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Autore: xhugmeluck    22/07/2012    11 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Siamo solo tu ed io

Non pensavo che la vita potesse essere così dura con una sedicenne.                                                                      
Un’auto, una famiglia, un incidente.                                                         
Per qualche strana ragione la mia famiglia non aveva parenti in città e così dopo il funerale dei miei genitori, io e mio fratello fummo costretti a trasferirci in Inghilterra, dove viveva la mamma di nostra madre (non riuscivo a chiamarla nonna visto che non la conoscevo affatto; non si era fatta viva ad un compleanno, una festività.. pensavamo che fosse morta o qualcosa del genere, ma di certo per noi era come un’estranea).  L’assistente sociale ci presentò al funerale.
In quel momento sentivo tanta rabbia; ero devastata dalla tristezza e dalla depressione; le due persone più importanti della mia vita non c’erano più; io e mio fratello Harry eravamo costretti ad andar via dalla nostra città, costretti a dover abbandonare i nostri amici, la nostra scuola.. ma soprattutto, dovevamo andare a vivere da Sofia, la nostra cosiddetta “nonna” spuntata fuori da non so quale punta di universo.
Ciò che stavo provando in quel momento, ciò che stavamo provando in quel momento; probabilmente era il giorno più brutto e devastante della nostra vita.
A prima vista la donna dai capelli biondi e occhi verdi non sembrava tanto amichevole, e quei lineamenti così familiari mi rattristavano ancora di più.
Il signor Smith ci lasciò un po’ da soli per conoscerci meglio.                                                                                  
– Ragazzi, mi dispiace molto per i vostri genitori..- disse Sofia con un tono amareggiato.                                                                   
Io continuavo a fissare il mio abito nero, senza degnarla di uno sguardo.                                                                          
– Lo so che li amavate tanto, ma..-. All’improvviso la interruppi.                                                                                                
– Come fai a saperlo? Non ci sei mai stata! – dissi io, continuando a non guardarla.                                                                 
– Ragazzi, lo so che fino ad ora non sapevate nemmeno della mia esistenza, ma è per questo che sono qui ora.. Io voglio poter recuperare il tempo perso in questi vent’anni. -  disse. Non riuscivo più a contenere la rabbia e lo sconforto.                                                                               
– E hai aspettato che la mamma morisse prima di recuperare il tempo perso?- uscii arrabbiata dalla stanza.
Nella sala da pranzo c’era un gruppo di persone che nemmeno conoscevo pronti a porgerci le condoglianze, ma non gli destai un minimo di attenzione.  
Mi andai a chiudere nell’enorme armadio della mamma, sperando di scoprire un mondo fantastico dove potermi rifugiare.
Mi rannicchiai e con le ginocchia al petto cominciai a piangere. Lì dentro riuscivo ancora a sentire il suo profumo. Lo metteva sempre. Era un po’ come un suo marchio. Mi diceva sempre “Laila, una donna può risparmiare sulle scarpe, sui vestiti, ma mai sul profumo!".                                                                                                                                                    

E pensare che quando è successo ero lì con lei.
Stavamo tornando dalla festa in città in onore dei nostri fondatori. Harry era a casa di un suo amico.
Mio padre stava guidando.. mia madre al suo fianco ed io dietro di loro. Stavamo discutendo dello strambo cappello della signora Frances.                              
“Come è possibile che una donna abbia il coraggio di indossare sopra il capo un piccione? E lo ha anche chiamato Kevin..”.  Adoravo quando sorrideva.
Ridevamo come dei pazzi. Ad un certo punto un camion sbucò dal nulla e mio padre non lo vide in tempo. Cercò di sterzare, ma era troppo tardi e così lo scontrammo in pieno. Ricordo solo dei fari accecanti.                                                           
Mi risvegliai in ospedale. Al mio fianco c’era mio fratello Harry in lacrime. Mi guardò negli occhi. In quel momento il mio unico pensiero andava ai miei genitori.
Gli chiesi dove fossero e mi rispose che non ce l’avevano fatta. In quell’istante mi crollò l’universo addosso. Scoppiai  in lacrime.        
Perché io ero sopravvissuta e loro no?                                                          
Mio fratello continuava a stringermi forte. Le ferite che avevo mi facevano tanto male, ma non quanto la ferita riportata al mio cuore...                                                                

Non sarei mai più voluta uscire da quell’armadio.
Ad un certo punto vidi mio fratello maggiore, Harry, aprire l’anta e sedersi accanto a me. Mi prese la mano e mi cinse in un caloroso abbraccio.    
– Mi mancano..- dissi io poggiando la testa sulla sua spalla con le lacrime che mi rigavano la faccia.                                         
– Lo so, mancano tanto anche a me. – mi disse. Il dolore trapelava dalle sue parole.                                                              
– Come faremo senza di loro? -                                                             
- So soltanto che da oggi in poi, inizieremo una nuova vita e dovremmo contare l’uno sull’altra, su di noi!-                        
-.. Harry, tu ti fidi di quella donna?- gli chiesi.                                                     
– Laila, non posso dirti che non mi fidi di lei se è quello che vuoi sentire. Sento che è sincera, e credo anche che tu le debba delle scuse. Sei stata sgarbata con lei e..- mi alzai subito da terra e uscii dall’armadio.                                                                                        
– Io non le chiederò scusa. Ciò che ho detto è la verità.. e poi.. non voglio andare via da questa casa. Se accetterò che diventi il nostro tutore, ci porterà entrambi  via da qui, a Londra, e io non voglio.-                                   
- Laila..-                                                                                             
- No, niente Laila! Ho preso la mia decisione..-  stavo solo seguendo il mio cuore.                                                              
– Laila, se non accetteremo che Sofia diventi la nostra tutrice, ci divideranno. E’ questo che vuoi? -                                      
- Tu hai diciotto anni.. perché non diventi tu il mio tutore? -                                                       
- Non è facile come credi Laila! Sì, ho diciotto anni, ma sai cosa significa restare da soli, senza un minimo di aiuto.. siamo solo dei ragazzi! Sarebbe un impegno che non riuscirei a portare avanti..-  odiavo quando aveva ragione. Lo guardai fisso negli occhi. Abbassai lo sguardo.                              
-.. che fine farà questa casa? Ci sono tutti i nostri ricordi qui, inoltre che cosa ne faranno delle cose della mamma e di papà?-      
- Questo lo chiederemo al signor Smith, ora però scendi e scusati con Sofia. - Feci un lungo sospiro.              
- ..va bene..-  dissi alquanto infastidita.                                                                                                        
Scendemmo le scale e raggiungemmo Sofia che per tutto questo tempo era rimasta nella sala da pranzo. Quando entrammo nella stanza, stava guardando le foto che si trovavano sul camino.  Soprattutto quelle della mamma. Aveva gli occhi lucidi.                                                                             
– Ehm.. Sofia?-  ero un po’ imbarazzata.                                                                                                                     
– Laila, mi dispiace tanto, non volevo essere.. -                                                      
- Sofia, aspetta, prima volevo chiederti scusa.. non dovevo parlarti in quel modo. -                                                                 
- Sono io a dovermi scusare. Non ci sono stata in tutti questi anni e pretendo che voi mi vogliate bene in meno di dieci minuti.. non sono riuscita nemmeno a farmi volere bene dalla mia stessa figlia.. mi perdonerete mai per ciò che ho fatto, o meglio, per ciò che non ho fatto?-  sembrava davvero addolorata.
Sulla sua faccia c’era un’espressione affranta. Probabilmente mi stavo sbagliando sul suo conto, ma non riuscivo ancora a fidarmi pienamente di lei.  
– Come mai non hai voluto avere niente a che fare con noi?- Harry continuava a restare in silenzio. Lui non è il tipo che esterna facilmente ciò che prova.
Anche se agli altri sembra che tutto ciò non lo smuova di un centimetro, io so che all’interno sta scoppiando.          
Lui era molto legato a nostro padre. Più di quanto lo fossi già io. A volte risentiva del fatto che io fossi la “piccola di papà”, come se contassi più io di lui, e questo per un po’ ci ha reso due perfetti estranei; per circa 6 mesi  Harry mi ha vista come un fantasma e a me tutto questo faceva soffrire. Non riuscivo mai a capire perché mi trattasse così, finché ebbi il coraggio di chiederglielo. Parlammo per tre ore e mezza ( in fondo dovevamo recuperare il tempo perso ) e così ci riappacificammo.
Harry parlò anche con papà e da quel momento divennero inseparabili. Tra di loro si creò un legame davvero forte, che solo la morte ha potuto spezzare.          
In quel momento Harry non disse una parola, ma con un semplice sguardo mi fece capire che stavo diventando impertinente. Non gli diedi corda.      
– Ecco, ho avuto qualche problema con vostra madre..- e nel frattempo cercava di asciugarsi le lacrime che, senza che ce ne stessimo accorgendo, le stavano rigando il viso.                                      
– Che genere di problema?- In quell’istante la nostra vicina, la signora Dallas, entrò nella stanza e ci porse le condoglianze. Contemporaneamente entrarono altre dieci persone e l’aria nella stanza divenne ancora più pesante, più  di quanto già lo fosse. Sofia uscì dalla stanza  e non riuscii a fermarla.                                                                

La giornata sembrava non finire mai e, quando tutti se ne andarono, io e Harry rimanemmo soli in casa con il signor Smith e Sofia.    
–Allora, avete parlato un po’?-  disse il signor Smith. Sofia annuì.  Non aveva ancora risposto alla mia domanda.                                            
– Ora ci sarebbero delle carte da firmare.. è tutto a posto? Non ci sono problemi?- tutti si girarono verso di me, anche perché ero io il vero problema. Guardai  Harry negli occhi. Non volevo lasciare mio fratello, la mia unica famiglia. Ma non volevo lasciare nemmeno la mia casa, i miei ricordi, la mia vita. Se avessi accettato, probabilmente, mi sarei trasferita a Londra, e lì avrei dovuto ricominciare da zero.                                                                            
Ma forse era la cosa più giusta e, allo stesso tempo, più dolorosa da fare.
Sofia mi guardava ansiosa per la mia risposta. Feci un lungo respiro.  Guardai lei e l’assistente sociale e annuii, in modo che capissero che per me andava bene il fatto che affidassero me e mio fratello a lei.
Sofia mi sorrise con gli occhi lucidi. L’assistente sociale le porse delle carte da firmare.
Ero ancora un po’ confusa; avevo mille pensieri per la testa. E così cominciai a sparare domande a raffica, avevo bisogno di sapere.              
– Che cosa ne farete della casa? E gli oggetti dei nostri genitori che fine faranno? Andremo via da qui? Dovremo trasferirci a Londra? I nostri ricordi..-
- Tutto a tempo debito Laila..- mi disse il signor Smith.                                                              
– Sta scherzando vero!? Io ho bisogno di sapere tutto ora!- mio fratello si mise una mano davanti agli occhi.          
– Ecco..- l’ispettore sembrava terrorizzato.                                                                                                                                       
– Allora!?-                                                                                                    
- I vostri genitori vi hanno lasciato un testamento.. la casa e i mobili verranno venduti, mentre gli oggetti o i ricordi dei vostri genitori  potete tenerli, se volete. Solo che sarà difficile trasferire tutto da qui a Londra.-                                                                                                                  
- I miei genitori non ci sono più e lei si preoccupa di quanto sarà difficile poter tenere i loro ricordi!?-              
In quel momento mi sentivo talmente infastidita che preferii chiudermi in stanza.                              
Rimasi chiusa lì dentro per tutto il resto della giornata a piangere.

La mattina dopo mi svegliai sulla mia poltrona ancora con indosso il vestito del giorno precedente, con le guance rigate dalle lacrime.
Sofia rimase a casa nostra quella notte. Pensare che in soli due giorni avrei dovuto salutare per sempre i miei amici, la mia scuola; sì, mi sarebbe mancata anche la scuola!                                                                                                                                                                         
Comunque.. mi cambiai e scesi al piano di sotto. Harry stava facendo colazione , Mr Twinkle, il mio gatto, dormiva ancora e Sofia preparava delle frittelle.
– Ti sei svegliata, finalmente! Ti vanno delle frittelle? So che ti piacciono con il cioccolato e le scaglie di cocco.-                    
- Come fai a saperlo? -                                                          
- Bhè, sono anche le mie preferite e poi me lo ha detto tuo fratello.- sembrava alquanto felice di essere lì con noi. Ma ogni tanto restava a fissare il vuoto immergendosi nei suoi pensieri e nei suoi ricordi con gli occhi che le diventavano lucidi.                                                                                  
- Ieri, quando sei scappata in camera, il signor Smith ha letto il testamento.- mi disse Harry.                                                                 
- Davvero? -                                                    
- Sì.. -                                                            
- E cosa c’era scritto?- Prima che potessi finire di parlare Sofia prese una scatola con sopra una lettera e me la porse dicendo..                
– Tua madre ti ha lasciato questa più tutti i suoi oggetti.-                                                                                                     
Presi tra le mani quella scatola ricoperta di pizzo bianco. Preferii andare in camera mia ad aprirla. Volevo restare un po’ da sola.
Sopra la scatola c’era una lettera. Era indirizzata a me.
La aprii delicatamente e cominciai a leggere quel foglio che a stento riuscivo a tenere in mano tanto che tremavo..                                         
 
Cara Laila,                                                      
quando leggerai questa lettera io non ci sarò più. A volte la vita ci riserva delle sorprese belle o brutte che siano, ma sempre sorprese. Sorprese, perché nessuno se le aspetta o augura, a volte, quando arrivano. L’unica  cosa che mi auguro è che tu sappia superare questo momento con la determinazione e la testardaggine che hai avuto sin da piccola.
Ricordo ancora il tuo quinto compleanno. Alla fine della festa tu, Harry e tuo padre vi siete seduti a terra in giardino e avete cominciato a guardare le nuvole. Tutti e tre ne notaste una: tu credevi che fosse un vaso di fiori, tuo fratello una guanto da football e tuo padre un'oca. Continuavi a dir loro di avere ragione e alla fine si stancarono talmente di ribattere  che te la diedero vinta
.                                                   
Comunque piccola mia, tutto ciò che voglio dirti è che qualunque cosa succeda tu sarai sempre la mia piccola principessa e non smetterò mai di volerti bene.
Da piccola mi dicevi sempre che saresti voluta diventare una cantante. E per ciò che mi riguarda non hai mai cambiato idea. E’ per questo che ti dico di inseguire a tutti i costi i tuoi sogni e sappi che qualsiasi siano gli ostacoli che si presenteranno io sarò sempre al tuo fianco e ti aiuterò sempre a superarli.
Ci saranno momenti in cui non saprai cosa fare , momenti in cui vorrai la tua mamma, momenti in cui vorrai scappare in qualche altro mondo, momenti in cui dovrai prendere delle decisioni che cambieranno la tua vita radicalmente, momenti in cui vorrai tornare indietro, momenti in cui vorrai rimanere in un angolo a piangere, momenti in cui vorrai tutto e niente, momenti in cui amerai e odierai tanto una persona allo stesso tempo.. ma sappi che la tua unicità ti porterà ovunque vorrai, anche in capo al mondo.                                                                                    
Gli eventi, le “sorprese”, o persino qualcuno o qualcosa ostacoleranno il tuo cammino, ma piccola mia, non fermarti, resta sempre te stessa, ama , odia, piangi, sorridi.. ma sappi andare sempre avanti a testa alta, fiera di te stessa come lo sono io di te. Camminerai su strade tortuose nella tua vita, sul filo spinato, cadrai più volte, ma, mia principessa, tu ti rialzerai più forte di prima.
Serba i tuoi sorrisi nella luce dei tuoi occhi e anche se ci saranno momenti in cui crederai di non farcela, tu non demordere.. credi in te stessa, nei tuoi sogni, nei tuoi desideri, in ciò che sei, perché tutto ciò in cui credi, tutte le tue speranze,tutti i tuoi sogni.. quelli nessuno te li potrà portare via piccola della mamma.
E io sarò sempre lì con te. Anche se non mi vedrai, io sarò sempre nel tuo cuore e tu nel mio, e tutto questo non cambierà tesoro, per niente al mondo, perché tu e tuo fratello siete le due cose più belle che mi potessero capitare nella vita e anche se non ho mai potuto inseguire i miei sogni, mi sono resa conto che i miei sogni più profondi siete proprio voi due e sono felice che almeno questi si siano avverati.                                                                                                                 
L’ultima cosa che mi resta da dire è di non smettere mai di sognare piccola mia, perché saranno proprio i tuoi sogni a mostrarti chi  davvero sei.. la mia piccola principessa.                                                                                        
Per sempre tua,                         

                                                                                                                                                                                                                                                  mamma                                           

PS: conserva sempre la scatola allegata alla lettera, così che quando avrai bisogno della tua mamma ti basterà aprirla e mi avrai subito lì con te. Sono immensamente fiera di te piccola mia.”

Non volevo rovinare la lettera con le mie lacrime, ma non riuscivo a smettere. Mi mancava troppo.             
Aprii delicatamente la scatola di pizzo e appena vidi cosa c’era lì dentro portai le mani al viso e cominciai a piangere come non avevo mai fatto in vita mia.
Al suo interno c’erano tutti i ricordi di me e la mamma: il carillon con cui mi faceva addormentare la sera, il libro della Bella e la Bestia, la mia favola preferita, una foto di me e lei insieme al parco, una boccetta con il suo profumo preferito, il suo portafortuna ( un fermacapelli che le regalò sua nonna quando era piccola; lo avevo sempre desiderato, era bellissimo, con dei piccoli zaffiri sopra. Mamma mi diceva che “solo le principesse potevano indossarlo, e che sicuramente un giorno lo avrei indossato anche io” );
Ancora lacrime. All’improvviso notai una piccola scatolina di velluto blu. Incuriosita l’aprii. All’interno c’era uno splendido ciondolo d’argento a forma di cuore. 
Lo guardavo con gli occhi lucidi; notai una fessura, così cercai di aprirlo.. All’interno c’era una frase:

“ I tuoi sogni saranno il tuo sguardo sul mondo. Per sempre nel tuo cuore, mamma.”

Troppe emozioni in una sola giornata. Presi il ciondolo e lo indossai. Era bellissimo.                                                                             
All’improvviso sentii mio fratello chiamarmi. Riposi la lettera all’interno della scatola.                                    
In quel momento Harry bussò alla mia porta ed entrò nella stanza..                                                         
– Posso entrare?- mi disse sporgendosi dalla porta. Gli feci segno di si. Avevo ancora le lacrime agli occhi e così cercai di asciugarmele.
Harry entrò e si sedette accanto a me.                                                                                     
– Che succede? Perché stai piangendo?- mi chiese quasi sottovoce.                                                                                                                 
– Ho aperto la scatola che mi ha lasciato la mamma..- e così gliela mostrai. Harry mi accarezzò una guancia e mi asciugò una lacrima sorridendomi.      
– Ora siamo solo tu ed io.. sai non avrei mai pensato di dirlo ad alta voce, ma.. ecco.. ti voglio bene.- e mi abbracciò.
Finimmo per piangere entrambi. Il mio viso si trovava nell’incavo del suo collo così il mio ti voglio bene risuonò più forte.                       

Il pomeriggio, casa nostra sembrava un negozio di scatoloni. Assieme a Sofia avevamo messo tutta la roba dei nostri genitori in circa sei scatoloni, mentre i ricordi di famiglia in due scatole a parte. Pensavo che a Sofia potesse dar fastidio che volessi portare tutte queste cose con me a Londra, ma in realtà è stata molto gentile nei nostri confronti e ci fece portare tutto ciò che volevamo.  
Credo che la cosa più difficile sia stata organizzare tutte le mie cose. Fortunatamente riuscii a mettere tutto in otto scatoloni. Mi rimase quel po’ di tempo per salutare i miei amici, così mandai un messaggio a tutti dicendo che volevo incontrarli  al parco prima che partissi. Harry fece la stessa cosa con i suoi amici. Sofia rimase a casa per sistemare le ultime cose, mentre Harry mi diede uno strappo fino al parco con la macchina di papà.
Quando arrivai lì, i miei amici mi accolsero con un caloroso abbraccio e dopo andammo a prenderci l’ultima pizza insieme.                                          
E’ stata davvero dura vedere tutte quelle facce conosciute, tutti quei locali, i negozi, il paesaggio per l’ultima volta, ma mai quanto vedere la nostra casa completamente vuota al ritorno.                                                           
Era come se ci avessero privato di una parte del nostro cuore.                                                                    
Quando avevo tre anni mio padre mi costruì un’altalena nel giardino con una semplice ruota e una corda. Poi prese un coltellino e ci incise sopra tutte le nostre iniziali. Decisi di portare anche quella con me, anche perché Sofia disse che aveva un giardino a casa sua e potevamo appenderla all’immenso albero di pesco che aveva.                                                                                                                                                                               
Partimmo la sera stessa.                                                        
Il camion dei traslochi era pronto e non ci mancava altro che dire addio alla casa e a mamma e papà. Decisi io di chiudere la porta.
Trattenni il fiato per dieci secondi e feci un lungo respiro. Guardai ogni angolo, ogni parete spoglia, ogni minima parte di quella casa per poterla ricordare per il resto della mia vita.                                                                    
E con quel pizzico di coraggio chiusi quella porta con la consapevolezza che probabilmente non l’avrei mai più aperta.                                                                
Salimmo in macchina di nostro padre visto che Sofia non portò con se la sua. Raggiungemmo il cimitero. Mia madre e mio padre si trovavano entrambi, uno affianco all’altra, sotto un bellissimo albero di ciliegio in fiore. Aveva una chioma sulle sfumature dell’arancione che lasciavano a bocca aperta. Mi inginocchiai davanti a loro con mio fratello al mio fianco;  porsi loro un mazzo di fiori freschi e con la solenne promessa che li avrei resi orgogliosi di me, gli dissi addio.

Ed è così che ebbe inizio la seconda nuova vita di Laila Isabella Styles.

..lettrici a me..
essendo il mio primo capitolo,
ma soprattutto la mia prima storia,
voglio che esprimiate liberamente il vostro parere
e le vostre considerazioni..

 

Grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo. 
*recensioni super gradite*

(se volete cercarmi su twittah, questo è il mio contatto @alexscuddle)

  
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