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Autore: herestous    19/07/2012    1 recensioni
You should let me love you, let me be the one to give you everything you want and need.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao bella genteee! Dopo un lunghissimo periodo di pausa eccomi qui! Dopo tutti questi eventi e foto Monchele direi che l’ispirazione c’è ed è anche tanta! Spero di non perderla più e di tenerla sempre con me xD Vi chiedo scusa per questa lunga assenza, ma vi posto il sesto capitolo di questa bella (spero ahaha) storia JIl capitolo non è davvero dei migliori, spero comunque vi piaccia. Buona letturaa.
Un bacione, Marty :3
 
 
“Cosa significa che stasera non sei a cena?” Victoria la fissava incuriosita, con un sorriso malizioso stampato sul volto.
“Significa che esco!”
“Si, ma con chi?” Lea correva per tutta la casa, come al solito in ritardo, dato che erano le 19:30 e doveva ancora vestirsi e truccarsi. “Lea Michele, rispondimi!” La ragazza si fermò all’improvviso, incrociò le braccia al petto e fissò la sua migliore amica sorridendo.
“Vic, fra mezz’ora Cory passa a prendermi, mi porta a fare un giro, niente di ch…”
“Oh mio Dio!”
“E non esagerare!” La brunetta era ora seduta sull’enorme letto a una piazza e mezza della sua migliore amica, intenta a rovistare nell’armadio in cerca di qualcosa di comodo da indossare.
“Io opterei per questo.” Victoria afferrò un vestito sul letto, arrotolato con noncuranza, che Lea aveva scartato senza nemmeno considerare. “E’ fresco e non impegnativo.” Le fece l’occhiolino, mentre la sua migliore amica la fulminava con lo sguardo, afferrando il vestitino. Era a motivi floreali, con un tessuto color pesca molto chiaro, e le arrivava poco sopra il ginocchio. Prese un paio di ballerine bianche e velocemente si diresse in bagno, impegnata a mettere le scarpe e a sistemare il suo viso senza trucco. Applicò un leggero strato di fondotinta, colorando il volto di una leggera sfumatura di marrone, e decorò gli occhi con un po’ di matita nera, aggiungendo poi il mascara e completando il lavoro con una passata di lucidalabbra trasparente. Lasciò che i boccoli le cadessero sulle spalle, piastrando la frangia che le arrivava sulle sopracciglia. Uscì dal bagno senza nemmeno guardarsi allo specchio, e trovò Victoria a fissarla, appoggiata all’anta dell’armadio ancora aperta.
“Sei sicura che sia solo un giro?”
“Vic! Ti ricordo che sono fidanzata!” Le lanciò il cuscino a forma di fiore che era caduto dal suo letto.
“Occhio non vede, cuore non duole…” La brunetta la guardò con un’espressione maliziosa, e Lea le avrebbe risposto se solo Cory non avesse suonato proprio in quel momento. Controllò l’orologio: segnava le 20:00. Scese di corsa le scale, lisciò il vestito passandovi sopra una mano e poi, dopo aver afferrato un giacchetto per precauzione e la sua immancabile borsa, aprì la porta.
“U A O.” Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca del ragazzo. Lea gli diede una pacca sulla spalla, scoppiando a ridere dopo aver notato i segni rimasti a causa della botta data quel pomeriggio nel trailer.
“Ah, però!” Lea si voltò improvvisamente, le guancie si colorarono di scatto di un rosso porpora che sapeva non sarebbe passato inosservato.
“Emh, Cory lei è Victoria, la mia migliore amica e manager… Vic, lui è Cory.”
“Si, lo avevo capito.” La brunetta non perse l’occasione e si affrettò a stringere la mano dell’alto ragazzo di fronte a lei. “Mi raccomando, riportamela a casa sana e salva!” Lea la fissò imbarazzata, perché sapeva che la sua migliore amica sapeva essere piuttosto fastidiosa, quando voleva.
“Ok, noi andiamo. Ciao Vic!” La ragazza trascinò Cory verso la sua macchina, affrettandosi ad allontanarsi il più possibile dalla sua migliore amica. Il castano la guardava divertito, notando il suo imbarazzo nel rosso delle sue guancie di cui ancora non si era liberata. Salirono entrambi in macchina, e Lea si affrettò a parlare. “Scusami davvero, sa essere molto imbarazzante quando vuole…” Si passò una mano sulla fronte, scuotendo la testa, e Cory le sorrise.
“Non preoccuparti.” Mise in moto, immergendosi nel traffico serale di Los Angeles. “Piuttosto… Ti va una cena un po’ “casareccia”?”
“Stasera sei tu il capo. Decidi tu. Mi fido.” Abbassò il finestrino, sorridendo al ragazzo accanto a lei che, chissà perché, in quell’enorme città, da sola, le ispirava fiducia e sicurezza. Cory ricambiò il sorriso e prese la strada che costeggiava il mare, donando così alla vista di Lea un panorama spettacolare. Si perse nel tramonto di Los Angeles, quel sole color arancio che si rifletteva nel mare e che di lì a poco sarebbe sparito, lasciando posto alle stelle e alla luna. Il vento caldo le scompigliava i capelli, e per un po’ la ragazza si perse nei suoi pensieri, dimenticandosi della figura che le era accanto. “Bella Addormentata, siamo arrivati.” Cory la richiamò alla realtà, e si rese conto solo dopo che era stata in silenzio tutto il viaggio, e questa cosa la fece sentire in imbarazzo. Scesero dalla macchina e si diressero verso un piccolo pub, al quale si accedeva attraverso delle scale. La castana si guardò intorno, incuriosita da quel luogo appartato ma allo stesso tempo frequentato da parecchia gente. Sentì lo sguardo di Cory su di sé e si voltò, restando colpita e affascinata dal sorriso stampato sul volto del suo accompagnatore, che sembrava estasiato mentre continuava a fissarla. Il ragazzo si fece strada davanti a lei, salutando l’enorme uomo di colore appostato davanti all’entrata, incaricato di controllare che chi entrava fosse presente sulla lista che teneva con la mano sinistra. Lea sorrise appena, e seguì Cory all’interno, un luogo piuttosto buio, illuminato da alcune luci al neon poste al centro dell’ambiente. Il cameriere, un giovane sui 25 anni, indicò il tavolo per due che Cory aveva prenotato nel pomeriggio, in un angolo della sala, con una candela posta al centro. I due ragazzi presero posto ed iniziarono a sfogliare il menù, Lea imbarazzata, Cory fin troppo confuso. Ordinò del branzino ed una bottiglia d’acqua frizzante, poichè quella sera aveva deciso di non bere; la castana prese invece un’acqua minerale e un’insalata vegetariana.
“E tu questa me la chiami ‘cena casareccia’”? Esordì Lea per rompere il silenzio che si era creato tra loro. “Hai visto i prezzi?!” Non che per loro fosse un problema, del resto erano attori, e per una sera il loro stipendio non ne avrebbe sicuramente risentito. Ma quando le aveva proposto una cena casareccia aveva subito pensato ad un hot-dog e coca-cola. Improvvisamente si sentiva inappropriata, il vestito le sembrava troppo semplice, i capelli troppo disordinati, lei troppo distante da quella città.
“Beh, intendevo il posto, non è chissà che… Però mi piace.” Cory le sorrise e Lea arrotolò una ciocca di capelli intorno all’indice della mano destra, sorridendo appena. “Insomma, cosa ne pensi del film?” chiese poi Cory notando l’evidente imbarazzo della ragazza.
“Mi piace, mi rispecchia. Credo sia stato questo che mi ha spinta ad accettare.” Adesso si guardava le mani mentre il ragazzo continuava a guardarla. Avrebbero voluto entrambi sapere cosa passava per le loro menti, quali pensieri vi fossero, se si stavano deridendo a vicenda o chissà cos’altro.
“Sono contento di lavorare con te.” Uscì spontaneo dalla bocca di Cory, e non appena se ne rese conto volle quasi rimangiarselo. Lea lo fissò, per alcuni secondi esterrefatta, poi sorrise. Il cameriere arrivò proprio in quel momento, forse per salvarli da un discorso che non erano ancora pronti ad affrontare. “Buon appetito.”
“Buon appetito.”
 

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“Avresti dovuto lasciarmi pagare!” Erano appena usciti dal pub, il cielo era un manto blu scuro ricoperto da qualche stella poco visibile e una luna piena proprio nel mezzo.
“Non se ne parla proprio, ti ho praticamente costretta a venire e quindi è il minimo.” Si guardarono negli occhi per una frazione di secondo, mentre una leggera brezza scompigliò i capelli di Lea. Lo ringraziò per la cena, per essersi offerto di accompagnarla in giro per la grande città degli Angeli, per essere stato così carino fin da subito.
Cory la guardò. Si perse nella profondità dei suoi grandi occhi marroni, nella bellezza del suo sorriso perfetto, nel rosso delle sue guancie che si infiammavano ogni volta che sentiva il suo sguardo su se stessa. Era totalmente consapevole dell’effetto che lui aveva su di lei, anche se lei non voleva, e non poteva. Ma non riusciva a spiegare l’effetto che Lea avesse su lui. Lui che era sempre stato uno che delle donne guardava solo la misura del reggiseno, o che giudicava in base all’aspetto fisico, che se ne era sempre fregato, ora si perdeva nei dettagli di quella piccola grande donna che gli era di fronte.
“Forse dovremmo tornare indietro, altrimenti domani mattina ci ritroveremo senza lavoro.” Lea guardò l’orario segnato sul suo iPhone, le 23:45. Il mattino seguente avevano entrambi appuntamento alle 7:00 in punto agli Studios ed erano consapevoli che non potevano restare un minuto di più, altrimenti non ce l’avrebbero mai fatta ad alzarsi. Si recarono velocemente alla macchina e Cory la riaccompagnò a casa. Il tragitto questa volta fu breve, forse perché ormai aveva già osservato con attenzione ogni minimo dettaglio all’andata, anche se questo non toglieva al paesaggio quel meraviglioso che gli apparteneva.
“Eccoci qui.” Lea guardò fuori dal finestrino, la sua enorme villa silenziosa e buia era lì che l’attendeva. Si voltò verso il suo meraviglioso accompagnatore e sofderò un altro dei suoi meravigliosi sorrisi. “Grazie per questa serata, sono stata bene.”
“Sono contento.” Cory ricambiò il sorriso. Rimasero a guardarsi per alcuni istanti, dopo di che Lea uscì dall’abitacolo e si diresse verso l’entrata senza mai voltarsi indietro. Non si accorse perciò che Cory la stava fissando da dentro l’auto, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso anche se si era ordinato di farlo. Distolse lo sguardo per paura che la ragazza si girasse, mise in moto e guidò a tutta velocità verso il suo appartamento. 

  
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