Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: solosilenzio    22/07/2012    15 recensioni
Niall Horan, facilmente classificabile come diciottenne responsabile, ama fin da piccolo la danza: vede in quest’arte la possibilità di esprimere ciò che a parole non gli è permesso comunicare.
Nessuno appoggia però questa sua passione, se non la sua migliore amica, Sarah Payne, e sua madre.
Morta quest’ultima a causa di un incidente stradale, suo padre lo abbandona a sé stesso, marcando ancora una volta il suo disappunto nei confronti della scelta del figlio.
Niall decide così di continuare a frequentare a sua insaputa le lezioni di danza, trovandosi un lavoretto part-time in una delle pasticcerie più famose di Londra, The French Pâtisserie.
Lavora duro per la sua passione e, tra un caffè e un passo, si fa forza, perché sa di non poter fare altrimenti.
La routine del ragazzo viene infranta però da un avvenimento: la sua partner per il saggio di primavera dà forfait a causa di un infortunio.
È qui che entra in scena la ‘sostituta’: niente poco di meno che Becky Styles, ragazza-assistente che si atteggia ad eterna despota.
L’odio tra i due è reciproco, ma il destino è sempre un passo avanti rispetto a loro: riusciranno allora ad oltrepassare i pregiudizi? ©
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


capitolo 1. when you pick yourself up, but you get kicked to the dirt.




Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Ecco qui il mio obiettivo del giorno: otto tempi. Credo perdano importanza se paragonati all’immensità che è il tempo a nostra disposizione, ma non me ne curo, perché sembrano essere funzionali alla mia riuscita, acqua fresca nel bel mezzo di un deserto, quasi.
Riempire lo spazio che ti circonda con semplici passi sembra allettante, lo è fino in fondo, o almeno, lo è fino a quando non ti accorgi di averne creati altri che però non ti erano stati concessi, assegnati.
Sì, perché di quei passi infine non te ne farai proprio nulla, rimarranno in bilico tra i tuoi pensieri, pronti a sgretolarsi fino a perdere il loro colore nei meandri della tua mente.
La mia vita segue pressappoco queste linee: le aspettative superano il peso del cassetto che custodisce gelosamente i miei desideri, tanto da farlo crollare, come a dirti: ‘qui non c’è spazio, né mai ci sarà’.
A volte mi chiedo se veramente abbia un senso sperare. È l’ultima ancora a cui puoi aggrapparti per trarti in salvo, eppure tenti sempre di lasciartela sfuggire, perché magari desideri solo mettere fine a tutto, alla sofferenza.
Ed io, Niall Horan, di quest’ultima credo di saperne anche abbastanza, più di quanto io meriti.

***


«Pronto?» rispondo esasperato all’ennesima chiamata ricevuta nel giro di pochi minuti.
«Dove diamine sei? James ti cerca, sei in ritardo! Ti ricordo che il tuo turno è cominciato da ben mezz’ora, vuoi forse perdere il tuo posto di lavoro? E poi mi sento tremendamente sola e abbandonata a me stessa qui. Cerca di arrivare entro i prossimi… beh, direi due minuti.» risponde dall’altro capo della cornetta una voce piuttosto squillante che collego subito alla mia migliore amica, Sarah.
«Stacco e chiudo, così magari arrivo.» le rispondo io, chiudendo prontamente la chiamata e cominciando una corsa degna di un campionato mondiale, ritrovandomi pochi minuti dopo davanti all’edificio su cui, maestosa, regna l’insegna ‘The French Patisserie‘.
Entro e in men che non si dica indosso l’uniforme, per poi appostarmi dietro il bancone, da dove scorgo due occhi prepotenti dettare già legge.
«Finalmente! Temevo di dover fare anche il turno seguente a casa tua! Cosa ti ha trattenuto così tanto?» chiede Sarah.
«Prova ad indovinare, sono sicuro che non ci vorrà poi molto per arrivarci.» la sfido.
«Elizabeth.» risponde infatti lei.
«Già. Mi ha chiesto di fare un salto all’accademia, doveva comunicarmi dei cambiamenti sull’ultima coreografia. Ashley ha gravi problemi al ginocchio sinistro, quindi dovrò cambiare partner, a quanto pare.» le spiego.
«E non poteva farlo alla lezione di questa sera? Che fretta c’era?» inarca prontamente un sopracciglio.
«Perché lo chiedi a me? Non capirò mai cosa passa in mente a voi donne!» e non lo farò davvero. Avere una migliore amica non aiuta, come invece pensavo; rende tutto più difficile!
«Ad ogni modo, vai a prendere le ordinazioni a quel tavolo laggiù, quei due guardano qui da all’incirca venti minuti, nemmeno fossero affamati del terzo modo, diamine.» replica lei porgendomi il solito taccuino e una penna. «Su, muoviti!» aggiunge poi.
«Non puoi farlo tu, vero?» le chiedo notevolmente annoiato.
«No, io ho lavorato abbastanza per il momento. Beccati questa, sfaticato!» risponde sfoderando uno dei suoi sorrisi più bastardi. Sadica, lei.
Così non mi resta che dirigermi verso il tavolino, non prima di sfoderare una linguaccia nella sua direzione.
«Cosa posso portarvi?» chiedo ai due clienti.
«Un croissant alla crema e una cioccolata con granella di nocciole, per me. Tu, Louis?» chiede il ragazzo dai capelli ricci all’altro.
«Un caffè alla vaniglia, grazie.» mi sorride lui.
«Arrivo subito allora!» sorrido a mia volta.
«Un caffè alla vaniglia e una cioccolata con granella di nocciole, più un croissant alla crema. Qui mi serve aiuto, rischio di divorare tutto prima che l’ordine arrivi al tavolo, con la fame che ho.» dico tra me e me.
Preparo il tutto e, svelto, posiziono su un vassoio le due tazze e il piattino con sopra il croissant; basta essere veloci – penso.
«Desiderate altro?» chiedo cortese ai due.
«Nono, grazie, basta così.»
Beh, tanto meglio, sfido il riccio a prendere altro dopo quella cioccolata ipercalorica, accompagnata addirittura da nientemeno che un gigantesco cornetto, strabordante di crema e interamente coperto da zucchero a velo. Si tratta bene il ragazzo, non c’è che dire.
Horan, torna al tavolo, troppi pensieri oggi.
Come vorrei poter posare la testa sul mio amato cuscino al momento, ma dubito sia possibile; a meno che non usi la cassa come appoggio, si intende.
Controllo l’orologio e scopro con dei veloci calcoli di avere a malapena due ore di tempo prima di dover correre in accademia.
Si fanno sacrifici, questo lo so, anche piuttosto bene, ma ultimamente la forza sembra aver abbandonato il mio corpo, nemmeno fossi un vecchietto, stremato dinanzi alla prospettiva di non aver un sonnellino pomeridiano tutto per sé. Ma che dico? Sarebbe più arzillo di me, senza dubbio.
L’unica forza che conosco mi pervade quando danzo, sì, la danza è la mia forza. Mi basta sentire un po’ di musica e il mio corpo reagisce, sembra essere incontrollabile, vuole esprimere ciò che provo e chissà se ci riesce.
È per questo che mi trovo qui, perché senza non saprei come sopravvivere, è la mia aria, il mio sostentamento. Mio padre non mi ha mai appoggiato in ciò, sempre pronto con i suoi pregiudizi, intrisi di omofobia fino al midollo, come se ballare mi rendesse ‘innaturale’, così dice. Gay? non lo sono; ma anche se così fosse? Che problema ci sarebbe? Perché un ragazzo non può darsi alla danza senza prima essere giudicato? Chiedo solo di ballare, nient’altro. Non pensa nemmeno per un secondo che io abbia bisogno di lui.
Mia madre era diversa, eccome se lo era, non mi ha mai fatto pesare nulla. Non fu affatto sbalordita quando gli dissi che mi sarebbe piaciuto prendere qualche lezione, anzi, mi portò pochi minuti dopo in accademia con un sorriso a 32 denti. Quanto mi manca. Lei era la mia forza. Forse è per questo che, una volta scomparsa, ho dovuto riporre la mia forza altrove, per non crollare. Anziché piangere io ballavo, sebbene la mia anima fosse a brandelli, il mio cuore dilaniato tirava avanti, passi su passi.
Mio padre questo non lo sa, non sa che io frequento ancora le lezioni, di nascosto, come un ladro, con quei pochi quattrini che questo lavoro mi assicura.
«Stanco, eh?» mi chiede Sarah, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
«Abbastanza. Più che altro perché non sono riuscito a chiudere occhio stanotte e, credimi, adesso ci riuscirei eccome.»
«Dai, puoi recuperare stanotte, hai un’intera giornata davanti! A che ora hai lezione?»
«Due ore e devo essere lì. Il tempo di finire il turno, sai com’è.»
«Dai, almeno siamo insieme! Come faresti senza la tua amata migliore amica?»
«Non so, un giorno ti darò la risposta.»
«Stronzo.»
«Stronza.» e ridiamo, perché non si può non farlo.
Lei, a differenza di mio padre, ha ben capito che senza il ballo sarei altrove, o meglio, non ci sarei. La ringrazio internamente, perché a volte le parole non sembrano essere abbastanza e tutto risulta effimero e scarno.
«Sei proprio stupida, Sarah Payne. Proprio stupida.» le dico prima di scoccarle un bacio sulla guancia.
«Tu non sei da meno, carino.» mi dice.
Il nostro rapporto è quanto di più bello possa esistere, siamo così diversi, eppure così simili; non sa di rappresentare la madre che mi è stata sottratta, il mio porto sicuro. «Ti voglio bene, cogliona.»
«Anch’io, coglione. Ma torniamo a lavoro adesso: abbiamo una reputazione da mantenere e anche un lavoro, se vogliamo dirla tutta!» gomitata in pieno stomaco.
«Ri-ritiro tutto: ti detesto.» balbetto dolorante.
«Sopravvivrò al dolore!» dice dirigendosi ad un altro tavolo con un risata sguainata.
Oh, maledizione, vedi cosa ci si guadagna ad essere sentimentali?
Può anche cominciare a dimenticarsela la pizza stasera. Oh sì, rimarrà a digiuno.

***


«Su, diamo inizio al riscaldamento, ragazzi!» le parole di Elizabeth placano le voci che fino a poco fa sembravano essere sul punto di un’esplosione, dando inizio al duro, ma necessario, lavoro.
So bene cosa significhi ballare senza riscaldamento: conseguenti distorsioni, strappi muscolari e chi ne ha più ne metta e se si può evitarlo allora perché non farlo?
Ci sono parecchi assenti oggi, a quanto ho potuto constatare e tra questi vi è Ashley, la quale scommetto si trovi sull’orlo di una crisi isterica, poverina. Si sente la sua mancanza, lo ammetto.
Cambiare partner non mi da fastidio, figuriamoci, una ballerina vale l’altra – ecco, più o meno, ne scarterei qualcuna - ma con lei sarebbe stato diverso: essendo amici, il legame lo avevamo già, invece con la ‘sostituta’ sarà tutto da rifare. Che palle.
Le note di ‘Wanna Be Starting Something’ invadono la sala e ci disponiamo ordinatamente su più file, dando inizio alla lezione.
Strano che oggi manchi anche Becky - quell’odiosa assistente che non fa altro che impartire ordini come una despota - me ne rendo conto solamente adesso. Elizabeth, l’insegnante, è senza dubbio più umana, forse per ironia della sorte.
Tanto meglio che non sia presente, si respira aria di pace. Siamo coetanei, ma è come se a separarci fossero anni e anni. Siamo su due linee parallele: l’una di fronte all’altra, ma senza possibilità d’incontro. Le ho parlato giusto qualche volta, solo perché la lezione me lo richiedeva, non di certo per interesse, avrei evitato più che volentieri, a dire il vero.
Faccio in tempo ad accorgermi che siamo passati al secondo brano e il diavolo si presenta con tanto di corna, come non detto.
«Scusate il ritardo, ho avuto un contrattempo!» dice trafelata facendo ricadere con un tonfo il borsone sul parquet di legno e mettendosi sul posto le scarpette.
«Figurati, ma avresti potuto anche avvisare.» ribatte Elizabeth, per poi aggiungere non curante «Prendi il tuo posto, adesso.»
Stizzita Becky fa come le è stato ordinato, mentre un ombra di tristezza sembra oscurarle il volto.
In un’altra vita potrebbe anche farmi pena.

***


«Niall! Becky! Venite qui un momento, ho una cosa da comunicarvi.» inutile dire che questa frase viene recepita dal mio cervello come acido fluoridrico. Come suonano male i nostri nomi in un’unica frase - penso.
E dire che pensavo di poter correre a casa, che illuso. Conosco i ‘momenti’ di Elizabeth e non lo sono, dovrebbe chiamarli ore piuttosto. Ancora ricordo quella volta in cui disse di volerci trattenere solamente un altro po’ per una nuova coreografia del saggio: ero ritornato alle due di notte con il cellulare pieno di chiamate perse, beh, temo che mio padre stesse per chiamare la polizia.
Mi affretto a raggiungerla e le chiedo spiegazioni con un semplice e conciso «Sì?»
«Come ben sai Ashley non potrà partecipare al saggio di primavera, quindi necessiti di una nuova partner. C’è un unico problema, piuttosto grande aggiungerei: sono tutti già accoppiati. Allora ho pensato…» si interrompe guardandoci curiosa.
«Cosa ha pensato?» chiede scettica Becky.
«Becky Styles, sarai la nuova partner di Niall Horan!»
Oh no, non dice sul serio.







disenchanted_ corner's: non sembrerà vero, ma ebbene sì: anch'io mi cimento in una long!
ora, non dico che il risultato sia dei migliori, ma con me questo si sa già. ehm. *si nasconde dietro un angolino*
partiamo dal presupposto che è una storia diversa: horan qui non è un cantante, bensì un ballerino e la sua vita gira intorno a questa sua passione, infatti fa tutto il possibile per continuare a frequentare le lezioni, perfino lavorare in una pasticceria, dove rischia il licenziamento, mangione com'è. LOL
vedrete tutti e cinque i "bellocci" qui, yeah, yeah. ne avete già visti tre, gli altri due arriveranno presto *coff coff*.
behh, io non intendo spoilerarvi nulla, quindi, beh, che dire? spero di ricevere i vostri pareri. 5 recensioni e il prossimo capitolo sarà vostro! (mi accontento di poco ç_ç)
un ringraziamento speciale va alla mia amata charlie*, la quale mi ha convinto a postare. grazie tesoro, ti voglio bene. ♥
ultima cosina e poi vi lascio in pace: la mia cara becky (sì, io la amo) ha il volto di phoebe tonkin, come avrete già notato dal banner. #sappiatelo.
se volete seguirmi su twitter sono @lovelesstear, i follow back!
adesso mi dileguo, xoxo.

*passate dalla sua storia, è alquanto meravigliosa. sdkaslsad.

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: solosilenzio