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Autore: Arky    20/07/2012    2 recensioni
Qualcuno, tanto tempo prima, aveva detto loro un sacco di cose. Neanche ricordavano bene chi fosse o quando fosse successo, ma aveva anticipato la stragrande maggioranza delle emozioni che avrebbero provato ad Hogwarts, seppur ognuno in modo diverso.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Fandom: Harry Potter 
Titolo: We see things they'll never see
Rating: G 
Conto Parole: 640
Personaggi/Pairing: I Malandrini, accenni Sirius Black/Remus Lupin
Avvertimenti: Angst? 
Note dell'Autore: Per la sesta settimana del Cow-T di  - sesta settimana, missione 1 e il titolo è degli Oasis. Oramai mi hanno avuta.
DISCLAIMER: Non sono miei nè ci guadagno nè niente.


Qualcuno, tanto tempo prima, aveva detto loro un sacco di cose. Neanche ricordavano bene chi fosse o quando fosse successo, ma aveva anticipato la stragrande maggioranza delle emozioni che avrebbero provato ad Hogwarts, seppur ognuno in modo diverso.
Il primo anno – aveva detto – è come imparare a camminare, un passo alla volta. Una cosa che fai, ma di cui non immagini minimamente l’importanza, lì per lì.
Il secondo anno – aveva continuato – si riassume tutto nell’entusiasmo del non essere più l’ultimo arrivato. Non immagini minimamente di essere ancora a poco più di un passo dall’inizio, per questo ti senti importante, grande.
Il terzo anno è la novità delle nuove materie, delle nuove sensazioni, del cominciare a crescere per davvero. E’ un passo importante. È il “quasi a metà” che all’improvviso sembra troppo.
Il quarto anno è l’indecisione, i dubbi, le domande che tutti cominciano a porsi nonostante la finta indifferenza. E’ il non sapere cosa vorrai diventare un giorno, il perché della scelta. E’ il non essere preparati al futuro, non ancora, ma incominciare a costruirlo.
Il quinto anno è la determinazione. E’ il tirare duro ancora un po’ per chi sa di essere giunto al capolinea; il giro di boa per chi ha deciso che il suo posto nel mondo deve ancora trovarlo. E’ l’anno dell’amicizia e dei sentimenti, del voler crescere e avere paura di farlo.
Il sesto anno è la malinconia del vedere il traguardo senza l’impazienza di raggiungerlo. E’ il guardarsi intorno e vedere qualche amico in meno che si è perso per strada. E’ il pensare che tra un po’, non troppo ma neanche abbastanza, si dovrà scegliere per davvero.
Poi quel qualcuno aveva sospirato. Alzando gli occhi verso il cielo aveva sorriso, li aveva guardati e l’espressione era quasi dolce. Perché poi sarebbe arrivato il settimo anno, e il settimo anno è - facile da immaginare - il più triste e bello e speciale di tutti.
Il settimo anno è la responsabilità del dover dare l’esempio, la consapevolezza che un errore da questo punto comincerà a costarti caro, l’essere orgogliosi per aver raggiunto la meta, per chi l’avrà fatto, e il coraggio del voler sapere cosa verrà dopo. 
Ma – aveva aggiunto – il settimo anno non sarebbe stato solo quello. E a dire la verità, neanche gli altri. Ogni momento lo avrebbe vissuto diversamente ognuno di loro, ogni secondo lo avrebbero condito in prima persona, con le scelte che da soli avrebbero dovuto prendere e i sentimenti che, come accade sempre, li avrebbero fatti crescere. 
Ma quel qualcuno, quella figura sbiadita che occupava ancora i loro ricordi, che sussurrava a distanza di sette anni le stesse parole, non avrebbe potuto mai prevedere perfettamente ogni avvenimento della loro permanenza ad Hogwarts, né le emozioni provate o le scelte da loro prese.
Non aveva detto, ad esempio, che James e Lily sarebbero finiti per sopportarsi a vicenda, nonostante ogni dispetto o punzecchiatura o rancore passeggero.
Non aveva detto che Peter, silenziosamente e indisturbato, avrebbe deciso che i migliori amici della sua vita non erano stati abbastanza.
Non aveva detto che Sirius sarebbe diventato lo scapolo d’oro della scuola, con migliaia di ragazze ai suoi piedi e in testa soltanto il suo migliore amico.
Non aveva detto che Remus avrebbe iniziato a tollerare la sua maledizione e considerarla uno spasso con i suoi amici, che pian piano sarebbero diventati indispensabili (qualcuno in modo diverso dagli altri).
Non aveva detto che i Malandrini sarebbero nati e cresciuti e vissuti così intensamente tra quelle mura, tanto pregne di magia di trasferirla in ogni gesto compiuto al loro interno.
Non aveva detto che la vita avrebbe riservato loro tanta felicità quanta sofferenza e disperazione.
Non aveva detto che, nonostante tutto, la speranza di un mondo migliore li avrebbe accompagnati fino alla fine, sarebbe sopravvissuta anche nel loro ultimo respiro.
Non lo aveva detto, ma questo non vuol dire che non lo sapesse.


  
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