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Autore: clairefarron    20/07/2012    2 recensioni
"Mi volto, immersa nei miei pensieri, e poi gli confido: - Sai, dopo tutto quello che sta succedendo ancora mi chiedo come possa essere possibile, se tutto questo è reale o solo un stupido sogno da cui mi sveglierò da un momento all'altro.- Lui mi mostra uno sei suoi sorrisi più belli, uno di quelli che ti riempiono il cuore, mi bacia la fronte e bisbiglia: - E' reale. -"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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asdfghjkl         Il carillon del piccolo portagioie che mi ha regalato la mamma incomincia a suonare.
E' a forma di bauletto, in legno scuro. L'interno in velluto color panna è ancora vuoto, se non per lo specchio attaccato al coperchio e incorniciato da particolati in pizzo, ho preferito lasciarlo così. Mia madre dice che, ogni volta che ammirava il suo riflesso in quel piccolo specchietto con quella melodia di sottofondo, si sentiva una principessa, e la capisco. Mi ritrovo ora a pettinarmi per l'ennesima volta i miei lisci e lunghi capelli biondo scuro e ogni nota squillante accompagna la mia mano nel suo lavoro. Chiudo gli occhi e assaporo ogni istante di quel momento, quasi magico.
E' quasi ora di cena, il delizioso profumino di pasta riesce ad arrivare fino in camera mia, penetrando lentamente nelle mie narici e riempiendomi di un gustoso odore i polmoni. Di certo, se scendo giù in cucina con i capelli sciolti, mia madre avrà qualcosa da ridire, decido quindi di farmi una bella traccia che cade sulla spalla. Sempre ammirando il mio riflesso in quel piccolo specchietto, grande abbastanza per permettermi di controllare il mio lavoro, incomincio a intrecciare ciocca dopo ciocca, finché la treccia non è bella che finita. - Joanna è pronto in tavola! - grida mia madre dalla cucina. Tempo di chiudere il portagioie e di scendere le scale, che sono già ben pronta nella mia sedia per mangiare. Come avevo sospettato, mamma si era cimentata nel suo solito piatto di pasta, con panna e pancetta. Intanto mentre divoravo la cena, lei mi informa su alcune novità: - Sai, domani ritorna il figlio dei nostri vicini e.. - Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che, con la bocca piena, le rispondo: - Il figlio? Da quando hanno un figlio? - Non ricordo, per quelle poche volte che li ho incontrati, che i nostri vicini abbiano mai accennato ad un figlio. Almeno non davanti a me. - Sì, certo, hanno un figlio di un anno più grande di te. E fa un lavoro davvero particolare. - Quando esce con queste parole, come "particolare", ho sempre paura di cosa stia per dire. - Cos'è, un clown del circo? O magari una super spia che fa il doppio gioco! - le dico senza trattenermi dalle risate. E' incredibile come riesca ad essere tanto aperta e spontanea con mia madre, è difficile trovare in giro ragazzi o ragazze che possano dire lo stesso. Intanto concludo: - Qualsiasi lavoro faccia, se vive bene, sono contenta per lui e per la sua famiglia. Sai, vero, quanto mi dia fastidio fare gossip sul vicinato, vero? - Mentre sistema quella ciocca di capelli scuri come la notte da i suoi occhi color ambra, annuisce ridacchiando sotto i baffi, con quella risatina che ti scalda il cuore ogni volta che la senti. Adoro mia madre. Ho dovuto prendermi cura di lei, anche se ero piccolina, dopo che mio padre è scappato con una ragazzetta di 15 anni più giovane di lui. Mia madre ne era uscita distrutta, non voleva più andare avanti: lei lo amava veramente. Io, invece, per quanto riesco a ricordarmi di lui, lo disprezzo con tutto il cuore: se lo incontrassi per strada sarei indecisa se evitarlo o sputargli in faccia, ma al momento questo continuerà ad essere un dubbio finché non lo incontrerò realmente. A quel punto sono certa che reagirò d'istinto.
Finita la cena, aiuto mia madre a sparecchiare e a lavare i piatti. Ogni due minuti ci mettiamo a schizzarci l'acqua l'un l'altra, proprio come delle piccole bambine. E purtroppo ci è toccato anche ripulire per terra alla fine, ma ne è valsa la pena. Sono questi piccoli momenti insieme che riempiono le nostre giornate. Da quando ci siamo trasferite qui è così: io ho lei e lei ha me. Sembrerà strano, ma apparentemente quella che ha più bisogno dell'altra è mia madre: non ha per nulla voluto incontrare altri uomini. A volte ho paura che mio padre continui a ronzarle nella testa. Cosa che deve assolutamente finire. Ho provato in tutti i modi a smuoverla da questo chiodo fisso, ma non c'è niente da fare: è testarda, ed evidentemente questa è una caratteristica che ho ereditato da lei.  
Ci mettiamo accovacciate sul divano a vedere il solito film strappalacrime del venerdì sera ed io, come sempre, io rimango impassibile mentre mia madre quasi affoga nel suo stesso pianto. Ovviamente credo che non le faccia bene vedere questo tipo di film, ma ha insistito e mi ha addirittura minacciata che, se non c'ero io insieme a lei, l'avrebbe fatto da sola, e io non potevo permetterglielo. Avrebbe di certo fatto delle pazzie senza di me. Non appena finisce il film, accompagno mia madre a dormire e mi chiudo in camera. Non riesco proprio a farne a meno, quella dolce cantilena del portagioie mi ha rapita. La stessa che aveva fatto innamorare mia madre e mio padre. E' meravigliosamente malinconica, ha quel non so che che ti rapisce l'anima. Lo apro per l'ultima volta oggi. Per migliorare l'atmosfera decido di aprire la finestra e spegnere la luce, cosicché le mosche non entrino dentro. Il vento fresco mi abbraccia e fa svolazzare via quei pochi ciuffi di capelli scappati dalla treccia. Il quartiere a quest'ora è deserto, pare inabitato, tutto quello che si riesce a percepire sono solo i canti dei grilli e il verso degli uccelli notturni. Riesco a sentire il soave fruscio delle fronde dei cespugli,  riesco a sentire il dolce profumo dell'erba fresca e dei fiori, riesco addirittura a sentire quanto possa essere affannoso il mio respiro. Probabilmente anche la melodia del carillon echeggia nell'aria.Rivolgo i miei occhi verso il cielo: la luna, tanto bella e luminosa, regna incontrastata nella notte, accompagnata dalle sue fedeli seguaci, le stelle. Tutto appare così perfetto e fragile.
A rovinare l'atmosfera ci pensa il rombo di una macchina in lontananza, che pian piano si avvicina. E' un'auto sportiva scura e stupenda ma troppo pacchiana per i miei gusti, ed ha proprio parcheggiato qui di fronte. Provo a sporgermi un po' di più dalla finestra per poter riuscire a vedere meglio: ne sono certa, è lui il figlio dei vicini. Scende lentamente, cerca di non far rumore e si guarda in giro: probabilmente gli è mancato questo posto. Mentre osserva attorno a sé, noto che ha posato lo sguardo sulla mia finestra. "Mi ha vista" è l'unico pensiero balzatomi in mente, perché tutt'un tratto è come se, per un brevissimo istante, il mio cuore avesse smesso di battere: tutto ciò che mi circonda si è annullato, pure l'aria, ma l'unica cosa che persisteva è la musica del mio portagioie. Lui fissava me e io altrettanto. Ho la netta sensazione che anche lui stia provando quello che provo io. Mi è tutto così nuovo, non so come reagire, intanto in questo momento, che pare infinito, non riesco a staccarmi dalla finestra. A riportarmi nella realtà ci pensa il carillon, che ha smesso di suonare, come i canarini in fondo nelle miniere. E' tardi e devo andare, anche se non voglio. Gli lancio un ultimo sguardo, chiudo la finestra e mi metto a dormire nel letto, sperando di potermi rialzare domani con la convinzione che tutto quello che è successo stanotte non era soltanto un sogno.



E' la prima volta che mi cimento in una FF, ma spero che vi piaccia!
Questa FF volevo dedicarla alla mia piccola Jo ( KevinInMyHoran ), che mi sostiene sempre e comunque. :)
  
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