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Autore: imane    22/07/2012    5 recensioni
Prima di amare Draco Malfoy i capelli di Hermione non erano mai stati un problema. Non lo sarebbero stati nemmeno dopo se parole gelide e affilate come pugnali non fossero giunte a tradimento alle sue orecchie gettandola nella confusione e nell'amarezza più totali.
« Mi servirebbe una lozione in grado di rendere più lisci e meno crespi i miei capelli »
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Olio di Argan
 











For those days we felt like a mistake,
Those times when love's what you hate
Somehow we keep marchin on      












Riverso su una pozzanghera della viuzza un riverbero di luce verdastra brillava cangiante e intoccabile rendendo omaggio alla madre insegna citante in caratteri eleganti:
 
Guelfa la Guercia – pozioni miracolanti per capelli bestiali
 
 
Hermione si avvicinò fermandosi proprio sopra il riflesso boscato mentre appoggiava la mano sulla maniglia della porta ed entrava, storcendo immediatamente il naso alla zaffata mefitica che le aveva invaso l’apparato respiratorio. Si coprì con una mano naso e bocca mentre accennava qualche passo verso il bancone traballante al fondo della stanza.
Fu allora che si accorse che il tappeto tremava.
Fremeva.
Respirava.
Alcune frange del suppellettile avevano preso a risalirle la caviglia, intrecciandosi strettamente tra di loro e cercando di bloccarle la circolazione sanguigna. Rapida, la strega infilò una mano in tasca e ne tirò fuori la sua bacchetta.
« Finite Incantatem! » esclamò mentre i fili si scioglievano in un sussulto ricadendo come alghe morte sul fondale di un lago.
Sospirò sollevata mentre gli angoli delle sue labbra si piegavano in un sorriso sornione: da una bottega aperta nel più buio vicolo di Nocturn Alley non ci si poteva aspettare niente di meno. Probabilmente quello era solo il metodo – malato e pericoloso – del proprietario per dare il suo strisciante benvenuto agli avventori.
Strinse più forte la bacchetta sentendone la ruvida finitura contro il palmo freddo e ghiacciato della mano. Intorno a lei pulviscoli di polvere si alzavano ad ogni passo sfidando la forza di gravità e levitando in giro per la stanza prima di arrendersi e scivolare inerti e non visti sul capo della strega e le sue spalle.
Intorno a lei diversi scaffali stracolmi di boccette, flaconi e contenitori vari, nascondevano le pareti con la loro immensa mole; diversi stracci pendevano flosci e smorti – come se i loro colori fossero stati resi da un cattivo uso di un acquarello – tra fiale multicolori e talvolta anche  incrinate.
« Benvenuta ».
Hermione si voltò verso una porta della stanza – l’unica e l’ultima oltre a quella da cui era entrata lei – che era stata socchiusa dalla proprietaria del negozio. Quest’ultima era una donna davvero particolare d’aspetto: indossava una lunga gonna gitana color rosa shocking abbinata ad un ancor più scioccante top roseo e un paio di stivali borchiati. Sulla testa portava un cappello vittoriano.
Il maledetto cappello vittoriano, pensò Hermione con una smorfia amareggiata davanti all’ultima ed improbabile moda lanciata da una strega che vantava grande popolarità tra i suoi coetanei, una certa Bombay Bilt, la strega più in del loro tempo che si diceva abitasse in un antico castello nella periferia Londinese. Una moda che poteva essere definita addirittura accettabile se paragonata alla Colorlozione Capelli in Technicolor, ideata sempre dalla stessa strega strampalata e emessa nei mercati magici di tutto il mondo proprio pochi giorni prima dell’inizio della scuola.
« Spero che il tappeto incantato non le abbia dato troppo fastidio. In caso contrario mi scuso anticipatamente » untuosa la padrona del negozio sogghignò malevola lasciando intendere che la sua richiesta di perdono non solo era falsa ma anche non sentita.
Hermione sorrise benevola. « E di cosa si scusa signora? Lei lo ha piazzato lì apposta per dare fastidio ».
Gli occhi della donna brillarono divertiti mentre con un cenno euforico della mano invitava la giovane strega ad avvicinarsi al suo bancone.
« Mi servirebbe una lozione in grado di rendere più lisci e meno crespi i miei capelli » illustrò Hermione indicando con l’indice della mano quel cespuglio di rovi che aveva sopra la testa, talmente gonfio e ingessato da non spostarsi nemmeno con la corrente del vento.
Guelfa la Guercia, la proprietaria della bottega, annuì brevemente mentre si dirigeva dietro il suo lurido bancone che avrebbe potuto tranquillamente gareggiare in lerciume con il peggiore dei tavoli della Testa di Porco. Prese un bastoncino di legno molto simile a una bacchetta ma con la consistente differenza che questi era ricurvo e lo puntò su una sospettosa Hermione.
« Stia calma » rassicurò la strega con il tono annoiato di chi ha già visto quella scena migliaia di altre volte. « Serve solo per capire il suo tipo di capello ».
Mormorò qualche parola incomprensibile e subito la polvere che prima si era appoggiata sul capo della strega prese a vorticare assumendo una strana tonalità color albicocca.
« Sfibrati, secchi e crespi » annunciò la donna scuotendo la testa ma non osando criticare il trattamento incurante che la strega rivolgeva ai suoi poveri capelli: in fondo era molto meglio così, più streghe maltrattavano i loro capelli e più ci avrebbe guadagnato. Ben lungi da lei dare qualche semplice consiglio che avrebbe potuto aiutarle senza far spendere loro un capitale in inutili trattamenti. « Venga con me, troviamo la pozione che fa al caso suo ».
Guelfa ripose la strana stecca di legno nel cassetto e si diresse verso la porta da cui era entrata prima aprendola seguita da una prudente Hermione.
Quest’ultima si rendeva perfettamente conto che tutta la sua proverbiale razionalità l’aveva gettata al vento nel momento stesso in cui aveva deciso di mettere piede a Nocturn Alley, diretta verso una bottega il cui cattivo nome era direttamente proporzionale solo all’efficacia delle sue pozioni. Tuttavia non aveva avuto scelta: aveva provato tutte ma proprio tutte le pozioni che venivano vendute nei negozi di cosmesi e cura del corpo a Diagon Alley ma non aveva ottenuto i risultati tanto sperati quanto annunciati in lettere fosforescenti sul retro dei flaconi.
Tutta pubblicità, pensò storcendo il naso. Nonostante il posto dove si trovava in quel momento si sentiva relativamente tranquilla dal punto di vista etico: aveva svolto accurate ricerche e aveva scoperto che le pozioni che venivano vendute in quella bottega non erano state dichiarate illegali dal Ministero della Magia ma venivano mal viste solo perché usavano ingredienti discutibili: interiora di pantegana annegata, cervello marinato di Dixie, code di lombrichi Barbalunga, elementi insomma che non facevano di certo saltare dalla gioia all’idea di doverli strofinare sui capelli.
Tuttavia era disperata, e si sa, chi è disperato è disposto ad accettare di tutto, perfino passarsi sui capelli una crema ai ragni fritti pur di raggiungere il suo obiettivo.
Persa nelle sue elucubrazioni si accorse tardi di essere arrivata in un corridoio buio, lurido e polveroso, come il resto del negozio. Una lampada pendeva fioca da un uncino posto sul soffitto rendendo grossolane e ancor più marcate le ombre delle due donne.
« Topo sgozzato, cuore di bue, zampe di gallina in polvere…» Guelfa percorreva con un unghia arcigna e ricurva le varie boccette selezionandone quelle tre.
« Adesso ti spruzzerò questa roba sui capelli. Se non dovesse avere l’effetto sperato con un colpo di bacchetta annullerò le conseguenze della pozione » spiegò con tono alto e chiaro. Hermione deglutì mentre la strega spruzzava un po’ di topo sgozzato sulla sua chioma.
Immediatamente i suoi capelli si rizzarono sopra alla testa come in preda ad una scossa elettrica.
O come in fuga.
Infatti in men che non si dica ogni capello cominciò a tirare verso l’alto come cercando di staccarsi dal capo della strega. Quest’ultima cercava di non gridare di dolore mentre metteva entrambe le mani sulla sua folta chioma cercando di distenderla.
« Squit squit squit » squittivano i capelli come topi tirando sempre più verso le più disparate direzioni.
Guelfa con un colpo di bacchetta annullò l’incantesimo mentre lanciava un’occhiata ammirata alla strega che coraggiosamente aveva resistito quando invece altre clienti erano scoppiate in urla e pianti come delle bambine di quattro anni.
Senz’altro Grifondoro, pensò mentre stappava il cuore di bue.
Hermione trattenne il respiro in attesa del peggio. Che non tardò ad accadere. La sua folta chioma aveva cominciato ad acquisire sempre più peso finché la strega non ebbe l’impressione di avere un blocco di cemento sopra la testa. Irritata resisteva stoicamente con il mento in su e le spalle ben dritte mentre tra sé e sé si domandava che diavolo avesse fatto nella sua vita precedente per meritarsi tutto quello.
Anche l’effetto di quella pozione venne, ovviamente, annullato. Continuò così per una quindicina di minuti in cui i capelli di Hermione si trasformarono in serpenti come la chioma delle Medusa, si accorciarono, si allungarono e cercarono addirittura di morderla.
« Basta non ce la faccio più! » gridò Guercia mentre rimetteva l’ennesima boccetta al suo posto nello scaffale.
Calò un cupo silenzio  interrotto solo dalle gocce nere come petrolio che scivolavano sul parquet del corridoio da una tubatura fuoriuscente dalla parete.
« Possibile che non ci sia niente di adatto ai miei capelli? » esclamò Hermione gettando le mani in aria anche lei irritata da tutti quei fallimenti.
Guercia dopo qualche momento di riflessione parlò. « Sei di origini Babbane? ».
Hermione assottigliò gli occhi. « Esattamente. Perché c’è qualche problema? » replicò già sul piede di guerra.
« Bene. Così eviteremo inutili scenette » sogghignò la venditrice. « Perché ho un prodotto Babbano da proporti. Dicono che sia in grado di fare miracoli che nemmeno le mie magiche pozioni riescono a fare ».
Senza attendere una risposta Guercia si diresse a passo spedito verso uno scaffale in fondo al corridoio. Si accucciò ai suoi piedi e tirò fuori da una scatoletta di cartone  una fiala traslucida contenente un liquido giallo e oleoso.
« Che cos’è? ».
« Olio di Argan ».
 
***
 
For those nights that i couldn't be there,
I've made it harder to know that you know
That somehow we'll keep movin on







Draco Malfoy era appoggiato alla grande quercia simbolo e centro del nuovo parco magico – nonché suo posto favorito -  di recente costruzione a Diagon Alley. Con il capo poggiato pesantemente sul palmo della mano osservava distante e sconsolato le acque del laghetto di fronte a lui che ondeggiavano e sussultavano sotto l’incessante carezza di una pioggia che sapeva ancora d’estate.
Sospirò mentre sentiva i muscoli dolergli accompagnati dai gemiti scricchiolanti delle ossa. Intanto silenziose e leziose le gocce di pioggia avevano preso a strisciare lungo le vene delle foglie fino a ricadere su di lui, bagnandogli leggermente la nuca prima di cadere e infrangersi definitivamente a terra.
Grattò nervosamente l’humus sotto il palmo della mano ammirandone la finitura umida e morbida tra le dita.
« Si è offesa » sussurrò a mezza voce a se stesso. « Sicuramente si è offesa quella testona » ripeté borbottando mentre continuava a sbriciolare sovrappensiero l’impalpabile terriccio.
Una sola frase gli era sfuggita dalle labbra parlando con quell’impiccione del suo amico, tale Theodore Nott. Una frase sincera ma nemmeno terminata; peccato che come al solito la Granger avesse deciso di sentire solo quello che aggradava maggiormente al suo orgoglio ferito da Grifondoro.
 
« Entro domani pomeriggio avrò collezionato un “Impareggiabile!” in Incantesimi » aveva proferito sicuro di sé Blaise Zabini.
« Certo e i capelli della Granger sono lisci come la seta, vero Dracuccio? » aveva replicato con leggerezza il pagliaccio mentre i suoi occhi saettavano sul rampollo di casa Malfoy. Quest’ultimo stava cominciando a ponderare seriamente l’idea di strangolarlo con le sue stesse mani.
« Effettivamente sono terribili » aveva cominciato a dire prima che un turbine rosso oro lo investisse dirigendosi rapidamente verso la Sala Grande.
« Ma mi piacciono così come sono, Nott » terminò adamantino mentre accelerava il passo svoltando l’angolo del corridoio con l’intenzione di fermare la Granger e sapere cosa aveva. Peccato che una volta voltato l’angolo scoprì che non ci fosse anima viva.
Da quel momento in poi erano incominciati lunghi pedinamenti prontamente scoperti dalla giovane Grifondoro. E ira, inquietudine e nervosismo avevano bagnato il suo animo di una sostanza salata quanto le gocce che continuavano a bagnarlo.
 
Hermione si fermò accanto a lui osservandolo silenziosa con i capelli immensamente più lisci e mansueti al vento.
Mosse qualche passo poi si sedette anche lei sul l’humus morbido e profumato di calore e natura incontaminata, prima di parlare.
« Draco, guardami » sussurrò tanto dolcemente da allontanare ogni parvenza di ordine dalla sua voce.
Lui alzò lo sguardo lentamente prima di sgranare gli occhi alla vista dei capelli leggeri e accomodanti che la strega portava.
Una smorfia amara gli si dipinse sul volto alla luce della consapevolezza.
« Che hai fatto Granger? » prese una ciocca dei capelli di lei tenendola delicatamente tra le mani prima di lasciarla andare, dondolante sotto la corrente del vento in un gesto indifferente.
Un guizzo d’ira passò nelle iridi della strega.
« Che significa che ho fatto? » sibilò imitando la sua voce prima di aggiungere. « Sono una stupida. E io che pensavo ti avrebbe fatto piacere » terminò mentre cercava di rimettersi in piedi.
Una mano sicura e calda scattò verso il suo polso facendola ricadere malamente nella posizione precedente.
« Certo che sei una stupida Hermione » mormorò quella frase sibilando sprezzante la penultima parola calcando duramente sulla p e la d, mentre la sua voce si affievoliva tiepida sul nome di lei rigirandosi in bocca il sapore dolce di quella r. « Cosa ti fa pensare che io preferisca i tuoi capelli in questo stato? ».
« Tutto ».
« Tutto? ».
« Esattamente,tutto. Ogni tua parola, ogni tuo gesto fin da quando ci siamo visti per la prima volta sull’Hogwarts Express era sempre rivolta ai miei capelli. Fino a poco tempo fa non attribuivo nessuna importanza alle tue parole mentre adesso dopo che noi…» cercò di finire prima che le labbra del ragazzo si posassero urgenti e possessive sulle sue. Ne nacque un bacio rabbioso e passionale; scoprì che non le dispiaceva.
Con lingua e labbra, Draco cercava di pulire ogni anfratto della di lei bocca da quell’amarezza e delusione che erano trasparite chiaramente dalle sue parole, appesantendole lingua, cuore e mente. Si mosse vorace e possessivo contro le sue labbra mentre la spingeva con una tiepida delicatezza in netto contrasto con il movimento audace delle sua labbra, verso il tronco della quercia senza mai staccarsi da lei, nemmeno per riprendere fiato. Tanto non ne aveva bisogno. Sostentamento, appagamento e ossigeno orlavano le labbra rosee di lei fornendogli tutto ciò che gli fosse indispensabile senza bisogno di muovere un dito.
« Sei una stupida » mormorò allontanandosi da lei dopo secondi scanditi dal fruscio dell’erba alta che sussultava al passaggio di un vento fiero ed indomabile. « Se tu quel giorno avessi aspettato un minuto in più mi avresti sentito dire che mi piacciono così come sono » sputò con rabbia mentre prendeva nuovamente in mano una ciocca setosa. « Chetu mi piaci così come sei. E no, questa non è una stupida frase caria denti tratta da uno dei film da quattro soldi della Parkinson » sorrise alzando una mano per bloccare il fiume di parole di lei. « Ma realtà. E so che è ancora difficile per te accettare questa improvvisa debolezza. Prima nessuno dei due rimaneva scalfito dalle parole dell’altro mentre ora tutto acquista una sfumatura… diversa, pesante. Ma è così, fa parte di noi ».
Hermione lo guardò con gli occhi scintillanti di un’emozione a cui entrambi sapevano dare un nome ma che preferivano non nominare ad alta voce rovinandone la misteriosa potenza racchiusa nel segreto.
Questa volta fu lei ad avvicinarsi a lui appoggiando appassionata le sue labbra tiepide e messe in moto da tutta quell’azione.
Chiuse gli occhi mentre sentiva le braccia di Draco stringerla fortemente a sé, con sé.
Ultima cosa che pensò prima di scivolare in quel mare caldo e bagnato da bollenti sentimenti che era la loro passione fu che Draco era come l’olio di Argan.
Era come la pianta spinosa da cui si ricavava quell’olio miracoloso, una pianta pungente e secca nascosta nelle foreste più inaccessibili apparentemente sola e selvaggia.
E invece non era così.
Perché se si aveva la pazienza di guardare oltre l’apparenza e sfidare il pericolo spinoso dei suoi rovi, si scopriva che era una pianta capace di cose straordinarie.
Era come una goccia d’Argan, particolare e pregiata che per tempo aveva rifiutato di amalgamarsi con l’acqua. Ma alla fine, lui – come lei – aveva dovuto cedere davanti all’evidenza e modificare la pellicola che lo proteggeva dal mondo fino a renderla idrosolubile.
E poi fu solo pioggia.


 

 


Olio di Argan è una one-shot scritta agli inizi di giugno quel periodo in cui i capelli sono elettrici, indomabili e trascurati per via di esami e test vari (:
Una precisazione:
1 Bombay Bilt, Guelfa la Guercia, la Colorlozione Capelli in Technicolor e i capelli vittoriani sono tratti dal primo capitolo della mia long-fiction "Lo Stretto di Bering" che verrà pubblicata per la prima volta questo mercoledì. Se vi è piaciuta Olio di Argan e siete curiose di fare conoscenza con alchimisti che a ventisei anni non sanno ancora chi sono, stazioni metropolitane nel bel mezzo della foresta, un giornalino irriverente e un Draco e una Hermione che sono semplicemente se stessi, vi invito a leggerla (:

A mercoledì,
imane.
   
 
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