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Autore: lady lina 77    19/07/2012    8 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao! Scusate il ritardo immane ma ho avuto un periodo lavorativo di FUOCO!!! Mi occupo di tasse e col Governo Monti... XDDDDD

Comunque, spero che il nuovo capitolo, a chi ha avuto pazienza di aspettare, piacerà!

Un bacio a tutti!!!




Faccia a faccia, dieci anni dopo



Irritato!

Athos non avrebbe saputo spiegare in altro modo il suo stato d'animo in quel momento, mentre sulla una carrozza si stava recando presso la casa di Aramis, in centro Francia, in compagnia di Bazin. Non aveva voglia di compiere quella missione, non aveva voglia di rivedere Aramis. Non sapeva perchè se ne fosse andata, non lo aveva certo chiesto al capitano! E non lo avrebbe chiesto a lei!!! Come non le avrebbe chiesto del perchè delle sue menzogne, del perchè di quel silenzio lungo dieci anni, del perchè una donna avesse deciso di entrare nel corpo dei moschettieri!

Era una missione quella, giusto? Quindi, tutto il resto non importava! E di certo non gli importava più di Aramis, quello che lei faceva, come lo faceva e perchè lo faceva, era quanto di più lontano ci fosse da lui. Freddezza, lucidità! Come in ogni missione da lui portata a termine! Così si sarebbe comportato, semplice no?

Ne era convinto!!!

Ma era irritato lo stesso!

Con Aramis per tanti di quei motivi che nemmeno aveva chiari in testa, con De Treville che lo aveva incastrato in quella missione, con d'Artagnan che era fuori Parigi e non poteva partire subito per riprendersi i suoi figli, con il piccolo principe, Demian e Julie che si erano fatti rapire da dei balordi e anche con Bazin che era giunto a Parigi a sconvolgergli la vita! Lo guardò in cagnesco, mentre insieme viaggiavano sulla stessa carrozza... Bazin era un omettino mite, semplice, un contadinotto che sembrava timoroso al suo cospetto. Però l'umore di Athos era talmente nero che, nonostante tutto ciò, non riusciva per niente a provare simpatia e comprensione per quel pover'uomo che era evidentemente in difficoltà a rapportarsi con lui. "Quanto manca ad arrivare?" - gli chiese freddo, ormai stufo di quel lungo viaggio in carrozza.

Bazin deglutì e si fece ancora più piccolo in un angolo del sedile, davanti a quel tono severo. "Poche ore signore, solo poche ore! E giungeremo alla casa della mia signora!". Anche lui non vedeva l'ora che finisse quel viaggio con quel personaggio tanto indisponente...

"La tua signora..." - ripeté lentamente Athos... Aramis una signora? Era quasi ironico... Signora... Può considerarsi tale una persona che calpesta gli affetti altrui, che butta alle ortiche anni di amicizia come se niente fosse? Non era tanto la bugia di Aramis ad averlo fatto soffrire ma la consapevolezza maturata in quei dieci anni che per lei il loro rapporto non aveva voluto dire niente! Amici... Lo erano mai stati davvero? Probabilmente no, a questo era giunto in conclusione...

"Oh si, la mia signora! La signora del villaggio, la nostra capa che ci protegge!" - rispose Bazin con un moto d'orgoglio, mentre nella sua mente scorrevano le immagini di Aramis, dei suoi lunghi capelli biondi, della sua figura slanciata mentre galoppava a cavallo o si allenava con la spada.

Il sorrisetto di Athos si fece freddo e beffardo. "Capa del villaggio... Bah, attento mio caro sempliciotto Bazin, mai fidarsi! Di nessuno!!!".

Bazin, a quelle parole, si fece serio e parve acquisire coraggio. Che non si permettesse di mettere in discussione il valore e la lealtà di Aramis! "La nostra signora è una persona saggia, forte e onesta! Non vi permettete! Sarò anche sempliciotto, come mi avete definito poco fa, ma non stupido! So giudicare le persone e Aramis merita fiducia cieca ed incondizionata!".

Athos scoppiò a ridere. Sapeva di comportarsi da perfetto cafone maleducato, ma il suo umore era talmente nero che non riusciva a fare a meno di maltrattare quel povero uomo. "Oh beh, come no! Detto poi da un UOMO che si fa proteggere da un capo villaggio DONNA...".

Bazin fece per reagire a quella provocazione, replicare. Ma il suo buon senso lo fece desistere. Non era codardia. Sapeva di trovarsi al cospetto di un moschettiere che, a giudicare dalle apparenze, era nobile di famiglia. E sapeva che uno scontro con lui non avrebbe avuto nessun risvolto positivo... E poi, doveva portare Athos da Aramis e dai bambini il più in fretta possibile e uno stupido alterco fra uomini non poteva pregiudicare una missione delicata. Non sapeva nulla ne delle identità dei bambini ne del perchè Athos stesse viaggiando con lui. Il capitano dei moschettieri gli aveva detto solo che non doveva fare domande e che stava dando un grosso servigio al re! E solo questo valeva, gli bastava, lo rendeva orgoglioso. Un contadino difficilmente rende di persona servigi al re e quanto gli stava capitando era una soddisfazione grandissima, ne era orgoglioso! E non avrebbe deluso nessuno!

Il resto del viaggio procedette in silenzio. Athos smise presto di divertirsi a stuzzicare Bazin e quest'ultimo rinunciò piuttosto in fretta a rispondergli a tono...

Athos sprofondò nel sedile morbido della carrozza, pensieroso. De Treville lo aveva messo in un bel guaio. Sarebbe stato semplice arrivare da Aramis, prendere i bambini e partire subito alla volta di Parigi e invece doveva trattenersi lì con lei, in attesa che arrivasse anche d'Artagnan a dargli manforte per la strada di ritorno. Certo, sapeva che due moschettieri sono meglio di uno per proteggere il piccolo principe e sapeva che, finché d'Artagnan non fosse giunto, poteva contare su Aramis per difendere il bambino da possibili imboscate... De Treville era stato previdente nel predisporre ed illustrargli i piani ma questo lo metteva in una situazione difficile e complicata perchè significava dividere per un pò di tempo la casa con Aramis, essere costretto a rapportarsi con lei. Certo, poteva fare l'altero e il duro, ma sarebbe stato imbarazzante lo stesso. In un certo senso, l'unica cosa che giocava a suo favore era la presenza dei tre bambini, non sarebbero stati propriamente soli... E poi, come doveva comportarsi, come doveva rivolgersi a lei? Come un tempo, quando le reggeva silenziosamente il gioco, fingendo di non sapere che fosse donna? O trattarla da signora, visto che ormai era di dominio pubblico che lo fosse? E poi, arrivato d'Artagnan, lì le cose si sarebbero complicate ancora di più perchè lui non sapeva della vera identità di Aramis, non lo aveva capito chi lei fosse davvero! Oh almeno, Athos era convinto fosse così...

Certo però, pensò, la sorte era davvero avversa e beffarda nei suoi confronti! Di tutti i posti, di tutte le case, di tutte le persone sul territorio di Francia, i tre bambini proprio da Aramis dovevano capitare? Certo, per i tre piccoli era stata una fortuna ma per lui si era trattato di un crudele scherzo del destino...

Bazin improvvisamente si affacciò al vetro della carrozza, battendo due colpi sull'esterno per far fermare il cocchiere. "Siamo arrivati!" - urlò.

Athos sobbalzò. Erano davvero giunti a casa di Aramis? Perso nei suoi pensieri non si era accorto ne del tempo che era passato ne di dove era capitato. Si guardò attorno attraverso i vetri della carrozza. Fuori diluviava, erano in aperta campagna, in prossimità di un villaggio talmente sperduto e piccolo che probabilmente non era segnato nemmeno sulle mappe. E si trovavano davanti a una minuscola casetta bianca immersa nel verde. La casa di Aramis probabilmente!

Sospirò. E con un gesto secco aprì lo sportello, uscendo dalla carrozza. Ok, il momento era giunto, meglio sbrigarsi coi convenevoli, spiegare come si sarebbe svolta la missione e poi estraniarsi da TUTTO in attesa che arrivasse d'Artagnan. Athos si voltò verso Bazin, sceso anch'esso dalla carrozza, e lo apostrofò in tono secco e perentorio. "Considerate terminata la vosta missione e tornate a casa! Da adesso in poi non avrò più bisogno dei vostri servigi".

Bazin fece per obbiettare ma sapeva, come gli aveva raccomandato De Treville, che non doveva ne fare domande ne disubbidire agli ordini del moschettiere. E così, benché Athos non gli stesse per nulla simpatico, annuì, risalì sulla carrozza e chiese al cocchiere di riprendere la strada per portarlo a casa.

Athos, a grandi falcate, si avvicinò alla casa e senza pensarci su bussò con forza alla porta.

Dall'interno si sentì un gran trambusto e dopo pochi istanti Aramis aprì...

Faccia a faccia, dopo dieci anni, si fissarono come se stessero vedendo un essere leggendario, entrambi...

Poi...

Lei lo guardò negli occhi sorpresa...

Lui la guardò negli occchi, freddamente...

E per lunghi istanti calò il silenzio fra loro...

Aramis deglutì, si schiarì la voce e, rendendosi conto di indossare abiti femminili, si sentì in dovere di spiegare la sua posizione... Non sapeva perchè dopo dieci anni di nulla, quella fosse l'unica cosa che gli era venuta in mente di dire, ma sapeva che doveva farlo. "Athos, quanto tempo..." - balbettò guardandolo in viso emozionata – "Io credo di dovervi qualche spiegazione...". Già... Si sentiva goffa e stupida come una ragazzina in quel momento a dire frasi tanto banali e scontate. Athos era stato uno dei suoi migliori amici per anni e nel suo cuore anche qualche cosa di più. Certo, un legame nato su una menzogna ma autentico! Ora però, era arrivato il momento di scoprire le carte. Lui era lì, lei era lì e non si poteva scappare o fare finta di nulla! Non si aspettava che arrivasse Athos, pensava che sarebbe stato d'Artagnan a venire da lei ed era confusa. Con il guascone sarebbe stato semplice, lui conosceva il suo segreto. Con Athos non era pronta ad affrontare nessuna situazione ma DOVEVA! Però, come? Dieci anni di lontananza, di silenzio... Lui cosa stava pensando? Cosa pensava di LEI??? Già, ormai che fosse donna era palese davanti ai suoi occhi...

Lo sguardo freddo di Athos non tradì alcuna emozione. "Nessuna spiegazione mia cara..." - disse, con una nota di disprezzo nella voce – "Sono quì per svolgere una missione, per illustrati i piani del Capitano De Treville e per prendere i bambini sotto la mia custodia!".

Aramis annuì sconcertata. Athos non aveva voglia di fare conversazione, era chiaro! Forse doveva anche aspettarselo... E affrontava la questione con la freddezza che di solito usava nelle missioni difficili, freddezza che lo rendeva imbattibile in battaglia... E che in quel momento rappresentava un baluardo anche per lei. "Si ma...". Lei voleva dirgli mille cose, spiegarsi, alleggerire la sua posizione davanti al suo vecchio compagno! Non doveva avere una buona opinione di lei Athos, forse era normale dopo la sua fuga repentina da Parigi senza dire nulla a nessuno. Per questo doveva dannatamente SPIEGARE!!!

"Niente ma, sono quì per lavoro Aramis e nient'altro mi interessa e mi risulta interessante!". Il tono di Athos era duro e non lasciava spazio ad risposta alcuna. Non voleva ascoltarla! Punto!!!

Calò di nuovo, fra i due, un silenzio pesante.

Interotto subito da una vocina infantile...

"ZIO ATHOS!!!". La piccola Julie sbucò di corsa dalla camera da letto, appena sentita la voce del moschettiere, e si lanciò verso Athos entusiasta, seguita da Demian e da Luis.

"Zio Athos, zio Athos!!!" - urlò felice Demian – "Che fortuna che sei venuto tu, papà ci avrebbe messo in castigo a VITA!!!".

A dispetto di tutto, Athos rise quasi divertito davanti alla faccia tosta dei bambini. Faccie di bronzo, esattamente come il loro padre!!! "Non cantate vittoria, prima o poi i vostri genitori li dovrete rivedere! E siete in guai grossi, sappiatelo!".

Julie gli si arrampicò in braccio, stringendosi a lui e dandogli un bacio sulla guancia. "Dai zio Athos, lo so che papà e mamma ci faranno il culetto a strisce a furia di darcele col battipanni, ma tanto che ci sei tu, trattaci bene!".

Athos sorrise, di nuovo. "Bimba mia, se riuscirai a conservare questa faccina di tolla anche da grande, nulla ti sarà impossibile...!".

Julie sorrise e Demian e il principino si avvicinarono al moschettiere, apparentemente sollevati dalla sua presenza. Una faccia conosciuta, finalmente!

Athos si informò con Luis circa le sue condizioni e una volta appurato che anche il giovane erede al trono stava bene, finalmente si rilassò.

Aramis, in un angolo della stanza, era rimasta ad osservarli. Mentre il peso di dieci anni di lontananza da quel mondo che tanto aveva amato presero a tormentarla all'istante. Athos coi figli di d'Artagnan, col principino, i bambini con lui... Si capiva che erano molto legati, affezionati l'uno all'altra. Un mondo di cui non faceva parte. Athos era lo 'zio Athos' per i figli di d'Artagnan e probabilmente anche Porthos era considerato così. Una grande e allegra famiglia di amici di cui non faceva più parte e di cui non sapeva più nulla... Cosa era successo in quei dieci anni? Che avventure avevano vissuto i suoi amici senza di lei? Che legami intercorrevano fra loro? Erano ancora 'Tutti per uno e uno per tutti' o qualcosa era cambiato?

Capì perchè era tanto difficile per lei e Athos raffrontarsi...

Tante cose non dette, un lungo silenzio, due vite ormai diverse che li avevano ridotti a estranei...

Athos non voleva spiegazioni da lei... Perchè era arrabbiato? O forse, perchè non gli importava più? Dieci anni sono tanti e più che sufficienti per dimenticare... Aveva paura a rispondersi Aramis, le risposte che avrebbe potuto ricevere potevano fare molto male...

Athos si voltò verso di lei, una volta finito di parlare coi bambini. "Gli ordini son questi: resterò quì coi bambini finché non arriverà d'Artagnan a darmi man forte per riportarli a Parigi in tutta sicurezza. Era fuori Parigi a dirigere le ricerche e non poteva quindi partire immediatamente, aspetteremo quà il suo arrivo! Nel mentre, il capitano si auspica un tuo aiuto, nel caso di bisogno, per proteggere Luis!".

"Oh, lei ci aiuterà, è una donna fortissima!" - esclamò Julie piena di ammirazione.

Athos digrignò i denti. "La conosco, la conosco..." - rispose senza entusiasmo.

Aramis annuì. "Sta arrivando d'Artagnan quindi?" - chiese, felice al pensiero di rivedere il guascone, di scoprire che uomo era diventato.

"Esattamente!" - rispose Athos con voce maliziosa e cattiva. "Se tanto ci tieni, magari puoi elargire a lui le spiegazioni inutili che ti ho rifiutato poco fa. Magari ti ascolterà!".

Aramis fremette di rabbia. Quel tono scostante e freddo la irritava! Athos non poteva sapere il perchè di tante cose! E di quanto era stato difficile. No, non gli avrebbe dato spiegazioni, come aveva chiesto. E non ne avrebbe di certo date a d'Artagnan... "Non devo spiegare nulla! D'artagnan sa già da tanti anni tutto quello che avrei spiegato a te poco fa..." - rispose in tono sibillino.

E a quelle parole, un macigno pesantissimo calò sul cuore e sulla mente di Athos...

D'artagnan sapeva?

Come???

Perchè???

Una strana rabbia lo invase. Il suo amico guascone che lo aveva superato per quanto riguardava la carriera, a quanto pareva lo aveva superato anche in qualcos'altro...


  
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