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Autore: Elieen03    20/07/2012    7 recensioni
E se anche i tributi del distretto 2 nutrissero sentimenti di odio e rancore verso Capitol City?
E se anche loro avessero dei sentimenti profondi che bruciano l'anima?
E se Cato fosse disposto a richiare la sua vita, per la famiglia che gli è stata sottratta?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cato, Clove
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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<< Sento la frustrazione montare dentro di me. Sono giorni che tento di far divampare una maledetta fiamma, senza alcun risultato. Ripasso mentalmente il  procedimento, ma non riesco a capire l’errore. Strofino questi maledetti legnetti fino a farmi sanguinare le dita. Uno degli altri ragazzi che si allena nella mio stesso centro addestramento, si avvicina a me e termina il mio lavoro in due semplici mosse. “Sei un pivello, non ti lasceranno mai essere un tributo.” La rabbia mi appanna la vista. Vorrei strozzarlo. L’ibrido che è in me chiede di essere saziato. Senza pensarci due volte raccolgo uno dei rametti e punto ai suoi occhi. Voglio distruggere quell’espressione di scherno che ha nei miei confronti. Sento l’impatto del legno appuntito con la carne, e il sangue inizia a sporcarmi le mani. Sangue. Sto per alzare il legnetto ed iniziare a colpire alla ceca, quando due mani pesanti mi strappano via dalla mia preda e mi sbattono al muro. Evoy, il nostro istruttore. Solo lui può trattarmi così e non rischiare la vita. Mi trascina in uno sgabuzzino e mi colpisce con il dorso della mano in pieno viso. Sono passati sette anni, ora sono abituato. La sua voce dall’accento marcato mi raggiunge come un sussurro: “Lui aveva buone possibilità di essere il tributo di quest’anno, mentre tu dimostri di essere ancora un moccioso”. Bam! Ho già compiuto 14 anni, e speravo che quest’anno potesse essere il mio anno. La delusione mi brucia dentro, ed Evoy sembra capirlo. “Questo non è il tuo anno, Cato. Sei una macchina da guerra quasi perfetta, ma devi imparare a controllarti”. Chiude la porta alle sue spalle, lasciandomi al buio più totale. Sono una macchina da guerra.
E le macchine da guerra non hanno sentimenti. >>

 
CATO:

Sono passati altri quattro anni, e mi sento come allora.
Il tributo del 12 mi guarda dall’alto di quel maledetto albero, e mi sento impotente.
Mi sorride e urla: “Forse dovreste lanciare la spada”.
Si prende beffa di me, e la cosa mi fa letteralmente impazzire.

Giuro che se potessi, le strapperei il cuore dalla gabbia toracica.
Con le mani.


 Colpisco l’albero con una scarica di calci e pugni.
So di non ottenere nulla, ma potrei impazzire da un momento all’altro.

Il ragazzo del 12 sembra avere una soluzione:  “Aspettiamola qui. Deve scendere prima o poi, o morirà di fame..e la uccidiamo.”

Mi sento di nuovo il bambino che Capitol City ha incatenato. Un bambolotto che deve solo aspettare.
Stringo i denti mentre impartisco ordini agli altri: “Ora pensate al fuoco”.

Nonostante gli anni trascorsi ad allenarmi con Evoy, non ho ancora imparato a farlo da solo.
L’assurdità della cosa mi fa quasi ridere.

CLOVE:

Addormentarsi nell’arena è una delle cose più difficili.
Nonostante la consapevolezza che non ci sia nessuno più forte di me, e che potrei annientare tutti nel tempo di un respiro, mi risulta difficile abbandonarmi all’incoscienza.

Lux sembra più che lucida, e spero per lei che resista fino alla fine del suo turno di guardia.
Altrimenti, userei quei suoi dannati capelli biondi per far presa sulla testa, mentre con l’altra mano mi divertirei a distruggere il suo bel visino.

Chissà quanto impiegherebbero i suoi meravigliosi occhi verdi ad abbandonare la vita..

Mentre mi crogiolo in questi pensieri, sento il sonno prendere il sopravvento.
Non riesco a capire se siano trascorsi secondi, minuti oppure ore, quando uno schianto ci fa sobbalzare tutti.
 
CATO:

Non riesco a capire cosa stia succedendo, sento solo le grida disumane degli altri, mentre una minaccia che non riesco ad individuare si abbatte su di noi.
Le urla di Lux e Clove mi riportano alla realtà.

Il loro ronzio è inconfondibile.

Aghi inseguitori. Veleno.

Per me l'associazione mentale è più che ovvia.

Ora nell’arena non c’è il diciottenne Cato, ma il bambino del distretto 11, che ha paura di loro.

L’isteria mi coglie, mentre penso a ciò che questo veleno ha provocato alla mia mente.
Mi alzo di scatto e vedo Marvel correre davanti a me.

Giro gli occhi solo un istante e vedo Lux, completamente accerchiata da quegli ibridi.
I suoi occhi schizzano disperati da un lato all’altro, cercando aiuto...ed incontrano i miei.

E’ come se solo ora mi rendessi conto dei suoi occhi verdi...


Ma c’è qualcosa di sbagliato.

Sono gli occhi marroni di Clove e le sue urla a riscuotermi.

“Corri Cato, CORRI!”


E questa volta sono io ad ubbidire.




   
 
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