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Autore: Iwantasmile    20/07/2012    47 recensioni
"Il Signore mette al mondo per noi un'anima gemella. Certe volte in uno sconosciuto, certe volte in un amico.. altre volte in persone molto vicine.. ad esempio un fratello."
Sorrisi.
Ero innamorata di mio fratello.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 32
Aprii gli occhi e mi rigirai nel letto un paio di volte nel tentativo di riaddormentarmi, ma mi fu impossibile.
Mi sporsi verso il letto di mio fratello, e solo dopo averlo visto intatto mi ricordai che lui passava le notti nella stanza degli ospiti.
Sospirai e chiusi gli occhi.
Avrei voluto restare ferma in quel letto con le mani conserte sul petto per tutta la giornata.
Tuttavia, ero invitata ad un matrimonio. Il mio matrimonio.
Perché a me? Perché mi trovo in questa situazione?
Ho passato un’intera infanzia ad immaginare il mio matrimonio, e solo ora mi rendo conto di voler tornare indietro a cambiare i programmi.
“Jude buongiorno tesoro.. sei emozionata?” Strillò mia madre entrando nella mia stanza e spalancando la finestra.
Mi coprii gli occhi con il cuscino e non le risposi.
“Jude alzati, hai tempo di fare colazione e poi inizieremo a prepararti.”
Sbuffai e feci come disse.
Quando arrivai in cucina, cercai Justin ovunque ma non lo trovai, così mi sedetti a fare colazione cercando di immaginarlo.
Mi ricordai di quella mattina in cui come un bambino rideva di fronte ai cartoni.
Allora era tutto così meravigliosamente semplice.
Rigirai qualche istante in cucchiaio fra il latte e cereali, dopo di che gettai tutto nel lavello e mi diressi al piano di sopra.
L’idea di dovermi sposare con un ragazzo che non amavo mi dava il voltastomaco.
Anche se, l’unico ragazzo che amavo, era impossibile da sposare.
“Già finito? Forza Judit, alle 11 dobbiamo essere in chiesa.” Disse uscendo dalla mia stanza.
Mi misi di fronte allo specchio e mi schioccai le nocche.
Tremavo.
Justin aveva detto di avere un piano, o qualcosa del genere.. anche se a me ne lui, ne mio padre, ne Stephan avevano voluto dire nulla.
“Jude vieni di qui sbrigati.” Disse mia madre.
Continuai a guardarmi allo specchio con le lacrime agli occhi e una folle paura nel cuore.
Decisi di calmarmi. Mi fidavo di mio fratello.
Mi voltai e andai da mia madre, che dopo avermi fatta lavare mi infilò il vestito e assieme ad una sua amica si occupò dei capelli e del trucco.
“Finito.” Disse con orgoglio dopo due ore e mezzo.
Non mi mossi dalla mia postazione, finchè l’amica di mia madre non mi disse:
“Non ti va di guardarti allo specchio?”
Sorrisi debolmente, e di malavoglia mi alzai e mi posizionai di fronte lo specchio.
Avrei dovuto piangere? Ridere? Essere felice?
Mi venne la nausea e mi diressi verso la mia stanza.
“Sarà nervosa..” Sentii dire a mia madre per giustificare il mio comportamento.
Mi chiusi in stanza e iniziai a camminare in tondo.
Erano le 10.30 perché nessuno si degnava di darmi delle notizie sul sabotaggio?
Presi il cellulare e cercai di chiamare Justin, che non mi rispose.
Sentii la paura crescermi dentro.
Strattonai il velo e mi misi a sedere sul suo letto.
I minuti passarono impercettibilmente.
“Jude sono le 11. Andiamo.” Disse mia madre tentando di aprire la porta.
Corsi ad affacciarmi alla finestra, sperando di trovare qualcuno ad aspettarmi ma.. nulla.
“Arrivo.” Dissi con voce roca.
Il rumore dei miei tacchi riecheggiò sul pavimento della stanza, conducendomi verso l’uscita.
“Andiamo..” Disse mia madre alzandomi il velo.
“Papà è già in chiesa?” Chiesi con un tono di disperazione.
Ero persa, non sapevo cosa fare.
Mia madre si innervosì e tossì.
“Tuo padre non vuole accompagnarti all’altare Jude.. “ Disse.
Andai in frantumi.
Già. Io la mia anima, la mia speranza e la mia fede andammo in frantumi.
“Perché?” Chiesi con gli occhi umidi.
“Ah cose da uomini, sbrighiamoci ora.” Disse facendomi salire nell’auto.
Il tragitto fu breve e in pochi minuti ci trovammo di fronte la chiesa.
Gli invitati si emozionarono nel vedermi, e mi vennero incontro.
Sorrisi e abbracciai tutti, cercando Justin fra loro.
Non lo vidi.
Cercai in tutti i modi di rallentare ogni cosa, così quando raggiunsi la navata annunciai:
“Devo andare in bagno, torno subito.”
Una delle damigelle che mia madre aveva scelto per me si distaccò dal gruppo e mi venne dietro.
Mi fermai in un angolo e mi appoggiai ad una colonna della Chiesa.
“Pssss” Sentii dire.
“Pss..” Qualcuno da dietro la seconda colonna mi chiamava.
Guardai la damigella.
“Vai pure, mi servono due minuti. Torno subito.” Annuì e se ne andò.
Mi avvicinai alla colonna quasi correndo, con la speranza di trovare Justin, ma l’unico che trovai fu Stephan.
“Jude.. c’è stato un problema con il sabotaggio e..” Aveva gli occhi lucidi.
Lo incitai a continuare.
“E.. non esiste più un sabotaggio.” Concluse.

Non era possibile.
Balbettai qualcosa, ma lo shock fu tale che non spiccicai una sola parola.
Restai immobile senza sbattere nemmeno le palpebre.
Mi avevano detto di fidarmi, di crederci, che tutto sarebbe andato bene.. ed infrangono tutte le mie speranze e i miei sogni.
Le lacrime veloci mi salirono agli occhi.
Stephan si avvicinò di colpo.
“No Jude. Non piangere.. Adesso noi andremo, e faremo il nostro dovere.”
Mi asciugai le lacrime.
“Dovere?! Sposarsi non è un dovere Stephan.” Dissi con un tono abbastanza nervoso.
Qualche invitato iniziò ad agitarsi.
“Nel nostro caso si. Abbiamo il dovere di lasciare che i nostri amati vivano una vita felice.”
Tirai su col naso.
Forse aveva ragione, se mi sarei sposata io.. mamma e papà avrebbero lasciato Justin in pace.. e.. forse si sarebbe rifatto una vita, con una famiglia felice.
Annuii e lo vidi allontanarsi verso la sua postazione, sull’altare.
Mi nascosi dietro la colonna e presi fiato, dopo di che ritornai all’inizio della navata.
La marcia nuziale partì.
Mio zio Ed mi prese a braccetto e iniziò a camminare.
Lo seguii lentamente, standogli affianco.
Dov’era mio padre, perché non era qui a stringermi la mano? Mi guardai intorno e incontrati solo gli occhi stupiti degli ospiti. E mio padre non era seduto fra di essi.
Continuai a ruotare lo sguardo e poi lo vidi.
Nella navata laterale, con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso verso di me.
Lo guardai implorandolo di fare qualcosa, ma prima che potessi accorgermene, i miei piedi avevano già raggiunto l’altare.
Baciai zio Ed, e raggiunsi Stephan.
Era davvero bellissimo quel ragazzo, avrebbe fatto invidia a tutta la città.
Mi sorrise. Tuttavia non ricambiai,mi concentrai a reprimere le lacrime.
Così, non esisteva più nessun sabotaggio. Avrei sposato Stephan e vissero tutti felici e contenti?
Avrei detto quel fatidico si?

Il parroco iniziò a predicare la sua messa, o meglio la messa delle mie nozze, quando ad un tratto..
“Fermi tutti.” Sentii urlare dall’entrata.
Tutte le teste degli invitati si voltarono di scatto, solo io non ebbi bisogno di farlo. Riconobbi subito la voce di Taylor.
Gli ospiti inziarono a vociferare.
“Jude..” Iniziò Taylor.
Aveva il fiatone.
Mi voltai verso mia madre che fece per alzarsi, ma nonna Susanne la bloccò.
“Jude devi andare..” Disse piegandosi sulle gambe.
La guardai. Era paonazza in viso, con gli occhi gonfi e i capelli scompigliati, ma nonostante tutto aveva  un gran sorriso sul volto.
Feci qualche passo verso di lei sui miei altissimi tacchi color panna, quando al di fuori della chiesa si fece largo il rombo di una moto.
Guardai Taylor.
“Jude vai.” Urlò ad un tratto.
Il rombo si fece sempre più forte, proprio come la mia fiducia.
Abbandonai l’altare sotto gli occhi di tutti, e con ancora il mio bouquet in mano presi il vestito da un angolo, lo alzai e iniziai a correre.
Superai in fretta l’uscita, e vidi un ragazzo con il casco in testa e la visiera alzata.
Riconobbi quello sguardo che tanto avevo agognato e mi diressi verso di lui correndo.
Nonostante avesse il viso coperto, potei intuire che stesse sorridendo.
Mi porse la mano e mi aiutò a salire in fretta.
Nel frattempo gli invitati cercarono di raggiungermi ma mio padre li bloccò tutti sulla porta aiutato da Taylor e Saro che era magicamente apparso in quell’istante.
Posizionai i piedi ormai nudi sui pedali laterali alla grande moto, mi aggrappai a mio fratello e sfrecciammo..
Forse sarà stata l’emozione del momento, ma mi sembrò di sentir applaudire alle mie spalle.
La moto raggiunse una strada lunghissima che non avevo mai percorso, così presi il velo e per istinto lo lanciai in aria.
Si librò alle nostre spalle.. ma non lo vidi poggiarsi per terra data la velocità che la moto aveva presa.
Tornai ad aggrapparmi al suo corpo.
Sapevo che mi avrebbe salvata sempre e comunque.
Con lui ogni strada era quella giusta.



Saaaaalve :*
Come state tesori?!
Ah ecco, volevo dirvi che questo NON è l’ultimo capitolo C:
Ce ne saranno ancora pochi..
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere .
Un bacione, vi adoro.
-Erika

Erika Silipigni su face
@IloveTheBiebes3 su twwwwitter.

PS. GRAZIE PER LE RECENSIONI :’’) VI AMO.
  
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