Nota dell’autore: Questa cosa nasce dalla mia prima partecipazione ad un contest indetto da Maki chan che troverete sul forum di EFP o qui -> contest sul forum.
WARNING: questa storia tratta di amore omosessuale, se la cosa vi disturba o avete problemi nel leggere questo tipo di genere, potete tranquillamente chiudere, nessuno ve ne farà una colpa.
VIOLATOR
Waiting for the night
In un balzo, si alzò dal suo
letto, spense il lettore mp3 che sino a quel momento le aveva tenuto
compagnia, portando alle sue orecchie, quasi come una cantilena, la
stessa traccia per ore.
Si era impuntata nell’ascoltarla, non sapeva spiegarsi come,
ma, in qualche modo, rappresentava qualcosa. Una speranza per lei, e
per loro. Portò la sua figura dinnanzi
la grande finestra della sua camera, mentre osservava il paesaggio
imbrunirsi.
Finalmente, dopo tante ore di soffocata attesa,
erano infine calate le tenebre. Mai nella sua vita si sarebbe aspettata
di amare così terribilmente la notte, di sospirare
nell’attesa, di pregare con tutta se stessa,
affinché quel calvario terminasse: voleva la notte, voleva
saziare quella voglia e mettere fine a quel tormento.
E le tenebre avevano infine ascoltato la sua silenziosa preghiera.
Era il momento di uscire allo scoperto.
Diede un ultimo sguardo alla sua camera,
prima di lanciarsi nel vuoto per poi sparire tra gli alberi.
Finalmente, dopo quegli interminabili minuti, Sakura Haruno, era
finalmente giunta nel luogo stabilito per quell’incontro o
“meglio precisare” incontri, visto che quella non
era la prima volta che si trovavano lì.
Era bellissimo quel posto, nascosto da occhi
ed orecchie indiscrete: offriva un paesaggio dalla natura selvaggia,
che, illuminato dalla luce della luna, dava la sensazione di trovarsi
dinnanzi ad un Eden.
Gli alberi, non completamente spogli dalle loro foglie, giravano
attorno a quel bellissimo laghetto, come a volersi immergere anche
essi, per osservare la propria immagine specchiarsi dentro la
meraviglia di quell’acqua cristallina.
Sakura appoggiò la mano sulla corteccia
ruvida dell’albero per riposarsi e rilassarsi un
po’. Fuggire di casa mentre tutti stavano al piano di sotto,
sgattaiolare fuggitiva tra quei boschi con la paura di essere scoperta,
le faceva salire un’ansia immensa. Eppure quella stessa
ansia, alimentata dalla tensione e dalla paura, la eccitava.
Trovava qualcosa di vivo nel sentire dentro di sé scorrere
il sangue, l’adrenalina che saliva, e questo la accendeva, la
rendeva partecipe delle sue azioni. Non vedeva l’ora.
Ed eccola ora, mentre attraverso i suoi occhi prendeva ad osservare quel posto.
-E’ bellissimo…- quelle pozze verdi brillarono di fronte a cotanta bellezza, e si spalancarono ancora di più, quando, in mezzo a quell’eden, vide la figura quasi onirica di una fata.
Era così bella, camminava lentamente avanti ed indietro, immergendo con grazia ed eleganza i suoi piedi scalzi nella riva del laghetto, mentre teneva tra l’indice e il medio una di quelle sue lunghissime e bellissime ciocche color del grano. Non aveva freddo? Si chiese, mentre con gli occhi ammaliati la osservava in ogni suo movimento, cercando di non perdersi nemmeno un attimo di quella visione.
Era sempre stata gelosa di quella bellezza così particolare. Ogni tentativo, sforzo, di essere come lei si erano vanificati nel tempo. Sapeva benissimo che mai avrebbe potuto competere con quella creatura: era troppo bella, troppo perfetta, per poter sperare di assomigliarle almeno un po’.
Era inutile davanti a quell’opera d’arte.
Ma non l’avrebbe mai ammesso a parole.
Quasi senza accorgersene, estrasse dalla sua
sacca, uno specchietto ed una spazzola, e, mentre con una mano si
spazzolava con cura i corti capelli rosa, con l’altra reggeva
lo specchietto, osservandosi in più punti, per controllare
la sua immagine, forse nella speranza di vedere qualcosa di quella
persona nel riflesso.
Con un colpo di reni, scese dall’albero; basta, non voleva
più sprecare nessun attimo. La notte presto sarebbe andata
via, e lei doveva affrettarsi, perché voleva imprimere nella
sua mente ogni singolo minuto.
Si avvicinò lentamente alla figura della persona che si era
improvvisamente fermata, le stava dando le spalle.
Si fermò a pochi passi da lei, e, prendendo ad osservarne i
lineamenti, Sakura si accorse di quanto fosse perfetta anche
fisicamente, di come Ino la battesse anche in quello. Pelle chiara,
capelli lunghi e biondi, occhi blu profondi come il mare, mani
curatissime, gambe lunghe ed affusolate.
-E’ inutile che mi osservi così, sai benissimo che sono e sarò sempre la migliore tra le due: Fronte spaziosa!-
Tagliente, quella voce, le era giunta alle orecchie come una lama, faceva male. Non era cambiata negli anni, era sempre la solita, amava profondamente farla sentire debole, farle sentire le distanze. Si compiaceva così tanto nel tormentarla, nel renderla quasi ridicola. Perché lei, nonostante tutto, sarebbe stata sempre e solo la perdente.
-Maialino, credi che questo mi spaventi? Beh, sbaglio o tra le due l’erede del quinto Hokage sono io?-
Sakura sorrise compiaciuta, mentre l’altra, furiosa, si girava per specchiare quegli zaffiri dentro lo smeraldo dei suoi occhi. Poteva farla sentire inferiore, ma non le avrebbe di certo tolto l’orgoglio.
-Bugiarda… speri forse di piegarmi con questi discorsi? Invidiosa, potrai essere l’erede dell’Hokage, potrai essere la Kunoichi medico più acclamata di tutto il mondo, ma non ti servirà a molto, non a chiudere quel vuoto che hai dentro… sarò sempre la migliore, che ti piaccia o no.-
Mentre sputava le ultime parole, aveva sbattuto il piede con foga, tanto che si era alzato anche un polverone che aveva circondato entrambe le ragazze, che si osservavano con aria di sfida: nessuna voleva cedere all’altra.
-Sarai sempre una zitella bisbetica!-
-Non mi sembra che la tua situazione sia migliore della mia!-
-E qui che ti sbagli, tesoro…- si era bloccata un attimo per osservare come i muscoli facciali della biondina si stessero contraendo. Adorava vederla così, in balia delle sue parole, della sua voce, mentre si contorceva nell’anima nell’attesa di quei lemmi.
-Io ricevo proposte in continuazione… Naruto… Rock Lee e persino lo scapolo d’oro Neji Hyuuga non sembra affatto indifferente al mio charme; dopotutto, come dargli torto... Ma tu no...- Mentre pronunciava quelle parole, lo faceva con studiata lentezza, in modo che penetrassero da parte a parte, dentro la corazza della sua avversaria, perforandola. -Nessuno osa mai avvicinarsi a te per quello, ti temono mia cara… tu li spaventi! Sarai più bella, ma questo non conta… fai paura.-
Calò il silenzio, spezzato solo
dal leggero suono del vento che si posava sulle foglie,
attraversandole, facendole smuovere e parlare tra loro.
Per molto tempo nessuno delle due fiatò; rimasero
così, ferme, quasi in posizione di attacco e difesa,
nell’ attesa che l’avversario facesse la sua mossa
in modo da poter contrattaccare.
Quella situazione, quelle pose, quel silenzio, le riportò
indietro nel tempo. Entrambe videro l’una negli occhi
dell’altra il passato, quel passato che le aveva unite e
separate. Nei loro occhi si riflettevano la colpa e la rabbia per non
aver impedito che ciò accadesse.
Sembrava proprio che quello fosse il loro destino, riunirsi ed
abbandonarsi, per sempre, in un moto perverso, che si ripercuote
all’infinito.
-Ma tu no.-
Infine fu Ino a prendere voce, Sakura sorrise apertamente, prima di invogliarla a proseguire, sapeva che quelle parole costassero moltissimo alla bella ragazza dai capelli biondi: sarebbe stata una piccola vittoria.
-Tu non mi temi…- Infine disse, inghiottendo a fatica, chiudendo per un attimo gli occhi, mentre si avvicinava a Sakura, che sfoggiava un sorriso di vittoria.
Nervi, si vedeva chiaramente che Ino in quel momento avrebbe voluto strapparle tutti i capelli, prenderla a calci nel sedere o “peggio” conficcarle nella carne un kunai, sentirlo dentro mentre si muoveva a comando della sua mano, per chiuderle definitivamente la bocca. Questo la faceva esultare nel proprio intimo.
-Io non ti temo, infatti.- rispose lei con semplicità, mentre la guardava dritta negli occhi. Come la prima volta che l’aveva incontrata, si perse dentro quell’immenso mare in tempesta.
Ricordava ancora quel giorno: lei, al solito,
piangeva, tutti la prendevano in giro a causa della sua fronte
spaziosa, troppo grande per essere accettata, e lei troppo piccola per
potersi ribellare.
Lacerata nel suo intimo, preferiva rifugiarsi, stare da sola, per
versare le lacrime di frustrazione, di umiliazione, di solitudine.
Fu in uno di quei giorni che la vide per la prima volta: le
sembrò di avere una visione, non poteva essere reale, quella
bambina. I capelli, gli occhi, tutto, sembrava un angelo sceso sulla
terra per lei. Quella bimba, si era avvicinata con quel sorriso che la
contraddistingueva dalle altre, perché era perfetto, solare,
aperto; forse lo era davvero, un angelo. Era il miracolo che
aveva atteso in tutto quel tempo.
La sua voce era particolare, non c’era
derisione o compassione, era dolce e soave, e quando le aveva sfiorato
la fronte per chiederle il suo nome, aveva avvertito una sensazione di
calore. Si sentì per la prima volta al sicuro. Per la prima
volta si era sentita accettata.
Poi le aveva regalato quel fiocco in segno di amicizia, ma non solo,
era un gesto importante, le aveva concesso nelle mani la
possibilità di sbocciare, perché lei era ancora
una gemma, e come tutte le gemme, anche lei era destinata a sbocciare,
a fiorire, a diventare un fiore più bello di una cosmea.
Da piccola voleva solo una cosa: essere come lei. Ino era il suo modello di vita. Voleva essere lei.
Era stato quello a portarla a separarsi da
lei negli anni avvenire, non era stato Sasuke, quella era stata la
scusa. Non avrebbe mai amato quel ragazzo, ma fingeva, e lo faceva
anche molto bene. Tutti erano convinti che lei lo amasse
disperatamente, persino Ino l’aveva temuta, era diventata da
migliore amica a migliore rivale.
In realtà era gelosa. Ino non faceva altro che parlare di
questo Sasuke, di com’era bello, di com’era forte,
di com’era bravo ed intelligente, e lei non lo sopportava,
perché quando parlava di lui, lei veniva oscurata, lei non
esisteva.
Aveva paura, sentiva la distanza, e il terrore era tale da mozzarle il
fiato; era gelosa di lui, perché gliela stava portando via.
Era egoista quel ragazzo, non le importava se
la facesse soffrire con i suoi silenzi, se portasse la morte di quel
bellissimo sorriso, se spegnesse i suoi occhi; era un menefreghista, e
lei era solo una spettatrice immobile, non poteva fare nulla, si odiava
per quello.
Si era convinta che forse uno dei modi per allontanarla da quel
tormento, era quello di allontanare Sasuke dalla sua vita; cosi, se
anche lei lo avesse corteggiato, Ino avrebbe aperto gli occhi, e si
sarebbe accorta che non valeva la pena soffrire per lui.
Ma corteggiare Sasuke aveva significato
dividerle totalmente. Il filo si era staccato, si erano separate.
Voleva essere come lei, ed invece era solo la sua brutta copia.
Voleva allontanare Sasuke da Ino per riportarle il sorriso, ma questo
le aveva trasformate in nemiche.
Ed eccole adesso, dopo anni, ad osservarsi nel silenzio delle tenebre, che avevano entrambe aspettata con ansia e trepidazione, perché solo al calare della notte potevano essere di nuovo unite.
-Potrei ucciderti se solo potessi…- disse Ino, mentre le sfiorava la fronte con le dita.
-Perché non lo fai, allora?- la sfidò lei, mentre chiudeva gli occhi per godere al meglio di quella carezza.
-Perché non voglio.- le mani lente si mossero sui capelli, per poi scivolare sulle spalle, e sfiorare delicatamente quel collo, da dove si potevano udire i battiti di un cuore incontrollato, racchiudendolo in una morsa.
-Però vorresti.- socchiuse le labbra, mentre sentiva come quelle mani gelide si muovessero attorno al collo lentamente. Avrebbe dovuto temere per la sua incolumità, ma non lo fece, aspettò semplicemente, che, lente, le labbra di Ino, si posassero sulle sue. Le voleva.
Era sempre stata lei a cominciare, era sempre stata Ino a cercare un contatto. Negli anni, era sempre stata lei a fare il primo passo. Era lei che si era avvicinata, che le aveva dato fiducia, che le aveva regalato la vita, che l’aveva consigliata, che l’aveva tirata fuori dal baratro dell’ oscurità…
Un bacio…
Un contatto delicato, lento, leggero, umido. Le toccò le labbra con le proprie, mordendole, succhiandole avidamente, come a volerne prosciugare il contenuto: la linfa custodita al loro interno.
Ino passò molto sensualmente la
punta della lingua sulle labbra per tracciarne i contorni, mentre
Sakura lentamente faceva scivolare a terra il suo cappotto.
Per tutta la durata del bacio, non le lasciò il collo,
continuò a muovere le mani su di esso, mentre accarezzava
con le proprie labbra quelle di lei.
Era notte e i raggi della luna illuminavano
le figure di due amanti che si allietavano di quelle sensazioni, di
quelle coccole, di quelle carezze, e baci, morsi.
Presto si ritrovarono entrambe stese a terra, sulla soffice erbetta,
abbracciate, strette, legate.
Era tutto così intenso, così forte,
così bello, così maledettamente straziante.
-Oooh Ino…-
-Dillo… dillo o smetto!-
-No, non smettere… ti prego, non fermarti… non smettere di farti sentire…-
-Dillo, allora dillo!-
-Io… io…-
-Fallo!-
Autoritaria, la teneva in pugno. Non la sopportava quando la spingeva a fare o dire qualcosa contro la sua volontà, la odiava perché sapeva approfittare delle sue debolezze per usarle come arma a doppio taglio.
-Allora?-
La odiava perché sapeva come farla sentire disarmata, perché, nonostante quella passione lacerante, Ino sarebbe risultata sempre la migliore. Ora era costretta, avrebbe dovuto dirlo.
-Perdonami per averti… abbandonata… io volevo solo… liberarmi di te. Sei la mia ossessione, il mio tormento… non smettere di restare al mio fianco… non smettere di camminare con me.-
-Manca la parolina magica!-
Bastarda…
-Perdonami!-
Affannata e sopraffatta da mille emozioni la
voce di Sakura giungeva come un’implorazione alle orecchie di
Ino che “governatrice” continuava a donarle con
“quelle carezze” tutta se stessa, perché
voleva punirla, perché doveva e sapeva come farlo: lei
l’aveva abbandonata e doveva pagarla. Doveva implorarla.
L’avrebbe castigata per tutta la vita, per quello che le
aveva fatto. Le aveva strappato il cuore e l’aveva portato
con sé, aveva scelto per tutte e due, senza sapere cosa
realmente ci fosse dietro quel suo atteggiamento.
Lei non amava Sasuke, lo aveva fatto credere per farla ingelosire, perché voleva legarla a sé sempre di più. Allora non aveva capito, non aveva dato un nome a quel sentimento, ma col tempo tutto era cambiato, una nuova consapevolezza si era fatta strada dentro di sé. Sakura, invece, come al solito non aveva capito nulla, era saltata alle conclusioni rompendo la loro amicizia, per quello lì.
Ma ora era tutto cambiato, si erano chiarite
quella notte di anni fa, quando senza proferire parola, tra le lacrime,
si erano concesse il primo bacio. Quel bacio che avrebbe segnato la
loro condanna, perché sarebbero dovute rimanere nascoste,
perché nessuno avrebbe capito cosa c’era tra loro,
perché solo loro sapevano cosa si celasse dietro quelle
notti di luna, perché c’era amore tra loro.
Attendevano nel silenzio, l’una separata
dall’altra, la notte, per essere salvate da loro stesse, da
quella passione bruciante. Al calare delle tenebre, tutto era
tranquillo, erano immortali, erano vive, erano amanti.
-Ti tormenterò tutta la vita!-
-Non mi perdonerai… mai…-
-Sarà la tua punizione.-
Ancora un bacio, passionale, forte, irruente,
che trasmetteva tutta la passione che avevano in corpo. Dita che lente
percorrevano quel corpo scosso da brividi di piacere.
Il corpo che si muoveva sotto il suo, sempre con smania più
accesa. Mani che delicate si posavano su quelle coppe, e tormentavano
il contenuto.
-Non sarai mai come me… non avrai mai la mia perfezione.-
-Sme... ttila…-
-Chiedimelo ancora!-
-Perché mi fai... aah... questo?-
-Perché te lo meriti.- Le labbra che scivolavano lente sul collo, che si aprivano in una scia di baci infuocati, che tormentavano i teneri boccioli, che scendevano sino a fermarsi nella curva dell’ombelico.
-Per… ché?-
Ino risalì per guardarla negli occhi, e, avvicinandosi a quelle bellissime labbra, le osservò, poi riprese a guardarle gli occhi, mentre con la mano le accarezzava il volto, togliendole davanti al viso una ciocca ribelle. Un bacio lento prima di sussurrale all’orecchio.
-Perché non hai capito nulla allora… ti amo!-
Silenzio. Ino vide gli occhi di Sakura spalancarsi dallo stupore. Era la prima volta che pronunciava quelle parole, ed ebbero un effetto forte su di lei che, nascondendo improvvisamente il viso tra le mani, smettendo di dimenarsi, cercò di celare le lacrime.
-Sarai sempre la più debole.- Un sorriso dolce, prima di donarle un bacio tenero sulla fronte spaziosa, per poi asciugare lentamente, una dopo l’altra, quelle gemme tramite le proprie labbra.
-Dillo ancora!- disse improvvisamente Sakura ribaltando la situazione. Adesso era lei che stava sopra, che conduceva il gioco.
-Ehi… che fai? Sei tu quella che va punita!-
-Ripetilo!- la osservò dritto negli occhi, attese in silenzio quelle parole, mentre il cuore sembrava scoppiarle da un momento all’altro.
-Ti amo!- Chiuse gli occhi, mentre si inebriava di quelle parole, così potenti, così dolci, così toccanti, così vere.
-Ti amo anche io!-
Fu un turbine di emozioni sempre crescenti,
il loro. Mani che vagavano in esplorazione, quasi fuggiasche e
tremolanti, per raggiungere luoghi nascosti, lingue che si esploravano,
corpi che si avvinghiavano, stretti per non separarsi, per concedersi.
Entrambe assaporarono dall’altra il frutto proibito della
passione. L’esplosione totale avvenne come un turbine di
campane che suonarono dentro la loro testa al ritmo martellante di quel
cuore che aveva assistito con trepidazione a quella bruciante
manifestazione di amore.
Stanche, sopraffatte da loro stesse, si abbandonarono l’una stretta all’altra in un abbraccio possessivo ma delicato. Non c’era solo passione tra loro, c’era amore.
Silenzio.
Restarono in silenzio per molto tempo, ad
ascoltare dall’altra il battito del cuore che lentamente si
stava ristabilendo, cullandole. Si tenevano per mano, mentre se ne
stavano con gli occhi chiusi, stretti in una morsa.
Fu Sakura ad aprire bocca, a spezzare quel bellissimo momento.
-Tra poco sarà l’alba.-
-Dovremmo separarci…-
-Già.-
Si strinsero ancora più possessivamente, volevano porre fine a quel tormento.
-Se solo la notte durasse in eterno…-
Un ultimo bacio, prima di rialzarsi,
ricomporsi, prima di guardarsi per imprimere la loro immagine.
Mani che lente si separavano.
Dita che si sfioravano tremanti.
Occhi che brillavano.
Un ultimo sorriso prima di prendere strade differenti, per separarsi
ancora una volta:
Ino si sarebbe occupata del suo negozio,
Sakura sarebbe andata in ospedale.
Che vita sarebbe stata la loro?
Una vita vissuta solo a metà, perché nel giorno
erano condannate ad essere solo amiche, ma di notte erano libere di
essere amanti.
Si voltarono di nuovo, quando erano ormai lontane l’una dall’altra, e mentre il vento accarezzava le loro figure, e le prime luci del giorno illuminavano i loro volti, guardandosi con gli occhi malinconici, sussurrarono al vento le note di quella canzone che le avrebbe tenute vicine anche nel giorno, nell’attesa che arrivasse di nuovo la notte.
Ho aspettato che scendesse la notte,
sapevo che ci avrebbe salvati tutti…
Ora tutto è scuro,
siamo protetti dalla dura realtà…
Ho aspettato che scendesse la notte,
ora tutto è sopportabile qui nell'immobilità…
Tutto ciò che senti è tranquillità…
THE END
Precisazioni: Come seconda song fic, mi sono cimentata in una Yuri. Era da un bel po’ che ci pensavo, ed ho sfruttato l’idea del contest per elaborarla. Da premettere che questa è la mia prima Yuri, la mia creatura, e magari pecco di presunzione, ma per essere la prima non mi è venuta male. Volevo dare un tono delicato e passionale a questa fic. Quelle due assieme mi piacciono terribilmente. Non le posso vedere “separate” o sono amiche o sono amanti, in qualunque caso devono stare assieme**
Ringraziamenti:
Grazie a Melantò che mi ha coinvolto e mi ha fatto scoprire questo contest.
Grazie a Izumi che con pazienza e sincerità mi ha aiutato facendomi sapere cosa ne pensava dandomi una mano a migliorare! Ti adoro**
A tutti voi che la leggerete, che mi seguite, che mi consigliate**
Credit:
-La canzone facente parte dell’album Violator del 1989 usata per la seconda song fic è Waiting for the night, traccia quinta, che appartiene ai Depeche Mode e solo loro detengono i diritti.
I pezzi sono stati tradotti ecco quelli originali:
Been waiting for the night to fall
I knew that it would save us all
Now everything's dark
Keeps us from the stark reality
Been waiting for the night to fall
Now everything is bearable
And here in the still
All that you feel is tranquillity
-I personaggi di Naruto non mi appartengono, ma sono di proprietà esclusiva del suo creatore, Masashi Kishimoto. La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per il piacere di farlo e di allietare un po’ le vostre giornate, per tanto intesa.
In data 16 Marzo 2008 sono state apportate delle piccole modifiche alla fic.
Solarial