Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Artemis00    02/02/2007    9 recensioni
Due storie, due punti di vista diversi... yaoi, sasunaru, sorpresa. Comica, romantica e poetica allo stesso tempo. Presenza di un nuovo personaggio femminile. "Cosa non fa la distrazione!"
Genere: Romantico, Comico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sabaku no Gaara , Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AVVERTENZE: Sasunaru, Gaara-nuovo personaggio. I protagonisti hanno 16 anni, il punto di vista di Sasuke è contrassegnato dall'inchiostro blu, quello di Gaara dal rosso. Alternati. Sasuke non ha tradito la foglia, sono tutti Chunin. La vostra affezionata Artemis presenta:

La vostra affezionata Artemis presenta:

 

I I ISasuke e la KitsuneH H H

 

Rating: PG

Genere: Yaoi, Sentimentale, Parodia.

Particolarità: Nuovo personaggio.

Pairing: Sasunaru e sorpresa.

Personaggi: trio protagonista, Gaara.

Finita: Forse one-shot ma piuttosto lunga.

 

 

Non riuscivo a capire.

Kakashi sensei ci aveva dato un mese di vacanza per insufficienza di missioni alla nostra portata, e io non riuscivo a godermele.

Era il 14 di Maggio, il mio periodo preferito.

Avrei potuto uscire e mangiare ramen, come Naruto.

Oppure allenarmi, come Lee.

O anche fissare il cielo e sbuffare, come Shikamaru o mangiare patatine con Chouji.

Potevo fare come Sakura… no, sarebbe stato complicato appostarmi di fronte a casa mia aspettando che io uscissi, anche perché sarei stato già fuor… ma che discorsi faccio?

Sarà il caldo anomalo che mi fa sragionare.

Venendo al dunque, quella mattina rimasi a poltrire nel mio comodo letto, ovviamente da solo. Non avevo nemmeno voglia di infuriarmi con Itachi.

Mi avvolsi meglio nelle coperte. Ero un Chunin, ero il preferito da Kakashi, e Naruto mi invidiava molto il Chidori. Ciò mi infastidiva, non sapevo perché, ma non volevo certo essere un odiato nemico per Naruto… e rieccomi con gli sbandamenti ideologici… era il caso di accendere il condizionatore? Non ne avevo mica voglia. E nemmeno di chiudere le maledette persiane che lasciavano entrare tutta la luce, era più facile nascondere la testa sotto il cuscino.

Ma il cuscino mi soffocava, e inoltre non mi isolava dai sospiri sognanti e i miagolii delle ragazze sulla strada che saranno state ore che mi aspettavano. Mi alzai e con gesti stizziti chiusi meglio gli spiragli. Che vadano a farsi friggere!

Il sonno era fuggito via ormai, e maledicendo il mondo e chi lo popola, mi vestii senza passione. Solita maglietta dal collo alto e svasato, soliti pantaloni bianchi. Stemma degli Uchiha nella schiena.

A che pro?

Il clan non esisteva più, perché disturbarmi?

Insomma, era una giornata no.

 

Bussarono alla porta.

Augurandomi che non fosse Sakura o una ragazza simile, andai ad aprire.

Non era Sakura, o simil-Sakura. Però era una ragazza.

Masami.

- Salve Sasuke!-

Notai che indossava dei pantaloncini di jeans davvero corti, per i suoi standard, e una maglietta bianca di poche pretese.

Non si era vestita così per sedurmi, sia ben chiaro.

Sapevo qualcosa di lei, e di certo non si interessava a me, almeno non in quel modo.

- Masami… tuo fratello è in missione, vero?- mi feci da parte per farla entrare.

Asserì contenta.

Era la sorella minore di Rock Lee, precisamente aveva un anno in meno di lui, ma sembrava otto volte più matura, non solo fisicamente.

Lee era molto geloso di lei, e se fosse stato presente non avrebbe mai permesso che mi venisse a trovare vestita così. La costringeva a indossare jeans lunghi e non aderenti.

Li accettava di buon grado, sapendo quanto poteva diventare petulante se gliene si dava l’occasione. Ma quando esagerava bastava una sua occhiataccia per zittirlo per un paio d’ore.

Le sue occhiate erano raggelanti.

Stringeva quegli occhi viola che sembravano mandare scariche elettriche. Non faceva smorfie, né diceva alcunché. Quegli occhi bastavano largamente a intimidire.

Era piuttosto dotata per le arti ninja. Non era forte quanto me o Naruto, però superava il fratello.

Mi chiesi sempre come potessero quei due essere anche solo parenti. Lasciando da parte i caratteri, anche l’aspetto fisico. Masami sembrava una brasiliana: era alta e slanciata, con la pelle olivastra. I capelli nerissimi, come quelli di Lee, lisci e lunghi fino alla vita. Le labbra carnose e una particolarità: un piccolo tatuaggio a forma di freccia sul polso, il simbolo degli arcieri. Infatti, salvo negli scontri corpo a corpo, utilizzava usualmente una faretra e un arco d’argento con su incisa una falce di luna.  

Tornando al presente, si sedette comodamente sul divano.

- Questa sì che è vita! Quel rompiballe di Lee via per una settimana! Niente più spie alle calcagna!- spiegò col suo accento spagnolo che non era più riuscita a togliersi da quando era andata in missione all’estero.

- …-

- Non sei molto in vena vero? Dai, sputa il rospo.-

- Non ho nulla da dire.-

Ogni volta s’improvvisava psicologa, con scarsi risultati… ma quella mattina forse fece centro.

- Sasuke…-

- Mh?!-

- Qui c’è qualcosa che non va’. Non ti ho mai visto così.-

- Avrai perso un decimo di vista.-

- L’ironia non ti si addice. Tu prendi sempre tutto sul serio. Solo due cose possono far cambiare atteggiamento a una persona.-

- Quali?-

- La squadra di calcio che perde lo scudetto… e la cotta. Tu hai una cotta per qualcuno, ma non lo sai.-

- Come si fa ad innamorarsi senza saperlo?-

- Si può tutto se non ci si sta attenti! Non ti domanderai ogni mattina: oggi di chi mi sono innamorato; o no?-

Non avevo mai pensato all’amore.

- Ma…- obbiettai – è impossibile…-

- Hai sedici anni, bello. Sveglia! Nulla di strano, non credi?-

Il ragionamento non faceva una piega. Ci pensai su.

- Non penso di essere cotto di nessuna ragazza…-

- E chi ti ha detto di cercare fra le ragazze!- fece lei alzandosi e stirandosi le membra stancamente.

- Cos…- lei mi tappò la bocca e disse con l’aria di chi la sa lunga:

- Mai pensato a Naruto?- dunque fece un sorrisone brasiliano e aprì la porta per andarsene.

 

Naruto?

Naruto??

NARUTO???

Non potevo essere innamorato di Naruto! Fra tutti, non lui!!! Il mio rivale no! Perché???

Non era il caso di farsi prendere dal panico: feci mente locale.

Pensai a ogni abitante di Konoha e dintorni, ogni conoscente, ogni amico.

Mi soffermai persino su Sakura e Kakashi.

No. Sicuramente no.

L’unico di cui non ero molto sicuro era la kitsune.

E va bene.

Sarei andato a incontrarlo per vedere come reagivo.

E avrei capito tutto, finalmente.

Mi pettinai un po’, mi sistemai la maglia sgualcita, presi i kunai (non si sa mai) e uscii di corsa verso casa sua.

Lungo la strada non ebbi tempo di pensare, concentrato com’ero per evitare Haruno e Yamanaka che mi chiedevano di pranzare con loro.

Scartai di lato e le seminai.

Un tipo poi, a metà strada, mi fermò e mi disse che ero un ateo miscredente e che sarei bruciato fra le fiamme dell’inferno. Non ora, ti prego.

Senza tanti complimenti gli mollai un pugno che lo fece finire lungo disteso.

Finalmente raggiunsi la meta delle mie fatiche. Perfino attraversare la strada e percorrere due vicoli era per me fonte di problemi.

Senza pensarci due volte suonai.

Niente.

Suonai nuovamente.

Nulla.

Non poteva essere uscito! Non poteva farmi questo!

Provai un’ultima volta.

E finalmente il portone di legno si aprì.

E lo vidi.

Il mio stomaco fece un balzo.

Due occhi azzurrissimi mi fissavano sgomenti, o solo assonnati. Aveva i capelli biondi artisticamente spettinati… diciamo spettinati e basta.

Indossava una maglietta blu alla meno peggio e i suoi soliti pantaloni arancioni.

Semplicemente divino.

Masami aveva visto giusto, per una volta.

Dunque rimasi per un considerevole periodo di tempo a guardarlo, come un perfetto idiota.

Lui poi si scocciò e sbottò:

- A che devo questa visita Sasuke? Sono solo le dieci del mattino!-

Oddio! Mi ero dimenticato la giustificazione! Come potevo spiegargli la mia presenza?

“Scusa, è che Masami mi ha detto che ti amo e volevo vedere se era vero…”

- Non si usa più far entrare la gente?- riuscii a pronunciare con la gola secca.

Volevo prendere tempo. Lui arrossì.

È così tenero quando lo fa!!!

Ma che dico???

Mi fece sedere sul divano e mi si accomodò vicino, con le braccia che stringevano le ginocchia appena sotto il suo mento. Mi gettò un’occhiata incuriosita.

- perché mi guardi?-

“ Perché mi sono accorto che sei bellissimo.” – è una tua impressione…-

- Allora mi vuoi dire che c’è?-

“ Ti amo ti amo ti amo ti amo” – Niente, per l’appunto. Non posso più farti visita?-

- Non è nelle tue abitudini, tutto qui.-

“ Ma da stamattina qualcosa è molto cambiato!” – Boh… non avevo voglia di restare a casa e così…-

Nei suoi occhi passò l’ombra del sospetto, ma subito la scacciò. Non sapevo che dire.

Non proferì nulla e si limitò ad alzare le spalle.

La maglietta troppo larga stava scendendo sulla spalla, ma lui non se ne accorse. Seguii la linea delicata del suo collo e la sua mascella, per poi scendere alle gambe lunghe. Dovevo sembrare imbambolato, perché lui si terrorizzò e mi chiese:

- Sasuke che sono quelle occhiate da stupro?-

- C-cosa?-

- Ti ho detto: che sono quelle occhiate da stupido?-

- A… ah,-

- La domanda è ancora valida.-

- Non mi seccare, ti ho già detto che sei paranoico.- corsi ai ripari.

Lui si alzò in piedi e mi affrontò.

- Si può sapere che ti prende? Mi sei venuto a trovare, cosa già di per se’ improbabile, ad un orario impossibile, sei rimasto a guardarmi sette ore alla porta, poi ti accomodi e riprendi a fissarmi con uno sguardo da maniaco. E mi tratti male. C’è qualche problema?-

Non ne potevo più.

- Sei tu il caso difficile!- scattai.

- Oh, allora vieni a cercare il tuo caso difficile?-

- Non è questo il punto,- gridai senza parere – il fatto è che mi sono innamorato di te, deficiente!-

Naruto sbiancò e si portò una mano agli occhi.

Calò il silenzio. Ma perché dovevo sempre rovinare tutto? Perché non avevo esperienza, dannazione!

Sempre con le mani a coppetta sul viso si lasciò cadere sui cuscini.

- è uno scherzo… vero? Non dici sul serio.- riuscì a mormorare.

- è la realtà.-

Alzò gli occhi, esitante.

- Sasuke… non so che dire.-

In quel momento successe.

Era come uno stato di ipnosi, di incoscienza. Tutto come se fosse un sogno. Il cervello non era più collegato al corpo, che compiva gesti a suo parere inconsulti, e diceva frasi forse senza senso.

Per quel che ho capito di me stesso, vedendomi dal di fuori, come una terza persona, gli risposi:

- Non devi dire nulla.-

Dunque presi a carezzargli il viso con la mano sinistra, mentre la destra gli strinse la spalla in una morsa. Mi sedetti sulle sue cosce, spingendolo contro lo schienale della poltrona. Vicinissimi, gli passai le dita sulle guance, sul mento, sulle labbra, che erano semi aperte in cerca d’aria.

- Non dire nulla… lasciati trasportare.- gli sussurrai all’orecchio.

Lo baciai con passione, notando che da una parte si agitava e dall’altra rispondeva.

Prese a tremare fra le mie braccia, non sufficientemente forte o motivato per contrastarmi.

Il suo viso era completamente rosso, gli occhi lucidi, il respiro veloce e rumoroso. Gli tolsi la maglietta, lo feci sdraiare fra i cuscini.

E il tutto.

E il niente.

So solo che dopo parecchie ore uscii da casa sua con lui dietro, salutandolo con un bacio.

Fui per strada, quando ebbi un mancamento, il buio.

Mi svegliai con la gente che mi guardava costernata.

- Scusa amico, - mi disse quel tipo a cui avevo dato un pugno. – Ti ho tramortito per sbaglio con la trave che stavo spostando. Stai bene?-

- ma io ti ammazzo!- sbottai. Si era vendicato dunque!

- non l’ho fatto apposta, la tua reazione è eccessiva!-

Lo ignorai. Il sole era ancora alto, come prima. Ma come poteva quel tipo scusarsi con me dopo che lo avevo ammazzato di botte poche ore fa? Stavo per dirigermi verso casa, ma cambiai idea e corsi di nuovo da Naruto.

Bussai più volte, e venne ad aprirmi. Stessa faccia assonnata.

Dopo quello che era successo? Era questo il suo saluto?

- Naruto…-

- Qual buon vento, Sasuke?-

Ma che…

- Naruto, non ricordi niente?-

- Ricordare cosa?-

- Quello che è successo stamattina.-

- ADESSO è stamattina. Stai bene?-

Guardai l’orologio. Non ci potevo credere.

Non ci volevo credere.

Erano… le dieci del mattino.

Svenni nuovamente.

Facciamo luce sulla questione.

Io non avevo mai confidato quello che provo a Naruto. Mai. Non l’avevo neppure incontrato! Non avevo fatto a tempo. Era tutto un sogno…

Ero sconfortato, non volevo nemmeno aprire gli occhi. Magari ero ancora a casa mia, e Masami non era neppure passata. Però sentii qualcosa di freddo passarmi sul viso.

Mio malgrado dovetti guardare. Ero steso su un letto sconosciuto e il mio rivale mi tergeva la fronte con una pezza imbevuta d’acqua.

- Dov… dove sono?-

- Sei a casa mia, Sasuke… eri svenuto e io ho cercato di farti rinvenire. Che ti succede?-

Sbiancai. Il suo viso era troppo vicino al mio… non mi fidavo più delle mie reazioni.

- Sarà stato un calo di zuccheri… ora devo andare.- affermai sbrigativo.

- Aspetta!- mi fermò per un braccio.- E se hai un nuovo mancamento? Rimani qui!-

- No, no, no.-

- Come vuoi…- beh?! Non insisteva?

- Se ci tieni… -

Il suo viso s’illuminò.

- Prima ti va di uscire?-

 

 

HHHLa pioggia nel pineto. III

 

Passeggiavo per le strade di Konoha.

Com’era viva quella cittadina! Effettivamente Suna era proprio un mortorio al confronto.

Fortunatamente la notizia della mia nuova carica di Kazekage non si era ancora propagata, così potei aggirarmi senza attirare sguardi indiscreti.

Kazekage. Accidenti.

Era dalle due del mattino che camminavo, non sentivo stanchezza.

Era una bella mattinata. Il cielo era di un azzurro limpidissimo, il sole picchiava duro.

Se non mi stancavo a camminare, il caldo aveva ogni facoltà di mettermi K.O.

Percorsi una delle numerose scorciatoie per arrivare al bosco. Cercavo forse un posto tranquillo e riparato? Non sapevo nulla… era solo per vedere dove mi portavano le gambe.

I miei fratelli erano in missione, ero solo, grazie al cielo.

Sentii dei rumori alla mia destra.

Prestai più attenzione e vidi parecchi shuriken fischiare fra le fronde per poi conficcarsi vibrando contro un albero.

Chi li lanciava?

Ah, era una ragazza. Mi sembrava di conoscerla… sì! La sorella minore di quell’idiota dalle grosse sopracciglia… Rock Lee! Dunque lei era…

- Masami! Indovina chi sono?- Quell’Hyuga, spuntato dal nulla alle sue spalle, le coprì gli occhi con le mani.-

- Non importa, ma spero vivamente che tu non sia Neji…- disse lei, anche se sapeva chi era.

- Beh, è chiaro che speri che non sia lui… ha uno charme inconfondibile, non gli resisteresti…-

- Perché, cosa sto facendo secondo te da quattro anni?-

- Fai la preziosa.-

- Oh, zitto Neji.-

- Hai indovinato!-

La lasciò andare.

- Ti stavi allenando?- domandò lui.

- No, mi divertivo a far soffrire gli alberi.-

- Anche a me diverte, lo facevo sempre da bambino…-

- … Ehm… Okay. Ti va di giocare?-

- A cosa?-

- A nascondino.- sorrise fingendosi ingenua.

- Mmm, siamo già ai dispettucci? Va bene! Conta!-

Lei fece finta di coprirsi gli occhi e lui sparì nel nulla.

Allora se li scoprì, fece un sorriso beffardo e andò per la sua strada.

Un ammirevole trucco di togliersi dai piedi gli inetti.

Ma non l’avrei mai potuto usare, visto che a Kankuro verrebbe un colpo se gli proponessi il nascondino.

Ma a che sto pensando?

Scossi la testa confuso.

Ripresi il cammino, tornando in città.

Forse la seguivo? Tanto non avevo niente da fare… così… per vedere che intenzioni aveva.

Ma dove era finita?

- Salve Masami! Ti unisci a noi?-

Un tipo biondo… Uzumaki, sì. Naruto la invitava a mangiare con lui e Sasuke al chiosco del Ramen.

Lei accettò, esitante.

Si sedette… tanta strada per niente… allora passai davanti cercando qualcos’altro da fare.

- Ehm, pardon Naruto, sei molto gentile. Ma non ho soldi.-

- Offre Sasuke!-

Notai che il moro non sembrava granché contento. La sorella di Lee si guardò intorno e mi notò.

- Oh! Mi sono ricordata, dovevo incontrare… ehm… Gaara! Certo. Bonsoir!- A sorpresa mi si aggrappò al braccio salutando e facendo l’occhiolino all’Uchiha, che sembrava rischiarato, forse perché non doveva affrontare un’ulteriore spesa.

- Ehi ma che…- feci. Mi tappò la bocca con la mano e mi trascinò via, in un vicolo cieco, poco lontano.

- Scusami Gaara! Davvero! Ma non volevo stare a reggere il moccolo…-

- Reggere il cosa?!- protestai.

- Praticamente aiutavo Sasuke a mettersi con Naruto, ed era meglio lasciarli soli, se no…-

Non dovevo aver sentito bene. Naruto? Sasuke?

- E la cosa mi riguarda?-

- No, però mi serviva una scusa per declinare l’offerta, ecco tutto.

Non risposi.

- Già che ci siamo… ti va di rimanere in giro?- propose. No, impossibile. Stavolta non avevo sentito bene davvero.

Invece uscì dal vicolo e si guardò intorno.

- Allora vieni?- chiese.

Senza pensarci la seguii.

 

 

Naruto ordinò del ramen di miso, io idem.

Non sapevamo che dirci. Calò un silenzio imbarazzante.

- Sei… sei riuscito a fare un Chidori?- domandai tanto per dire qualcosa.

Lui storse il naso. Evidentemente no.

- Mi sto allenando su altre tecniche più originali.- informò. Sapevo che non era vero.

Rimpiansi un po’ la presenza di Masami, o di chiunque altro che potesse iniziare un discorso. Non ero un gran parlatore, è un fatto risaputo. Insomma, lui mi aveva invitato fuori. Toccava a lui parlare.

- Sasuke… perché sei venuto stamattina?- accidenti! Fra tutte le domande possibili doveva farmi proprio quella più scomoda? Non avevo comunque avuto il tempo di formulare qualche frase. Arrossii, lui fortunatamente non se ne accorse.

- Ecco… io… io…-

- Pronto il ramen ragazzi!- disse il cameriere poggiando le ciotole sul tavolo.

Aspettai che fosse molto concentrato sul cibo come era il suo solito. Per cambiare discorso.

Ma che dire?

- Hai più visto Rock Lee?- proferii.

- Ma… sei stato tu tre giorni fa a dirmi che era andato in missione nel Paese della Nebbia.-

- Ah… già!-

- Insomma è un segreto di stato il motivo per la tua visita?-

Non riuscivo a toglierglielo dalla testa!

Temporeggiai parlando un po’ di Sakura.

Come evocata, apparve alla soglia del locale. Noooo!!!

- Sasuke-kun!- gridò precipitandosi verso di me.

Usai la tecnica dello scambio con una sedia, strappai il mio biondino dalla sedia e con ancora la ciotola di ramen in mano lo costrinsi a seguirmi di corsa.

Riuscimmo a farci perdere di vista, ormai eravamo nel bosco.

Lui borbottò qualcosa sul fatto che se dovevamo fare un picnic si sarebbe portato la tovaglia.

Improvvisamente mi venne in mente che Sakura non era nefasta solo perché voleva me, ma anche per il fatto che era l’oggetto dei desideri di Naruto!

Maledizione!

Non c’era solo il fatto che ero un maschio, per di più suo acerrimo rivale, ma anche la piattola ora ci si doveva mettere. Ma interpretai come un fatto positivo il poco turbamento riservato nella sua comparsa, almeno mentre mangiava.

- Quella era Sakura?- come non detto.

- Sì- dissi freddamente.

Ci pensò su e commentò:

- Mah… le sta male la pelle abbronzata. Era più carina prima, con gli abiti da ninja, anche perché mi accorgo che non ha un corpo bellissimo. Cioè non sono il tipo che guarda le misure, ma anche… ecco… come spiegare…-

Avrei voluto abbracciarlo! Ci era arrivato finalmente!

Dovevo rispecchiare i miei pensieri, perché lui, mandando giù l’ultima bacchettata di cibo, affermò:

- Sembri al settimo cielo…-

Allora lo feci davvero. Lo abbracciai, intendo.

- Ma che…- protestò.

- Scusa, mi sono ricordato una cosa… ehm… che mi fa piacere.-

- Cosa?-

Ma era specializzato in domande insinuanti?

- Hanno aperto un nuovo negozio dove trovare armi da ninja… ti va di darci un’occhiata?-

 

 

- Hanno aperto un nuovo negozio di armi ninja… ti va di darci un’occhiata?- mi chiese.

Non dissi nulla, e lo interpretò come un sì.

Sbagliammo strada tre volte, ma alla fine riuscimmo a trovarlo, sepolto nella tranquilla periferia. Fra un fruttivendolo e un panificio poco frequentati.

Il locale era spazioso ma strapieno di oggetti che non avevo mai visto fino al soffitto. L’anziano padrone ci fece un sorriso stiracchiato. Era forestiero, evidentemente. Nessuno avrebbe mai osato sorridere a Sabaku no Gaara, sapendo la sua identità.

Nessuno tranne quella strana ragazza che avevo davanti.  

- Ti ricordi quando siamo diventati chunin?- domandò.

- Sì.-

I miei monosillabi non la scoraggiavano.

- L’incontro più entusiasmante è stato Neji contro Naruto! Troppo bello! Tu avevi gli occhi sgranati dalla sorpresa di vederlo così forte mentre io invece mi ero addirittura affacciata così tanto al parapetto che per poco non cadevo!-

- Cos’è che avevi detto a Neji poi?- con un po’ di buona volontà tentai di assecondarla. Sempre meglio di girare senza una meta d’altronde. Sembrò felice della mia curiosità (in verità non me ne fregava niente).

- Ah… sì. Mi ero avvicinata e gli ho detto “Non abbatterti Neji era destino che perdessi.”. Era una presa in giro, ma da quel momento crede che abbiamo personalità affini… io invece avevo altri pensieri per la testa: “ Riuscirò mai a diventare forte come Naruto?”-

- Lo ammiri?-

- Molto. È come il fratello che non ho mai avuto.-

Ero sconcertato: - Masami, tu HAI un fratello!-

Rabbrividì. – Hai il coraggio di chiamarlo fratello quel coso che gira per casa spacciandosi per mio parente?-

Alzai le spalle.- Ma alla fine hai battuto Sakura, passando la selezione.-

- Beh, non ci voleva mica tanto… dai. Quanto è durato l’incontro?-

- Cinque minuti.-

- Ho voluto prolungarlo per renderlo interessante…-

- Modesta.-

- Ok, esagero.-

Era la conversazione più lunga fatta in vita mia, a parte quella avuta con Sasuke. Un bel cambiamento non avere occhiate assassine da parte dell’interlocutore…

Stava guardando le spade cinesi quando udimmo il rumore cristallino del campanello messo di fronte alla porta in modo da suonare quando si aprisse. Lei si voltò e sbiancò.

Mi prese per un braccio, di nuovo, e ci nascose nel ripostiglio, con la porta semi aperta.

- è una persecuzione!- mi bisbigliò all’orecchio. Guardai dallo spiraglio.

- Perché quando compaiono Sasuke e Naruto ti nascondi?-

- Perché se mi, o ci, vedono, interromperebbero una conversazione magari provvidenziale, oppure ci inviterebbero. Nulla deve turbare la loro prima uscita oggi!-

Alzai gli occhi al cielo. Perché non me ne ero rimasto a casina?

Purtroppo il padrone del negozio volle prendere l’aspirapolvere (ma farsele prima le pulizie no?!) e codesto strumento dov’era? Nel ripostiglio, che domande!

Ci stringemmo nella parete dietro la porta, nel buio e nella polvere, poi mi venne l’idea di renderci invisibili.

- Complimenti pistolero!- commentò lei quando se ne accorse.

Il vecchione era molto rimbambito, e non si accorse di aver praticamente l’elettrodomestico sopra il suo naso. Così la sua disgustosa manaccia si fece strada dove eravamo nascosti.

Dovemmo aderire ancora di più, e la strinsi a me per un fianco. Mi portò braccia al collo, senza malizia. Sbuffò impercettibilmente, infastidita non si sa se dalla circostanza o dall’aria che cominciava a mancare.

A me la situazione non dispiaceva per nulla. Prestava comunque poco interesse a come eravamo messi, al contrario mio, infatti cominciai ad agitarmi interiormente.

Perché ero lì? Perché con lei? Perché le mettevo le mani alla vita invece di seppellirla sotto una coltre di sabbia? Perché io? Che senso ha tutto questo? Chi siamo? Da dove veniamo? C’è dio? E se c’è, dov’è? Eh?

Mi sono fatto prendere la mano.

A momenti mi veniva un infarto, e non è un’esagerazione stavolta.

Ma avevo sedici anni, cavoloaccidenti! Non ero fatto di legno come questa specie di top model che avevo addosso, completamente inesperta del proprio fascino! Ed eccola, guardava fuori dallo spiraglio offerto dai cardini, e il vecchio se n’è andato.

Perché non mi chiedeva di lasciarla? Lei non aveva più le braccia sulle mie spalle, allora sacrosantamente non mi mandava via? Era troppo educata?

Cercai di calmarmi. Era solo una ragazza. Una ragazza 90-60-90… una ragazza. E questo servì solo a scuotermi ancora di più. Strinsi forte i denti.

Ah ecco! Si tirava indietro. E io che facevo? Ma la attiravo ancora a me, ovvio. Dovevo essere un giovane psicopatico. E lei protestava? No!!!!

- Gaara… che fai?- volevo ben dire.

Non dissi nulla e continuai a stringerla mettendole le mani sui fianchi e guardando altrove. Masami fece un’aria interrogativa ma non si scostò.

Rimanemmo così per diverso tempo, e lei non prestava più attenzione alla scena fuori.

Non udimmo nemmeno quando il vecchio disse gentilmente a Naruto di mettere via l’aspirapolvere, e dunque ci scoprì in una posizione disdicevole alquanto. Beh, cosa doveva capire se eravamo abbracciati strettissimi?

Sgranò gli occhi. – Kami, Gaara! Non me l’aspettavo questo da te, vecchio marpione!- mi apostrofò con un tono da vecchio zio pomposo.

- Quando Lee lo scoprirà ti ucciderà… stai tranquillo. Ce la farà stavolta. La vera forza di uno shinobi di Konoha viene fuori quando c’è da proteggere una persona a cui si tiene.- commentò Sasuke, accostandosi al biondo.

- Non è come sembra…- spiegai.

- Già!- approvò la mia tesi Masami – Era che avevo bisogno di una spada e lui stava misurando la mia struttura corporea per averne una di misura adeguata… -

Nessuno ci aveva creduto.

Non si poteva inventare qualcosa di meglio?

Come mai non lo facevo io?

……

………

…………

……………

No, non mi veniva nulla. Era comunque una bugia penosa.

Ma almeno si erano allontanati… non ci avevano invitato. Forse era un segno che stavano bene da soli… ehi! Da quando in qua mi interessava la loro storia???

Uscimmo dal negozio, e prese a piovere…

 

 

- Accidenti! Non ho l’ombrello!- imprecò Naruto.

Nemmeno io l’avevo. Corremmo sotto la pioggia incessante, il cielo si era aperto, e dire che quella mattina era così limpida! Ma erano ormai le sei di sera, avevamo mangiato tardi per via del mio svenimento, verso le tre, e dunque nessuno aveva fame.

Arrivammo a casa mia, ci appoggiammo al parapetto della veranda.

Le gocce continuavano a cadere, sbattevano fragorosamente sulla tegole del tetto, e su di noi, perché, sebbene il riparato fosse a malapena a due centimetri da noi, nessuno voleva oltrepassare i tre gradini che portavano al parquet prima del portone di villa Uchiha.

Se avessimo fatto un solo passo, ci saremmo dovuti separare.

Prima dovevamo stare sotto la pioggia, affinché potessimo giurare che saremmo rimasti insieme, che non avrei passato l’uscio di casa mia solo, perché troppe volte è successo.

Troppe volte mi sono seduto sul divano, con un the in tazza solitaria, mi sono stretto i vestiti addosso, sono andato a letto nel silenzio.

Ora mi sarei seduto sul divano con lui, e le tazze sarebbero state due, il the si sarebbe trasformato in cioccolata con lo sguardo, per magia. Sarebbe stato lui a stringermi, e i vestiti forse sarebbero caduti nel tappeto, salirò le scale della mia stanza con il silenzio squarciato da fugaci sospiri frementi.

Lo guardai.

Giuramelo.

Era bellissimo.

I capelli biondi e bagnati riflettevano il colore del cielo, e le sue gote erano solcate dalle gocce d’acqua, i suoi occhi erano oceani inesplorati dove aspiravo a perdermici, le sue labbra le rose del mio giardino, le sue ciglia ossidiane, le sue sopracciglia spighe d’oro.

Mi fissava, non voleva andarsene.

Gli presi il viso fra le mani.

Non protestò.

Lo baciai.

Ricambiò.

Le sue labbra morbidissime sapevano di menta, adoravo quel gusto.

Lo spinsi col mio corpo contro il legno della ringhiera, lo cinsi fra le mie braccia.

Una sua gamba si alzò e prese a strusciarsi contro la mia, ora dolcemente, ora con passione, come i baci che dava, che sapevano essere leggeri come il vento di primavera o impetuosi come una bufera, anche se non così gelidi, bensì ardenti.

Lo presi in braccio e aprii la porta di casa mia, lo poggiai sul divano, mi sistemai a cavalcioni del suo corpo. Non vi fu cioccolata… non vi fu letto. Ma i vestiti caddero lo stesso, non sul tappeto.

Fu solo il tutto.

Fu solo il niente.

So solo che la mattina dopo mi svegliai, e lui era lì accanto a me, e la mia solitudine un po’ meno profonda.

Lui sarebbe rimasto.

 

 

Le nuvole si erano diradate, il sole era spuntato, noi due eravamo bagnati fradici.

- Scusa, mi ero dimenticata le chiavi di casa.- sospirò.

- taci… taci, Ermione.- risposi.

A quel nome s’illuminò.

- La pioggia nel pineto… di D’annunzio.-

- Già.-

Eravamo lì infatti. Nel pineto.

Ma non pioveva più.

Avevamo passato tutta la notte lì, senza dirci nulla, fatto strano per lei.

Però mi aveva carezzato i capelli e poggiato la testa sulla spalla. Non so perché.

Sempre senza saperne il motivo la baciai.

Chiuse gli occhi durante il contatto.

Ci sdraiammo nell’erba ancora bagnata.

- Gaara….-

- Sì?-

- Ti amo.-

Cos’è l’amore?

Yashamaru me l’aveva spiegato tanti anni fa, e solo ora ne comprendevo a fondo il significato.

- Masami. Ti amo anch’io…-

  

 

 

 

   

 

       

 

  

 

 

 

 

 

 

 

La pioggia del pineto non mi appartiene, questa poesia è di D'annunzio e solo lui ne detiene tutti i diritti.
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Artemis00