeno un’ora, e ad accompagnarli c’erano altre due persone: uno era Italo Motta, Mia lo riconobbe dalla foto che aveva visto sul computer, e l’altra era la madre, secondo una sua supposizione.
Emiliano portò la donna nella stanza degli interrogatori e l’uomo rimase lì, ad aspettarli. Aveva l’aria distrutta, gli occhi gonfi e rossi, tra le mani stringeva un pezzo di carta, sembrava un’ecografia.
Bart la raggiunse e l’aggiorno. Le disse che la donna aveva praticamente confessato in macchina, non aveva retto alla tensione. “Ti sei occupata tu del rapporto vero?” aggiunse e Mia annuì. “Allora aggiungi queste cose e firmalo, poi quando hai fatto ce lo passi” concluse, allontanandosi con un sorriso.
 
L’ufficio di Mia, a differenza di quello di Emiliano – che non sembrava nemmeno fosse il suo – era già pieno zeppo di effetti personali. La foto con Virginia, la sua migliore amica, quella c’era sempre. Poi aveva tante altre cornici, soprattutto foto col suo babbo. E non poteva, ovviamente, mancare una miniatura del duomo e la cupola del Brunelleschi, la sua preferita. Amare la propria città natale, Mia si ripeteva sempre, era una cosa normale, ma lei no, lei non amava solamente quella città. Lei la venerava in ogni singola stradina, anche la più remota, dove non ci passava mai nessuno. Non era tanto il fattore casa a renderla più speciale – perché in fondo, si sentiva a casa in ogni luogo doveva aveva vissuto negli ultimi 5 anni – era l’aria, era l’odore, era la terra a essere diversa lì. Ogni luogo era significativo, in ogni posto aveva vissuto qualcosa. Come per esempio il suo primo bacio. Il ragazzo, ovviamente era fiorentino, ma non l’aveva conosciuto a Firenze, l’aveva trovato a quasi 900 km di distanza, in vacanza. Lo rincontrò poi un giorno, per caso, su ponte Vecchio, e come per magia si ritrovò a baciarlo. Fu il suo primo e ultimo bacio con quel ragazzo.
Ripensarlo le fece venire in mente il bacio che aveva vissuto poche ore prima. Un brivido le corse lungo la schiena e la fece tremare. Chiuse gli occhi per un momento e cercò di ricomporsi, ma come poteva ricomporsi quando l’unica cosa che voleva fare era andare da quel bellissimo cretino che in meno di due giorni era riuscito a incasinarle la vita? Le sembrava assurdo, era impossibile. Era ancora a occhi chiusi quando qualcuno bussò sulla porta del suo ufficio, quasi cadde dalla sedia nel momento in cui incrociò due occhietti verdi che la fissavano da dietro il vetro.
 
Bart entrò nella stanza “Finito con il rapporto?” le chiese “Sì, dovevo solo sistemare due cosette” affermò lei mentre indicava la stampate “l’ho mandato in stampa ora” concluse sorridendogli. “Bene” disse Bart, in evidente imbarazzo, Mia si morse il labbro.
Dossena si voltò come per andarsene ma invece chiuse solo la porta e si avvicinò alla ragazza.
“Senti, per prima volevo” iniziò lui, come se volesse scusarsi, ma Mia bloccò il discorso sul nascere “Non c’è bisogno di scusarti. Sono una persona adulta, non mi sono sentita obbligata a farlo e non se non avessi voluto non lo avrei fatto” lui la guardò socchiudendo gli occhi “Non volevo chiederti scusa. Cerco di fare e dire cose di cui non devo scusarmi dopo” disse come se fosse la cosa più semplice del mondo, poi continuò “volevo solo dirti che hai ragione, non lo so come sia possibile che ti conosco da due giorni e già mi hai incasinato così tanto. Ma ci tenevo a dirti che non sei tu la causa dell’annullamento del matrimonio. È vero sono impulsivo, ma per mandare a monte una cosa così grande ci vogliono ben altre ragioni” Mia annuì e si sentì incredibilmente sollevata. “Ragioni di cui vorrei parlarti, se ti va”
“Sì, mi va” rispose onestamente lei. “Questa sera?” chiese lui “Ti preparo una cenetta?” disse sorridendo e a quelle parole lui quasi rabbrividì “Che c’è?” chiese Mia “No è che… Te ne parlo stasera, okay?”
“Okay”
Nel frattempo la stampante finì di fare il suo lavoro e i due firmarono i fogli, poi insieme uscirono dall’ufficio di Mia. “Io ho ancora delle cose da finire qui, se tu hai fatto puoi anche andare, nessun briefing programmato” disse Bart “ti raggiungo alle nove” aggiunse e poi si allontanò alla ricerca di Emiliano.
 
Senza salutare nessuno Mia uscì dal RIS e raggiunse la macchina, dove l’aveva parcheggiata il primo giorno. Alla radio stava passando una delle tante canzoni che amava e inconsciamente iniziò a canticchiarla “But you didn't have to cut me off. Make out like it never happened and that we were nothing.” Guidò fino a casa con in testa solo gli occhi verdi di Bart.
Fece tutto meccanicamente: parcheggiò, scese dalla macchina, entrò nel palazzo, salì le scale ed entrò nell’appartamento.
Era, ovviamente, tutto come l’aveva lasciato la mattina, quindi si sbrigò e iniziò a pulire un po’ in giro: rifece il letto, passò l’aspirapolvere e fece partire la lavastoviglie con dentro solo le quattro cose che aveva usato la mattina. Dal momento che si trovava in cucina iniziò anche a cucinare. Decise di preparare una semplice pasta al pomodoro, cercando di farla come le aveva insegnato la mamma.
Erano le otto e mezza e aveva ancora mezz’ora da dedicare a se stessa. Si fece una doccia veloce senza lavarsi i capelli e mentre si lavava pensò che forse si sarebbe messa quel vestitino blu che aveva comprato durante l’ultima visita a Firenze.
 
Era tutto pronto ed erano le nove in punto quando Bart suonò al citofono. Mia si avvicinò alla porta, aprì il portone principale e lo aspettò all’entrata.
Quando Bart si presentò davanti la porta quasi le saltò un battito, era così bello. Anche lui si era cambiato, e il completo che indossava era molto più elegante. La fissò per un momento che le sembrò interminabile e come risvegliatosi da un sogno esclamo: “Sei bellissima”. Lei sorrise e lo fece entrare, aveva portato del vino “Non sapevo quale preferissi quindi ho optato per un toscano” rise e le porse la bottiglia.
Nonostante tutto rimaneva sempre un pizzico di imbarazzo tra quei due, che non sapevano mai cosa dirsi nei momenti di silenzio.
Senza dire niente di sensato iniziarono a cenare e solo quando finirono e si spostarono sul divano iniziarono a parlare seriamente.
“È successo tutto così in fretta, non so niente di te” sussurrò lui anche se in casa c’erano solo loro. “Non mi sono mai ritenuta all’altezza delle situazioni. Ho sempre pensato che tutto quello che facevo era sbagliato. Non sono mai stata la prima scelta di nessuno e per anni ho vissuto all’ombra della mia migliore amica” disse, per una che si imbarazzava spesso riusciva a parlare di sé molto apertamente. Lui stava zitto e l’ascoltava. “Quando sono entrata nell’arma quasi non ci credevo: avevo fatto qualcosa di giusto. Da quel momento iniziai ad avere maggiore consapevolezza di me. Ti basta?” chiese divertita. Sapeva che aveva evitato il discorso più grande ma non se la sentiva di rovinare tutto subito quindi lo rimandò per la volta successiva, se mai ci fosse stata.
“Per ora sì” rispose con la consapevolezza che ora toccava a lui sciogliere i nodi sul suo passato e si preparò ad un lungo discorso.
“Prima, quando mi hai detto “ti preparo una cenetta” ho reagito in quel modo perché sono le stesse parole che mi disse una mia ex, Milena. Lei è stata… È stata una ferita grande per me. L’ho persa subito dopo averla conosciuta e non riuscirò mai a perdonarmi il fatto che non sono riuscito a proteggerla” aveva lo sguardo lontano, si vedeva che ci stava ancora male. “Comunque, dopo un anno ho incontrato questa ragazza. Stavamo lavorando sul caso della banda, le avevano rapito la sorella. È contro il regolamento, ma non riuscivo a starle lontano, dovevo stare con lei. All’inizio era tutto perfetto, si stava bene, e abbiamo iniziato a convivere. Un paio di mesi fa le chiesi di sposarmi, ma non sapevo bene cosa volessi fare realmente, l’ho fatto e basta – l’avrai capito, sono impulsivo.
Fatto sta che da quel momento non siamo più stati gli stessi, lei era cambiata, io sono cambiato, lei voleva una cosa e io l’opposto. È come se fossimo diventati due calamite dello stesso segno, non riuscivamo a trovare un punto d’incontro. Litigavamo tutti i giorni, ogni giorno c’era una scusa diversa, ogni momento era buono per attaccare briga. Siamo arrivati al limite e l’unica cosa buona per entrambi era tornare ognuno sulla propria strada e così abbiamo fatto.” Concluse con un sorriso, era convinto della sua scelta e delle sue azioni. “Tu non sei e non sarai mai la causa della mia rottura con Eleonora, voglio che questa cosa tu ce l’abbia bene impressa in testa. Ma sei intelligente, lo sai che non puoi essere tu” Mia annuì. Sentirsi dire “sei intelligente” era un complimento mille volte migliore di tutti i “sei bellissima”.
Rimasero un po’ a fissarsi, poi lui prese l’iniziativa e la baciò. Era bello baciarlo, pensò Mia, aveva un profumo buonissimo, ma non lo potevi realmente apprezzare finché non lo baciavi. Lentamente si sdraiarono sul divano e lui delicatamente si mise sopra di lei. “Lo senti?” chiese distrattamente lei allontanandosi.
“Cosa?”
“C’è qualcosa che vibra” Bart si alzò e prese la giacca, dove nella tasca interna c’era il suo telefono. “È il RIS, scusa un momento” disse avvicinandosi alla finestra. Iniziò a vibrare anche quello di Mia, e anche da lei era il RIS. Doveva essere successo qualcosa di importante per richiamarli entrambi. “Pronto?” dall’altra parte c’era Ghiro “Mia devi venire subito. Hanno recapitato in caserma una scatola” fece un momento di pausa, che a Mia sembrò molto teatrale “È per la Brancato, c’è la maschera del lupo e delle foto con dei fori”
“Arrivo” chiuse la comunicazione. La faccia di Bart era identica a quella di Mia. Prese la borsa, senza curarsi di cambiarsi d’abito. Bart l’aiuto a spegnere le luci e di corsa uscirono di casa.

 
 
aggiornato e corretto 18/01/2016
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > RIS Delitti imperfetti / Vai alla pagina dell'autore: maavors