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Autore: ire_ne    04/02/2007    5 recensioni
La storia inizia nel piccolo laghetto dietro il PPTH, questa nuova luce farà vedere Cameron agli occhi di House diversa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ben due anni erano passati da quando l’aveva baciata. Due anni magnifici, in ospedale non era cambiato nulla, lui era il capo, lei l’assistente. Lavoravano, chi più , chi meno, con una professionalità che forse non avevano nemmeno prima.

Poi arrivavano a casa, facevano l’amore e poi ognuno a casa sua. Non si erano imposti nulla, solo di vivere la giornata.

Lei era naturalmente innamorata, ma ormai non lo diceva più.

 Lui invece non glielo aveva mai detto. Non credeva possibile poter esprimere tutto quello che provava quando era tra le sue braccia con due semplici e inutili parole. Ma si ,ne era innamorato, anzi qualcosa di più, qualcosa di immenso, di indescrivibile.

 

Era stanco, ormai erano gia le otto di sera ma non aveva voglia di rientrare a casa, lei avrebbe dovuto fare il turno di notte e non riusciva ad addormentarsi senza i suoi baci e le sue carezze. Forse il loro rapporto stava diventando monotono, insomma, non erano nemmeno sposati ma gia facevano tutto quello che fanno gli anziani, quelli che stanno assieme da una vita.

Lui non credeva nel matrimonio, era una stupidaggine ai suoi occhi, se due persone si amano

davvero non hanno bisogno di promettersi cose che, nella maggior parte dei casi vengono infrante.

 

Wilson ne era la prova vivente.

 

Se lui avesse creduto al matrimonio avrebbe sposato Stacy, gia Stacy, era tanto che non ci pensava. Quella era la donna della sua vita fino a qualche anno prima e invece tutto è andato in fumo, tutte le aspettative, tutti quei “ti amo” detti perché pensati veramente, i gesti, le carezze, le giornate passate a condividere sogni ,pensieri.

 

Tutto questo con Cameron non l’aveva mai fatto, perché aveva ancora paura di rivivere tutte quelle sensazioni piacevoli che gli portarono solo tanto, troppo dolore, ma questa volta se fosse accaduto di nuovo, avrebbe gettato la spugna. Gia, per evitare tutto aveva rinunciato a questo, facendo soffrire lei, che cercava di non darlo a vedere solo per restare con l’uomo dei suoi sogni, con l’uomo di cui era innamorata.

 

Voleva cambiare, voleva gettarsi a capofitto su questa relazione, e l’aveva capito solo dopo 2 anni .

Scosse la testa e sorrise. Era stato stupido, stupido come non mai. Se avrebbe continuato così forse, anzi sicuramente l’avrebbe persa magari a causa di un ragazzino come Chase. Scosse la testa. No, no lei non era una persona di quel genere, avrebbe sofferto in silenzio come stava facendo. E non doveva succedere. Prese  il bastone ed uscì dal suo studio.

 

Era seduta in diagnostica e si massaggiava le tempie. Ormai erano le 4 e il suo turno era appena terminato, Un dolce mal di testa l’aveva catturata, sarà la stanchezza , pensò. Si intristì pensando che doveva tornare a casa da sola. Li non ci sarebbe stato nessuno ad accoglierla con un bacio e una tazza di cafè sussurrandole “ti amo” all’orecchio. Sospirò. Chissà dov’è e che sta facendo Greg. Gia lui ormai era diventato il suo chiodo fisso. Non dormiva la notte senza sapere se stava bene. Dio come lo amava. Ma lui non aveva mai provato a dirlo, nemmeno un piccolo segno. Era adorabile si, questo era vero, sapeva che non l’avrebbe sentite presto quelle parole, forse mai.

Non voleva pensarci sarebbe tornata a casa a riposare e poi magari fra qualche ora l’avrebbe chiamato. Magari, sicuramente era la parola più appropriata.

Chissà se le avrebbe mai chiesto di sposarlo. Ci pensava ormai da tempo ma non sapeva darsi una risposta adeguata. Lui era imprevedibile, insomma non riusciva a dirle un semplice “ti amo” non poteva pretendere un passo avanti così grande. Aspettare con pazienza. Ecco cosa avrebbe fatto.

Senza continuare coi suoi pensieri prese il cappotto e lasciò lo studio velocemente.

 

 

Arrivò a casa e lo trovò li seduto sui gradini del portone principale. Un senso di felicità la percorse , infondo in due anni non l’aveva mai fatto, apparte qualche eccezione. Sorrise. Si avvicinò a lui con un passo lento ma deciso. Era curiosa di sapere che voleva e come mai era li.

 

C:ciao!

H:ciao, ce ne hai messo di tempo.

C:sono uscita dall’ospedale alle 4.

H:gia e sono e mezza, saresti dovuta essere qui dieci minuti fa.

C:che fai mi cronometri?

H:no ero solo preoccupato.

 

Lo guardò negli occhi. Effettivamente aveva un espressione strana, ma non era preoccupazione più che altro nervosismo, cosa strana considerato il soggetto. Si avvicinò ancora a lui e posò le sue labbra in modo delicato su quelle del diagnosta che la prese per la vita e lo avvicinò a se.

 

H:se credi che sia venuto fin qui per accontentarmi di un bacetto ti sbagli di grosso.

C:mmh e che vuoi?!

H:non lo so dimmelo tu..

C:non sono nella tua testa Greg.. ma posso immaginare.

 

Un sorrise bellissimo e malizioso si dipinse sul volto dell’immunologa. Infondo era piacevole stare con quell’uomo. Era diverso da tutti e a differenza di quello che si poteva credere infinitamente romantico e dolce quando voleva.

 

H:immagini bene allora.

 

La baciò di nuovo. Le sue labbra dolci erano diventate ormai una dipendenza per lui, che nemmeno il vicodin era riuscito a creare nel suo corpo. Quando stava con lei , quando l’abbracciava semplicemente provava sensazioni diverse ma tutte stranamente piacevoli.

 

C:entriamo in casa che ne dici?

H:no voglio stare qui fuori.

 

Questa volta le sue labbra le sfiorarono il collo. Lì dove la facevano impazzire, dove ogni qualvolta che la sfiorava la sentiva tremare di piacere.

 

C:dai.. Non fare il bambino anche oggi.

H:ok mamma.

C:mi paragoni a tua madre?

H:oh certo che no, mia madre non ha quel fondoschiena e soprattutto non farei mai quelle cose che faccio con te. Mi hai capito no?!

C:be si perde molto.

H:be si lo so che sono molto bravo.

C:ora non esageriamo.

H:lo so che ti piace..

C:allora vieni o no?

H:certo, senti prima ti devo dare una cosa.

 

Cameron si voltò e vide che frugava nervosamente nella tasca del giubbotto. Aveva una strana espressione in volto. Un brivido scese lungo la schiena. E se.. no non ci doveva fantasticare troppo sopra. Ci sarebbe rimasta malissimo. Respira Ally, continuava a ripetersi, respira.

 

C:che fai?

H:cerco questo.

 

E tirò fuori una scatoletta nera. Cameron si sentì svenire, non poteva credere ai suoi occhi. Quella era la scatoletta di un anello, un anello con il quale gli avrebbe chiesto di sposarlo? Non capiva più nulla troppe domande che esigevano una risposta immediata per la sua sanità mentale.

 

C:H.H.H.. House non riesco a capirti.

H:be si insomma questa è una scatoletta e dentro c’è una cosa per te.

 

Cameron allungò il braccio per prendere il “misterioso dono” cercando con tutta se stessa di non credere ai suoi occhi, Guardò l’oggetto e poi lui con occhi dolci e pieni di speranza. Tremando leggermente aprì quel piccolo scrigno mostrando.. una chiave!

Allison spalancò gli occhi, non capiva. Forse era solo uno scherzo, un inutile, stupido scherzo che per un attimo l’aveva fatta sognare, l’aveva portata a toccare il cielo con un dito per la felicità, uno scherzo di cattivo gusto.

 

C:questo è uno scherzo House?!

H:come mai mi chiami House?1 lo fai solo quando siamo a lavoro e quando sei adirata. Io, io credevo di farti piacere.

C:farmi piacere regalandomi una stupida chiave? Chiunque avrebbe creduto che li dentro c’era.. c’era.

 

Ma non riuscì a continuare perché le lacrime scesero calde dai suoi begli occhi smeraldo andando ben presto a naufragare sulle guance arrossate dal freddo e dalla rabbia.

 

H:c’era un anello?

 

Continuò lui. Era terrorizzato, credeva di farla felice dandogli un regalo del genere. Infondo erano la chiave di casa sua , la chiave per l’inizio di una convivenza con la donna che amava, la chiave di tutto il loro nuovo mondo, della loro nuova vita, la chiave di Greg e Allison e non più House e Cameron. Ma riuscì a tenere un contegno, sembrava freddo ma lei sapeva che era preoccupato. Infondo l’aveva rifiutato, non era vero, lei non aveva ancora detto nulla. Aspettò. Ma come poteva pretendere una reazione diversa dopo questo?! Ma infondo lui che aveva fatto?! Nulla. Respirò profondamente.

 

C:che significava?

H:nulla.

C:dimmelo!

H:non credo sia il caso.

C:ti prego, voglio capire.

 

Lo disse con quella voce. Quella alla quale non si può mai dire di no. La voce che lui adorava terribilmente e della quale non poteva fare a meno.

 

H:be insomma, io.. volevo.. con quella.. chiederti di venire a vivere con me.

 

Lo disse tutto d’un fiato ma non la guardò negli occhi, fissava il pavimento, era completamente in imbarazzo, non sapeva come uscire da quella situazione di tensione che si era creata fra di loro.

 

C:come?

 

Il cuore iniziò a galoppare nel petto dell’immunologa. Che voleva dire con quello. Insomma non la voleva sposare, ma voleva vivere con lei.

 

H:io, io non credo nel matrimonio, non penso che due persone debbano stare assieme tutta la vita perché si sono promessi amore eterno in una chiesa, in un comune o ovunque tu voglia. Io penso che se due persone si amano, davvero, non hanno bisogno di prometterselo, lo sanno gia. È come una verità, di quelle che non si dicono ma si sa che ci sono. Non so come spiegartelo Allison però io voglio passare tutta la mia vita con te.

C:Greg io.. io ti amo!

 

House sorrise, forse per la prima volta nella sue vita era un sorrise carico di gioia, paura, amore. Tutte cose che aveva tenuto dentro di se e che in quei due anni era riuscito a liberare poco a poco grazie a lei, la donna che aveva davanti, lei quella che l’aveva fatto rinascere, lei quella che ora gli aveva stregato corpo e anima.

 

H:credo che questa sarà una delle poche volte che lo sentirai uscire dalla mia bocca ma, anche io ti amo, ti amo come nessuno credo abbia mai fatto, ti amo solo perché esisti, ti amo perché mi hai fatto rinascere.

 

L’immunologa gli si buttò tra le braccia, piangeva. Non era stata così felice da tempo, troppo tempo. Finalmente lui, l’uomo dei suoi sogni e dei suoi incubi la voleva con se sempre. Sorrise asciugandosi le lacrime con la mano. Non sarebbe stato di certo l‘ultimo sorriso che avrebbe avuto con lui. Sospirò.

 

C:entriamo in casa?

H:e poi facciamo quelle cose che sai fare solo tu?!

C:Greg!

H:sai che adoro il tuo caffé?

C:si.

H:e adoro anche te.

 

Lo baciò sulle labbra dolcemente.

 

Gia quello era l’inizio!


Be che dire ringarzio tutti quelli che hanno recensito chi tutti chi solo pochi capitoli! grazie siete stati molto gentili!

grazie a :damagedlove che ha commentato tutto, giulia93 sono contenta che ti sia piaciuta la canzone!!!piccy6:che anche se l'aveva gia letta ha commentato lo stesso e ad amy. grazie davvero (mi sento un po' alla notte degli oscar)

alla prossima! una bacio Ire

  
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