Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: shesfelix    20/07/2012    1 recensioni
Aprì l’armadio, prese un borsone e cominciò a metterci a casaccio tutto quello che le apparteneva, cercando di cacciare indietro le lacrime. Quando fu pieno, lo chiuse e impugnò i manici, scese le scale, indossò il suo giacchetto e aprì il portoncino della villetta mono familiare poco fuori Londra, dove convivevano ormai da un anno e mezzo, lei e Louis. Louis… alla sua opinione non aveva pensato, presa com’era. Come l’avrebbe giudicata? Avrebbe capito cosa le passava per la testa? Sarebbe andato a cercarla? Charlotte non aveva idea. Forse era meglio non fargli sapere nulla, per adesso. Non gli avrebbe scritto alcun biglietto e, se e quando se la sarebbe sentita e se lui avrebbe voluto ascoltarla, gliene avrebbe parlato. Avrebbero sofferto, ma era la cosa giusta da fare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era da più di due ore che Charlotte piangeva, seduta sul bordo del letto. Era la prima volta che le succedeva una cosa del genere. Lei era una “forte”, che non si faceva influenzare e mettere i piedi in testa da nessuno, e tantomeno il tipo da stare male per un ragazzo. Era sempre stata uno spirito libero e aveva cercato in tutti i modi di non legarsi o dipendere da qualcuno. Si era ripromessa di non cambiare mai; di essere ancora se stessa nonostante tutto attorno a lei mutasse, senza che lei facesse nulla per impedirlo.
Eppure, adesso era in lacrime, debole, vulnerabile; eppure, due anni prima aveva dato ascolto a quella vocina che l’aveva guidata razionalmente in ogni sua scelta, non dubitando che avesse mai potuto consigliarla erroneamente; eppure, si era abbandonata all’amore, a quelle braccia possenti e muscolose. Aveva ceduto al suo sorriso, alle sue labbra, ai suoi occhi, alla sua voce, al suo profumo, al suo corpo; a lui, a cui non aveva potuto resistere. Si era persa nel celeste limpido delle sue iridi e non era ancora riuscita a ritrovare la via di casa.
Erano stati consapevoli sin dall’inizio che avrebbero faticato a stare insieme perché erano davvero troppo uguali, ma avevano voluto provarci, ed erano stati i due anni più belli della loro vita. Charlotte aveva messo anima e corpo in quella storia; si era data a Louis e lo aveva amato senza riserve, senza se e senza ma; e lo amava tutt’ora. Ma vivere in quel modo li aveva consumati, aveva consumato lei, che non riusciva più a riconoscersi. Sentiva di aver perso molte cose che la caratterizzavano, la passione dei primi tempi – una di quelle passioni che ti rendono ubriachi e ti fanno girare la testa, anche se non hai bevuto; era diventata fragile, sterile di sentimenti. Aveva bisogno si ritrovare la vera Charlotte, che non riusciva ancora a emergere dal mare degli occhi di Louis.
Si soffiò il naso e si asciugò il viso dopo aver cacciato fuori un lungo sospiro, poi si alzò e si guardò allo specchio: aveva un paio di borse evidenti sotto gli occhi arrossati, gonfi e spenti, i capelli disordinati e il viso umido. Si portò una mano alla guancia: quella non era Charlotte. Non si riconosceva più. Doveva riprendere il controllo della sua vita.
Si guardò intorno soffermandosi su tutti gli oggetti; le sembrò che la camera da letto si stesse rimpicciolendo per poi schiacciarla. Realizzò che non poteva resistere in quella casa un secondo di più, poiché tutto le ricordava i momenti passati con Louis e sembrava rinfacciarle spudoratamente il suo cambiamento. Doveva andarsene, era la cosa giusta da fare. Aprì l’armadio, prese un borsone e cominciò a metterci a casaccio tutto quello che le apparteneva, cercando di cacciare indietro le lacrime.Quando fu pieno, lo chiuse e impugnò i manici, scese le scale, indossò il suo giacchetto e aprì il portoncino della villetta mono familiare poco fuori Londra, dove convivevano ormai da un anno e mezzo, lei e Louis. Louis… alla sua opinione non aveva pensato, presa com’era. Come l’avrebbe giudicata? Avrebbe capito cosa le passava per la testa? Sarebbe andato a cercarla? Charlotte non aveva idea. Forse era meglio non fargli sapere nulla, per adesso. Non gli avrebbe scritto alcun biglietto e, se e quando se la sarebbe sentita e se lui avrebbe voluto ascoltarla, gliene avrebbe parlato. Avrebbero sofferto, ma era la cosa giusta da fare.
Prese la borsa, le chiavi dell’auto, il borsone che aveva poggiato sulla soglia e un ombrello, e richiuse il portoncino alle sue spalle. Non fece in tempo a rendersi conto che freschi goccioloni di pioggia le scendevano sul viso che, quasi come uno scherzo del destino, scorse la persona che meno avrebbe voluto incontrare correre affannato verso di lei. Charlotte andò in panico. A quest’ora non doveva essere ancora a lavoro? L’unica cosa che le venne in mente di fare fu camminare, correre più che poteva per scappare alle sue domande e a quello sguardo al quale non poteva mai dire di no. Ci sarebbe sprofondata maggiormente, si sarebbe sentita in colpa…
«Charlotte..! Charlotte, aspetta!»
«Non dovevi tornare tra almeno un’ora?» chiesi abbassando il capo mentre camminava a passo svelto per evitarlo. Non fu arrivata neanche a metà del vialetto, che Louis la fermò bloccandola per un braccio. «Lasciami» disse lei decisa, evitando il suo sguardo. Non doveva permettere alle emozioni di prendere il sopravvento.
Lui le si parò davanti, coprendole la visuale. «Dove stavi andando?» chiese serio.
«Non… ti riguarda. Lasciami, ti ho detto» Cercava di rimanere impassibile, mentre si sentiva morire dentro.  Sapeva di star per cedere di nuovo da un momento all’altro. Quelle parole stavano facendo male sia a lei, sia a lui.
Le prese dolcemente il mento tra il pollice e l’indice. «Guardami» le disse calmo. L’aveva sempre sorpresa la sua fermezza in quelle situazioni. Louis era un ragazzo tutto da scoprire, era anche questo che amava di lui.
Charlotte esitò. Dentro di lei si stava svolgendo una delle più aspre battaglie mai affrontate dal genere umano: il confronto tra se stessa e i propri sentimenti. E la sua voce, calma, non l’aiutava di certo. Era sempre riuscita a tranquillizzarla, a far dileguare le sue inquietudini. L’avrebbe vinta anche questa volta? C’erano troppe cose, collegate e mescolate le une con le altre, anche più grandi di Charlotte… Alla fine, ancora combattuta, decide di obbedire e si ritrovò a fare i conti con la vista della sua debolezza più grande, capace di annullare le sue volontà, la sua determinazione.
Louis era lì; la sovrastava e si stagliava col suo corpo atletico, contrastando con i nuvoloni neri e minacciosi, di poco inclinato verso di lei. I capelli castani erano bagnati, il ciuffo era disordinato; le gocce di pioggia gli percorrevano incessantemente la fronte, la curva perfetta del naso e le guance, andando a finire sulle braccia e sul petto; le labbra leggermente sottili, che per lei costituivano una più che piacevole tentazione,  erano serrate e come incorniciate da un accenno di barba incolta. La guardava serio, intensamente, senza muovere un muscolo. Le iridi si erano scurite, sembrava quasi vi fosse in corso una tempesta, e le poco marcate borse sottostanti le facevano diventare così espressive e ancora più belle, quando sorrideva. Tutto lo rendeva perfetto ai suoi occhi. E quella perfezione la stava uccidendo e facendo sgretolare la sottile maschera che aveva indossato poco prima.
Charlotte era incapace di compiere alcun movimento. «Lasciami andare, come sto facendo io con te… ti prego» si decise a dire, con le lacrime agli occhi.
Louis sembrò colpito da quelle parole. «Che intendi dire…?» chiese, abbassando lentamente il braccio.
Non riusciva a vederlo stare così, ma non poteva tornare indietro nel tempo, né far finta che stesse solo andando via per comprare il latte.
«Ci ho pensato, Louis…» cominciò, aprendo l’ombrello e riparando loro due dalla pioggia. Sentiva che capelli e vestiti erano diventati un tutt’uno col suo corpo. «Ho capito che noi non possiamo stare più insieme… Io sono cambiata. Questo non mi piace, e tu non lo meriti» disse, guardandolo dritto negli occhi «Fa’ finta che tutto questo sia stato uno sbaglio» terminò abbassando la sguardo.
Il ragazzo sembrò alquanto interdetto. «Mi… mi stai dicendo che mi stai lasciando?!» chiese incredulo.
«Credimi, non volevo andasse così. Ma è successo. E devi perdonarmi, se ti sto facendo questo»
Louis era agitato, non riusciva a trovare un punto preciso da guardare, sin quando non si soffermò su di lei. «Vuoi davvero lasciarmi da solo?!» alzò il tono di voce, gesticolando con enfasi. Charlotte non rispondeva, si sentiva colpevole. «Vuoi davvero rinunciare a noi, a quello che siamo e che abbiamo costruito, senza nemmeno provarci?» disse lui, esasperato, lasciando la bocca leggermente schiusa per riprendere fiato «Hai sempre avuto paura del cambiamento, ma tu non sei cambiata: la ragazza che mi ritrovo davanti, che mi guarda con i suoi occhioni color nocciola, sei tu, Charlotte; la vera e che amo ed è sempre esistita dentro di te. Io lo sapevo, ecco perché ti ho scelta. Fidati di me, dimmi che resterai… per favore» confessò lui prendendole il viso tra le mani, con gli occhi lucidi.
Non c’era nulla di più vero nelle sue parole; Louis non era mai stato tanto sincero in vita sua. Lo guardò e cominciò a lacrimare. «Louis, io… non posso…» rispose scuotendo leggermente la testa. Odiava che la vedesse piangere. La faceva sentire umiliata, debole.
«Sì, tu puoi, credimi»
«No, non posso…» si ostinò a dire «Addio, Louis…» sussurrò. Fece per voltarsi ma lui la trattenne, le riprese il viso tra le mani, e la baciò. In un primo momento si oppose, poi Charlotte lentamente si rilassò e si abbandonò completamente a lui. Lasciò scivolare dalle dita il borsone e l’ombrello e la pioggia battere incessante sui loro corpi. Ma a lei non importava. Sentiva che tutta quella rabbia che provava senza una ragione precisa, la solitudine, le paure, l’insicurezza, la stavano abbandonando. Poggiò piano le mani sulle sue guance e gliele accarezzò dolcemente, poi si guardarono e lui le sorrise.
Sì, non c’era niente di meglio che ritrovarsi con Louis, in qualunque luogo. Le infondeva pace, la faceva sentire forte. Infondo, lui era sempre stato ciò di cui aveva avuto bisogno.
 
 

And I don’t know why but with you
I’d dance
 in a storm in my best dress,
fearless.

 


Questa è la mia prima os che con Rob (@catchmemalik su twitter) ho deciso di dedicare a Fra’ (@choreils) per il suo compleanno.
 
Ciaaaaaaaaaaaaaaaao amore! Chi parla siamo noi, Fel e Rob, che vogliamo augurarti un felice compleanno e darti il primo regalo di cui ti abbiamo parlato.
Ti ricordi gli indizi relativi ad esso che ti abbiamo dato? Bene, ti avevamo detto che non potevi toccarlo ma che avresti potuto ascoltarlo col cuore e, volendo, anche con l’udito; e quindi ecco qua!
Speriamo che questo nostro pensiero ti sia piaciuto e di passare una bella giornata insieme ashfghjk.
Ti vogliamo tanto bene, le tue Rob e Fel. <3

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: shesfelix