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Autore: valeria18    04/02/2007    1 recensioni
Una trilogia scritta pensando alla storia difficile tra una mia amica e quello che dovrebbe essere il suo migliore amico, ma che in realtà è molto di più. Credo che alcuni di voi potranno rispecchiarsi, anche se alcune parti sono proprio riferite a loro due e quindi più difficili da capire. Decido di renderla pubblica, di donarla anche un pò a voi, perchè ognuno alla fine vive "battiti di pioggia".
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mettere via il passato. Tutto ciò di cui l'uomo necessita.

Niente rimorsi, niente lacrime.

Solo la forza del presente.


Il tuo corpo esile è seduto di fronte al mio. E' più o meno mezz'ora che ci guardiamo e non diciamo nulla.

Non che te l'abbia mai chiesto. Mi basta davvero poco con te.


Stendi le tue dita sulla felpa incandescente e tiri su col naso. Tra di noi c'è silenzio, frapposto tra intrerminabili sospiri.


Hai l'aria assente, senza un vero motivo per essere cosciente di starmi distruggendo attimo dopo attimo.

E' solo questione di minuti e sarò ridotta ad un mucchio di cenere solo a causa delle tue parole.


Strappi via una parte di me e ne laceri l'essenza, senza lasciarne traccia.

Ecco cosa farò. Troverò il modo di cancellarmi senza il tuo ausilio.


Sei malato, lo capisco dagli occhi arrossati e dalle palpebre pesanti. Avresti bisogno di riposare e smaltire il peso di quest'altra giornata, che si è trasformata lenta nell'ennesimo incubo.


Soffi il mio nome per un istante, prima di cedere alle brame di Morfeo.

Odio l'essere così dipendente da te. Eppure mi lascio assuefarre da un brivido, lo stesso di quando pronunciasti quelle stesse lettere nel mio orecchio.


So già che domani ti sveglierai e penserai che la mano che stringe la tua è solo pura fatalità.

Che colei che riposa sulle tue spalle si è addormentata solo per caso accanto a te.

Che il panno umido e il termometro sul comodino saranno stati lì già prima che arrivassi.


E io farò finta di niente, perchè l'amore non è chiedere ma donare.


Vorrei trovare il modo di cingerti la vita e incavare le mie guancie nel tuo petto. So che saresti lì ad accarezzarmi la testa e a ridere dell'ennesima storia assurda che ti racconterei.


Poi arriverebbe il tempo, ladro di noi, e ti porterebbe via con una scusa qualsiasi. E allora canterei, perchè è l'unica cosa che mi permette di urlare senza che nessuno se ne accorga.


Capita che a volte mi chieda se non era destino che le nostre strade si incorciassero, se, per forza di cose, il tuo cammino doveva incontrare il mio.

Ma è assurdo pensare che qualcuno abbia deciso per noi.

Perchè sei stato tu a farlo.


Le tue labbra rilasciano sottili soffi caldi, che si depositano sul mio naso. Posso scorgere tutte le imperfezioni del tuo pizzetto da qui.

E' assurdo come credevo di aver memorizzato tutto di te e invece se provo a chiudere gli occhi e a pensare al mio migliore amico, mi viene in mente solo una canzone.

La tua figura è sfocata, prevale il ritmo incalzante della musica. Rimbomba, esplode nel mio petto. Per un attimo mi allontano da te, perchè ho paura che i battiti violenti del mio cuore possano raggiungerti.


Riprendo a respirare con regolarità, ancora una volta assuefatta dal tuo profumo.

Fuori piove ancora. Credo che ormai queste nuvole grigie abbiano deciso di accompagnarci.

Ricordi quel rumore sordo di piccole goccie di diamanti che si infrangono su di noi?


Riapri piano gli occhi, quasi che questi pensieri ti abbiano sfiorato.

Trovarmi accanto a te ti tranquillizza. Come prevedevo non sospetti nulla.


Mi dici che avresti proprio bisogno di me, se non ci fossi.

Sorrido e rifletto la mia anima nelle iridi scure dei tuoi occhi. E' uno strano incastro quello tra miele e cioccolato.


Dici di non poter sopportare troppo a lungo i miei occhi su di te, credi riescano a rapire parti di te che tieni segrete.

Sostengo ancora un po' il mio sguardo sul tuo viso e mi chiedo se un giorno mi lascerai davvero la possibilità di arrivare fino in fondo.

Questa volta però, non mi chiedi ancora di smettere, non cambi direzione con i tuoi.

Continui a regolare questo rapporto visivo che si consolida secondo per secondo.

Mi chiedi se puoi baciarmi. Come se dipendesse da me.


La pioggia sigilla ancora una volta il nostro contatto impuro, senza limiti né regole.

Clandestino.


Ecco che continui a rubarmi pezzi di me e ad eliminarli senza alcun timore. Ce l'hai quasi fatta.

Il dolore si impadronisce del mio stomaco mentre il cuore scoppia nel torace.

Non mi oppongo. Lascio che la sconfitta sia lenta ma piacevole. Scelgo di abbandonarmi al gioco che conduce la tua lingua e alla tue mani grandi che vagano nei mei capelli.


Si, sto morendo. Sto morendo nelle mani di colui che mi ha plasmata.



  
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