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Autore: alex96ander    21/07/2012    3 recensioni
Questo è un mondo parallelo a PKNA e Pk2.
Un mondo in cui Paperino non è mai diventato Paperinik.
Un mondo sporco, corrotto e buio. Non vi basta?
Un mondo conquistato dagli Evroniani.
Una Paperopoli invasa dal terrore e con un esercito di evronz guidati nientemeno che da... Everett Ducklair!?
Come si è arrivati a tutto questo? Lo scoprirete seguendo le avventure di un piccolo, povero papero che lotta per la sopravvivenza!
Sempre qui, su 00Channel!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Inizio capitolo IV.

 

 

 

-Si può almeno sapere dove mi stai portando?-

 

-Meglio di no. Potrebbero sentirci.-

 

-Chi potrebbe sentirci?-

 

-Gli evroniani, ovviamente. Ce ne sono tre al piano di sopra.-

 

-EEH? Ma tu come…-

 

-Ma davvero non l’hai ancora capito? Ebbene… devi sapere che io sono un droide, anzi, la più grande intelligenza artificiale mai esistita sul pianeta.-

 

-Nientepopòdimeno…-

 

Era rimasto un po’ spiazzato da quella risposta. Da quando aveva visto Sterminator –film con Arnold Schwarzenpaper-, aveva sempre classificato i droidi come personaggi negativi e pericolosi.

E gli ultimi avvenimenti non potevano che confermarlo.

 

-Non hai alcun motivo di preoccuparti. Io e te stiamo dalla stessa parte, posso assicurartelo. Altrimenti, perché mai sarei qui a parlarti?-

 

“Perché sei un agente del caro Everett e vuoi condurmi dal tuo padrone. Ma non te ne darò il tempo…

 

-Risposta illogica, tipica di voi intelligenze a base di carbonio. Se avessi ricevuto da Ducklair l’ordine di eliminarti l’avrei già fatto, o avrei dato man forte ai suoi bei soldatini. E poi, stiamo andando in direzione totalmente opposta alla Ducklair Tower.-

 

Quello strano tizio gli aveva letto nella mente. Incredibile.

E, fatto ancora più sorprendente, con quella risposta pacata era riuscito a spiazzarlo e a disintegrare tutti i suoi pregiudizi. In qualche modo, gli aveva fatto un lavaggio del cervello.

Si sentiva quasi obbligato a seguirlo.

 

-Manca ancora molto?-

 

-No. Siamo arrivati.-

 

 

Eidolon avvicinò la sinistra a uno schermo, e dal braccio spuntarono dei cavi che andarono a collegarsi col macchinario.

 

-Utente riconosciuto. Accesso consentito.-

 

Una porta scorrevole di metallo si aprì liberando un fascio di luce calda.

 

-Benvenuto a casa, Paperinik!-

 

 

La stanza era molto grande, ben arredata, con le pareti ricoperte da vari poster e manifesti –riguardanti qualsiasi cosa, per esempio la campagna elettorale di Reagan, un concerto di Edward Wellborn, un poster di Jurassic Duck, lo Zio Sam che esclama: “I want you!”…-; dal soffitto pendevano lampadari dalle forme bizzarre, e il pavimento era interrotto ad un tratto da un precipizio in cui si vedeva un paio di binari, segno che quella doveva esser stata una stazione della metropolitana.

Tutto era estremamente in ordine, ad eccezione di un libro aperto sulla moquette intitolato “Kama-sutra per droidi”, del 2251, che però Pk non vide.

Ah, le pareti erano blindate e la stanza completamente isolata dall’esterno.

 

Senza alcun preavviso Pk si trovò davanti una gnocc… bellissima donna di giovane età.

Indossava solamente un top viola chiaro scollato che lasciava scoperto l’ombelico e una minigonna attillata del medesimo colore, e le gambe scoperte erano valorizzate da un paio di scarpe con i tacchi a spillo, su cui sembrava destreggiarsi eccellentemente.

Se non fosse stato per la sinistra di metallo che rivelava la sua natura di droide, nessuno avrebbe potuto distinguerla da una donna biologica.

 

-Paperinik, ti presento Lyla, la mia dolce metà!- (E bravo il nostro Uno)

-Piacere.-

-[Sbav! Glab! Sberequeck! Strasbav!] Onorato…-

 

[I due droidi invitano quindi Pk a mangiare qualcosa –che Lyla, con le sue invidiabili doti di cuoca(povero Pk!) aveva appositamente preparato-; gli spiegano che lo avevano tenuto d’occhio fin dall’inizio tramite un congegno collegato agli evron-eye di sorveglianza e che gli avrebbero dato volentieri una mano nella lotta contro Evron.]

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Era successo tutto così in fretta…

Un giorno, forse due o tre al massimo.

 

Era cominciato tutto con quella scena nel vicolo, col tenente evroniano che stuprava la ragazza… con l’evroniano che aveva “ucciso”.

E poi era spuntato a “casa” sua il drone di Ducklair, che lo aveva fatto naufragare nel cuore profondo della città… lontano da Qui, Quo e Qua… e quei due che lo avevano soccorso… e poi i tre robot da caccia… la pistola-torcia-scudo Transmutaformer i tre evroniani che attaccavano il vecchio barbone… l’attacco evroniano in forze… e ora quei due stravaganti esseri sintetici che lo avevano ospitato in casa loro…

 

E in mezzo a tutti quegli avvenimenti, ciliegina sulla torta, lui non era più lui, ma era diventato un altro.

 

 

Era successo tutto troppo, troppo in fretta.

 

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Luogo: Paperopoli, centro, angolo buio e oscuro.

Data: **.**.’98

Ora: 23.55.02

 

Un uomo camminava solitario nella notte eterna.

 

Era vestito con un impermeabile nero che arrivava fino a terra –v. Matrix-, con le maniche larghe e lunghe –gli coprivano le mani-, e un cappello a tesa larga, nero anch’esso, ne copriva il volto, già nascosto in parte dal collo dell’impermeabile.

 

Un coolflame si avvicinò allora per analizzarlo bene, com’era suo compito.

 

Il signore, allora, gli porse distintamente la mano destra, poi la ritirò e se ne andò tranquillo.

 

 

Il coolflame era rimasto lì, fermo, gli occhi che passavano da gialli a grigi, la fiamma che si spegneva pian piano, e il sangue nero che sgorgava a fiotti dal petto squarciato.

 

 

Perché quell’uomo non aveva la mano destra, ma una sciabola al suo posto.

 

 

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la tua parte avversa diventa tuo avvocato -
ed inizia contro me stesso un regolar processo:
tale è la lotta interna fra il mio amore e l'odio

 

BIRIBIP!

 

Gorthan si distaccò dalla lettura per focalizzare l’attenzione sullo schermo olografico.

 

-Proprio come mi aspettavo. Invio.-

 

Premette il pulsante verde sulla tastiera, poi spense il proiettore e tornò a concentrarsi sulla poesia di Shakespeare.

 

 

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-Il raggio che hai usato prima è quello del paralizzatore bradionico. Agisce sul tempo soggettivo dell’avversario, bloccandolo nell’istante in cui viene colpito. Dura un paio d’ore al massimo.

Il successivo è il raggio parabolico, ovvero la funzione 87 bis, che è praticamente un sistema di trasporto della materia…-

 

-E cosa posso trasportare con ‘sto schizzetto? Una formica?-

 

-Beh, in effetti dev’essere un po’ difettoso…-

 

Quella mattina Eidolon gli aveva spiegato tutte le funzioni dello scudo Extransformer, e le varie configurazioni. In particolare, aveva scoperto un nuovo apparecchio che doveva essere stato aggiunto di recente da Ducklair, che permetteva di attivare le varie armi e configurazioni semplicemente col pensiero, evitando di premere i pulsanti.

 

-Direi che è pronto…- constatò allora Lyla con la sua voce melodica, sorridendo a Odin e accennando col capo a Pk di seguirla.

 

-[Non abbassare lo sguardo, Pk, non abbassare lo sguardo… sbav!]Pronto… per cosa?-

 

-Beh… ora che conosci a fondo le potenzialità del tuo scudo, sei in grado di combattere anche da solo contro un grande esercito di evroniani. Ma ti manca ancora qualcosa…-

 

Premette un pulsante sulla parete nascosto sotto la bandiera statunitense e nel muro si aprì un varco, rivelando un piccolo sgabuzzino segreto. Lyla vi entrò e ne tirò fuori una specie di calzamaglia nera e rossa, due stivaletti gialli e un mantello blu con la faccia inferiore nera (e non rossa, NdA).

 

-E’…è bellissimo! S…sembra un costume da supereroe!-

 

-In un certo senso, lo è. E’ ispirato al costume di Fantomius -il ladro gentiluomo che terrorizzava i ricchi di Paperopoli-, opportunamente rivisitato in chiave moderna.

 La prima parte è infatti una tuta termica e refrattaria ai raggi-coolflame, di un materiale che la rende confortevole per chiunque, indipendentemente dalla corporatura. Stessa cosa vale per gli stivaletti, in cui sono inseriti due retrorazzi attivabili in caso d’evenienza.-

 

-Wow!-

 

-Il mantello funge invece da filtro, in quanto permette di separare l’ossigeno dagli altri gas e anche di respirare sott’acqua. Infine, allegata c’è una pistola a raggi, utile in caso di smarrimento dell’Extransformer.-

 

-E’ arrivato il momento che qualcuno lo indossi, finalmente.- concluse Odin dopo il discorso di Lyla.

 

 

 

La metamorfosi stava ora per completarsi. Paperinik stava per diventare pienamente sé stesso.

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C’era anche una mascherina blu, ma Pk decise di non indossarla.

In fondo era già ricercato, e poi non sarebbe bastata una mascherina a nascondere la sua identità. Everett e i suoi evroniani l’avrebbero scoperta ugualmente.

 

E poi, voleva che quei maledetti vedessero bene il suo volto, il suo vero volto, e se lo ricordassero per sempre, anche per più del tempo stesso, se Evron fosse davvero durato così a lungo.

Anche se forse così non sarebbe stato.

 

 

 

Morte a Evron.

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Tempo: qualche giorno dopo.

Luogo: incrociatore Kug Y.

 

 

-Sic semper tyrannis!- […]

-Tu quoque, Brute, fili mi!

Allora cadi, o Cesare!”

 

BIRIBIP!

 

Ancora. E proprio nel momento cruciale della lettura!

 

Gorthan girò la sedia seccato e osservò lo schermo olografico come aveva già fatto l’altra volta, poi premette “invio” e spense il proiettore.

 

Nessuno doveva sapere che cosa stava facendo. Ne andava della sua vita.

 

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La ragazza bionda era riuscita ad arrampicarsi sul tetto.

 

Non era il posto più alto della città, ma comunque era sopraelevato, lontano dai vicoli bui e stretti.

 

Da lì riusciva a vedere quel piccolo tratto di cielo che la cupola aveva risparmiato, oltre agli immensi grattacieli evroniani e alla Ducklair Tower che si stagliava sovrana sopra di tutti.

 

Guardava le poche stelle. Stelle a cui affidava le sue domande, senza però trovare risposte.

 

“Dove sei ora, Korinna?”

 

 

 

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Ducklair Tower, ultimo piano.

 

-Potere e Potenza, Everett.-

 

-Gloria a Evron.-

 

Era stato Zoster in persona a chiamarlo.

 

-Rilevo una nota di rancore represso nelle tue parole, Everett.-

 

-Basta chiacchiere, Zoster. Cosa le hai fatto?-

 

-Non dovresti preoccuparti, Everett. Lei sta bene, fisicamente. Puoi stare tranquillo, almeno fin quando non trovo la chiave di lettura…-

 

Everett strinse le sopracciglia.

 

-E’ mia figlia… e io non posso neanche vederla! Devo fidarmi delle parole di uno sporco scientista evroniano che sta provando le sue porcate su di lei per motivi a me sconosciuti!

 Io ti odio, Zoster!!!-

 

Dopo quello sfogo, prese l’olocom portatile e lo scaraventò contro il simbolo di Evron, di cristallo, che fungeva da plafoniea, creando una miriade di frammenti di vetro che andarono a posarsi lentamente sul pavimento, fiocchi di neve caldi e taglienti.

 

 

 

 

Morte a Evron.

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Fine capitolo IV.

  
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