La vostra affezionata Artemis presenta:
I I ISasuke e la KitsuneH H H
Rating: PG
Genere: Yaoi, Sentimentale, Parodia.
Particolarità: Nuovo personaggio.
Pairing: Sasunaru e sorpresa.
Personaggi: trio protagonista, Gaara.
Finita: Forse one-shot ma piuttosto lunga.
Non riuscivo a capire.
Kakashi sensei ci aveva dato un mese di
vacanza per insufficienza di missioni alla nostra portata, e io non riuscivo a
godermele.
Era il 14 di Maggio, il mio periodo
preferito.
Avrei potuto uscire e mangiare ramen,
come Naruto.
Oppure allenarmi, come Lee.
O anche fissare il cielo e sbuffare,
come Shikamaru o mangiare patatine con Chouji.
Potevo fare come Sakura… no, sarebbe
stato complicato appostarmi di fronte a casa mia aspettando che io uscissi,
anche perché sarei stato già fuor… ma che discorsi faccio?
Sarà il caldo anomalo che mi fa
sragionare.
Venendo al dunque, quella mattina
rimasi a poltrire nel mio comodo letto, ovviamente da solo. Non avevo nemmeno
voglia di infuriarmi con Itachi.
Mi avvolsi meglio nelle coperte. Ero un
Chunin, ero il preferito da Kakashi, e Naruto mi invidiava molto il Chidori.
Ciò mi infastidiva, non sapevo perché, ma non volevo certo essere un odiato
nemico per Naruto… e rieccomi con gli sbandamenti ideologici… era il caso di
accendere il condizionatore? Non ne avevo mica voglia. E nemmeno di chiudere le
maledette persiane che lasciavano entrare tutta la luce, era più facile
nascondere la testa sotto il cuscino.
Ma il cuscino mi soffocava, e inoltre
non mi isolava dai sospiri sognanti e i miagolii delle ragazze sulla strada che
saranno state ore che mi aspettavano. Mi alzai e con gesti stizziti chiusi
meglio gli spiragli. Che vadano a farsi friggere!
Il sonno era fuggito via ormai, e
maledicendo il mondo e chi lo popola, mi vestii senza passione. Solita
maglietta dal collo alto e svasato, soliti pantaloni bianchi. Stemma degli
Uchiha nella schiena.
A che pro?
Il clan non esisteva più, perché
disturbarmi?
Insomma, era una giornata no.
Bussarono alla porta.
Augurandomi che non fosse Sakura o una
ragazza simile, andai ad aprire.
Non era Sakura, o simil-Sakura. Però
era una ragazza.
Masami.
- Salve Sasuke!-
Notai che indossava dei pantaloncini di
jeans davvero corti, per i suoi standard, e una maglietta bianca di poche
pretese.
Non si era vestita così per sedurmi,
sia ben chiaro.
Sapevo qualcosa di lei, e di certo non
si interessava a me, almeno non in quel modo.
- Masami… tuo fratello è in missione,
vero?- mi feci da parte per farla entrare.
Asserì contenta.
Era la sorella minore di Rock Lee,
precisamente aveva un anno in meno di lui, ma sembrava otto volte più matura,
non solo fisicamente.
Lee era molto geloso di lei, e se fosse
stato presente non avrebbe mai permesso che mi venisse a trovare vestita così.
La costringeva a indossare jeans lunghi e non aderenti.
Li accettava di buon grado, sapendo
quanto poteva diventare petulante se gliene si dava l’occasione. Ma quando
esagerava bastava una sua occhiataccia per zittirlo per un paio d’ore.
Le sue occhiate erano raggelanti.
Stringeva quegli occhi viola che
sembravano mandare scariche elettriche. Non faceva smorfie, né diceva alcunché.
Quegli occhi bastavano largamente a intimidire.
Era piuttosto dotata per le arti ninja.
Non era forte quanto me o Naruto, però superava il fratello.
Mi chiesi sempre come potessero quei
due essere anche solo parenti. Lasciando da parte i caratteri, anche l’aspetto
fisico. Masami sembrava una brasiliana: era alta e slanciata, con la pelle
olivastra. I capelli nerissimi, come quelli di Lee, lisci e lunghi fino alla
vita. Le labbra carnose e una particolarità: un piccolo tatuaggio a forma di
freccia sul polso, il simbolo degli arcieri. Infatti, salvo negli scontri corpo
a corpo, utilizzava usualmente una faretra e un arco d’argento con su incisa
una falce di luna.
Tornando al presente, si sedette
comodamente sul divano.
- Questa sì che è vita! Quel rompiballe
di Lee via per una settimana! Niente più spie alle calcagna!- spiegò col suo
accento spagnolo che non era più riuscita a togliersi da quando era andata in
missione all’estero.
- …-
- Non sei molto in vena vero? Dai,
sputa il rospo.-
- Non ho nulla da dire.-
Ogni volta s’improvvisava psicologa,
con scarsi risultati… ma quella mattina forse fece centro.
- Sasuke…-
- Mh?!-
- Qui c’è qualcosa che non va’. Non ti
ho mai visto così.-
- Avrai perso un decimo di vista.-
- L’ironia non ti si addice. Tu prendi
sempre tutto sul serio. Solo due cose possono far cambiare atteggiamento a una
persona.-
- Quali?-
- La squadra di calcio che perde lo
scudetto… e la cotta. Tu hai una cotta per qualcuno, ma non lo sai.-
- Come si fa ad innamorarsi senza
saperlo?-
- Si può tutto se non ci si sta
attenti! Non ti domanderai ogni mattina: oggi di chi mi sono innamorato; o no?-
Non avevo mai pensato all’amore.
- Ma…- obbiettai – è impossibile…-
- Hai sedici anni, bello. Sveglia!
Nulla di strano, non credi?-
Il ragionamento non faceva una piega.
Ci pensai su.
- Non penso di essere cotto di nessuna
ragazza…-
- E chi ti ha detto di cercare fra le
ragazze!- fece lei alzandosi e stirandosi le membra stancamente.
- Cos…- lei mi tappò la bocca e disse
con l’aria di chi la sa lunga:
- Mai pensato a Naruto?- dunque fece un
sorrisone brasiliano e aprì la porta per andarsene.
Naruto?
Naruto??
NARUTO???
Non potevo essere innamorato di Naruto!
Fra tutti, non lui!!! Il mio rivale no! Perché???
Non era il caso di farsi prendere dal
panico: feci mente locale.
Pensai a ogni abitante di Konoha e
dintorni, ogni conoscente, ogni amico.
Mi soffermai persino su Sakura e
Kakashi.
No. Sicuramente no.
L’unico di cui non ero molto sicuro era
la kitsune.
E va bene.
Sarei andato a incontrarlo per vedere
come reagivo.
E avrei capito tutto, finalmente.
Mi pettinai un po’, mi sistemai la
maglia sgualcita, presi i kunai (non si sa mai) e uscii di corsa verso casa sua.
Lungo la strada non ebbi tempo di
pensare, concentrato com’ero per evitare Haruno e Yamanaka che mi chiedevano di
pranzare con loro.
Scartai di lato e le seminai.
Un tipo poi, a metà strada, mi fermò e
mi disse che ero un ateo miscredente e che sarei bruciato fra le fiamme
dell’inferno. Non ora, ti prego.
Senza tanti complimenti gli mollai un
pugno che lo fece finire lungo disteso.
Finalmente raggiunsi la meta delle mie
fatiche. Perfino attraversare la strada e percorrere due vicoli era per me
fonte di problemi.
Senza pensarci due volte suonai.
Niente.
Suonai nuovamente.
Nulla.
Non poteva essere uscito! Non poteva
farmi questo!
Provai un’ultima volta.
E finalmente il portone di legno si
aprì.
E lo vidi.
Il mio stomaco fece un balzo.
Due occhi azzurrissimi mi fissavano sgomenti,
o solo assonnati. Aveva i capelli biondi artisticamente spettinati… diciamo
spettinati e basta.
Indossava una maglietta blu alla meno
peggio e i suoi soliti pantaloni arancioni.
Semplicemente divino.
Masami aveva visto giusto, per una
volta.
Dunque rimasi per un considerevole
periodo di tempo a guardarlo, come un perfetto idiota.
Lui poi si scocciò e sbottò:
- A che devo questa visita Sasuke? Sono
solo le dieci del mattino!-
Oddio! Mi ero dimenticato la giustificazione!
Come potevo spiegargli la mia presenza?
“Scusa, è che Masami mi ha detto che ti
amo e volevo vedere se era vero…”
- Non si usa più far entrare la gente?-
riuscii a pronunciare con la gola secca.
Volevo prendere tempo. Lui arrossì.
È così tenero quando lo fa!!!
Ma che dico???
Mi fece sedere sul divano e mi si
accomodò vicino, con le braccia che stringevano le ginocchia appena sotto il
suo mento. Mi gettò un’occhiata incuriosita.
- perché mi guardi?-
“ Perché mi sono accorto che sei
bellissimo.” – è una tua impressione…-
- Allora mi vuoi dire che c’è?-
“ Ti amo ti amo ti amo ti amo” –
Niente, per l’appunto. Non posso più farti visita?-
- Non è nelle tue abitudini, tutto
qui.-
“ Ma da stamattina qualcosa è molto
cambiato!” – Boh… non avevo voglia di restare a casa e così…-
Nei suoi occhi passò l’ombra del
sospetto, ma subito la scacciò. Non sapevo che dire.
Non proferì nulla e si limitò ad alzare
le spalle.
La maglietta troppo larga stava
scendendo sulla spalla, ma lui non se ne accorse. Seguii la linea delicata del
suo collo e la sua mascella, per poi scendere alle gambe lunghe. Dovevo
sembrare imbambolato, perché lui si terrorizzò e mi chiese:
- Sasuke che sono quelle occhiate da
stupro?-
- C-cosa?-
- Ti ho detto: che sono quelle occhiate
da stupido?-
- A… ah,-
- La domanda è ancora valida.-
- Non mi seccare, ti ho già detto che
sei paranoico.- corsi ai ripari.
Lui si alzò in piedi e mi affrontò.
- Si può sapere che ti prende? Mi sei
venuto a trovare, cosa già di per se’ improbabile, ad un orario impossibile,
sei rimasto a guardarmi sette ore alla porta, poi ti accomodi e riprendi a
fissarmi con uno sguardo da maniaco. E mi tratti male. C’è qualche problema?-
Non ne potevo più.
- Sei tu il caso difficile!- scattai.
- Oh, allora vieni a cercare il tuo caso
difficile?-
- Non è questo il punto,- gridai senza
parere – il fatto è che mi sono innamorato di te, deficiente!-
Naruto sbiancò e si portò una mano agli
occhi.
Calò il silenzio. Ma perché dovevo
sempre rovinare tutto? Perché non avevo esperienza, dannazione!
Sempre con le mani a coppetta sul viso
si lasciò cadere sui cuscini.
- è uno scherzo… vero? Non dici sul
serio.- riuscì a mormorare.
- è la realtà.-
Alzò gli occhi, esitante.
- Sasuke… non so che dire.-
In quel momento successe.
Era come uno stato di ipnosi, di incoscienza.
Tutto come se fosse un sogno. Il cervello non era più collegato al corpo, che
compiva gesti a suo parere inconsulti, e diceva frasi forse senza senso.
Per quel che ho capito di me stesso,
vedendomi dal di fuori, come una terza persona, gli risposi:
- Non devi dire nulla.-
Dunque presi a carezzargli il viso con
la mano sinistra, mentre la destra gli strinse la spalla in una morsa. Mi
sedetti sulle sue cosce, spingendolo contro lo schienale della poltrona.
Vicinissimi, gli passai le dita sulle guance, sul mento, sulle labbra, che
erano semi aperte in cerca d’aria.
- Non dire nulla… lasciati
trasportare.- gli sussurrai all’orecchio.
Lo baciai con passione, notando che da
una parte si agitava e dall’altra rispondeva.
Prese a tremare fra le mie braccia, non
sufficientemente forte o motivato per contrastarmi.
Il suo viso era completamente rosso,
gli occhi lucidi, il respiro veloce e rumoroso. Gli tolsi la maglietta, lo feci
sdraiare fra i cuscini.
E il tutto.
E il niente.
So solo che dopo parecchie ore uscii da
casa sua con lui dietro, salutandolo con un bacio.
Fui per strada, quando ebbi un
mancamento, il buio.
Mi svegliai con la gente che mi
guardava costernata.
- Scusa amico, - mi disse quel tipo a
cui avevo dato un pugno. – Ti ho tramortito per sbaglio con la trave che stavo
spostando. Stai bene?-
- ma io ti ammazzo!- sbottai. Si era
vendicato dunque!
- non l’ho fatto apposta, la tua
reazione è eccessiva!-
Lo ignorai. Il sole era ancora alto,
come prima. Ma come poteva quel tipo scusarsi con me dopo che lo avevo
ammazzato di botte poche ore fa? Stavo per dirigermi verso casa, ma cambiai
idea e corsi di nuovo da Naruto.
Bussai più volte, e venne ad aprirmi.
Stessa faccia assonnata.
Dopo quello che era successo? Era
questo il suo saluto?
- Naruto…-
- Qual buon vento, Sasuke?-
Ma che…
- Naruto, non ricordi niente?-
- Ricordare cosa?-
- Quello che è successo stamattina.-
- ADESSO è stamattina. Stai bene?-
Guardai l’orologio. Non ci potevo
credere.
Non ci volevo credere.
Erano… le dieci del mattino.
Svenni nuovamente.
Facciamo luce sulla questione.
Io non avevo mai confidato quello che
provo a Naruto. Mai. Non l’avevo neppure incontrato! Non avevo fatto a tempo.
Era tutto un sogno…
Ero sconfortato, non volevo nemmeno
aprire gli occhi. Magari ero ancora a casa mia, e Masami non era neppure
passata. Però sentii qualcosa di freddo passarmi sul viso.
Mio malgrado dovetti guardare. Ero
steso su un letto sconosciuto e il mio rivale mi tergeva la fronte con una
pezza imbevuta d’acqua.
- Dov… dove sono?-
- Sei a casa mia, Sasuke… eri svenuto e
io ho cercato di farti rinvenire. Che ti succede?-
Sbiancai. Il suo viso era troppo vicino
al mio… non mi fidavo più delle mie reazioni.
- Sarà stato un calo di zuccheri… ora
devo andare.- affermai sbrigativo.
- Aspetta!- mi fermò per un braccio.- E
se hai un nuovo mancamento? Rimani qui!-
- No, no, no.-
- Come vuoi…- beh?! Non insisteva?
- Se ci tieni… -
Il suo viso s’illuminò.
- Prima ti va di uscire?-
HHHLa pioggia nel pineto. III
Passeggiavo per le strade di Konoha.
Com’era viva quella cittadina!
Effettivamente Suna era proprio un mortorio al confronto.
Fortunatamente la notizia della mia
nuova carica di Kazekage non si era ancora propagata, così potei aggirarmi
senza attirare sguardi indiscreti.
Kazekage. Accidenti.
Era dalle due del mattino che
camminavo, non sentivo stanchezza.
Era una bella mattinata. Il cielo
era di un azzurro limpidissimo, il sole picchiava duro.
Se non mi stancavo a camminare, il
caldo aveva ogni facoltà di mettermi K.O.
Percorsi una delle numerose
scorciatoie per arrivare al bosco. Cercavo forse un posto tranquillo e
riparato? Non sapevo nulla… era solo per vedere dove mi portavano le gambe.
I miei fratelli erano in missione,
ero solo, grazie al cielo.
Sentii dei rumori alla mia destra.
Prestai più attenzione e vidi
parecchi shuriken fischiare fra le fronde per poi conficcarsi vibrando contro
un albero.
Chi li lanciava?
Ah, era una ragazza. Mi sembrava di
conoscerla… sì! La sorella minore di quell’idiota dalle grosse sopracciglia…
Rock Lee! Dunque lei era…
- Masami! Indovina chi sono?-
Quell’Hyuga, spuntato dal nulla alle sue spalle, le coprì gli occhi con le
mani.-
- Non importa, ma spero vivamente
che tu non sia Neji…- disse lei, anche se sapeva chi era.
- Beh, è chiaro che speri che non
sia lui… ha uno charme inconfondibile, non gli resisteresti…-
- Perché, cosa sto facendo secondo
te da quattro anni?-
- Fai la preziosa.-
- Oh, zitto Neji.-
- Hai indovinato!-
La lasciò andare.
- Ti stavi allenando?- domandò lui.
- No, mi divertivo a far soffrire
gli alberi.-
- Anche a me diverte, lo facevo
sempre da bambino…-
- … Ehm… Okay. Ti va di giocare?-
- A cosa?-
- A nascondino.- sorrise fingendosi
ingenua.
- Mmm, siamo già ai dispettucci? Va
bene! Conta!-
Lei fece finta di coprirsi gli occhi
e lui sparì nel nulla.
Allora se li scoprì, fece un sorriso
beffardo e andò per la sua strada.
Un ammirevole trucco di togliersi
dai piedi gli inetti.
Ma non l’avrei mai potuto usare,
visto che a Kankuro verrebbe un colpo se gli proponessi il nascondino.
Ma a che sto pensando?
Scossi la testa confuso.
Ripresi il cammino, tornando in
città.
Forse la seguivo? Tanto non avevo
niente da fare… così… per vedere che intenzioni aveva.
Ma dove era finita?
- Salve Masami! Ti unisci a noi?-
Un tipo biondo… Uzumaki, sì. Naruto
la invitava a mangiare con lui e Sasuke al chiosco del Ramen.
Lei accettò, esitante.
Si sedette… tanta strada per niente…
allora passai davanti cercando qualcos’altro da fare.
- Ehm, pardon Naruto, sei molto
gentile. Ma non ho soldi.-
- Offre Sasuke!-
Notai che il moro non sembrava
granché contento. La sorella di Lee si guardò intorno e mi notò.
- Oh! Mi sono ricordata, dovevo
incontrare… ehm… Gaara! Certo. Bonsoir!- A sorpresa mi si aggrappò al braccio
salutando e facendo l’occhiolino all’Uchiha, che sembrava rischiarato, forse
perché non doveva affrontare un’ulteriore spesa.
- Ehi ma che…- feci. Mi tappò la
bocca con la mano e mi trascinò via, in un vicolo cieco, poco lontano.
- Scusami Gaara! Davvero! Ma non
volevo stare a reggere il moccolo…-
- Reggere il cosa?!- protestai.
- Praticamente aiutavo Sasuke a
mettersi con Naruto, ed era meglio lasciarli soli, se no…-
Non dovevo aver sentito bene.
Naruto? Sasuke?
- E la cosa mi riguarda?-
- No, però mi serviva una scusa per
declinare l’offerta, ecco tutto.
Non risposi.
- Già che ci siamo… ti va di
rimanere in giro?- propose. No, impossibile. Stavolta non avevo sentito bene
davvero.
Invece uscì dal vicolo e si guardò
intorno.
- Allora vieni?- chiese.
Senza
pensarci la seguii.
Naruto ordinò del ramen di miso, io
idem.
Non sapevamo che dirci. Calò un
silenzio imbarazzante.
- Sei… sei riuscito a fare un Chidori?-
domandai tanto per dire qualcosa.
Lui storse il naso. Evidentemente no.
- Mi sto allenando su altre tecniche
più originali.- informò. Sapevo che non era vero.
Rimpiansi un po’ la presenza di Masami,
o di chiunque altro che potesse iniziare un discorso. Non ero un gran
parlatore, è un fatto risaputo. Insomma, lui mi aveva invitato fuori. Toccava a
lui parlare.
- Sasuke… perché sei venuto
stamattina?- accidenti! Fra tutte le domande possibili doveva farmi proprio
quella più scomoda? Non avevo comunque avuto il tempo di formulare qualche
frase. Arrossii, lui fortunatamente non se ne accorse.
- Ecco… io… io…-
- Pronto il ramen ragazzi!- disse il
cameriere poggiando le ciotole sul tavolo.
Aspettai che fosse molto concentrato
sul cibo come era il suo solito. Per cambiare discorso.
Ma che dire?
- Hai più visto Rock Lee?- proferii.
- Ma… sei stato tu tre giorni fa a
dirmi che era andato in missione nel Paese della Nebbia.-
- Ah… già!-
- Insomma è un segreto di stato il
motivo per la tua visita?-
Non riuscivo a toglierglielo dalla
testa!
Temporeggiai parlando un po’ di Sakura.
Come evocata, apparve alla soglia del
locale. Noooo!!!
- Sasuke-kun!- gridò precipitandosi
verso di me.
Usai la tecnica dello scambio con una
sedia, strappai il mio biondino dalla sedia e con ancora la ciotola di ramen in
mano lo costrinsi a seguirmi di corsa.
Riuscimmo a farci perdere di vista,
ormai eravamo nel bosco.
Lui borbottò qualcosa sul fatto che se
dovevamo fare un picnic si sarebbe portato la tovaglia.
Improvvisamente mi venne in mente che
Sakura non era nefasta solo perché voleva me, ma anche per il fatto che era
l’oggetto dei desideri di Naruto!
Maledizione!
Non c’era solo il fatto che ero un
maschio, per di più suo acerrimo rivale, ma anche la piattola ora ci si doveva
mettere. Ma interpretai come un fatto positivo il poco turbamento riservato
nella sua comparsa, almeno mentre mangiava.
- Quella era Sakura?- come non detto.
- Sì- dissi freddamente.
Ci pensò su e commentò:
- Mah… le sta male la pelle abbronzata.
Era più carina prima, con gli abiti da ninja, anche perché mi accorgo che non
ha un corpo bellissimo. Cioè non sono il tipo che guarda le misure, ma anche…
ecco… come spiegare…-
Avrei voluto abbracciarlo! Ci era
arrivato finalmente!
Dovevo rispecchiare i miei pensieri,
perché lui, mandando giù l’ultima bacchettata di cibo, affermò:
- Sembri al settimo cielo…-
Allora lo feci davvero. Lo abbracciai,
intendo.
- Ma che…- protestò.
- Scusa, mi sono ricordato una cosa…
ehm… che mi fa piacere.-
- Cosa?-
Ma era specializzato in domande
insinuanti?
- Hanno aperto un nuovo negozio dove
trovare armi da ninja… ti va di darci un’occhiata?-
- Hanno aperto un nuovo negozio di
armi ninja… ti va di darci un’occhiata?- mi chiese.
Non dissi nulla, e lo interpretò
come un sì.
Sbagliammo strada tre volte, ma alla
fine riuscimmo a trovarlo, sepolto nella tranquilla periferia. Fra un
fruttivendolo e un panificio poco frequentati.
Il locale era spazioso ma strapieno
di oggetti che non avevo mai visto fino al soffitto. L’anziano padrone ci fece
un sorriso stiracchiato. Era forestiero, evidentemente. Nessuno avrebbe mai
osato sorridere a Sabaku no Gaara, sapendo la sua identità.
Nessuno tranne quella strana ragazza
che avevo davanti.
- Ti ricordi quando siamo diventati
chunin?- domandò.
- Sì.-
I miei monosillabi non la
scoraggiavano.
- L’incontro più entusiasmante è
stato Neji contro Naruto! Troppo bello! Tu avevi gli occhi sgranati dalla
sorpresa di vederlo così forte mentre io invece mi ero addirittura affacciata
così tanto al parapetto che per poco non cadevo!-
- Cos’è che avevi detto a Neji poi?-
con un po’ di buona volontà tentai di assecondarla. Sempre meglio di girare
senza una meta d’altronde. Sembrò felice della mia curiosità (in verità non me
ne fregava niente).
- Ah… sì. Mi ero avvicinata e gli ho
detto “Non abbatterti Neji era destino che perdessi.”. Era una presa in giro,
ma da quel momento crede che abbiamo personalità affini… io invece avevo altri
pensieri per la testa: “ Riuscirò mai a diventare forte come Naruto?”-
- Lo ammiri?-
- Molto. È come il fratello che non
ho mai avuto.-
Ero sconcertato: - Masami, tu HAI un
fratello!-
Rabbrividì. – Hai il coraggio di
chiamarlo fratello quel coso che gira per casa spacciandosi per mio parente?-
Alzai le spalle.- Ma alla fine hai
battuto Sakura, passando la selezione.-
- Beh, non ci voleva mica tanto…
dai. Quanto è durato l’incontro?-
- Cinque minuti.-
- Ho voluto prolungarlo per renderlo
interessante…-
- Modesta.-
- Ok, esagero.-
Era la conversazione più lunga fatta
in vita mia, a parte quella avuta con Sasuke. Un bel cambiamento non avere
occhiate assassine da parte dell’interlocutore…
Stava guardando le spade cinesi
quando udimmo il rumore cristallino del campanello messo di fronte alla porta
in modo da suonare quando si aprisse. Lei si voltò e sbiancò.
Mi prese per un braccio, di nuovo, e
ci nascose nel ripostiglio, con la porta semi aperta.
- è una persecuzione!- mi bisbigliò
all’orecchio. Guardai dallo spiraglio.
- Perché quando compaiono Sasuke e
Naruto ti nascondi?-
- Perché se mi, o ci, vedono,
interromperebbero una conversazione magari provvidenziale, oppure ci inviterebbero.
Nulla deve turbare la loro prima uscita oggi!-
Alzai gli occhi al cielo. Perché non
me ne ero rimasto a casina?
Purtroppo il padrone del negozio
volle prendere l’aspirapolvere (ma farsele prima le pulizie no?!) e codesto
strumento dov’era? Nel ripostiglio, che domande!
Ci stringemmo nella parete dietro la
porta, nel buio e nella polvere, poi mi venne l’idea di renderci invisibili.
- Complimenti pistolero!- commentò
lei quando se ne accorse.
Il vecchione era molto rimbambito, e
non si accorse di aver praticamente l’elettrodomestico sopra il suo naso. Così
la sua disgustosa manaccia si fece strada dove eravamo nascosti.
Dovemmo aderire ancora di più, e la
strinsi a me per un fianco. Mi portò braccia al collo, senza malizia. Sbuffò
impercettibilmente, infastidita non si sa se dalla circostanza o dall’aria che
cominciava a mancare.
A me la situazione non dispiaceva per
nulla. Prestava comunque poco interesse a come eravamo messi, al contrario mio,
infatti cominciai ad agitarmi interiormente.
Perché ero lì? Perché con lei?
Perché le mettevo le mani alla vita invece di seppellirla sotto una coltre di
sabbia? Perché io? Che senso ha tutto questo? Chi siamo? Da dove veniamo? C’è
dio? E se c’è, dov’è? Eh?
Mi sono fatto prendere la mano.
A momenti mi veniva un infarto, e
non è un’esagerazione stavolta.
Ma avevo sedici anni,
cavoloaccidenti! Non ero fatto di legno come questa specie di top model che
avevo addosso, completamente inesperta del proprio fascino! Ed eccola, guardava
fuori dallo spiraglio offerto dai cardini, e il vecchio se n’è andato.
Perché non mi chiedeva di lasciarla?
Lei non aveva più le braccia sulle mie spalle, allora sacrosantamente non mi
mandava via? Era troppo educata?
Cercai di calmarmi. Era solo una
ragazza. Una ragazza 90-60-90… una ragazza. E questo servì solo a scuotermi
ancora di più. Strinsi forte i denti.
Ah ecco! Si tirava indietro. E io
che facevo? Ma la attiravo ancora a me, ovvio. Dovevo essere un giovane
psicopatico. E lei protestava? No!!!!
- Gaara… che fai?- volevo ben dire.
Non dissi nulla e continuai a
stringerla mettendole le mani sui fianchi e guardando altrove. Masami fece
un’aria interrogativa ma non si scostò.
Rimanemmo così per diverso tempo, e
lei non prestava più attenzione alla scena fuori.
Non udimmo nemmeno quando il vecchio
disse gentilmente a Naruto di mettere via l’aspirapolvere, e dunque ci scoprì
in una posizione disdicevole alquanto. Beh, cosa doveva capire se eravamo
abbracciati strettissimi?
Sgranò gli occhi. – Kami, Gaara! Non
me l’aspettavo questo da te, vecchio marpione!- mi apostrofò con un tono da
vecchio zio pomposo.
- Quando Lee lo scoprirà ti
ucciderà… stai tranquillo. Ce la farà stavolta. La vera forza di uno shinobi di
Konoha viene fuori quando c’è da proteggere una persona a cui si tiene.-
commentò Sasuke, accostandosi al biondo.
- Non è come sembra…- spiegai.
- Già!- approvò la mia tesi Masami –
Era che avevo bisogno di una spada e lui stava misurando la mia struttura
corporea per averne una di misura adeguata… -
Nessuno ci aveva creduto.
Non si poteva inventare qualcosa di
meglio?
Come mai non lo facevo io?
…
……
………
…………
……………
No, non mi veniva nulla. Era
comunque una bugia penosa.
Ma almeno si erano allontanati… non
ci avevano invitato. Forse era un segno che stavano bene da soli… ehi! Da
quando in qua mi interessava la loro storia???
Uscimmo dal
negozio, e prese a piovere…
- Accidenti! Non ho l’ombrello!-
imprecò Naruto.
Nemmeno io l’avevo. Corremmo sotto la
pioggia incessante, il cielo si era aperto, e dire che quella mattina era così
limpida! Ma erano ormai le sei di sera, avevamo mangiato tardi per via del mio
svenimento, verso le tre, e dunque nessuno aveva fame.
Arrivammo a casa mia, ci appoggiammo al
parapetto della veranda.
Le gocce continuavano a cadere,
sbattevano fragorosamente sulla tegole del tetto, e su di noi, perché, sebbene
il riparato fosse a malapena a due centimetri da noi, nessuno voleva
oltrepassare i tre gradini che portavano al parquet prima del portone di villa
Uchiha.
Se avessimo fatto un solo passo, ci saremmo
dovuti separare.
Prima dovevamo stare sotto la pioggia,
affinché potessimo giurare che saremmo rimasti insieme, che non avrei passato
l’uscio di casa mia solo, perché troppe volte è successo.
Troppe volte mi sono seduto sul divano,
con un the in tazza solitaria, mi sono stretto i vestiti addosso, sono andato a
letto nel silenzio.
Ora mi sarei seduto sul divano con lui,
e le tazze sarebbero state due, il the si sarebbe trasformato in cioccolata con
lo sguardo, per magia. Sarebbe stato lui a stringermi, e i vestiti forse sarebbero
caduti nel tappeto, salirò le scale della mia stanza con il silenzio squarciato
da fugaci sospiri frementi.
Lo guardai.
Giuramelo.
Era bellissimo.
I capelli biondi e bagnati riflettevano
il colore del cielo, e le sue gote erano solcate dalle gocce d’acqua, i suoi
occhi erano oceani inesplorati dove aspiravo a perdermici, le sue labbra le
rose del mio giardino, le sue ciglia ossidiane, le sue sopracciglia spighe
d’oro.
Mi fissava, non voleva andarsene.
Gli presi il viso fra le mani.
Non protestò.
Lo baciai.
Ricambiò.
Le sue labbra morbidissime sapevano di
menta, adoravo quel gusto.
Lo spinsi col mio corpo contro il legno
della ringhiera, lo cinsi fra le mie braccia.
Una sua gamba si alzò e prese a
strusciarsi contro la mia, ora dolcemente, ora con passione, come i baci che
dava, che sapevano essere leggeri come il vento di primavera o impetuosi come
una bufera, anche se non così gelidi, bensì ardenti.
Lo presi in braccio e aprii la porta di
casa mia, lo poggiai sul divano, mi sistemai a cavalcioni del suo corpo. Non vi
fu cioccolata… non vi fu letto. Ma i vestiti caddero lo stesso, non sul
tappeto.
Fu solo il tutto.
Fu solo il niente.
So solo che la mattina dopo mi
svegliai, e lui era lì accanto a me, e la mia solitudine un po’ meno profonda.
Lui sarebbe
rimasto.
Le nuvole si erano diradate, il sole
era spuntato, noi due eravamo bagnati fradici.
- Scusa, mi ero dimenticata le
chiavi di casa.- sospirò.
- taci… taci, Ermione.- risposi.
A quel nome s’illuminò.
- La pioggia nel pineto… di
D’annunzio.-
- Già.-
Eravamo lì infatti. Nel pineto.
Ma non pioveva più.
Avevamo passato tutta la notte lì,
senza dirci nulla, fatto strano per lei.
Però mi aveva carezzato i capelli e
poggiato la testa sulla spalla. Non so perché.
Sempre senza saperne il motivo la
baciai.
Chiuse gli occhi durante il
contatto.
Ci sdraiammo nell’erba ancora
bagnata.
- Gaara….-
- Sì?-
- Ti amo.-
Cos’è l’amore?
Yashamaru me l’aveva spiegato tanti
anni fa, e solo ora ne comprendevo a fondo il significato.
- Masami. Ti amo anch’io…-