36.
Above the Thunder
Oltre il tuono
Sotto il cielo grigio non
cresceva la luna.
Non quella notte.
La cena le uscì violentemente
dalla bocca e si disperse sul pavimento, chiazza di un verdastro uniforme.
Poi la bile, il sangue.
L’attacco di panico era
arrivato presto, quella sera.
Tremando si alzò dalla
posizione in cui era precipitata, lo sguardo affondato nel buio, e pensò che
non c’era niente di più orribile che rimanere lì,
compressa al suolo, pregando dei lontani perché il dolore passasse e si
dissolvesse nel vuoto della sua anima.
Anche perché non credeva più a niente che non potesse
vedere.
Ancora un conato di vomito a
cui resistette strenuamente – non c’era più nulla da rimettere
– mentre il sudore le colava giù per il collo, bagnando tutti i vestiti
che aveva addosso.
Rise. La notte l’avvolgeva
nella sua cieca ignoranza.
Aprì la finestra e si gettò
con un balzo al di fuori di essa, atterrando davanti a
casa.
Poi cominciò a correre.
Corse dentro quella notte che
non aveva sapore.
Lei saltava a perdifiato fra
gli alberi. Uno scoiattolo si accompagnò a lei per alcuni metri e infine,
stanco, le rivolse un’ultima penosa occhiata prima di smettere la sua corsa.
Occhi scuri dentro occhi scuri, pena dentro pena.
Anko.
Il marchio bruciava come fuoco.
Aveva avuto una vita normale,
fino ad allora: alzarsi, guardarsi allo specchio e
pensare che con quella faccia da cadavere non sarebbe piaciuta a nessuno, poi
camminare svogliatamente fino all’accademia, massacrare degli studenti, fare
gli occhi dolci ad un suo compagno, tornare a casa ed infine addormentarsi.
Non c’era niente di più
banale in quella monotonia, eppure Anko cercava
disperatamente il ricordo di quei giorni, utili per non annegare nello
sconforto e nella desolazione.
Da quando aveva incrociato
lui, in quella missione, non un solo elemento di quella sinfonia perfetta era
tornato al suo posto senza una stonatura: per quanto ormai fosse quella, l’abitudine, i giusti tasselli
si erano persi nel nulla.
“- Quando
io ti vorrò vedere, oscurerò il cielo. – una pausa – E tu saprai che io ti sto
cercando. –“
Semplicemente. Le uniche
parole che gli erano uscite di bocca, quella bocca
invitante, erano state la sua condanna per la vita. Così, ogni qual volta il
cielo prendeva quelle tonalità di grigio che lei aveva sempre detestato – prima
– il suo marchio pareva scoppiarle sulla pelle, e illuminarsi come se da un
secondo all’altro dovesse giungere un’apparizione dall’Alto.
Invece quello era solo il
richiamo dell’Inferno sfuggito al sottosuolo.
Aveva imparato a sprangare le
finestre e a chiudere la porta a chiave, per impedirsi di raggiungerlo. Le urla
strazianti foravano i muri e si perdevano nella notte insensibile, che non
portava alcun conforto.
Atterrò nella radura, con
leggerezza.
Lui era lì, come se l’era sempre immaginato – fermo, immobile, sorridente – e la
fissava con occhi incuriositi.
- Anko.
–
- Maestro. –
Aveva imparato a sprangare le
finestre e a chiudere la porta a chiave. Ma quella
sera, era stato troppo. Il desiderio prendeva le cellule del suo corpo e le
faceva muovere, come impazzite.
Un tuono risuonò potente
lungo il cielo, e piccole gocce di una pioggia sottile e fredda cominciarono a
cadere su ogni cosa, velandola di umido.
- Sono passati parecchi mesi
dall’ultima volta che ci siamo visti. Non rispondevi ai miei richiami, come una
bambina piccola che si ostina a voler fare tutto di
testa sua. –
- Si, Maestro. Non volevo
vederla perché la odiavo, Maestro. –
disse, dondolando buffamente la testa. – Perché lei aveva
distrutto tutti i miei sogni, con un morso da serpente. –
- Non ho avuto altra scelta.
D’altra parte, Anko, non puoi sempre aspettarti che
il potere non richieda un grande sacrificio. –
Ancora pioggia sul suolo, che
ormai saturo d’acqua la ributtava all’esterno quasi vomitandola.
- Ma
io avevo dei sogni, prima che Tu giungessi a distruggerli. – pianse, Anko.
- Non ho avuto altra scelta,
bambina mia. – il serpente si avvicinava a passo sibillino, silenzioso come era sempre stato abituato a fare. Le posò una mano su
una guancia e poi scese con delicatezza fino alla spalla. – Era come se i tuoi
occhi mi chiedessero di farlo. –
- Maestro… -
- Occhi vuoti. Dove erano i tuoi sogni, Anko? Ti
ho donato un potere incredibile, capace di farti elevare sopra a molti. Eppure sei rimasta a casa, nascosta dentro l’ombra di una
vita che non era più la tua. –
Lei scansò la sua carezza con
uno scatto del viso. – Non è vero! Sono rispettata dove sto, a Konoha. Dove c’è gente che mi vuole bene e che mi ama per
quello che sono, e che non mi abbandona quando scopre
che sono debole. –
La luce del lampo li sovrastò
entrambi per un istante, mentre il volto di Orochimaru
si tendeva in un piccolo gorgogliante sorriso di vittoria. Anko,
istintivamente, rabbrividì in una scossa che la fece tremare tutta.
Gli occhi del suo Maestro
erano gialli come la luna, sibillini. Si sentì piccola e inutile.
- Allora è questo, piccola Anko. Ti senti triste perché il tuo maestro ti ha
abbandonato. –
- E
dimmi, Anko, chi è il cattivo, fra me e quelli che
dici di amare? – rise – Chi evita il tuo sguardo,
mentre passi per la strada? Oh, Anko, tu lo sai che
solo io posso darti quello cerchi. –
Lei sollevò di nuovo il suo
sguardo scuro su di lui, fremendo. – Ma tu mi ha
abbandonato! – replicò urlando – Mi hai abbandonato
come un giocattolo! Cos’avrei dovuto fare, io? –
Giocattolo.
Auree ambizioni, svanite da
tempo.
- Torna da me, piccola Anko, vieni qui e non pensare. –
La prese fra le braccia, come è solito fare un serpente che avvolge la sua preda. La
cullò e baciò mormorandole promesse che la ragazza sapeva
essere solo parole.
Accettò il pallido
compromesso, per quella sera.
- Aspetta con me la prossima
alba. – annuì.
Un altro tuono.
Gli occhi di
Anko si persero oltre quel suono.
Poi non tornarono più.
Questa… cosa, ecco, cosa,
nemmeno dovrebbe esistere. Ma nemmeno morti.
Colpa loro se è qui. Non faccio nomi, nooo. E chi deve starnutire… beh, lo faccia>>
Allora, premetto che la
storia è stata scritta prima che la sottoscritta vedesse le parti dei filler relative ad Anko e
Orochimaru. Però ci sono alcuni accenni che, manco a
dirlo, combaciano alla perfezione. Ah, il caso.
Dunque, a costo di essere ripetitiva, questo è uno studio sui personaggi.
Dialogo molto poco significativo, quello, a mio
parere. Ma non ho trovato nemmeno una persona disposta a dirmi
che faceva schifo, orrore!, e così mi son costretta a
pubblicarla.
In ordine, non devo
ringraziare: Amee,
Jem, Suzako e forse
anche Kirjava nee-chan,
che sta leggendo ora [si, anche Kirjava nee-chan].
Comunque sia, il personaggio di Anko
mi affascina da morire, e mi sto spiaccicando il cervello [sebbene più
spiaccicato di così credo sia davvero difficile] per capire esattamente come
ragiona. Ma è difficile. Centinaia di bozze, di
discorsi e di disegni sono finiti nella canna fumaria a sole poche ore dalla realizzazione.
Si, sono pignola u.u
Difetto per difetto, tantoXD
La mia poetessa*_*: oh Dio, è kilometrico da scrivere, ma mi dà
una qual certa soddisfazione, ecco. Anche se hai
combattuto poco (avrei preferito prenderti per sfinimento), sono contenta lo
stesso.
Guarda, ti dirò: ho letto una
poesia che ho composto quando avevo tre anni, e ti
giuro che è meglio di quelle di adesso. Non che la cosa sia molto confortante.
Sakura è la mia croce. Nel
senso che rimango così colpita della sua piccola
trasformazione, che alla fine tendo ad accentuarla, fino a trasformare un po’
tutto su un altro livello comportamentale.
Per lo meno, credo. La mia
ossessione per Sakura non ha spiegazioni razionali. Non per il momento, almeno.
Io quel maialino lo amo. Mi
sono resa conto di aver fatto un errore a livello
grafico, nel senso che ho scelto come colore l’azzurro, quando forse avrei
dovuto usare il rosa – femminile e maialoso^^
Un bacio!
Nee-chan:
giuro che con quel “lei” stavo andando pericolosamente
vicino alla paranoia, perché c’erano momenti in cui lo scrivevo riferito anche
a Sakura, e temevo di fare confusione. Alla fine poi mi sono aiutata con la
colorazione di quelli che volevo distinguere.
Con questa
invece si ritorna al livello dei primitivi che scoprirono il fuoco. No, che dico? Sono molto più avanti di me, loro=_=
Adoro quel maiale. Secondo me è lui, il tocco assoluto di classe. Altrimenti, sarebbe
stata una cosa come le altre.
Héra:
piace anche a me come nome, si*_* Altrimenti, non l’avrei
scelto, credo. [che logica oscena, dio!].
Povera cara, mi hai beccata
in piena passione per le shonen-ai, tesorooo. Mi spiace così tanto. Ma almeno io sono così brava che ti distraggo e sopporti,
ne? [prego inserire qui risata isterica dell’autrice].
Sarcasmo, sarcasmo…
la cosa che mi sconvolge è che leggendo le storie, penso sempre al fatto che i
miei personaggi sono degli stronzi. Poi rifletto e concludo che parlano esattamente come me. Forse questa non è
quella che definirei propriamente una buona notizia.
Shizune mi è completamente indifferente ma,
col mio solito astruso metodo di ragionamento, ho scritto le prime due righe,
ed è venuto fuori un lei. Ora, Ino era troppo scontato, Tsunade
troppo persino per me…
Eh, è
rimasta solo quella poveretta. Che alla fine ha ricevuto in dono il
primo carattere che ho deciso le stesse bene.
Democratica, io(8). See ya,
dear!
Sihaya10:
insomma, lo so, il pairing era osceno. Però, ecco,
alla fine è proprio come procedo. Scrivo due frasi, e poi penso a chi
attribuirle. In un certo senso, è un po’ devastante come logica, però è molto
più divertente così. A volte, anzi, mi faccio dettare le prime due frasi da mio
padre, che se le inventa sul momento.
Così il divertimento è assicurato
[dal mio punto di vista, ovviamente^^’’]
Insomma, è venuto fuori
questo. Giuro che ne sono scioccata anche ioXD
Tesoro, ti ringrazio
assolutamente per i complimento. Ti stimo tantissimo, per cui quando commenti, son
sempre contenta e felice. In fondo, ribadisco, sei
stata proprio tu a dirmi di avvicinarmi a questo fandom.
Non credo che ti ringrazierò mai abbastanza.
Per Sasori,
hai ragione. È un personaggio incredibile, seppur non compaia quasi per nulla. Ma ci sono alcune scene del manga che mi hanno spinto ad
amarlo. Oltretutto, è molto intenso, sia come
caratterizzazione, sia come espressione del volto. Suscita emozioni,
ecco.
Non sai quanta gente l’ha
odiata. Passavo loro tre righe per volta, e davo loro tre tentativi per
indovinare. Alla fine delle fic, mi stavano quasi per ammazzareXD
Insomma, grazie ancora!! Un bacio