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Autore: ladyblack89    21/07/2012    0 recensioni
Terza os della trilogia. E' divisa in più parti. Spero che vi piaccia. ^^
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bill Kaulitz ormai era un uomo fatto e finito, non era più un bambino. Non aveva più bisogno di piangere sulla spalla di qualcuno o di esternare i propri sentimenti in modo eccessivo come faceva da giovane. Alla soglia dei quarantuno anni si era realizzato alla grande: aveva una bellissima moglie, una figlia stupenda e tanto successo. Cosa poteva volere di più?

Aveva seppellito nel suo cuore dei vecchi sentimenti d’amore verso una persona che ormai non c’era.

Sospirò. Il suo attico quella mattina gli sembrava stretto. Jenny era andata in Germania dalla nonna mentre Charlotte a Londra per una sfilata di moda.

“Puff, e adesso che faccio?”

Gironzolò per il grande salone. Il pianoforte a coda nero lo stava chiamando, ma non ne aveva voglia. Idem per tutti i libri e i cd di musica. Il super impianto stereo e l’home theatre oggi sembravano inesistenti, eppure li adorava.

Guardò il parquet e si buttò sul divano-penisola bianco. Accanto, la grande vetrata della porta finestra gli regalava l’immagine del suo giardino. Mosse un po’ gli occhi e poi fissò il dondolo. Ecco, quello era una bella attrattiva.

Sorrise e andò al piano di sopra. Un bel libro, una birra fresca e un dondolo: questo era il piano per il suo giorno libero.

Non appena entrò nella camera da letto il profumo di rosa che si era spruzzata la moglie, gli riempì le narici. Era il suo preferito e lui lo sapeva. Gliene aveva regalato una cassa intera al suo compleanno, oltre ad averle presentato la sua creatrice, una famosa stilista che adorava.

Sorrise tra sé e cercò il libro.

“Ma dov’è? Non l’ho spostato. Che Carla l’abbia messo via?” Si grattò la testa e aprì tutti i cassetti del comò di legno.

“Niente, niente, niente! Ma dov’è?”

Mettendo le mani un po’ a casaccio, tastò, veloce, tutti i ripiani, ma non vi trovò nulla.

“Va bene che è un libricino, ma non è che sparisce così.”

Stava per togliere la mano dall’ultimo cassetto di sinistra quando un oggetto lo graffiò.

-Ahia! Ma che…? - si leccò il dito ferito e prese l’arma.

“Oh, mio dio.”

Gli si parò lentamente davanti agli occhi un ciondolo con una mezza luna d’argento.

“Non ci credo. E questa da dove è saltata fuori?”

Perplesso, prese la collana e se la mise. Sapeva di qualcosa di molto vecchio, di segreto, di importante. Pensò allora a Tom e si sedette sul bordo dell’ampio letto.

“Tom… amore mio.” Sospirò pesantemente e strinse  in un pugno la luna. “Dove sei ora?” pensò mentre una lacrima gli rigava il viso dopo tanto tempo.

 
§
 

Il viaggio di ritorno da casa della nonna era andato bene, per sua fortuna. Lei e John si erano salutati, con la promessa di rivedersi al più presto. Era andata dalla sua parente e se n’era ritrovato un altro.

Ridacchiò. John era proprio sangue del suo sangue. Si vedeva lontano un miglio che erano cugini. In molti modi di fare, a parte per la differenza linguistica, erano più simili di due fratelli. Inoltre si somigliavano parecchio. Sembrava come se dalle loro mamme non avessero preso niente.

Jenny giocò con la catenella della sua collana d’argento e fissò il panorama dal taxi. Certo che la Germania era proprio bella. Un’immensa distesa di verde, pensò. Stava percorrendo la strada dell’andata ed era quasi vicino alla pensilina dove aveva incontrato John, poi però qualcosa attirò la sua attenzione.

“Ma che cos’è?”

Da fuori la vettura, che procedeva piano, un bagliore la incantò.

-Fermi la macchina! Un attimo! -

Scese, fece qualche passo e davanti ai suoi piedi qualcosa brillò: una specie di mezzo disco rotondo con dei mini crateri.

“Ma guarda, è una collana.”

La pulì con l’orlo del vestito e se la mise al collo. Era proprio bella. Molto luccicante e le donava molto. Sorrise e tornò nel taxi.
 

§

 
Quando il campanello suonò per la quindicesima volta, Tom si alzò dal divano del suo appartamento. Svogliatamente arrivò alla porta e quando aprì un fulmine gli passò accanto.

-MA CHE CAZZO C’HAI NELLA TESTA, PAPA’? Perché non mi hai aperto subito? Mi stavo preoccupando! - urlò il giovane.

Il padre si coprì le orecchi e quando  finì di sfogarsi, le tolse.

Il biondo entrò nel salone in stile futuristico e si buttò a peso morto sul divano.

-Togli gli anfibi dal tessuto. Se no mamma chi la sente?! - lo intimò, sedendogli accanto.

John ubbidì svogliatamente e giocherellò con un cuscino quadrato rosso fuoco.

-Cos’è sta storia, pa’? Perché non parli più allo zio?-

Tom sbuffò sonoramente e si andò a prendere una birra dal frigo.

-Ah, una anche per me! -

Ne prese una seconda e gliela lanciò. Per poco non finì a terra.

-Pa’, fai piano, e che cazzo!-

Lui lo guardò di traverso e si sedette, stanco.

-E’ una storia lunga. - iniziò - Abbiamo litigato. - tagliò corto aprendo la lattina.

-E perché? -

- E che ne so. - mentì - Chiediglielo tu. -

Bevve un sorso della bevanda mentre il giovane lo guardava in malo modo.

-Questa non è una risposta, e tu lo sai. -

 
§
 

Non appena la porta dell’attico si aprì, Bill si alzò dal dondolo. Stare lì l’aveva intorpidito.

-Ciao papà. - lo salutò Jenny, mettendo la sua valigia a terra - Come stai? -

Schioccatole un bacio, l’uomo se la tirò a sé.

-Bene, patatina, tu? E’ andato tutto bene con la nonna? - s’informò prendendola sottobraccio e portandola in salone.

-Sì, lei sta bene. E’ tutto ok, e anche John sta bene. -

-John?  -

Bill non capì ma poi lo trafisse un fulmine nel cervello. Spalancò gli occhi.

-Oh… così c’era anche lui. - sussurrò abbassando lo sguardo sul pavimento.

Jenny mise le mani sui fianchi, in attesa di una sua qualche parola, che però non arrivò.

-Papà, cos’è questa storia? Da quando in qua mi nascondi le cose? - lo interrogò perentoria - Perché non sapevo niente? - concluse con voce tremante.

Bill vide due lacrime uscirle veloci dagli occhi e subito l’abbracciò.

-Scusa, scusami tanto, tesoro. Io… io non volevo nasconderti niente. -

Adesso stavano piangendo tutti e due in piedi in mezzo al salone. Jenny fu la prima a staccarsi.

-Ora ci sediamo e mi racconti tutto, ok? -

La sua voce dolcissima lo convinse ad aprirsi, poi un luccichio l’attirò.

“Non è possibile!”

-Tesoro, chi ti ha dato questa collana? - chiese spaventato, toccando il pendente. La ragazza lo guardò perplessa.

 -Nessuno, l’ho trovato stamattina per terra vicino ad una fermata del bus. Ah, è stato lì che ho ri-incontrato John. - spiegò felice.

Bill sembrò non capire.

-Quindi era sua?-

-Uhm, no, cioè non lo so… può darsi. Io l’ho raccolta tornando. Ma perché me lo chiedi? - si preoccupò.

A quel punto lui sfilò da dentro la camicia una collana simile.

-Oh, mio dio! Non è possibile. -

Jenny toccò l’altra collana e l’avvicinò alla sua. Le due metà combaciavano. Spalancò gli occhi ancora incredula.

-Deve essere la metà di Tom. - disse tetro.

La figlia lo guardò stranita, ma non fece altre domande. Si vedeva che suo padre stava male e non voleva parlarne. Poi azzardò:

-E se, uno di questi giorni, gliela ridessi? In fondo è sua, no? - chiese con tutta l’innocenza del mondo mentre Bill lacrimava nuovamente.

-Va bene, tesoro. Penso sia ora di finire questa storia. -

 
§

 
Due mesi dopo

Berlino
 

Tom era di nuovo alle prese con la sua nuova promessa della musica: un ragazzino di quindici anni che stonava come una campana, ma che tutti definivano una promessa del nuovo mercato. Dalla sala di registrazione sbuffò sonoramente mentre un tecnico lavorava al suo fianco.

-Dai, non è così male. Possiamo fare magie coi computer. -

Il capo sorrise. Robert era un vero asso nel suo campo. Lasciare in mano a lui tutto era una garanzia.

All’improvviso la porta della saletta si aprì.

-Birte, ti ho detto che non devi disturbarci. I tuoi tacchi si fanno sentire troppo. – disse seccato, appoggiandosi con la mano alla spalla dell’amico e tenendo fisso lo sguardo oltre il vetro.
-Mi spiace, non sono Birte. -

Tom si pietrificò. Molto lentamente girò il capo in direzione della porta.

-Bill... tu…? -

Il moro sorrise leggermente, indeciso se entrare o no.

-Che ci fai qui? -

Tom sembrava, anzi era, sconvolto. Di certo non si aspettava di vederselo così, da un giorno all’altro lì.

-Sono passato per vedere come stai e… - girò il volto - … a darti una cosa. -

Senza nemmeno che se ne accorgesse, l’amico Robert uscì dalla stanza. Passando accanto al moro gli sussurrò solo un: -Grazie di essere venuto. -

Tom non stava capendo niente. Era imbambolato, fermo sul suo posto. I muscoli erano come paralizzati; fu Bill allora ad entrare.

-Scusami. Scusami per essere scappato. - iniziò, bisbigliando quasi - E’ che… io… non ce la facevo a vederti. A starti accanto, avendo anche Charlotte. La amo moltissimo, lo sai, ma mai quanto abbia mai amato te. - proseguì avvicinandosi a testa bassa - Tu sai che non sei solo un fratello per me. Tu sei la mia vita. -

Mentre diceva quelle parole era arrivato davanti al gemello. Sempre a testa bassa, fissò la moquet.

-Potrai mai perdonarmi? Io ti amo così tanto. -

Dal nulla iniziò una cascata di lacrime nere, che gli sporcarono il viso. Tom, ancora in silenzio, ora ripresosi, lo guardava. Sembrava il cucciolo di sempre. Il suo cucciolo. In vent’anni non era cambiato granché.

Il biondo sorrise appena, avvicinò le mani alle sue guancie, gli alzò la testa e lo baciò. Bill si perse in quel bacio, dato con tanta morbidezza da poterne morire.

“Ecco, non mi importa se qualcuno ci vedrà. Potrei anche morire ora, in questo momento.”

Chiuse gli occhi e sentì forte l’odore del fratello. Dio, quanto gli era mancato.

Si staccarono lentamente e si fissarono negli occhi. In quel momento, per Tom, vent’anni di distanza, di pianti e di solitudine erano stati annullati di botto. Sorrise lieve e l’abbracciò forte. Più forte che poteva.

-Tom, mi fai male. -

-Non voglio lasciarti andare! Non più! Resta con me. - 

A quelle parole Bill si sciolse definitivamente. Sembrò tutto un sogno, uno di quelli bellissimi.

-Ah, c’è una cosa. - disse staccandosi piano - Questa è tua. -

L’altro sbatté le palpebre più volte.

-Ma come? Cioè… come ce l’hai tu? -

Il gemello sorrise, dolce, così come solo lui sapeva fare e solo in quel modo per Tom.

-Non importa. L’importante è che ci ha fatto ritrovare. -

Gliela mise al collo e mostrò la sua metà. Le avvicinarono, sorridenti.

-Guarda, ora staranno insieme. – indicò Bill ormai fronte a fronte con l’altro.

-Sì, per sempre. -
 
 


 
NDA: Allora, come spiegato, questa è l’ultima parte della trilogia “Luna d’argento”, che spero vi sia piaciuta. Questo pezzo, il Futuro, l’ho scritto da sola pochi giorni fa perché con Sk8er non mi sento più da secoli, ma volevo concludere questa bella saga. ^^ La os è molto lunga e anche molto fluff. Ho preferito scriverla così, con solo un bacio, che non tutta la scena d’amore. Inoltre amo a dir poco i pg di John e Jenny e penso che ne uscirà fuori qualche altra os. Ditemi che ne pensate.
 
Ladyblack
   
 
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