Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: pepero    05/02/2007    20 recensioni
"In confronto alla prospettiva di Ginny Weasley arrabbiata, Voldemort non faceva più tanta paura." R&R please!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
...

Un matrimonio tira l'altro

********************


Dannato complesso dell'eroe.

Se gli occhi di Harry Potter avessero avuto il potere di incendiare oggetti, probabilmente al momento la Tana sarebbe esplosa, viste le occhiatacce che continuava a lanciare a Ginny Weasley, colpevole solo di divertirsi ad una festa.
Forse il motivo era che, a parte un freddo saluto quando lui, Ron ed Hermione erano arrivati lì per il matrimonio di Bill e Fleur, lei lo stava bellamente ignorando da cinque giorni, dieci ore e trentasette minuti. O, molto più probabilmente, perché al momento la ragazza stava amabilmente flirtando con uno spocchiosissimo francese senza che lui potesse far niente se non immaginare nella sua mente tutti i possibili modi per rompere tutte le ossa al damerino e farlo sembrare un incidente.

Stupido, dannato complesso dell'eroe.

Ok, tecnicamente Ginny non era più la sua ragazza, e quindi era libera di fare quello che le pareva; ma in qualunque modo la mettesse, restava il fatto che guardarla mentre rideva e scherzava con qualcun altro gli dava decisamente fastidio.
Harry era fiero di considerarsi una persona abbastanza coerente, ma mai come in quel momento, guardando il dannato francese poggiare con nonchalance la sua viscida mano sul braccio di lei, si era pentito di una sua scelta.
In confronto alla decisione di lasciare Ginny, persino la missione suicida di aiutare Hagrid con Grop sembrava ad un tratto avere senso.

Certo, tutta la faccenda aveva comunque il suo perché: l'aveva fatto solo per proteggerla dal simpatico schizofrenico che gli dava la caccia praticamente da quando era nato. Ma la cara Hermione, che al momento non considerava più così tanto amica, aveva provveduto a smontare le sue argomentazioni in cinque secondi: visto che, fino a prova contraria, Malfoy e Piton erano ancora a Hogwarts quando i due si erano messi insieme, e Hogwarts notoriamente non era un posto dove si poteva facilmente tenere un segreto, c'erano abbastanza probabilità che Voldemort sapesse già tutto. Senza contare che Ginny faceva parte dei Weasley, e quindi era già triplamente in pericolo per cavoli suoi: primo, era semplicemente viva; secondo, perché, come aveva provveduto a far notare Zabini, era per la cricca dei mangiamorte una traditrice del suo sangue; e terzo, perché i suoi genitori facevano parte dell'Ordine della Fenice. Stupida logica.

E comunque, visto il modo in cui rideva alle battute assolutamente patetiche del dannato parigino, non sembrava che le importasse poi così tanto di lui.
Dannazione, erano passate solo otto settimane da quando si erano lasciati. Non che avesse dovuto cospargersi il capo di cenere, disperarsi e vestirsi a lutto, ma almeno poteva evitare di fare la... la donna scarlatta proprio sotto il suo naso!

**********


- Qui non ne usciamo vivi, Hermione.- Al momento Ron Weasley più di Voldemort e degli horcrux era preoccupato per la salute mentale del suo migliore amico, impegnato a fulminare con lo sguardo sua sorella e il francese che le stava facendo il filo più o meno da quando aveva messo piede nella Tana. Ok, ad essere onesti, era preoccupato anche per l'incolumità fisica di Ginny; un po' meno per quella del damerino.

Hermione si morse un labbro. - Sono d'accordo con te, Ron, ma sai meglio di me che abbiamo le mani legate. Abbiamo tentato di farlo ragionare; è così testardo che non ammetterebbe nemmeno sotto tortura di aver fatto una cazzata. - disse, guardando il rosso con un sorriso tirato.
- Non possiamo neanche rinchiuderli nel bagno al primo piano? - le rispose lui con l'aria speranzosa.
- Temo di no. A meno che tu non voglia ritrovarti ad essere l'oggetto dell'ira di tutti e due contemporaneamente. -

- Uffa. - riprese dopo un po' il rosso, accarezzando distrattamente la mano di Hermione. - Perché l'amore deve essere così complicato? -

*********


Adesso era veramente troppo. Aveva fatto finta di niente quando lui l'aveva lasciata per il suo dannato problema di nobiltà d'animo; aveva continuato a far finta di niente quando lo aveva sorpreso otto settimane dopo a guardarla con l'aria del cucciolo bisognoso di affetto salvo poi far finta di niente quando si era accorto che lei l'aveva scoperto, aveva fatto finta di niente quando quella mattina era stato a fissarla con la bocca spalancata per almeno un quarto d'ora quando lei era scesa giù vestita per la cerimonia, salvo poi ricominciare a far finta di nulla.
Ma ora basta.
Per la prima volta nella sua vita, Ginny Weasley non sopportava più quell'idiota sopravvissuto di Harry Potter. Possibile che non avesse la libertà di parlare con qualcuno nella sua stessa casa?!

- Qualche problema, Harry? - gli disse, avvicinandosi con passo deciso al moro.
- Si. Perché, si nota? - le rispose l'altro, continuando a guardarla livido di rabbia.

In una scala da uno a dieci, in quando a idiozia Harry Potter meritava per lo meno trentacinque.

- Ce l'hai con me, con Gabriel o con il tuo cervello di gallina? -
- Oh, siamo già in confidenza, a quanto vedo. E non ho il cervello di una gallina. -

Ginny sbuffò. Con questa, era arrivato a cinquanta.

- Hai ragione, il tuo non è un cervello di gallina. Direi più di Troll. -
- Ah ah ah. Hai del talento comico, sai? -
- Grazie per averlo notato. Perché non vai a fare amicizia con gli gnomi da giardino invece di fissarmi come se fossi il peggior essere umano mai esistito? -
- E tu potresti evitare di fare la scema con il francese davanti ai miei occhi? E' una cosa abbastanza irritante. -
- Preferiresti forse che me ne stia in un angolo a crogiolarmi nell'autocommiserazione per aver perso l'amore di una vita? -
- Almeno sembrerebbe che ti sia importato qualcosa di me. -

Con questa era arrivato a trecento.
Come osava insinuare che a lei non fosse mai importato niente di lui?!

- Harry, hai mica cominciato a prendere allucinogeni, per caso? -
- No. -
- Allora devi aver preso una botta in testa. Come sarebbe a dire che non me ne è mai importato niente di te?! Al massimo questo potrei dirlo io. -
- Beh, è la pura verità. -

Ginny era completamente basita. Ma si era bevuto il cervello?

Stava per rispondergli di nuovo, quando Fleur si avvicinò a loro, seguita da Bill. -Jinnì? Sciè qualche problemà? -
Ci mancava solo Flebo.

- No, Fleur. Scusaci se abbiamo alzato un po' la voce, andiamo a parlare dentro, ok? - le rispose in fretta, prendendo Harry per la collottola e trascinandolo in casa.

**********


- O-oh. L'Armaggedon ha inizio. - disse Ron, indicando a Hermione Ginny che si dirigeva a passo deciso verso Harry. - Tu dici che è sicuro lasciarli da soli? - continuò poi, facendo volteggiare la mora sulla pista da ballo.
- I casi sono due: o cominciano a tirarsi roba addosso, o si rimettono insieme. Inutile dire in quale delle due spero. - le rispose lei, ritornando tra le braccia del rosso dopo un giro particolarmente lungo.
- Seriamente, Herm, ma sei sicura che il neurone di Harry non se ne sia andato in vacanza? Non mi sembra che stia tanto bene. -
L'altra lo guardò per un po'. - Potrebbe anche essere, chi lo sa. Dovremmo sottoporlo ad un encefalogramma per saperlo. -
- Un encefalocosa? -
- E' un... lasciamo perdere. Spero solo che non rovinino la festa a Fleur, mi dispiacerebbe molto dopo tutto quello che ha passato. -

Ron fece un sorrisetto. - Noto che abbiamo cambiato idea... - le disse facendole fare un casquet.
Lei arrossì. - Solo gli stupidi non cambiano idea. E poi ammetto che l'episodio dell'infermeria ha avuto il suo peso. -
- Meno male, perché anche io ho cambiato opinione su Vicky. -
- Ah davvero? E sentiamo, cosa avrebbe operato un simile miracolo? -
- Beh, vediamo... C'è il fatto che ora sta amabilmente conversando con mia madre presentandogli sua moglie, o il fatto che tu al momento stia ballando con me. - le rispose lui, avvicinandosi di più e dandole un piccolo bacio sul naso.

- Come sarebbe a dire che non me ne è mai importato niente di te?! -

Hermione e Ron si guardano negli occhi stupefatti.
- Herm, hai sentito anche tu quello che ho sentito io oppure ho le allucinazioni? -
- Si, come più o meno chiunque nel giro di un chilometro. -
- Hermione... -
- Si, Ron. Harry si è decisamente bevuto quel poco di cervello che gli rimaneva. -

Si voltarono a guardare il loro migliore amico giusto nel momento in cui Ginny trascinava per la collottola Harry dentro casa.

- Ron? Dove vai? -
- Da Fred e George, a vedere se hanno un paio di Orecchie Oblunghe da prestarmi. -

**********


- Hai finito di portarmi al guinzaglio? So camminare anche da solo. -
Al momento Harry Potter poteva essere benissimo definito come la personificazione della rabbia. Capita, se la tua ex-ragazza prima ci prova spudoratamente con un altro sotto i tuoi occhi, poi litiga con te davanti a tutti e infine ti trascina per tutta la casa non permettendoti di respirare.

- Lo so benissimo. - gli rispose lei, chiudendo a chiave la porta della sua stanza. - Bene, ora mi spieghi cos'è questa storia che a me non sia mai importato niente di te, perché onestamente è assurda. Totalmente assurda. E tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. -
Il moro sbuffò. - Certo, come no. E allora perché ci stavi provando spudoratamente con quel tipo? Pensavo che i francesi ti stessero antipatici. Non chiami Fleur Flebo? -
- Non è che siccome penso che Fleur sia una spocchiosa viziata figlia di papà tutta la popolazione francese deve essere così. Seguendo il tuo ragionamento del piffero, allora, se prendessimo te come esempio gli inglesi sarebbero tutti dei celenterati col complesso del supereroe. Ah, e per la cronaca, io stavo semplicemente parlandoci! - replicò lei, arrossendo di rabbia.
- Dalle mie parti quello si chiama flirtare. -
- Ma se tu non sai neanche cosa vuol dire! -
- Non sei tu quella che è stata a contatto ravvicinato con Ron ed Hermione per quasi sei anni, quindi, se permetti, so bene cosa vuol dire flirtare! -
Ginny aveva come l'impressione che stesse per scoppiare da un momento all'altro. - Beh, qualunque cosa tu voglia dire, resta il fatto che quello che faccio o non faccio non è più cosa che ti riguarda! Diavolo, sei tu che mi hai lasciato, perché ti comporti come se stessimo ancora insieme?! Non è che sei un po' geloso, per caso?-
- Geloso IO?! - le rispose lui con una risatina nervosa. - Non sarai tu ora quella che fa uso di allucinogeni, per caso? -

A-ah Potter. Colpito e affondato.

Ginny si sedette sul letto. - Oh si, Potterino è gelosino! - gli disse, in una brutta imitazione di Pix. - Che c'è, ti brucia vedere che nessuno bacia la terra dove cammini? Se vuoi mando un gufo a Romilda Vane, conoscendola sarà qui nel giro di cinque secondi. Dieci se non trova subito la borsa da abbinare alle scarpe. -

Ora Harry si era veramente stancato. Perché non riusciva a capire?

- Ginny, dannazione! Non è questo il problema, e tu dovresti saperlo! Davvero pensi che io sia quel tipo di persona? -
- Onestamente, Harry, non so più cosa pensare. - replicò lei, alzandosi e avvicinandosi alla finestra. - Non siamo più una coppia, ma è come se lo fossimo, visto che non mi è nemmeno più concesso di parlare con degli estranei. -
- Ci stava provando con te, lo spocchioso francese. -
- Dannazione, Harry! Anche se fosse?! So benissimo difendermi da sola, non mi serve il cane da guardia. -
- Questo lo so! - le rispose lui, battendo un pugno sul muro. - E va bene, sono geloso, e allora? E' un crimine?! -
- Certo che no, ma almeno abbi la decenza di tenertelo per te! Secondo te cosa dovrei fare per non farti ingelosire, mettermi un burqa e non uscire più di casa? Dovrei rinunciare alla mia vita solo perché così tu ti senta meglio? -
Harry era scioccato. - No... ma certo che no! Non intendevo dire che... -
- Beh, sembrava proprio così. - gli disse Ginny, guardando il sola scomparire per un attimo dietro una nuvola di passaggio. - Secondo te come mi sono sentita quando ho scoperto che ti piaceva Cho, o quando vedevo Romilda Vane scodinzolarti dietro come un cagnolino? Ma non mi pare di averti mai fatto una scenata per questo. Quindi, per piacere, viviti la tua vita che io mi vivo la mia. -
- Uffa Gin, ma perché non ci arrivi?! -
- Arrivare a cosa? -
- Non posso vivere la mia vita tagliandoti fuori, cavolo! Proprio non posso! -
Ginny si voltò a guardarlo stupita. - Ricapitolando, non possiamo stare insieme, ma tu vorresti che io stia qui in casa a fare la calza mentre ti aspetto. Beh, sai una cosa, Harry? Ti ho aspettato fin troppo tempo. -
- Lo sapevo già e te l'ho già detto, se non sbaglio. -
- E allora che vogliamo fare, Harry? Possiamo star qui a parlare per i prossimi trecento anni, ma dubito che arriveremo mai ad una soluzione. Ti amo, ma non sono fatta per aspettare. Soprattutto qualcosa che rischia di esistere solo nei miei sogni. -

Il moro si battè un pugno sulla gamba. - Sposami allora! -

**********


- Queste cose devono essere difettose. Voglio sperare che queste cose siano difettose, perché in caso contrario dovrei prendere a pugni il mio migliore amico. - disse Ron, prendendo l'Orecchio Oblungo in mano e ispezionandolo attentamente.
- Ho paura che tu abbia sentito benissimo, invece. - gli rispose Hermione, poggiando una mano sul ginocchio del ragazzo.
- Il neurone di Harry non è andato in vacanza, Herm. - replicò lui sconsolato, voltandosi a guardarla. - Ha direttamente traslocato. -

**********


- Di tutte le cose che hai detto stamattina, Harry, questa è in assoluto la più idiota. - La faccia di Ginny era tutta un programma.
- Lo vedi? Avevo ragione. -
- Harry, ho detto che è un'idea idiota, ma non ho risposto di no! Se è per questo non ho risposto per niente... -
Lo sguardo di Harry si illuminò. - E allora è un si? -
- Dipende. Magari se mi facessi una dichiarazione decente, e non una proposta buttata lì giusto per fregarmi e costringermi ad aspettarti... -
Il moro sospirò, si mise in ginocchio davanti a lei e sfilò dalla tasca una scatolina rossa. - Ginny, probabilmente non te l'ho mai detto a parole, ma faccio pena nei discorsi. Quello che volevo dirti è che sono tremendamente pazzo di te, innamorato fino all'inverosimile. E... insomma, lasciarti è stata una delle idee peggiori che mi siano mai venute in mente, come la tua quasi cognata non ha mancato di farmi notare; per farla breve... Vorresti diventare la moglie di quest'idiota che se ne sta qui inginocchiato ai tuoi piedi? - concluse con un sorriso stiracchiato aprendo la scatolina.
- Si! -
- Dovremo aspettare per lo meno finché non avrò eliminato Voldemort... -
- Si! -
- E poi tu come minimo dovrai finire la scuola... -
- Si! -
- E io ho come minimo tre anni di addestramento, se voglio entrare negli Auror... -
- Si! -
- E tu potresti anche esserti stancata di me... -
- Harry, ma sei sordo?! Ho detto di si, voglio sposarti! E non mi stancherei di te mai e poi mai... - gli disse Ginny, abbracciandolo di slancio e facendo cadere entrambi per terra. Harry istintivamente la baciò, e passò un bel po' di tempo prima che qualcuno dicesse qualcosa di coerente.

Quando alla fine si staccarono per respirare, Ginny guardò di nuovo la scatolina, incuriosita. - Harry? -
- Ah già. - le rispose lui, prendendogliela di mano e aprendola, rivelando uno splendido anello con un rubino circondato da piccoli diamanti attorno. - In teoria ora dovrei infilarti l'anello... -
- Non era questo che intendevo! - gli fece lei di rimando, ridendo. - Perché andavi in giro con un anello di fidanzamento? E soprattutto, da dove salta fuori? -
- Mmh... - le rispose lui, appoggiando la testa sulla spalla di lei. - Questo, - disse, prendendo l'anello dal cofanetto e mettendoglielo a dito, - è l'anello di fidanzamento della mia bisnonna, Beatrix Potter. L'ho ereditato nel giorno del mio diciassettesimo compleanno, era nella camera blindata dei miei nonni. Riguardo al motivo per cui me lo portassi dietro, forse era perché sapevo che avrei litigato con una rossa di mia conoscenza. E che mi sarei reso ridicolo chiedendole di sposarmi. -

**********


- Ora sono assolutamente certo che quei due sono fatti l'uno per l'altra. I loro neuroni hanno traslocato assieme.- fece Ron, prendendo Hermione per mano e aiutandola ad alzarsi dal pavimento.
- Però sei tutto rosso... - gli fece notare con un sorriso lei, mentre ancora mano nella mano scendevano le scale, diretti fuori in giardino.
- Saresti imbarazzata anche tu se avessi appena sentito il tuo migliore amico chiedere a tua sorella di sposarlo. Non voglio immaginare quando lo sapranno gli altri... - le rispose sconsolato il rosso, abbracciandola da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla. - Sarà il delirio. -
Hermione si voltò appena per dargli un bacio sulla guancia. - E tanto per la cronaca, io ho appena sentito il mio quasi fratello chiedere la mano della mia migliore amica. Come la mettiamo adesso? -
- Sono troppo scioccato per risponderti, al momento. Scusa, tesoro. -
La mora arrossì, ma sorrise. - Ho le traveggole, o mi hai appena chiamato tesoro? -
- Beh, che c'è di strano? -
- Niente. -
- Valli a capire, i geni. - le disse il rosso infine, baciandola.

**********


Come aveva previsto Ron, quando Ginny ed Harry scesero di nuovo in giardino, quel pomeriggio, si scatenò una baraonda. Fleur, anche se per una volta era passata in secondo piano, non sembrava dispiacersene; e anzi, si complimentò con Harry per la scelta dell'anello, che secondo lei "era perfect per le qualità di Jinnì". L'unica persona che sembrava aver preso abbastanza male la notizia era Charlie, che guardava con un'espressione scioccata ora la mano di Ginny ora Harry. Dopo varie burrobirre, però, si alzò, abbracciò la sorella e si rivolse a Harry. - Giuro che se solo la fai soffrire, ti scateno contro una covata di Dorsorugosi di Norvegia. -

Quella sera, nella grande casa finalmente quieta, c'erano solo due persone sveglie, sedute sul portico a guardare le stelle.

- Lo sai che tra due ore me ne dovrò andare, vero? - chiese Harry a Ginny, stingendola di più a sé.
Lei annuì. - E' un peccato che io abbia ancora sedici anni, altrimenti col cavolo che mi avreste lasciato qui. -
Il moro si voltò a guardarla, accennando ad una protesta, ma lei lo zittì. -Non fare quella faccia, Potter. Chi è la più sveglia dei due? -
- Ok, su questo hai ragione. - le rispose lui, cominciando a baciarle il collo. - Ma comunque non te l'avrei permesso, anche a costo di incatenarti al letto di camera tua per non farti più uscire da casa fino al mio ritorno. Saresti stata una distrazione troppo grande. - continuò, baciandola sulle labbra.
- Scherzi a parte, Harry... Promettimi che tornerai, e che quel maniaco schizoide sarà un solo un brutto ricordo. -
Lui la guardò negli occhi per un lungo istante. - Te lo prometto. - le disse poi, baciandole il palmo della mano dove si trovava l'anello. - Anche perché, - continuò poi, buttandola sullo scherzo, - sono troppo curioso di vedere se il nostro primo figlio sarà la copia di uno dei miei genitori. Vedendoci, si direbbe una cosa plausibile. -
Ginny rise, per poi tornare seria. - Io ci sarò. Non proprio nello stesso posto, ma ci sarò. Quindi vedi di tornare tutto intero da me, altrimenti ti verrò a cercare pure all'altro mondo. Siamo chiari? -
- Chiarissimi. - le rispose lui, baciandola di nuovo. - Ti amo. -
- Anche io. -

Più tardi, mentre con Ron ed Hermione si allontanava nella notte dalla Tana, Harry Potter si ritrovò a pensare di essere l'uomo più fortunato del pianeta. Dopotutto aveva solo seguito il consiglio di Silente; ed effettivamente, ora che lui e Ginny si erano detti quello che provavano l'uno per l'altra, si sentiva più forte, come se avesse intorno a lui una barriera che lo proteggeva e al tempo stesso gli dava forza.

Il secondo pensiero che ebbe era che paragonato alla prospettiva di Ginny Weasley arrabbiata, Voldemort non faceva poi così tanta paura.

   
 
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: pepero