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Autore: Allison Argent    20/07/2012    1 recensioni
Cosa succederebbe se i personaggi di Glee fossero dei maghi e frequentassero Hogwarts? E cosa succederebbe se fosse indetta una nuova versione del Torneo Tremaghi?
«Le cose a Hogwarts erano diverse da anni fa, durante l’epoca oscura di Voldemort, i rapporti tra le Case erano molto più tranquilli di quanto i nostri genitori o amici più grandi ci avevano sempre raccontato. Certo, tra noi e i Grifondoro c’era sempre quella scintilla accesa e pronta a prendere fuoco, ma non era mai niente di troppo serio.
Il mio flusso di pensieri si fermò insieme al treno, mi girai di nuovo verso il finestrino e sorrisi: eravamo arrivati.»
{Quick, Quinn POV, altre coppie ancora da decidersi!}
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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9# la stanza dei campioni

(in cui Quinn ha un attacco di panico e un amico le è d'aiuto)




Fin da quando ero piccola, mia mamma mi aveva sempre ripetuto che sarei stata una grande donna, che sarei diventata importante e rispettata da tutti.
Ovviamente lei intendeva la cosa in un senso molto diverso da come la pensavo io e molto diverso dal motivo per cui sarei diventata –molto remotamente possibile –una grande donna.
Feci fatica a rendermi conto di essere davvero stata scelta come una dei sei campioni che quell’anno si sarebbero confrontati nelle tre incognite prove.
Passò tutto molto in fretta.
Figgins chiamò l’ultimo campione e io ero troppo sconvolta e presa dai pensieri che si incrociavano uno con l’altro nella mia testa per fare caso al discorso finale del preside che dava il vero inizio al Torneo. Ci fecero spostare tuttI insieme verso la grande aula di preparazione alle prove che veniva aperta solo negli anni che ospitavano il Torneo, ma io pensavo soltanto che dovevo andare da Santana, chiederle scusa, cercare un modo di farla venire con me ma non potevo perché una volta dentro non ci si poteva più ritirare. 
Quando entrammo nella stanza, prima di richiamare la nostra attenzione, i professori insieme ai tre presidi iniziarono a parlottare tra loro, mentre i vari campioni si scambiavano qualche parola tra di loro; fu allora che mi prese per il polso e mi tirò con forza dietro a un mobile che ci nascondeva dalle altre persone presenti nell'aula.
Lo guardai con gli occhi spalancati, non sapendo cosa dire, non sapendo neanche che cosa pensare. Rimasi immobile quando lui mi prese entrambe le mani e intrecciò le sue dita con le mie.
«Puck, io. . . non so cosa fare.», dissi debolmente. Non avevo mai preso in considerazione il fatto che saremmo potuti finire insieme in questa situazione. In qualche modo, ogni volta che ci pensavo, ero sicura che se uno di noi tre fosse stato scelto, automaticamente le altre due persone ne sarebbero state tagliate fuori. Onestamente, non sapevo quale delle due opzioni fosse la peggiore.
Lui mi guardò dritta negli occhi e mi sfiorò la guancia con il dorso della sua mano calda.
«Non preoccupartene ora, abbiamo tempo per quello. Se ti senti cadere, stringi la mia mano.», mi rispose lui con tono deciso, stringendo la stretta alla mia mano per qualche secondo e poi raddolcendo la presa.
Io annuii, facendo qualche respiro profondo. Ero Quinn Fabray, non dovevo farmi prendere dal panico.
Ma allora perché ero così agitata? Avevo sottovalutato la situazione, le persone erano davvero morte durante questo torneo. C’era un motivo per cui decenni fa avevano deciso di fermare questa occasione.
Con tutta la forza che avevo, strinsi di più la sua mano e feci un paio di passi indietro, appoggiando la schiena al muro, mentre lui mi raggiungeva e mi serrava in un abbraccio confortevole e sicuro.
Alzai lo sguardo e trovai il suo viso molto più vicino al mio di quanto mi aspettassi, stavo quasi per chiudere gli occhi quando la voce di Figgins rimbombò per la stanza.
Sobbalzai leggermente, Puck si spostò un po’ a lato per permettermi di avanzare verso il piccolo cerchio che si era formato al centro dell’aula e camminammo velocemente per raggiungere gli altri, tenendo stretta la presa l’uno dell’altra.
La Zizes e St. James inarcarono un sopracciglio quando notarono che io e Puck ci stavamo tenendo per mano, ma io ricambiai il loro sguardo con un’espressione dura, che non rifletteva affatto il mio stato d’animo in quel preciso istante.
«Quest’anno, come potete vedere, ognuno di voi campioni potrà contare sull’aiuto di un insegnante tra i sei qui presenti.», stava dicendo Figgins, indicando con un gesto della mano i sei professori alla sua destra.
«Il fato deciderà chi sarà il vostro mentore, quindi diamoci da fare per scoprirlo!», finì eccitato e con un gesto della bacchetta, un sacco di pelle fluttuò attraverso la stanza fino a che finì tra le mani del nostro preside.
«Dentro questo contenitore ci sono sei pietre, ognuna da un colore diverso. Ognuno di voi le raccoglierà una dal fondo del sacco e osserverà il suo colore, poi sarà il momento dei professori: al loro pronunciare dell’incantesimo, la loro bacchetta emetterà scintille dello stesso colore di una delle sei pietre. Quando vedete la bacchetta del professore illuminarsi del colore della vostra pietra, allora saprete chi sarà il vostro mentore da oggi a giugno.», ci spiegò mentre scuoteva leggermente il sacchetto e lo porgeva a Brittany.
La bionda infilò la mano nel sacco e con un sorriso divertito scelse la sua pietra, quando aprì il pungo, mostrò a tutti che il colore che il fato le aveva assegnato era il gialla. Il suo compagno Kurt seguì il suo esempio e pescò la piccola pietra blu. Dopo di lui ci furono la Zizes, che scelse una pietra color smeraldo e St. James, con una nera. Quando aprii il mio pugno per rivelare il colore che mi avrebbe rappresentata, rimasi sorpresa vedendo tra le mie mani una gemma di un bianco brillante; a Puck era quindi rimasta quella rossa, come aveva anticipato la preside Sylvester.
Diedi un’occhiata veloce ai professori; tra tutti, avrei scelto la Bieste. Era una delle poche professoresse che sopportavo in questa scuola, d’altronde era stata lei ad insegnarmi a volare quando avevo undici anni. Tra i meno peggio c’erano il professor Martinez (che era più bello che altro, se dovevo dirla tutta) e la professoressa Holliday, che aveva un modo di insegnare un po’ strano, ma effettivo.
Sfortunatamente, il mio mentore non fu nessuno dei tre che speravo. Mi ritrovai in coppia con il professor Schuester e guardai Puck con gelosia quando lui fu accoppiato alla Bieste.
Dopodiché Figgins iniziò a spiegarci qualche meccanismo che avremmo dovuto seguire nelle settimane a venire:  il sabato avremmo dovuto recarci nell’aula del nostro mentore per iniziare a parlare di strategie, 
mentre il  mercoledì successivo avremmo avuto la pesa delle bacchette, insieme a un’intervista esclusiva con un giornalista dal Profeta.
Infine, ci dismise per via dell’ora tarda, erano già le undici di sera inoltrate. Scambiai una stretta di mano con i professori, fingendo un sorriso, e anche con la maggior parte degli altri campioni. Solo Brittany decise che era meglio abbracciarmi, così quando mi strinse tra le sue braccia, il mio sorriso divenne genuino.
Io e Puck ci incamminammo per ultimi verso i nostri dormitori e io tirai un sospiro di sollievo quando anche le ultime persone si persero in altri corridoi e direzioni diverse dalle nostre.
Per qualche strano motivo, la mia mano era ancora incollata alla sua.
Lui probabilmente capì che ci stavo pensando, ma fece finta di niente, continuando a tenere la stretta ferma.
«Non devono essere molto contenti, gli altri studenti della nostra scuola.», mi disse lui, rompendo il silenzio. Aveva ragione: entrambi i campioni di Hogwarts erano Serpeverde.
«Dici che tiferanno tutti per gli usignoli di Beauxbatons?», chiesi io con un piccolo sorriso in viso. Lui si girò verso di me mentre avanzavamo e mi sorrise di rimando.
«Esattamente.»
«Io ho paura di Santana.», feci poi io, dopo qualche secondo di silenzio. Era vero, si sarebbe sentita tagliata fuori con la storia che sia io sia Puck e anche Brittany eravamo dentro. Mi sentivo davvero uno schifo.
«Non averne, capirà.», mi rispose lui tranquillizzandomi. Forse aveva ragione, io però, non ne ero del tutto convinta.
Quando arrivammo al portone che dava alla Sala Comune di Serpeverde eravamo entrambi sicuri di cosa avremmo trovato una volta entrati.
Così ci fermammo e ci guardammo l’uno negli occhi dell’altra, insicuri sul da farsi, ma prima ancora che potesse prendere una decisione, io sospirai e mi feci avanti, entrando nella Sala affollata dalla maggior parte degli studenti Serpeverde che brindavano a noi.
Diedi un’occhiata veloce a Puck, e nei suoi occhi intravidi una piccola goccia di amarezza, prima di scomparire e venire sostituita da eccitazione strettamente collegata alla festa che i Serpeverde stavano per avere.

                                   
 



Dire che mi dispiace per la lunghissima attesa è poco.
Ho cominciato a scrivere di nuovo qualche giorno fa, finalmente ho superato il blocco che avevo da qualche mese e sono riuscita a riprendere. Tra l'altro ora sono in vacanza quindi ho più tempo per scrivere :)
Spero il capitolo piaccia, diciamo che da ora in poi si entrerà più nel vivo della storia.
Saluti,
-Aria
   
 
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