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Autore: Effy07    19/07/2012    0 recensioni
Un uomo e una donna.
Alla separazione della coppia l'odio assale lei e la coscienza pulita non permette a lui di fare lo stesso.
Supernatural e Darkness,la preside del Darkness e il preside del Supernatural ecco cosa produce la separazione dei due.
Un unico edificio diviso in due.Diviso dall'odio e dalla rabbia,dalla voglia di vendetta e di cattiveria.
Ma cosa succederà se un male maggiore obbligherà tutti ad unirsi?
Cosa succederà se l'amore unirà gli esatti opposti?
La normalità è una meta lontana e prima di esse si deve arrivare a una pace sanguinosa.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita era sempre stata la stessa,una distesa d’acqua piatta come una tavola da surf.Non aveva mai saputo davvero chi incolpare per questo.Gli ultimi ricordi erano sempre stati abbastanza vaghi,abbastanza opachi da non riconsocere un preciso rumore o una precisa voce.Da allora aveva sempre passato la sua vita a incolpare quella notte per il suo essere lei ,a incolpare quella notte di averla resa chi era,ma ciò a cui non aveva mai pensato,era che forse niente l'aveva cambiata e forse lei era sempre stata quella.I ricordi prima di quella serata erano abbastanza nitidi,presenti ma nitidi nella sua testa che era abbastanza piena di caos da non volere altri ricordi come arrivi inaspettati.Ciò che ricordava della sua istruzione era pari a zero,forse la strada per arrivare a scuola se le andava di andarci,ma poi basta,nessun preciso sguardo che ancora le vagava per la mente e nessun preciso profumo che la faceva sorridere come in una bella commediola romantica.Non c'erano margherite strappate durante un’innamoramento adoloscenziale o ginocchia sbucciate da continue corse con gli amichetti,non c'erano serate passate a fare a cuscinate con le amiche e a studiare,niente di simile,niente del genere.La strada era stata un’amica più fedele di quanto tutti potessero pensare,era stata la casa che la aspettava per cena,era stato il posto dove aveva fatto amicizia con viaggiatori di passaggio e persone del posto,era stata il posto dove qualcuno le dava una coperta o degli avanzi,dove trovavi sempre nuovi spazi per appisolarti per poi essere cacciata la mattina dopo.Quella era stata la strada per lei,e forse sarebbe dovuta essere grata di trovarsi finalmente in un posto decente.Eppure quelle mura intrise di ricordi tristi di persone passate,quel letto che trasudava polvere e muffa,quella scrivania che avrebbe dovuto trasmettere voglia di studio e di apprendimento non era niente in confronto al resto.
Agli odori,ai sapori ai rumori.
A tutto ciò che si sarebbe dovuto invidiare a un umano,sangue caldo,un cuore che lo pompa,vene,capillari,un corpo in vita.Lei non invidiava quegli essere inutili,quei pasti occasionali.Lei non li invidiava,poteva controllarli e decidere fra la loro fine o magari un nuovo inizio.Cose ben diverse da quelli che erano i pensieri dei bei damerini del lato opposto,o il lato bianco come lo chiamava lei.Occhi azzurri,capelli biondi,camminata elegante,noi la periferia e loro i quartieri alti,ma la cosa migliore era che a me andava bene così.
Fare ribrezzo a classi intere di damerini,ma comunque vivere tranquillamente,e sentire il sangue gocciolare fuori dalle labbra,quella era la vita per esseri come quelli,e chi si ostinava a restare aggrappato alle radici,poteva anche fottersi.Una giornata come le altre,il tramonto sull’edificio ingrigito,una biondina per il corridoio e una sensazione strana.Eppure lei delle sensazioni non si fidava più.Camminava per i corridoi isolandosi dal resto.Arrivata lì dentro,e pronta per scompigliare caos
"Le chiavi."Sibilò alla vecchietta occhialuta seduta alla scrivania,posta all'entrata dell'edificio.
Il rumore metallico e degli occhi di fuoco.
Lindy  era rimasta nella sua stanza per quasi quattro giorno,quando la sete era troppa,usciva giusto per un paio d'ore,arrivava a New York e si cibava di chi o cosa trovava senza frasi particolari problemi o particolari pensieri su chi fosse l'uomo o la donna la cui vita era messa a tacere da lei.
 
 
Il settimo giorno era una Domenica,in teoria un giorno di festa,ma lei aveva saltato le lezioni abbastanza per avvertire quel giorno come qualunque altro.
Una monotona giornata,con un monotono cielo e le stesse monotone persone. 
Attraverso i vetri sempre lucidissimi delle finestre ,la vista non era questo granché,si distingueva il solito grande giardino,i soliti fiori distinguibili fra i colorati e sempre fioriti del Supernatural e quelli opachi e smorti del Darkness, non ci aveva mai fatto molto caso,l’unica cosa che aveva mai spiccato in quel giardino,ai suoi occhi,erano le solite peonie bianche,piantate vicino al vialetto di ghiaia.
Più lontano dei fiori e i vialetti dove la solita marmaglia di studenti andava in giro con libri che non aveva mai neanche sfiorato, si riusciva a vedere il cancello di ferro arrugginito,lo stesso cancello che aveva messo molti ragazzi davanti alla loro natura fin dal primo giorno,per molti significava qualcosa di difficile da superare per altri era solo una linea,qualcosa da oltrepassare o meno senza particolari riflessioni.
 
Si,perché a quanto pareva qualcuno riusciva addirittura ad affezionarsi a persone con cui era costretto stare insieme. Lindy  quella logica non la capiva,non l’aveva mai capita e si rifiutava di capirla. Per lei erano solo corpi con o senza sangue,solo corpi che le camminavano intorno,solo voci che facilmente riusciva a ignorare.
 
Il sole filtrava attraverso le finestre,e quello era uno dei pochi giorni in cui le lunghe e pesanti tende nere non erano occupate a oscurare completamente il corridoio già scuro di per sé. Il corridoio che aveva preso senza accorgersene si allungava per molti metri,e fiancheggiato a sinistra da grandissimo finestre ad arco e a destra da un muro di pietra con numerose porte,i muri erano fatti di varie pietre tutte sulle tonalità del grigio,c’era un tavolino che occupava il pezzo di muro vuoto fra ogni due grandi finestre ad arcate,e su ogni tavolino dei grandi candelabri spenti.A terra un lungo tappeto rosso con i bordi oro e neri si allungava fino al portone posto all’inizio o alla fine – a seconda della parte in cui si vedeva- del corridoio.
 Quando posò le mani sul portone neanche si era accorta di averlo fatto eppure era così.Aprì la porta e si ritrovò su un altro corridoio identico a quello di prima,stavolta però invece di proseguire dritto,aprì la prima porta posta sulla fiancata destra del corridoio,una alta rampa di scale a chiocciola si andava alzando per molti metri,la salì tutta ritrovandosi inaspettatamente sul tetto.
 
A quella altezza si poteva vedere tutta la natura che circondava il college e la città. Dagli alberi ai laghetti,alle montagne al sole che ormai era in procinto di tramontare. Il cielo in un misto fra rosso,rosa,arancione e azzurro. E poi lei,piccola in confronto a quell’immensità,eppure grande mentre guardando il sole rosso avvertì la secchezza alla gola e un nodo alla stomaco. Poi dei passi e un giro su se stessa fatto velocemente.Riccioli biondi,piccoli occhi ridotti a fessure,quasi un fantasma,eppure qualcosa che non la fece indietreggiare,anzi le diede l'impulso ad andarle incontro se non fosse stata troppo presa dai pensieri..e dalla sete
"Non dovresti essere qui."
 
Mary Jackson era una ragazza demone studentessa del Darkness. La sua fama la precedeva di molto,una vita persa nella paura,dei genitori bugiardi e vigliacchi,una vita che una volta scoperta la sua natura l'aveva portata al college.Mary non era sempre stata cattiva,ma tutto quello che aveva passato l'aveva segnata in un modo tanto profondo che neanche lei riusciva a capire il punto esatto in cui il suo dolore iniziava.
Ciò che le aveva imparato la vita era:non fidarsi di nessuno se non di se stessa,questo l'aveva portata a odiare tutti gli esseri diversi da lei.
 
 
"Oh che vuoi che sia?! Una vampira come te è peggio di me qui fuori." Disse con la sua vocina apparentemente angelica ma allo stesso tempo tagliente.
 
"Piuttosto che nutrirmi di te,andrei a caccia del Biancongilio di Alice nel Paese delle Meraviglie per dissanguarlo."
 
"Per avere 18 o 19 anni,sei un po' sfacciata non credi?
Presentarsi qui,essere insolente e non dire nemmeno il tuo nome,sono cose che non si addicono a qualcuno con un bel visino come il tuo,se continui così quei bei riccioli biondi potrebbero inaspettatamente macchiarsi di sangue e sarebbe un vero peccato."  
Continuò Lindy con un sorriso maligno su viso.Di solito quando era affamata o comunque stanca non le piaceva assumere quel tono cattivo e insolente,ma quella ragazza cominciava a darle sui nervi.
 
Mary rise sonoramente. Raramente qualcuno si rivolgeva a lei con quel tono e se qualcuno lo faceva era perchè non sapeva di cosa era capace Mary.
"18 o 19 anni? Ma chi ti credi? Ne ho molti di più ingrata che non sei altro! E l'aspetto non è tutto quel che conta, sai può sempre essere che dietro un bel visino come il mio.."
Disse tracciando i contorni del suo volto con l'indice destro
"..ci sia una ragazza con gli artigli lunghi ed affilati. Per il nome non t'interessa poi più di tanto,nemmeno tu ti sei presentata e questo mi basta e avanza sai? Non m'importa un cavolo se non mi presento o se lo faccio con sufficente grazia o decenza."
 
Continuò facendo un finto inchino.Si guardarono per lunghi istanti mentre entrambe si immaginavano mentre riducevano a brandelli l'altra.
 
Lindy si girl abbastanza da sentire la gola ancora più stretta e lo stomaco ancora più contratto.Forza di volontà,questo aveva imparato.Deglutì a forza e si sistemò  i capelli,arrivando in pochi secondi faccia a faccia con Mary.
 
"Per alcuni dire il proprio nome incrementa le propria debolezza,perchè l'avversario può sempre cercarti e magari trovarti.Ma io voglio che il mio nome ti resti abbastanza impresso nella mente da far raggelare il tuo sporco sangue demoniaco quando lo senti.
 
Lindy Jackson,tienilo bene a mente.E la prossima volta che hai voglia di farti succhiare fuori dal corpo anche gli organi più profondi,fai un fischio e sarò ben lieta di toglierti questo sorrisino impertinente dalla faccia."
 
Lindy si giròi cambiando lato del tetto e facendo quasi per andarsene,un po' per orgoglio,ma più che mai per la sete che poteva venire facilmente placata nei vicoli di New York dove si sarebbe recata dopo che Mary avrebbe lasciato il tetto.
 
"Neanche ora vuoi presentarti?"
Disse ancora Lindy guardandola.
 
Mary era sbiancata e i suoi occhi da Demone avevano cominciato a scintillare.
 
"Tu non fai Jackson di cognome. Tu non hai il mio stesso cognome. È impossibile che noi due, una vampira e un demone, abbiamo lo stesso cognome. Non è possibile che fai Jackson di cognome"
 
Ripeté la bionda  per l'ennesima volta allibita. Era allibita si, non era preparata a trovare qualcuno col suo stesso cognome.
Ma quello era troppo
"Sono Mary,Mary..Jackson."
 
Le due si guardarono per un lungo istante,le coincidenze erano troppe entrambe lo sapevano.Il cielo cominciò a passare dal rosso del tramonto a un turchese violette che andava via via scurendosi.Era la fine di un giorno da sole e l'inizio di uno insieme o semplicemente qualcosa che andava ignorato?
  
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