Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: cecchino_2028    20/07/2012    1 recensioni
I pensieri di Paolo Borsellino dopo il funerale dell'amico e collega più caro, Giovanni Falcone.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Desclaimer: I personaggi ivi contenuti non mi appartengono, né detengo alcun diritto su di loro. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.


Giovanni Falcone è stato fatto saltare in aria mentre tornava dall'aereporto, a Capaci, sull'A29, il 23 maggio del 1992, assieme alla moglie, Francesca Morvillo, ed agli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco DiCillo e Antonio Montinaro.

Paolo Borsellino è stato fatto saltare in aria mentre raggiungeva casa della madre, a Palermo, in via D'Amelio, il 19 luglio del 1992, assieme agli agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

PER NON DIMENTICARE!






C’è pioggia tutt’attorno a me, si mischia alle lacrime, che imperterrite continuano a rigarmi il volto.

Cosa è rimasto di ciò che eravamo? E di quel sogno avventato in cui ci eravamo imbattuti?

Ora sono solo, in mezzo a questa piazza vuota, mentre la pioggia continua a bagnarmi. Sono solo a lottare contro qualcosa molto più grande di me. Qualcosa che non riuscirò mai a sconfiggere, non da solo. Una volta potevamo riuscirci, ma ora no, non ce la posso fare. Con te era tutto forte, semplice. Era facile conquistare la vetta e poi iniziare da capo, di nuovo. Una nuova indagine, nuovi sospetti, ma sempre la stessa sete di giustizia. Sento ancora la tua voce nella mia mente, quando mi ripetevi che sì, potevamo farcela, che avremmo trasformato Palermo e la Sicilia in un posto migliore.

Cosa è rimasto di tutto questo?

Sono rimaste le macerie delle auto saltate in aria, sono rimaste le lacrime di tutti coloro che in vita ti hanno amato e rispettato, c’è quell’ultimo grido di disperazione, quell’appello della vedova di Vito Schifani, quel giovane la cui vita è stata stroncata assieme alla tua.
Vorrei che il mio telefono squillasse, ora, e che sia tu dall’altro capo di questa macchina di nuova generazione, a dirmi che tutto andrà bene. Sorrido, mentre altre lacrime rigano il mio volto bagnato dalla pioggia.

Le nuove generazioni.

Era per questo che lottavamo, nonostante la paura e il pericolo della morte, per loro, per i nostri figli ed i figli di Palermo. Per tutto ciò che verrà.

Ma cosa verrà, ora?

In questo momento in cui il mio cuore conta i suoi ultimi battiti. Perché lo so, il prossimo ad essere colpito sarò io. Manco solo io, perché? Perché sono solo? Non sono abbastanza forte per tutto questo! C’è rabbia e frustrazione in me. Cos’altro dovrò fare ancora?

Lacrime.
Pioggia.
Lacrime.
Pioggia.
Morte.

Una fitta allo stomaco mi fa rendere conto che è questo l’ultima speranza, l’unica cosa che mi resta. La morte. Perché non mancheranno di attaccare, l’hanno fatto dieci anni fa, quando abbiamo iniziato, lo faranno ora, per mettere la parola fine. Ci siamo gettati a capo fitto in una missione più grande di noi, consapevoli che prima o poi ciò che era accaduto ai nostri amici, sarebbe successo anche a noi.
Avevamo deciso di uscire allo scoperto tutt’insieme, ma loro sono riusciti a dividerci, uccidendoci uno alla volta, nell’unico momento in cui eravamo separati. Sono stati codardi, eppure stanno vincendo loro.

E’ il mio momento.

Non so cos’altro dire. Sento che questi sono gli ultimi attimi che mi restano, da ora in poi dovrò lottare con tutte le mie forze per risolvere tutta questa situazione il più in fretta possibile. Quel che più mi duole è che tu stavi venendo da me, il tuo vecchio amico, l’unico che riusciva a capirti. Dovevamo festeggiare ciò che eri diventato, non era una carica di poco conto, dai piani alti avresti potuto essere potente e fare di tutto. E’ di questo che hanno avuto paura. Del tuo potere. Del mio.

Mancanza.

E’ difficile portare tutto questo peso addosso, ora che sono solo. Non c’è più il mio braccio destro, la mia spalla, il mio grande amico, non ci sei più tu a condividere questo fardello con me.

Ed ora scendono le lacrime amare, quelle di chi ha perso tutto. Perché io ho perso te. E sto perdendo la nostra causa. Perché, checché se ne dica, ormai andare avanti così, da solo, è una follia. Come se alla guida della mia auto vedessi un muro e premessi il pedale dell’acceleratore, per schiantarmi.

Ed io quel muro lo vedo, ed il mio piede è proprio sul pedale, e sta spingendo.

Ed ora loro avranno quello che vogliono, perché t’hanno ammazzato amico mio.

A Palermo si dice “cu' perdi un amicu, scinni un scalino”, e tu lo conosci bene il nostro dialetto e sai che questo significa che “chi perde un amico, scende uno scalino”. E sai anche cosa significa a parole, ma non a fatti. Questo riesco a capirlo solo io, perché io ho perso te ed ora mi sto allontanando dal vedere la fine di questo tunnel.
Il mio ultimo pensiero va a te Giovanni, ed a tua moglie Francesca, perché voi sapevate ciò che vi stava per accadere, e l’avete affrontato con coraggio.
Voglio essere come te, amico mio, voglio affrontare la vita e ciò che verrà con il tuo coraggio.

Mi manchi già, ma per quel che posso, voglio andare avanti, e dedicarmi anima e corpo a tutta questa storia. Voglio che tra vent’anni tutti si ricordino chi siamo e cosa abbiamo fatto.

Mi volto e no, non ci sei accanto a me. Strano. Ma ti sento, so che posso continuare in questa strada in salita per il resto dei miei giorni, perché qui al mio fianco ci sei tu, come sempre.

Addio, Giovanni. Nessuno dimenticherà te, ed il tuo nome. Ci penserò io a farlo riecheggiare nel tempo.

Perché tutto questo, prima o poi finirà e tutti penseranno a te.

Quel grande uomo di Giovanni Falcone.

Il migliore amico di Paolo Borsellino.






Angolo autrice:
Su di loro è stato scritto, girato film, serie tv, è stato fatto di tutto!
Quindi anche io ho voluto dare il mio contributo.
Sono due eroi, cos'altro si può dire su di loro?
Questo è quello che penso io!

Non dimenticare mai, e poi mai, queste figure d'uomo e di coraggio!
Questo è ciò che mi ripeto, e da loro voglio prendere esempio!
Loro sono coloro che hanno voluto fare la storia e che né medaglie, né mostrine, potranno riportare indietro!


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: cecchino_2028